Recensione di Salvatore Lucchese – 29/01/2006
Filosofia politica, Filosofia del diritto
La caduta del Muro di Berlino non solo ha determinato cambiamenti epocali nell’ambito degli scenari geoeconomici e geopolitici, ma ha avuto anche conseguenze profonde in ambito culturale. Di fatto, lo sgretolamento del blocco di potere dei socialismi reali nell’Europa orientale e la crisi delle sinistre comuniste e socialdemocratiche in quella Occidentale sono stati accompagnati da una ripresa degli studi su quella vasta e variegata area di pensiero politico compresa tra le culture del repubblicanesimo, della democrazia e del socialismo delle libertà, che sino ad allora erano state oggetto di studi rimasti marginali o di critiche stroncatorie da parte sia dell’area marxista che di quella liberale. Negli ultimi anni, invece, c’è stata una fioritura di studi e di ricerche di carattere storiografico, filosofico-politico e filosofico-giuridico che sta progressivamente rivalutando l’apporto analitico, teorico e pratico di quella tradizione di pensiero, con l’intento di fornire “gli assi su cui sviluppare ragionamenti che ponendosi all’‘incrocio’ tra le culture politiche suddette possono, a nostro avviso, offrire un rilevante contributo ad una rinnovata tradizione politica” (p. 7).
Il convegno di studi su Repubblicanesimo, democrazia, socialismo delle libertà, organizzato dalla Cooperativa culturale e ricreativa “Pensiero e Azione”, e i relativi atti pubblicati da Franco Angeli a cura di Thomas Casadei, si inseriscono all’interno di questo nuovo filone di ricerca, caratterizzandosi per un approccio critico, che pur nel rispetto del rigore metodologico, filologico e storiografico, si mostra parimenti attento ad attualizzare criticamente il pensiero dei fratelli Rosselli e di Guido Calogero.
Gli atti sono divisi in tre sezioni: 1. Carlo e Nello Rosselli tra culture politiche e contesti; 2. Guido Calogero: la filosofia della democrazia; 3. Tradizioni delle libertà e Repubblica democratica: le radici e l’oggi.
La prima sezione si apre con un intervento di Paolo Bagnoli, il quale subito prende le distanze da letture politiche strumentali dell’opera dei Rosselli, tese a mascherare la crisi politico-culturale che abbraccia i partiti di sinistra, per affermare a chiare lettere l’esigenza di un’interpretazione critica del pensiero dei due fratelli antifascisti, che sia capace di incidere fattivamente sul piano politico, attraverso la ripresa dei problemi di fondo da loro affrontati, riassumibili nel giudizio sul modo in cui è stata realizzata l’unità del nostro paese da un lato, e nell’esigenza di una riforma morale e politica delle nostre istituzioni nel segno della democrazia, della libertà e della giustizia dall’altro. Con ciò, lo studioso sottolinea l’importanza di rimarcare l’intenzione del pensiero rosselliano, ossia di cogliere criticamente il nesso tra la storia e le idee, la realtà e le sua rappresentazioni. Infatti, secondo Di Napoli, al rigore dell’elaborazione di una nuova cultura politica legata ai problemi di fondo del nostro paese deve corrispondere il rigore dell’analisi, che non può prescindere da una chiara e precisa distinzione storica, culturale e concettuale tra socialismo liberale e liberalsocialismo, individuata nella genesi prettamente filosofico-culturale del liberalsocialismo, frutto di una conquista etico-civile maturata da giovani intellettuali nel pieno del regime fascista, di contro alla genesi precipuamente socialista del socialismo delle libertà, che ne ha declinato la tradizione in chiave morale a fronte dell’allora imperante impostazione economicistica.
L’intervento di Mario Di Napoli analizza la formazione dei Rosselli, evidenziandone il rapporto familiare, personale e politico con la tradizione risorgimentale rappresentata da Giuseppe Mazzini, “che è […] un tassello costitutivo del loro pensiero” (p. 32). Grazie al confronto con Mazzini, Carlo Rosseli - sottolinea Di Napoli - trae la connotazione etica del suo socialismo, ponendo l’esigenza di conciliare l’emancipazione del lavoro con quella politica, rivalutando, così, il sentimento nazionale, tralasciato dalle istanze internazionaliste del socialismo e strumentalizzato dal fascismo.
