Recensione di Maria Maistrini – 17/02/2006
Filosofia teoretica (ontologia, ermeneutica, metafisica)
Dedicato a Jacques Derrida, “sine quo non”, e anticipato dal domenicale del Sole24ore del 28 agosto 2005 come da alcune altre autorevoli testate, è uscito il 31 dello stesso mese il nuovo lavoro di Maurizio Ferraris, testimone, qualora ancora se ne dubitasse, della verità - se non della lettera -quantomeno dello spirito della teoria dell’evoluzione di darwiniana memoria, perché esso non solo prefigura ma scrive, anzi inscrive, forse definitivamente, una nuova e più evoluta, appunto, specie di filosofo nella storia del pensiero moderno.
Con l’audacia e la forza speculativa che gli sono proprie – non disgiunte da certo accentuato gusto per la provocazione - Ferraris certifica con questo libro che arrivano gli ontologi, anzi che sono già qui fra noi (si pensi ad Achille Varzi, Barry Smith, Francesco Orilia, al gruppo di studio afferente al sito Labont, al CTAO, alla Società degli ontologi analitici, a Frederic Nef – per fare solo qualche nome) e che ci guardano, ci studiano, ci scrutano perfino nelle nostre più intime fibre, nei recessi più nascosti della nostra persona, anche addirittura nella tasca dei calzoni, della nostra pochette, della nostra baguette, finanche della nostra nuova doctor o shoppingbag.
Perché è lì, proprio lì, fra i vostri più cari oggetti del desiderio, che il nostro novello colombo (nel senso di Cristoforo, ovviamente, nonché nuovo consulente filosofico del sociale), l’ontologo, scopre la sua America, il suo nuovo (di zecca) lavoro, perché è lì che di solito, odiato e amato, curato o dimesso, di tendenza o retrò, che alberga - gelosamente nascosto o sfacciatamente ostentato - quello che fino a poche settimane fa potevate ancora incautamente considerare un vostro oggetto personale e che dal primo settembre del 2005 non lo è più: il telefonino.
Da questa data infatti l’ontologo se n’è impossessato, lo ha rivoltato da tutte le parti, ne ha decretato il nuovo status di oggetto sociale, anzi perfino di oggetto sociale per eccellenza, e voi (noi) non ci potete fare più nulla, perché è l’ontologo, oggi, che vi dice chi è e dove va il vostro telefonino, o in altri termini: che cos’è.
Davate forse per scontato di sapere ormai tutto di lui? Illusi. Qualsiasi cosa pensavate di sapere in merito (ne avevate approntate categorie estetiche? Era per voi fonte di interrogativi morali? O di tormento finanziario? Gli avete forse anche dedicato qualche verso?): dimenticate tutto. L’ontologo è al lavoro per voi.
Vivace, allegra, dotata di argomenti non certo ancora deboli, poco succube del cattivo infinito ermeneutico, meno depressa, più speranzosa e per giusta conseguenza meno deprimente dei pur simpaticissimi fossili che l’hanno preceduta, questa nuova specie di filosofi riesce a fare perfino della metafisica divertendovi (prima si divertivano soltanto loro), o almeno senza farvi innervosire troppo.
Si intenda allora oggi per ontologia “la parte più generale della metafisica”, questo appunto il suo legame con la metafisica, la quale però nella sua parte speciale si occupa del mondo umano, cioè delinea una teoria dell’esperienza che riesce a diventare ontologia applicata “per formalizzare quelle parti di esperienza che non risultano regolabili dalla scienza”, come nel caso del telefono mobile che prefigura una teoria della mobilità - per così dire - sotto specie di mobile ontology.
Questo nuovo stile di conversazione potrebbe prestarsi però a volte anche a qualche nostalgia del passato: provate infatti a controbattere oggi al più diabolico di tutti gli ontologi, Maurizio Ferrraris, che con questo libro, armato di tutto punto, deciso a non mollarvi un attimo, smonta il vostro telefonino e vi fa vedere che dentro c’è tutto il mondo, ma il mondo vero, non una favola (e neppure un’interpretazione), disposto forse a mostrarsi debole solo nel caso debba personalmente procurarvi un credito per acquistarne uno nuovo, di telefonino (in fondo anche le stelle che poteva ammirare Orazio si riusciva a vederle solo di notte).
