Bari, Laterza, 2006, pp. viii+298, € 22,00, ISBN 8842079901.
Recensione di Margherita Di Stasio – 31/08/2006
Storia della filosofia (medievale, moderna), Filosofia della scienza, Filosofia teoretica (gnoseologia)
La necessità di tracciare i confini entro cui la mente umana può attingere il suo sapere, la possibilità di fondazione del sapere umano, costituisce il fulcro della ricerca filosofica. La naturalizzazione epistemologica, che oggi più che mai è al centro del dibattito della comunità scientifica, potrebbe quasi sembrare una novità introdotta nella filosofia dagli analitici anglosassoni del secolo scorso – per quanto debba esser loro riconosciuto il merito del riaccendersi del dibattito su questo tema. Il libro di Maria Emanuela Scribano costituisce un contributo quanto mai pregevole nel chiarire come la naturalizzazione delle teorie della conoscenza possa e debba esser vista nel suo dispiegarsi all'interno della storia della filosofia tutta. I contributi della Scribano sulla storia del pensiero dell'età moderna, e in particolare riguardo a temi come la teoria della conoscenza e la teologia razionale, sono ben noti e ampiamente apprezzati. Questo suo ultimo testo rappresenta però una felice evoluzione del lavoro di questa studiosa, che propone un excursus che guida il lettore dal Doctor Angelicus a Baruch Spinoza. Per quanto le pagine dedicate all’età moderna siano sicuramente cospicue e di notevole interesse risulti l'analisi del rapporto, che risulta essere complesso e variegato, di Descartes, Malebranche e Spinoza con la visio beatifica, la parte dedicata all'evo di mezzo costituisce la parte essenziale di questo lavoro. Se il tentativo di chiarire come l'intelletto creaturale possa conoscere la verità si configuri, secondo le indicazioni della Scribano, rispetto al modello agostiniano, accolto o rifiutato, la figura che sopra ogni altra si erge e informa di sé quest'analisi è Tommaso d'Aquino - ovvero proprio colui che attua la frattura con questo modello. È infatti all'aquinate che si deve “il primo tentativo filosoficamente elaborato di costruire una compiuta teoria della mente senza contatto con il divino” (p. v). La teoria della conoscenza di Tommaso è complessa e articolata, forse sarebbe più adeguato parlare di teorie della conoscenza di cui in questa sede Scribano dà conto rivolgendo la sua attenzione al viator, agli angeli e ai beati. Ciascuna di esse è inserita in una cornice di naturalizzazione del sapere in cui si esplica il progetto tomista di distinguere il sapere umano dal sapere divino, la conoscenza naturale e quella supernaturale: “Questo progetto, a sua volta, viene portato avanti da Tommaso attraverso il tentativo di separare la conoscenza naturale degli enti finiti dal contatto con l'infinito, o, detto altrimenti, attraverso il tentativo di stabilire quali siano i confini della conoscenza vera raggiungibile all'interno della finitezza, senza il contatto con Dio e con la verità increata” (p. 3).
Così, Tommaso, che fa proprio il modello aristotelico, dà una sua fondazione autonoma al sapere del viator, che ha una via d'accesso autonoma alla sua mente e alla sua anima, il suo esperire i corpi e gli oggetti sensibili, la sua capacità d'astrazione sono fonte di conoscenza; conoscenza autonoma, ma limitata quindi, in quanto Dio e tutte le cose che non appartengono al mondo materiale non sono comunque direttamente accessibili alla mente creaturale legata al proprio corpo: si attua così quello che lScribano definisce un “restringimento e un consolidamento” della conoscenza naturale del viator.
La teoria della conoscenza elaborata da Tommaso per gli angeli viene ritenuta da Scribano un punto focale: la mente finita, ma questa volta non legata alla corporeità, si vede attribuita una maggiore possibilità di conoscere, e, soprattutto, di conoscere autonomamente senza dover ricorrere alla partecipazione della dimensione divina. E questo, nell'analisi che ci viene proposta, costituisce l'inizio di un percorso che prosegue e porta il lettore nell'età moderna, sulla quale l'influenza di Tommaso si farà sentire con una forte carica innovativa che trae origine proprio dalla sua teoria della conoscenza angelica, in cui si recupera l'innatismo di marca platonica rifiutato a favore dell'aristotelismo nell'analisi della conoscenza del viator. Quindi Scribano costruisce un parallelo fra la mente angelica tomista e la mente umana cartesiana in cui fondamentale è il fatto che il legame di quest'ultima col corpo non esaurisce le possibilità del soggetto conoscente al livello del sensibile, ma è altresì portatrice di un bagaglio di idee innate, quelle stesse idee innate che in Tommaso permettevano agli angeli di supplire alla mancanza della corporeità per conoscere il mondo sensibile. Ma è con il riferimento al tema della visio beatifica che si esplica in tutta la sua chiarezza la scelta di Descartes di un modello angelico di marca tomista, su cui informare la sua descrizione della mente dell'uomo: “Tra i due platonismi – quello della partecipazione alla verità increata cristianizzato da Agostino e quello innatista privilegiato da Tommaso per gli enti finiti immateriali – Cartesio ha scelto il secondo proprio perché questo si opponeva alla partecipazione alla mente divina, escludeva la visione di Dio e salvaguardava la possibilità di raggiungere il vero all'interno della mente finita” (pp. 159-160).
Proprio in questo tracciare con sicurezza un filo rosso che permette, come si è qui cercato di esemplificare, di seguire l'evoluzione dei concetti attraverso i secoli e gli autori risiede il maggior merito di questo scritto. Le righe introduttive in cui Scribano afferma di voler “pensare alle teorie della conoscenza elaborate nel medioevo non tanto come 'fonti' del pensiero moderno, quanto come insiemi articolati, coerenti al loro interno, come 'modelli', che si ripropongono nel corso del pensiero per la loro capacità di rispondere a un ricorrente problema filosofico” (p. vii) alla fine del libro suonano più come una dichiarazione d'intenti che come un semplice chiarimento; intenti ambiziosi e ampiamente rispettati nell'aver proposto in modo tanto chiaro quanto dovizioso modelli che sono dall'autrice perfettamente applicati come strumenti per le esegesi delle teorie degli autori della modernità presi in esame, ma che non esauriscono in questo la loro valenza, invitando a un sensato utilizzo anche nella teoria della conoscenza contemporanea che troppo spesso perde quel solido impianto cui strumenti come questo tipo di storia della filosofia la possono certamente ricondurla.
Indice
I. Tommaso d’Aquino. Uomini, angeli e beati
II. Duns Scoto. Uomini e angeli
III. Gli angeli di Cartesio
IV. Cartesio oltre gli angeli
V. I beati di Malebranche
VI. Conoscenza di Dio e rappresentazione senza somiglianza
VII. I beati di Spinoza
Indice dei nomi
L'autrice
Emanuela Scribano si è laureata nel 1972 in filosofia presso l’Università di Firenze dove ha poi svolto attività di ricerca e di insegnamento. Dal 1986 al 1996 ha insegnato Filosofia delle religioni presso l’Università di Venezia, e dal 1996 insegna Storia della filosofia moderna e poi Storia della filosofia presso l’Università di Siena. Si è occupata prevalentemente di storia della filosofia moderna e in particolare si è recentemente dedicata ai rapporti tra pensiero medievale e pensiero moderno, sui quali ha lavorato sia negli studi dedicati alla teologia razionale sia negli studi dedicati alla struttura delle teorie della conoscenza.
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