Zeffiro Ciuffoletti insiste sul rapporto tra Nello Rosselli e la tradizione repubblicana e mazziniana, segnalandone le fonti culturali nelle figure di Gaetano Salvemini e Alessandro Levi, che all’inizio del Novecento furono tra i maggiori studiosi del pensiero e della vita dell’“apostolo del Risorgimento”, avviando Nello Rosselli alle ricerche dei rapporti tra Mazzini e Bakunin. Con ciò
Ciuffoletti intende rimarcare il livello di consapevolezza critica con cui i fratelli Rosselli recepirono la lezione mazziniana, che non fu il frutto di una semplice infatuazione. Carlo e Nello Rosselli - sostiene Ciuffoletti - attraverso il recupero della tradizione repubblicana evidenziano il limite dell’approccio economicistico del socialismo italiano, nel tentativo di richiamarne l’attenzione alla politica istituzionale.
Ed è proprio sul contributo offerto da Carlo Rosselli alla cultura politico-istituzionale che si incentra l’intervento di Corrado Malandrino. Lo storico torinese, infatti, indica in Rosselli uno dei più originali assertori dell’idea di unificazione sociale e politica dell’Europa negli anni Trenta, la cui forza e acutezza di analisi ed elaborazione teorica sarà ripresa solo negli anni Quaranta da Ernesto Rossi e Alterio Spinelli. Il contributo offerto da Carlo Rosselli al tema del federalismo matura sullo sfondo di un’originali sincresi critica tra le istanze proudhoniane, bakuniane, marxiane e cattaneane, rielaborate alla luce di un serrato confronto con gli avvenimenti storici di cui fu un lucido protagonista. “In sostanza, negli anni dell’aggressione del fascismo all’Etiopia e della rimilitarizzazione della Germania a opera del nazismo, si delineò nella mente di Rosselli un grande disegno europeista e rivoluzionario, altrettanto lontano dalle strategie diplomatiche e verticistiche alla Coudenhove Kalergi e dal pacifismo gradualista” (p. 90).
La profonda cultura europea e non solo europeistica di Carlo e Nello Rosselli viene sottolineata negli interventi di Carmelo Calabrò e Claudio Palazzolo, i quali si sono rispettivamente soffermati sulle affinità e le differenze tra socialismo liberale rosselliano e liberalismo sociale inglese, e i rapporti tra Carlo Rosselli e il socialismo inglese. Ne emerge ancora una volta un’immagine dei fratelli Rosselli profondamente calati nel dibattito politico-culturale del loro tempo e del carattere sperimentale e pragmatico del loro pensiero, delle loro proposte e delle loro azioni.
Partendo dalla comparazone critica tra il pensiero di John Stuart Mill, Leonard T. Hobhouse e le riflessioni di Carlo Rosselli, Calabrò perviene alla conclusione che la proposta di Carlo Rosselli prospetta un rapporto di continuazione tra liberalismo e socialismo, in quanto quest’ultimo viene da lui concepito come la forza teorica e politica capace di portare a compimento il percorso degli uomini verso la libertà, che, tuttavia, differentemente dal liberalismo classico, non è considerata un dato assoluto, ma una tensione dinamica verso la ricerca di una piena autonomia materiale ed etica. L’autonomia a sua volta si deve concretizzare nella partecipazione. Da ciò l’apertura di Rosselli al socialismo associativo e federativo, che declina il tema della giustizia sociale sul piano della produzione, differentemente dalle istanze di redistribuzione della ricchezza, del prodotto, fatte valere da Hobhouse. La diffidenza di Carlo Rosselli nei confronti dei pericoli insiti nel socialismo statalistico, sia in chiave bolscevica che in chiave socialdemocratica, è evidenziata anche da Claudio Palazzolo, che rimarca la ripresa rosseliana dei temi principali del socialismo gildista di Cole.
