domenica 11 settembre 2005

Fourier, Charles, Il nuovo mondo industriale e societario.

Milano, Rizzoli, 2005, pp. 443, € 11,00, ISBN 88-17-00505-3.
[Ed. or.: Le Nouveau Monde industriel et sociétaire, ou Invention du procédé d'industrie attrayante et combinée, distribuée en séries passionnées (1829), Anthropos, Paris 1966.]

Recensione di Salvatore Stefanelli – 11/09/2005

Filosofia politica (socialismo)

“Un sordo dolore li affligge / eppure non sanno il perché. / Il mondo l’ignora, li sfugge; / per loro speranza non c’è.[…] Quand’ecco che un suono distante / percuote la loro apatia. / È il piffero di un musicante, / di strana suadente malia. […] Le storie che canta e che suona / dissolvono tutti i timori. / Fiducia e speranza ridona: / la gioia fiorisce nei cuori. (M. Ende, Il pifferaio magico, Milano 1994, pp. 23-25). Al termine della lettura del Nuovo Mondo di Fourier, a mio avviso s’innesca un procedimento associativo che richiama l’imago del leggendario personaggio medievale che con le melodie del suo flauto, prima, libera Hamelin dal flagello dei topi e, poi, porta via con sé, ammaliandoli, centotrenta bambini verso una destinazione outopica certamente, eutopica non è dato sapere. Trovare rimandi e addentellati fra la leggenda medievale, fonte inesauribile di ispirazione, e le storie di “pifferai”, absit iniuria verbis, che periodicamente compaiono sulla scena del mondo dà la misura dell’interesse che suscitano queste grandiose, e a volte bizzarre, idee utopiche e teorie psicologiche che vanno considerate non come curiose specie di una fauna esotica, bensì come facenti parte di un mondo più vasto. Purtroppo la forza di una utopia è tale da impressionare e costringere a pronunciare un vade retro non solo da parte della maggioranza della gente comune, ma anche da parte di chi in fondo può essere considerato un epigono di quelle idee.

Le disquisizioni di Fourier sull’amore aperto a ogni rapporto, sulla pedagogia, sul metodo di produzione sono state variamente interpretate con l’esito di ostracizzare questo autore da parte non solo dell’ambito borghese e confessionale, ma anche da parte di coloro che potrebbero essere ben definiti “compagni in itinere” dell’utopista francese. Si possono citare alcuni nomi illustri che hanno, a muso duro o con ironia, fatto divenire il pensiero fourieriano un emblema in negativo del concetto di utopia. Da Proudhon, padre riconosciuto dell'Anarchia, francamente non ci si aspetterebbe una affermazione del tipo: “Se si dimostra che il fourierismo è immorale […] questa non potrà essere considerata persecuzione, ma legittima difesa” (P.J. Proudhon, La Pornocratie, citato in D. Guérin, Essai sur la Révolution Sexuelle, Paris 1969, p. 252). Era dunque un pericolo pubblico, un “caissier en délire” come Flaubert definiva Fourier? Per Dühring non c’erano dubbi in merito: infatti affermava che nel nome di Fourier e in tutto il fourierismo solo la prima sillaba (in francese, fou = pazzo) dice qualcosa di vero. Contro questo disprezzo manifestato dall’economista tedesco si leverà a difesa di Fourier, indirettamente, Engels quando pungolato da Liebknecht, che gli scriveva: “Devi deciderti a mettere apposto Dühring” e confortato dall’appoggio di Marx che, a sua volta, nei confronti di Dühring chiedeva “una critica senza alcun riguardo”, si mise al lavoro e scrisse l’Anti-Dühring. Tuttavia, da parte dei numi tutelari del socialismo scientifico, il socialista utopista francese fu apprezzato più che altro come “uno dei più grandi satirici di tutti i tempi”, per il modo in cui attaccava la miseria morale e materiale del mondo borghese.

Quasi a riabilitazione del pensiero e della proposta filosofica fourieriana, giunge nei Classici del pensiero della BUR la prima traduzione italiana, in edizione integrale, de Il nuovo mondo industriale e societario, e per questo va rivolto un plauso a Laura Tundo del “Centro Interdipartimentale di Ricerca sull’Utopia” dell’Università di Lecce (per la magistrale introduzione) e a Maria Sarti (per la scrupolosa e chiara traduzione) che ci offrono la possibilità di poter apprezzare questo documento che, nella migliore tradizione dei Thomas More, Tommaso Campanella e Francis Bacon, introduce la più straordinaria “utopia” scritta negli ultimi due secoli.

