Trad. It. di Francesco e Marta C. Sircana. Milano, Feltrinelli, 2007, pp. 326, € 25,00, ISBN 9788807104268.
[Ed. Or.: The Courtier and the Heretic. Leibniz, Spinoza and the Fate of God in the Modern World, Yale University Press, 2006]
Recensione di Francesca Rigotti - 23/01/2008
Storia della filosofia (moderna)
Parlando a una trasmissione culturale radiofonica della Svizzera italiana, Rete 2, ho definito questo «il più bel libro di filosofia del 2007». Ovviamente non ho letto tutti i libri di filosofia usciti nel 2007, una quantità che nessun essere umano potrebbe né leggere ne tantomeno capire, per quanto esperto di cose filosofiche. Soprattutto dopo che l'istituzionalizzazione della disciplina e l'intervento della filosofia analitica hanno cercato di professionalizzare la filosofia osservandola secondo il modello di una cultura per esperti, al punto che questa ha elaborato un linguaggio tecnico che nessuno capisce al di fuori della ristretta cerchia degli accoliti (e hanno contribuito alla retorica della «ricerca filosofica» e dei «progetti di ricerca filosofici», la quale suggerisce che ci sono problemi da risolvere e che esistono chiari criteri di progresso, e che il progresso consiste nel risolvere i problemi che definiscono la disciplina). L'idea che alla filosofia spetti risolvere problemi conduce all'errore di credere che ci sia un canone ben definito e chiaramente visibile di problemi che la filosofia ha da risolvere. Opinione che ho scoperto con piacere di condividere con lo stesso Stewart, come si legge dal seguente passo di un intervista fattagli nel 2006 e reperibile sul sito Gene Expression
Are there genuine philosophical problems? If so, are exact solutions ever possible for these problems?
«No. And no. The notion that there is a fixed list of philosophical problems waiting to be solved - "free will," the "mind-body problem," etc. - is a product of the institutionalization of philosophy. It happened in the middle ages, and it has happened over the past two centuries with the rise of the modern university system. Once philosophy becomes institutionalized in that way, it ceases to be genuine philosophy, in my humble view, and just becomes a sophisticated form of rhetoric for advancing a particular mix of ideological, sectarian, and institutional agendas. Genuine philosophy isn't so difficult to spot, even in the labyrinth of institutional philosophy. It is a set of tools, an attitude, a commitment to the search for truth, and a project aimed at emancipation from fear and superstition. Just like Epicurus said» .
Il mio giudizio radiofonico su questo libro, per tornare a bomba, non è quantitativamente fondato, lo è soltanto qualitativamente. Oltre a ciò l'autore è poco conosciuto né riferibile a una corrente o a una scuola, e la quarta di copertina ben poco ci dice. Immaginiamo dalla lettura che sia statunitense, perché scrive come un romanziere statunitense, e non sbagliamo.
Il cortigiano e l'eretico è un libro che parla di Leibniz e Spinoza ma non nel solito modo che conosciamo, tipo: vita e opere di Spinoza oppure: il problema dell'armonia prestabilita negli scritti di Leibniz. E' invece uno studio che mette di fronte due persone prima che due filosofi, con i loro problemi e i loro tentativi di risolverli. Anzi con il loro problema che è ancora il nostro (e non il problema della filosofia che viene risolto una volta per tutte, tant'è che siamo ancora qui a porci il problema come se lo ponevano Leibniz e Spinoza), ovvero quello del destino di Dio nel mondo, Leibniz e Spinoza nel loro e noi nel nostro. Entrambi i filosofi vissero nel momento di passaggio dall'ordine teocratico dell'età medievale all'ordine laico della modernità, agli inizi di quella fase che possiamo chiamare la secolarizzazione. Essi non inventarono tale mondo ma se lo trovarono davanti e lo osservarono bene.
L'eretico, Spinoza, propose una concezione di Dio adatta all'universo della scienza moderna regolato da leggi naturali senza finalità né progetto e per questo fu considerato eretico e pure scomunicato, tanto più che sosteneva un progetto di governo laico, liberale e democratico. Il cortigiano, Leibniz, così chiamato perché sempre alla ricerca di una corte principesca che lo mantenesse, presenta invece una risposta conservatrice alla modernità, che osserviamo ancora nel mondo contemporaneo allorché vediamo l'uomo il quale, incapace di accettare la perdita della propria centralità nell'universo, va in cerca di significati nascosti dell'esistenza, immagina misteri trascendentali, disegni intelligenti e principi antropici, che è quel che faceva Leibniz. Questo spiega con eleganza e perspicacia Matthew Stewart e si può essere o no d'accordo con lui, ma in ogni caso si può prendere posizione perché si capisce bene non soltanto quel che i filosofi volevano dire ma anche e soprattutto che cosa volevano e perché.
Indice
1. L'Aja, novembre 1676
2. Bento
3. Gottfried
4. Una vita della mente
5. L'avvocato di Dio
6. L'eroe del popolo
7. I molteplici volti di Leibniz
8. Amici di amici
9. Leibniz innamorato
10. Una filosofia segreta della totalità delle cose
11. Verso Spinoza
12. Punto di contatto
13. Sopravvivere a Spinoza
14. L'antidoto allo spinozismo
15. Una presenza ossessiva
16. Il ritorno del rimosso
17. La fine di Leibniz
18. Conclusioni
Note
Nota sulle fonti
Bibliografia
Ringraziamenti
Indice analitico
L'autore
Matthew Stewart ha studiato filosofia all'Università di Oxford. Vive a New York.
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