Nella seconda parte degli atti, l’area del pensiero politico liberalsocialista è approfondita attraverso la disamina critica della figura, dell’opera e del pensiero di Claudio Calogero. Gennaro Sasso e Stefano Zappoli ne delineano la biografia intellettuale, sottolineando la robusta formazione classica e il confronto prima filiale e poi sempre più critico nei confronti del neoidealismo, sia nella versione crociana che in quella gentiliana, e la successiva apertura ai temi del pragmatismo americano e dell’empirismo anglosassone, nonché il confronto personale, civile e politico con Aldo Capitini.
I principali snodi filosofico-politici, filosofico-giuridici e pedagogici dell’opera di Calogero sono affrontati negli interventi successivi. Margaret Durst coglie le linee di continuità tra la riflessione teoretica dello studioso e il suo impegno politico, che si sostanzia nel riconoscimento dell’unità e della distinzione tra etica e politica, che lo conducono a riconoscere nella prima lo sfondo di riferimento nella seconda. Da ciò l’importanza del dialogo e del concretizzarsi di principi morali nell’azione.
Le implicazioni pedagogiche del pensiero politico di Calogero, sono evidenziate da Aldo Visalberghi, che partendo dai suoi ricordi afferma la centralità del rapporto tra l’opera di John Dewey e quella di Calogero, entrambe accomunate da istanze antidogmatiche e antifideistiche, che a partire dalla centralità degli individui li conducono al riconoscimento dell’importanza del dialogo, della discussione e della comunicazione sia in ambito educativo che in ambito pubblico.
L’intervento di Thomas Casadei evidenzia la fonte metapolitica del liberalsocialismo di Calogero: l’idea di un soggetto irriducibile a qualsiasi entità collettiva, teso al riconoscimento e alla valorizzazione degli altri come persone, da ciò una concezione della libertà fondata sulla relazione, sulla giustizia e sull’eguaglianza. Su questi valori - conclude Casadei -, che si stagliano su una grammatica incentrata sulla consapevolezza del limite, si fonda la concezione di una città aperta, ricca di spazi pubblici da contrapporre alle architetture delle città moderne, sempre più caratterizzate dalla forma delle caserme e delle prigioni.
Sul rapporto tra diritti e doveri si sofferma l’intervento di Tommaso Greco, che sullo sfondo della comparazione critica tra prospettive diverse - quelle di Mazzini, Levi, Ghandi e Weil - sottolinea la centralità del dovere rispetto ai diritti, che vengono fondati su di essi. Inoltre, il compimento del dovere conduce anche all’attivazione di un legame positivo. In chiave moderna, ciò potrebbe far declinare il diritto di sicurezza non in termini negativi ed egoistici, ma in termini positivi e propositivi: “La sicurezza risulta dal concorso di tutti pere assicurare i diritti di ciascuno” (p. 150).
Nell’intervento di chiusura della seconda parte degli atti, Stefano Petrucciani sostiene che Calogero ha rielaborato originalmente i concetti fondamentali della modernità politica - liberalismo, socialismo e democrazia - radicandoli sulla sua visione etica incentrata sul dovere del dialogo tra gli uomini e sulla reciprocità tra democrazia politica e giustizia sociale che, anche se non priva di contraddizioni, ha prospettato una direzione di ricerca ancora oggi attuale.
Nella terza e ultima parte degli atti del convegno si pone l’accento sull’attualità delle posizioni del repubblicanesimo, del liberalsocialismo e del socialismo liberale, a partire dalle quali viene elaborata una serrata critica teorico-politico-istituzionale alle forme degenerate della democrazia.
Nel mostrare come le diverse culture politiche del liberalismo, del repubblicanesimo e del socialismo condividano la concezione della libertà come assenza di dominio, Maurizio Viroli giunge a individuare in esse una comune teoria dell’emancipazione, intesa sia come lotta contro ogni forma di tirannide che come continua conquista dell’indipendenza e della maturità degli individui attraverso le buone istituzioni, le buone leggi e la buona educazione, di contro alla schiavitù della mente che caratterizza le nostre democrazie.