Ciò che differenzia Fourier dai classici utopisti e dai rivoluzionari di qualsiasi estrazione è l’intento non di cambiare né tantomeno di fustigare le inclinazioni proprie della natura umana, bensì di specificarle e comprenderle in modo tale da assecondarle per trarne il meglio. Analizzando con cura le “passioni” umane, se ne può sfruttare tutta la loro positività ai fini della nascita dell’Armonia generale nell’umanità: “Un modello di società in cui le passioni di tutti possano essere soddisfatte, anzi in cui la soddisfazione delle passioni altrui garantisce la soddisfazione delle proprie” (I. Calvino, Saggi 1945-1985, Milano 1995, p. 274). L’utopista di Besançon si inventa la parabola “Le quattro mele” per dirci che la storia ha subito l’influsso di questo frutto: le prime due mele, quelle di Adamo ed Elena di Troia sono quelle guaste; mentre le sane sono rappresentate da Newton e proprio da Fourier. Infatti, mentre all’accademico matematico inglese va ascritta la scoperta della legge dell’attrazione universale, l’autodidatta commesso viaggiatore francese ci comunica di aver scoperto la legge dell’attrazione passionale. Nella comunità da lui auspicata, i rapporti tra maschi e femmine e l’interazione tra gli esseri umani e la realtà sono giustificati tramite la “attrazione appassionata, l’impulso fornito dalla natura, anteriormente alla riflessione e persistente, malgrado l’opposizione della ragione, del dovere, dei pregiudizi, ecc.” (p. 87). La forza motrice delle istituzioni proposte da Fourier sono le “passioni”, che egli considera come date e non da modificare in alcun modo, perché la sua dottrina è “la sola teoria conforme al desiderio della natura, ai presumibili piani di Dio, il quale, lo ripeto, sarebbe un meccanico inesperto, se avesse creato le nostre passioni, per ostacolare quelle dei deboli, a vantaggio dei più forti, secondo il metodo civilizzato e barbaro” (p. 93).

Il cuore dell’utopia fourieriana è dunque nella teoria delle passioni e nella sua applicazione ai fini dello sviluppo della “falange di Serie passionali”. Forse una delle più notevoli caratteristiche di questa utopia è la sostituzione di "un equivalente morale alla guerra" molto prima che William James inventasse la frase. Una delle principali funzioni della falange è la costituzione di eserciti destinati alla produzione, mentre la "civilizzazione" li costituisce allo scopo di distruggere (L. Mumford, Storia dell’utopia, Bologna, 1969, p. 78). Pur utilizzando questa immagine militaresca, va detto che quella che nel sistema sociale proposto nel Nuovo mondo potrebbe apparire come la morte del soggetto, si rivela essere invece l’esaltazione dell’individuo, il solo tentativo coerente per riconciliare i due estremi della natura umana: indole sociale e irriducibile individualità. Facendo leva su due delle passioni più caratteristiche dell’uomo quali l’amore per la ricchezza e la predilezione per i piaceri che, tra l’altro, sono proprio quelle da sempre più soggette a repressione da parte di pochi nei confronti del restante contesto sociale, Fourier consiglia di modificare gli ambiti del lavoro e dei rapporti sessuali. La ricetta perché il lavoro non sia visto come una condanna, bensì come un valore, trova i suoi ingredienti nel delicato equilibrio basato sul contenimento della cupidigia individuale assorbendola negli interessi collettivi dell’intera falange (cooperazione) e sulla limitazione degli interessi collettivi di ogni serie della falange diluendoli mediante gli interessi individuali in molte altre serie (emulazione). In buona sostanza, “il regime delle Serie passionali è un meccanismo che è permeato di giustizia, e che trasforma in sete di giustizia il presunto vizio chiamato sete dell’oro” (p. 292). Sempre a proposito del lavoro, l’utopista francese, forse in questo esaudito dall’odierna legislazione sull’occupazione che soddisfa in pieno la passione detta Farfallante, cioè il desiderio di alternare le occupazioni e le compagnie, ritiene che sarebbe oltremodo tedioso eseguire sempre lo stesso lavoro e consiglia brevi turni lavorativi per non cadere nella noia, estrema mobilità da un gruppo all’altro e frequenti passaggi a funzioni differenti.

Per quanto concerne le passioni e l’organizzazione dei rapporti sessuali, Fourier condanna, dal punto di vista dei rapporti interpersonali, il predominio maschile sulla donna e, dal punto di vista delle istituzioni, disapprova la famiglia monogamica. Anche sul piano sessuale, dunque, la regola prima sarà offerta dalla legge dell’attrazione passionale, che in particolar modo deve servire a portare a una completa emancipazione del sesso femminile. Fourier diede un'esposizione articolata delle sue tesi su quest'ultima questione in Le Nouveau Monde amoureux, opera che collocata nel suo contesto storico si rivelò come una macchina da guerra puntata contro le contraddizioni di una società (la Civiltà) regolata solo in apparenza dal principio della monogamia (Code Civil de 1804, livre I, titre V), mentre in realtà era attraversata da una poligamia serpeggiante con le sue fatali conseguenze (si veda il significativo trattatelo postumo Hiérarchie du cocuage, tr. it. Tavola analitica dei cornuti, Milano 2005). Anche nel caso della liberazione sessuale, quello che potrebbe sembrare un banale prodromo a orgie si rivela invece nelle mani di Fourier come un calcolo ragionato per una ottimizzazione del gioco delle passioni quale antitesi dei drammi borghesi provocati da “tous ces champions de morale, qui sont d'ordinaire plus dépravés en secret que les francs libertins et se livrent cafardement aux adultères et fornications, stupres et autres goûts inconstitutionnels, tout en déclamant contre ceux qui avouent quelque papillonnage bien moins blâmable que le cynisme secret des moralistes” (Le Nouveau monde amoureux, Dijon 1998, p. 431).

