Recensione di Antonio Tursi – 30/01/2007
Filosofia politica, Etica
Il termine ‘biopolitica’, come noto, risale all’elaborazione di Michel Foucault: «termine con il quale intendevo fare riferimento al modo con cui si è cercato, dal XVIII secolo, di razionalizzare i problemi posti alla pratica governamentale dai fenomeni specifici di un insieme di esseri viventi costituiti in popolazione: salute, igiene, natalità, longevità, razze…» (Foucault M., Nascita della biopolitica, Feltrinelli, Milano 2005, p. 261). Per essere più precisi, la biopolitica è parte del biopotere che, legato a doppio filo al capitalismo e al suo pensiero, si articola appunto in bio-politica e anatomo-politica. Nel primo caso, si presenta come dispiegamento di pratiche governamentali, di controlli regolatori sulla popolazione, sul corpo-specie: lo Stato di “polizia”, nell’accezione che ne diede Johann H.G. von Justi, si occupa della nascita e della morte, del sesso, della salute e della malattia, dell’alimentazione e delle condizioni igieniche della “popolazione” – problema economico e politico, questo, apparso nel XVIII secolo, e non prima. Nel secondo caso, si disciplinano i corpi-macchina dei singoli, le loro attitudini, le loro forze, producendo effetti individualizzati attraverso istituzioni quali le prigioni, le scuole, i collegi, le caserme.
Foucault dice la novità storica del concetto con il celebre passo: «Per millenni, l’uomo è rimasto quel che era in Aristotele: un animale vivente ed inoltre capace di un’esistenza politica; l’uomo moderno è un animale nella cui politica è in questione la sua vita di essere vivente» (Foucault M., La volontà di sapere, Feltrinelli, Milano 2005, p. 127). Viene così rimessa in gioco, come elemento necessario alla coniazione del concetto, la distinzione greca tra zoé e bíos. Il rapporto tra vita, storia e politica è pensato da Foucault nella spaziatura dispiegata da questa distinzione. Foucault rivendica la storicità della nozione di vita: essa è «un indicatore epistemologico» caratterizzante l’epoca moderna nella quale solo la vita della specie umana ha fatto il suo ingresso nella storia, del sapere e del potere; occorre risituare quelle che sono considerate le regolarità che definiscono la natura umana, «all’interno delle altre pratiche umane, economiche, tecniche, politiche, sociologiche che servono loro da condizione di formazione, comparsa e da modello» (Chomsky N., Foucault M., Della natura umana, DeriveApprodi, Roma 2005, p. 37).
Questa può valere come breve introduzione al concetto di biopolitica, come abbozzo dello sfondo teorico del lavoro curato da Ottavio Marzocca ed altri, come richiamo all’autore – Foucault – con il quale tutti gli autori del Lessico di biopolitica si confrontano. Molte delle quasi sessanta voci di cui il volume si compone prendono in carico elementi chiave della configurazione foucaultiana, li sintetizzano, li chiariscono, li attualizzano (da Assoggettamento/soggettivazione a Discipline, da Governamentalità a Pratiche di resistenza). A volte alcune voci risultano troppo introduttive, se non didattiche, ma nel complesso l’insieme del Lessico riesce a raggiungere lo scopo di dare un quadro d’insieme conciso e preciso sulle questioni teoriche aperte dal concetto di biopolitica.
Ma il Lessico necessita di un’altra breve introduzione. In questo caso, non sono questioni di teoria ad attirare l’attenzione. In questo caso, è la prassi viva del nostro mondo a mostrare come la vita diventi posta in gioco delle dinamiche di potere. In verità, riteniamo che sempre la vita sia stata questione di potere. Sicuramente però negli ultimi decenni (per non dire anni), gli esempi di un diretto, irriducibile gioco della vita e sulla vita si sono moltiplicati. Abbiamo assistito al riemergere di un elemento vitale, il sangue, quale movente di guerre (etniche); alle migrazioni di corpi nudi e perciò indifesi e perciò vittime; ad una febbre dei media per la nostra salute alimentare, la salute dei nostri corpi minacciati da corpi estranei; all’apertura di orizzonti post-umani legati allo sviluppo delle biotecnologie; a guerre cosiddette umanitarie e a paure securitarie connesse alle bombe umane del terrorismo fondamentalista. In qualsiasi punto volgiamo lo sguardo, sia esso sito nel nostro più immediato quotidiano sia esso dislocato in regioni estreme del mondo non occidentale, vediamo emergere prepotentemente vite che ci paiono nude, che subiscono le prepotenze dei poteri e che cercano di resistervi.