Nel ricostruire storicamente e nell’interpretare teoricamente le posizioni del liberalismo sociale, e in netta polemica contro l’elusione delle regole del gioco democratico da parte dei poteri forti, Franco Sbarberi giunge a individuare nella conflittualità permanente, anorché regolata, non solo una dimensione costitutiva della politica, ma anche una valore costitutivo della vita civile, in quanto consente la libera espressione delle individualità, educa alla partecipazione politica dal basso, stimola alla ricerca di proposte politiche alternative ed evidenzia le disuguaglianze sociali.
Di contro alle tensioni autoritarie e alle derive plebiscitarie degli attuali regimi democratici, Nicola Tranfaglia evidenzia il contributo storico-cultuale e giuridico-politico offerto dalle tradizioni del socialismo liberale e del liberalsocialismo per l’edificazione di uno spazio pubblico pluralistico ispirato al principio del dialogo.
E facendo leva sul modello calogeriano della democrazia del dialogo, elevata a modello della democrazia ideale, Michelangelo Bovero, infine, inasprisce i toni critici nei confronti della democrazia reale e della sua attuale classe dirigente, che stanno progressivamente sostituendo a un spazio politico circolare - simmetrico ed equidistante, caratterizzato dal dialogo e dalla partecipazione - uno spazio politico a forma di cono tronco, in cui il dibattito procede in modo asimettrico e verticale relegando la base, i cittadini comuni, gli attuali teleutenti, a semplici ascoltatori passivi, a elettori che anziché scegliere vengono scelti, creati e plasmati secondo logiche di potere, che rischiano di trasformare le istituzioni democratiche in meri riti di legittimazione.
Indice
Paolo Barbieri,Le ragioni di un convegno
PARTE I. CARLO E NELLO ROSSELLI: TRA CULTURE POLITICHE E CONTESTI
Paolo Bagnoli, Socialismo liberale e liberalismo: culture, movimenti e categorie della politica
Mario Di Napoli, I Rosselli e la lezione mazziniana
Zeffiro Ciuffoletti, Nello Rosselli e le idee repubblicane: tra Levi e Salvemini
Carmelo Calabrò, Socialismo liberale rosselliano e liberalismo sociale inglese: affinità e differenze
Claudio Palazzolo, Socialismo inglese: un contesto di riferimento per Carlo Rosselli
Corrado Malandrino, Idea di Europa e federalismo in Carlo Rosselli
PARTE II. GUIDO CALOGERO: LA FILOSOFIA DELLA DEMOCRAZIA
Gennaro Sasso, Introduzione a Guido Calogero
Stefano Zappoli, Da Croce a Gentile al "dialogo" con Capitini: l'itinerario intellettuale di Guido Calogero
Margarete Durst, Il "filo rosso" della riflessione di Guido Calogero: uno sguardo teorico
Aldo Visalberghi, L'educazione democratica in Calogero
Tommaso Greco, Dai diritti al dovere: tra Mazzini e Calogero
Thomas Casadei, Un lessico filosofico-giuridico "progressivo": socialità e cittadinanza in Calogero
Stefano Petrucciani, Liberalismo e democrazia nel pensiero politico di Calogero
PARTE III. TRADIZIONI DELLA LIBERTÀ E REPUBBLICA DEMOCRATICA: LE RADICI E L'OGGI
Maurizio Viroli, Libertà democratica, libertà repubblicana e libertà socialista
Franco Sbarberi, Il liberalismo sociale tra passato e futuro
Nicola Tranfaglia, Socialismo liberale e liberalsocialismo: un'eredità per la costruzione della repubblica democratica
Michelangelo Bovero, Il silenzio dei teleutenti. Crisi della democrazia del dialogo
Thomas Casadei, direttore dell’Istituto Gramsci di Forlì, è dottore di ricerca in Filosofia politica e assegnista di ricerca presso la cattedra di Filosofia del diritto della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Collabora con diverse riviste specialistiche ed è l’autore di numerosi saggi e articoli su Montesquieu, John Dewey, Hannah Harendt, Guido Calogero e Michael Walzer.
Links
Sito dell’Asociazione culturale “Fratelli Rosselli”:
Biografia di Guido Calogero:
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