Nel progetto fourieriano, “l’isola che non c’è” si materializza nel “Falansterio” (Phalanstère è un neologismo fourieriano composto dalla radice phalan(ge) e dal suffisso derivato da (mona)stère) che viene proposto come un modello di organizzazione non solo della residenza ma dell’intera concezione dell’abitare, alternativo alla città. Questa unità insediativa ha un senso se viene considerata non come un tipo di alloggio, bensì come un terreno di coltura in cui gli iniziali spazi destinati alla vita dei singoli subiranno una mutazione evolvendosi e moltiplicandosi in spazi destinati alla vita collettiva. In pratica un insediamento del genere ha in sé la caratteristica di portare a una teoricamente illimitata proliferazione dei centri sul territorio mediante uno stretto contatto con la natura, soppiantando la discriminatoria scissione tra centro e periferia delle città. I falansterii, una volta inoculati nella società civilizzata, si moltiplicheranno svuotandola e disintegrandola dall'interno, eliminando la necessità dello Stato, delle banche, della concorrenza, delle guerre, dei conflitti di classe. Infatti, Fourier prevede che dopo i primi anni “una falange instaurerà molte nuove relazioni sociali e Serie passionali, che non potrebbe organizzare all’inizio. Di conseguenza gli edifici originari saranno già molto inadeguati […]. Allora, si ricostruiranno tutti i falansteri del globo terrestre” (p. 150). A fronte di tutta questa sua connotazione avveniristica, pur dopo tentativi di realizzazione più o meno riusciti (l’ultima esperienza fourierista è stata quella del “Familistère” creato da Jean-Baptiste Godin a Guise, in Francia), il termine falansterio è rimasto solo a indicare proprio quegli enormi monotoni fabbricati popolari delle periferie urbane, simbolo del livellamento collettivo della nostra civiltà, insomma tutto l’opposto del mondo multicolore e multiforme immaginato da Fourier.

Studiando con attenzione l’idée exemplaire del falansterio, questo piccolo sistema planetario ruotante attorno al sole delle passioni, si può riconoscere in Fourier un vero socialista “scientifico” ante litteram, tutt’altro rispetto all’accusa di “non scientifico” con la quale l’egemonia marxista l’ha messo all’indice. La proposta di una civiltà antirepressiva, da parte di Fourier non ha nulla a che spartire con uno scatenamento di impulsi vitali, di spontaneismi confusi, come ritenevano quelli del Sessantotto parigino; al contrario basta scorrere lo schema che riassume la composizione della falange di prova per avere una testimonianza spettacolare della precisione delle regole di composizione “sociologica” del gruppo che include persone di tutte le classi, di tutte le età e di tutti i caratteri. Fourier, ai fini della riuscita del suo esperimento sociale, dimostra come sia necessaria conoscenza e precisione, una complessa organizzazione, spirito classificatorio e programmi dettagliati, pertanto non sarebbe affatto una forzatura paragonare macroscopicamente il falansterio a una capsula di Petri, cioè quel contenitore da laboratorio che consente allo sperimentatore di seguire lo sviluppo della coltura e al contempo di preservarla da interazioni con l’ambiente circostante. A ulteriore riprova di quanto particolare sia il modello di utopia fourieriana, proprio per il metodo sperimentale applicato alla scienza sociale, Calvino sottolinea nell’opera di Fourier “l'alleanza del meraviglioso con l'aritmetica”, suggerendo che il falansterio ricorda un gigantesco ordinateur, un sistema cibernetico di regolazione produzione-bisogni, un sistema di elaborazione per rendere organico il perfetto assortimento delle Serie.

Indice

Introduzione
Prefazione

PRINCIPI
Sezione Prima: Analisi dell'attrazione appassionata
Sezione Seconda: Ordinamento della falange di prova

APPLICAZIONE
Sezione Terza: Educazione armoniana
Sezione Quarta: Meccanismo e armonie dell’attrazione
Sezione Quinta: Dell’equilibrio generale delle passioni

CONTROPROVA
Sezione Sesta: Analisi della civiltà
Sezione Settima: Sintesi generale del movimento
Nota conclusiva: Sulla cateratta intellettuale

L'autore

Charles Marie François Fourier (1772–1835), utopista francese critico nei confronti dell’ordine sociale borghese. La sua prima opera Théorie des quatre mouvements et des destinées générales fu pubblicata nel 1808. Nelle opere successive sviluppò l’idea che le passioni naturali dell’uomo, se accortamente indirizzate, potranno portare ad una Armonia sociale.

Links

I seguenti indirizzi rinviano a siti il cui contenuto ha come tema l'Utopia:
http://users.erols.com/jonwill/utopialist.htm
www.unile.it/ateneo/dipartimenti_ricerca/centri_interdipartimentali/centro_utopia.as

www.lingue.unibo.it/utopia/
www.utoronto.ca/utopia/

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