Recensione di Maria Maistrini - 22/01/2006
Storia della filosofia (moderna), Filosofia della religione
Quest’ultimo libro di Giuseppe Giacomo Nastri presenta un’originale quanto utile ricostruzione della storia della filosofia moderna tramite la sua suddivisione “tra due fasi nettamente distinte del pensiero” (p. 14) cui fa da spartiacque la Riforma protestante.
Nastri ritiene infatti centrale il rapporto fra uomo e Dio, che sembra venir meno dopo la filosofia antica e medievale, ma il suo intento, rispetto alla filosofia moderna, non è meramente storico-genetico, dal momento che egli si propone, in senso anche squisitamente teoretico, e verrebbe da dire anche etico, di “combatterne le distorsioni” (ivi).
Il libro è interamente attraversato da un afflato morale che ne alleggerisce la robusta struttura speculativa e cronologica, ma senza gli inutili infingimenti politically correct cui da tempo ci ha abituati (assuefatti?) la pubblicistica del settore. Nastri si inserisce infatti a buon diritto nell’attualissima discussione internazionale - ma anche per certi versi precipuamente italiana – su fede e ragione, o su fede debole e fede forte che dir si voglia, la quale, se prudentemente scansa assurdità esistenziali quali le dispute o le dimostrazioni sull’esistenza di Dio, altrettanto ingenuamente sembra voler scansare del tutto il problema metafisico, riducendo la questione a termini politici o più o meno vagamente etici che si pretendono fondati pur in assenza di ogni fondazione, e spesso finanche di giustificazione filosofica.
A meno che non si consideri tale infatti la vecchia dimostrazione logico-matematica di Gödel appena riproposta da Bollati Boringhieri (La prova matematica dell’esistenza di Dio, 2006), e non ci si accontenti così, molto altro eccede sicuramente sia il pur legittimissimo piacere della discussione accademica (cfr. Girard, Vattimo, Verità o fede debole?Dialogo su cristianesimo e relativismo, Transeuropa 2006); sia il più che lecito diremmo necessario, a nostro avviso, dibattito sul come rimettere al loro posto pretese e pratiche medievali di esercizio del potere temporale da parte del Vaticano (Carlo Augusto Viano, Laici in ginocchio, Laterza 2006; Maurizio Ferraris, Babbo Natale, Gesù adulto. In che cosa crede chi crede?, Bompiani 2006).
A tal fine ci pare brillare tanto per chiarezza quanto per coraggio la proposta di Giuseppe Giacomo Nastri.
Proprio riproponendosi di mostrare questo altro che eccede, infatti, questo saggio sviluppa uno schema argomentativo inedito, l’inversione dell’ordine cronologico alla luce del concetto di analogia: “La completezza che ci interessa è quella dell’approccio metafisico nel rispetto dell’analogia, senza fusione né separazione, là dove c’è semplicemente da distinguere” (p. 22).
L’opera è suddivisa in varie parti; la prima e la seconda esplorano la pretesa di libertà che ha condotto autori come Sartre, Marx, gli evoluzionisti classici, Freud, Habermas e tanti altri, a negarne la possibilità – con uno spazio speciale e originale per come viene condotto l’accostamento, dedicato al confronto appunto fra Nietzsche, Schopenhauer e Fichte.
La terza ci porta subito nella contemporaneità, con un felice confronto/scontro nelle aree della filosofia della scienza, della gnoseologia e della metafisica, che critica tanto la filosofia analitica quanto l’ermeneutica e il soggettivismo, e di cui segnaliamo in particolare la polemica con Richard Rorty (p. 220), accusato più di altri – ci sembra – di indossare la maschera della falsa modestia (il pensiero debole?) per sostenere una posizione invero piuttosto “forte”, la presunzione dell’inconoscibilità del reale, e conseguentemente la dissoluzione della possibilità di ogni conoscenza – posizione questa che origina anche l’interessante sottotitolo del libro, il pensiero moderno come antireligione, evidenziando chiaramente la posizione di Nastri, che vede la contrapposizione fine a se stessa laddove sarebbe forse preferibile mantenere sì la contraddizione, ma prospetticamente anche la tensione al suo superamento al posto dell’ideologica negazione a priori della stessa possibilità di ogni conciliazione.
In modo ancora più apprezzabile, secondo noi, Nastri si avvia alla conclusione del suo discorso critico presentando il suo dissenso da ogni facile “illuminismo” pret â porter o relativismo che dir si voglia oggi, attraverso la scoperta più interessante del libro, la consapevolezza di una nuova possibile fiducia nell’uomo e nella ragione a partire dai grandi del Protestantesimo – Calvino e la predestinazione, Lutero e la dottrina della ‘sola grazia’ – e a ritornare, circolarmente, ad essi.
Indice
Introduzione
Prima parte Le riduzioni del reale al nulla, all’evoluzione, al conflitto, alla contraddizione (con la pretesa di saperne troppo?)
Capitolo primo: L’esistenzialismo, rottura del rapporto tra l’essenza e l’essere
Capitolo secondo:la visione della realtà come un fatto evolutivo
Capitolo terzo: La ‘razionalizzazione’ del movimento dialettico, fino all’utopia
Seconda parte Lo spasimo della libertà sino a negarla, sino a perderla
Capitolo quarto: Etica senza valore
Capitolo quinto: Alla ricerca di valori oggettivi o delle ragioni della morale
Capitolo sesto: La morale come rigetto della norma
Terza parte Dissoluzione della conoscenza nella falsa modestia di sapermne troppo poco (culto d’una verità irraggiungibile?)
Capitolo settimo: L’analisi della conoscenza scientifica
Capitolo ottavo: Riduzione ad altro della conoscenza (quando non si esce più dal soggetto)
Quarta parte La prima modernità
Capitolo nono: L’illuminismo e il suo carattere politico: un razionalismo e una morale relativamente ‘facili’ da proporre
Capitolo decimo: L’empirismo britannico, forma discreta d’immanentismo
Capitolo undicesimo: Razionalismo, ‘ricostruzione’ della realtà secondo una certa logica
Capitolo dodicesimo: Il punto di partenza protestante
Conclusione
Glossario
Indice analitico
L'autore
Giuseppe Giacomo Nastri è dottore in fisica (Milano), licenziato in filosofia (Istituto filosofico Aloysianum – Gallarate) e diplomato in studi europei (Lovanio). Diplomatico in Giappone e in Australia, ha pubblicato, con Jean-Christian Huet, Le travail hors la loi (1987) sul ruolo del lavoro nei paesi industrializzati, L’authonomie éthique (2002) sul fondamento della morale in Dio e L’amour trinitaire et son refus par la modernité (2005) sul rapporto tra le disposizioni morali e le convinzioni.
Nessun commento:
Posta un commento