Egli mostra infatti nella prima parte del libro che “il telefonino è una macchina per scrivere” molto più che per parlare, ma non nel – solo – senso che siamo tutti diventati o stiamo diventando maniaci degli sms; bensì nel senso che esso si inscrive, materialmente e metaforicamente, nella più generale storia della scrittura e delle inscrizioni che l’umanità già conosce e sperimenta da secoli, però con un carattere rivoluzionario (rispetto anche all’altro genere di scrittura virtuale che tutti ormai pratichiamo, l’email) che risiede nel fatto che il telefonino in realtà porta con sé – e lo farà sempre di più – anche tutti gli altri strumenti/generi di scrittura – perfino commerciali, astrologici, gastronomici, scientifici, oltre che personali ovviamente - e tutto questo mentre semplicemente lo stringiamo in una mano.
Sempre nella prima parte, Ferraris spiega - su ispirazione di John Searle – il fondamento del suo discorso, che cioè è indispensabile portare a tema l’iscrizione se si vuole fare della buona ontologia sociale, ovvero cercare di capire che cosa c’è fra cielo e terra (nel caso presente, il vostro telefonino), anche per provare a dare una qualche risposta al povero Amleto che sono secoli che aspetta di saperlo (e chi di noi può affermare a cuor leggero di non essersi tormentato almeno una volta chiedendosi se Orazio scherzava, se in fondo Shakespeare sia solo un poeta, e allora il dialogo Amleto-Orazio solo testimone di come si possa fare, pur in versi sublimi, cattiva filosofia o…).
Ma se davvero ci fosse qualcosa che è sfuggito finora a tutte le nostre filosofie? Ferraris qui propone “ obblighi, promesse, scommesse, battesimi e funerali, matrimoni e divorzi, premi Nobel e anni di galera […] Più o meno, tutta la felicità el’infelicità della nostra vita” .
E per chiarire meglio esplicita in primo luogo una teoria della scrittura riferita in particolare al telefonino, perché questo nuovo oggetto sociale ci provoca quanto meno a un aggiornamento delle nostre precedenti visioni (in primis ovviamente quelle ispirate al Maestro cui come abbiamo detto è dedicato il libro), perché “è dappertutto, ci lega con un filo invisibile – giacchè non ne possiede uno - e contemporaneamente disloca la presenza, diversamente dal telefono fisso”; ma il dato che più provoca evidentemente è che i telefonini hanno una tastiera per scrivere, gioia e dolore di tutti noi, la quale, a meno che non si usi solo per ricevere e trasmettere le previsioni del tempo – e chi di noi lo fa? -, costruisce giorno per giorno – questo afferma Ferraris – una nuova realtà, quella che appunto l’ontologia sociale è interessata a descrivere e a conoscere, e finalmente nei fatti non solo restando nel chiuso delle accademie, ove si consideri che questo libro ha già venduto 10.000 copie.
In questo senso il telefonino non è più soltanto uno dei nostri più diffusi feticci, ma assume una dimensione sociale che a giusta ragione conduce poi l’autore nella seconda parte del libro ad allargare il discorso per formulare una innovativa e interessante teoria di tutti gli oggetti sociali, come quelli su elencati, inseriti nel quadro teoretico di un confronto serrato fra realismo e testualismo (con una nuova originale proposta di lettura del celeberrimo “Nulla esiste al di fuori del testo”), e di una conseguente critica, senza dimenticare peraltro il confronto con i contributi che a questa tradizione speculativa hanno già in precedenza fornito filosofi vecchi e nuovi quali Aristotele, Geertz, ancora Searle, Austin, più di recente Smith, e molti altri, giungendo finanche a parlarvi del matrimonio di Derrida.
Vi state chiedendo che c’entra col vostro telefonino? Io non lo so, ma l’ontologo si, e ci tiene a farvelo sapere: scrivete a Maurizio Ferraris, www.ontologiadeltelefonino.diablogando.it, ma se poi vi risulta simpatico e volete farlo felice… non dimenticate di mandargli almeno un messaggino per Natale (anzi, già che ci siete, videochiamatelo, magari ci scappa un altro libro).
Indice
1. Perì mail
Il telefonino del Faraone
Scrivere
Registrare
Costruire
IL DIAVOLO NELLA BOTTIGLIA
2. Oggetti sociali
Realismo e testualismo
Realismo forte
Testualismo forte
Realismo debole
Testualismo debole
Epilogo
L'autore
Maurizio Ferraris (http://www.labont.it/ferraris/) insegna Filosofia teoretica nella Università di Torino,dove dirige il Centro Interuniversitario di Ontologia Teoretica e Applicata (Ctao). Ha pubblicato una trentina di libri. Tra questi, da Bompiani, Storia dell’ermeneutica (1988), Nietzsche e la filosofia del Novecento (1989), Mimica. Lutto e autobiografia da Agostino a Heidegger (1992), Il mondo esterno (2001), Goodbye Kant! (2004), giunto in pochi mesi alla quarta edizione.
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