Di tutto ciò non manca riscontro nel Lessico. Un numero cospicuo di voci si occupa del nostro presente attuale, di quei fatti che le teorie di Foucault rendono leggibili e che altrimenti rischierebbero di passare sotto silenzio ovvero di essere denunciati come incomprensibili. Da Biotecnologie a Centro di Permanenza Temporanea, da Guantanamo a Reality show, questi lemmi offrono interpretazioni dei fatti del giorno dal punto di vista del rapporto tra vita e politica.
Per tutto questo, per saper vivere il nostro presente, il Lessico di biopolitica ci pare un valido strumento. Riesce cioè ad introdurre e a fare il punto su un ambito teorico e pratico di recente assai frequentato e forse anche abusato.
Infine, è da sottolineare l’utilità della Bibliografia generale. Nell’arbitrarietà del gioco tra presenti e assenti, vorremmo però segnalare la mancanza di due autori che ci sono particolarmente cari e che ci paiono decisivi per comprendere tra le tecniche del sapere e del potere, quelle particolari tecnologie che rendono possibile la comunicazione: si tratta di Walter Benjamin e Marshall McLuhan.
Indice
Avvertenza;
Introduzione (di Ottavio Marzocca);
Ambiente (di O. Marzocca);
Assoggettamento/soggettivazione (di Roberto Nigro);
Biodiversità (di Renata Brandimarte);
Bioetica (di Sarah Delucia);
Biometria (di Salvo Vaccaro);
Biopolitica (di O. Marzocca);
Biotecnologie (di R. Brandimarte);
Body-building (di Onofrio Romano);
Campi (di Patricia Chiantera-Stutte);
Capitale umano (di O. Marzocca);
Cittadinanza (di Roberto Ciccarelli);
Controllo sociale (di Dario Melossi);
Corpi (di Andrea Russo);
CPT (Centro di Permanenza Temporanea) (di Anna Simone);
Degenerazione (di Pierangelo Di Vittorio);
Difesa sociale (di Máximo Sozzo);
Differenze (di A. Simone);
Discipline (di Alessandro De Giorgi);
Eccezione (stato di) (di Beppe Foglio);
Ecologismo (di S. Delucia);
Empowerment (di Claudio Bazzocchi);
Eugenetica (di P. Chiantera-Stutte);
Genocidio (di Carlo Altini);
Governamentalità (di O. Marzocca);
Guantanamo (di A. Russo);
Guerra (di R. Ciccarelli);
Lavoro/non lavoro (di Benedetto Vecchi);
Medicalizzazione (di Mario Colucci);
Migrazioni (di A. Simone);
Mostro (di Maria Muhle);
Normale/patologico (di Antonella Cutro);
Normalizzazione (di Alain Beaulieu);
OGM (Organismi Geneticamente Modificati) (di R. Brandimarte);
Oikonomia (di Paolo Filippo Cillo);
Polizia (di B. Foglio);
Popolazione (di Dario Padovan);
Postumano (di Paola Borgna);
Potere pastorale (di Pietro Polieri);
Pratiche di resistenza (di A. Russo);
Psichiatria (di P. Di Vittorio);
Razzismo (di P. Chiantera-Stutte);
Reality show (di Olivier Razac);
Rischio (di R. Brandimarte);
Salute pubblica (di P. Di Vittorio);
Secessione (di O. Romano);
Sessualità (dispositivo di) (di A. Russo);
Sicurezza (di Antonello Petrillo);
Singolarità (di A. Simone);
Sociobiologia (di R. Brandimarte);
Sostenibilità (di S. Delucia);
Sviluppo (di O. Romano);
Terrorismo (di R. Ciccarelli);
Totalitarismo (di C. Altini);
Umanesimo scientifico (di Vincenzo Pavone);
Welfare (di Andrea Fumagalli);
Zoé/bíos (di Antonella Moscati);
Bibliografia generale;
Gli autori
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