Recensione di Maurizio Der Suchende – 17/04/2008
Estetica, Filosofia della scienza, Logica
La pervicace e sclerotizzante tendenza a mantenere in compartimenti stagni i percorsi di sviluppo e le conoscenze acquisite nelle varie discipline scientifiche e artistiche è altrettanto caparbiamente contrastata da un sempre più folto gruppo di ricercatori e artisti, italiani e non. Negli ultimi vent’anni, anche in Italia finalmente, ci sono luoghi e pratiche di rigoroso e coinvolgente incontro fra saperi - certamente diversi per alcuni aspetti salienti ma ricchi di elementi e contenuti comuni, se non altro perché gli oggetti di conoscenza e di espressione sono identici (noi stessi, il mondo antropico e naturale in cui siamo immersi). Uno di questi luoghi è il “Centro Fiorentino di Storia e Filosofia della Scienza” (diretto da Alessandro Pagnini, che coordina un Comitato organizzatore che annovera fra i suoi componenti Paolo Rossi e Maria Luisa Dalla Chiara), il quale organizza a cadenza quasi sempre annuale un ciclo di conferenze su “Sapere & Narrare”: ciò che ci accingiamo ad esporre è una breve introduzione agli Atti del settimo ciclo di conferenze, ciclo dal titolo Paradossi e disarmonie nelle scienze e nelle arti. Come nel caso degli Atti dei precedenti cicli, anche questi sono stati curati con eleganza e rigore da Mimma Bresciani Califano per i tipi della Olschki editore (tranne per il primo ciclo, i cui Atti sono stati pubblicati dalla Casa editrice Le Lettere, Firenze).
Gli scienziati e gli artisti sono di continuo chiamati a riformulazioni di saperi e pratiche ben salde e condivise dalla comunità a cui appartengono, ma anche a intraprendere nuovi percorsi di ricerca (anche nel senso di intersezioni con questioni pratiche ed interdisciplinari), in quanto sollecitati sia dai problemi e dai quesiti rimasti ancora insoluti, sia dalle aporie e dai paradossi presenti nella loro disciplina di riferimento. Difatti, una delle chiavi di volta che sollecitano l’artista e lo scienziato a concepire pratiche e ipotesi di lavoro in parte o del tutto innovative è proprio la sconcertante presenza di paradossi laddove non ci saremmo mai aspettati che si sarebbero manifestati. Prendiamo la logica per esempio: chi conosce - anche solo per grandi linee - lo sviluppo (storico e concettuale) plurisecolare di questa disciplina, sa che buona parte dei risultati ottenuti è emersa proprio nel costante tentativo di risolvere un ormai ben noto paradosso, quello del mentitore. Accanto a questo, Sergio Bernini pone un altro paradosso logico: il paradosso di Russell. La trattazione introduttiva di questi due paradossi logici è svolta in modo chiaro e rigoroso, per cui la lettura risulta agevole anche per i profani di logica.
Ma i paradossi non sono solo logici: pare che ci siano anche paradossi reali. Ormai, il detentore di una media cultura scientifica dovrebbe sapere che un’altra disciplina scientifica ha inaugurato nell’ultimo secolo appena trascorso la ricerca di tutto un mondo paradossale: la fisica (in particolare, quella delle nanoparticelle). Ed appunto Maria Luisa Dalla Chiara, Roberto Giuntini e Giuliano Toraldo di Francia, si incaricano di accompagnarci nella descrizione dell’intrigante paradosso EPR (così chiamato per evocare i tre fisici che lo presentarono nel lontano 1935 sulla Physical Review: Einstein, Podolsky e Rosen), il quale fornisce succulenti motivi di indagine non solo ai fisici, ma anche ai filosofi, agli psicologi e ai neuroscienziati. Ma non c’è solo questo: troviamo anche una riformulazione dell’esperimento delle due fenditure (tratta da un libro di Gilmore, Alice nel paese dei quanti) e riferimenti alla computazione quantistica, all’entanglement e alla semantica olistica. È una lettura un po’ più impegnativa, non per una presunta insufficienza da parte dei redattori, ma per l’effettiva condizione controintuitiva (rispetto al senso comune, ma anche rispetto alla fisica classica) cui ci conduce la fisica quantistica.
Una relazione molto estesa è svolta da Salvatore Califano su Simmetrie e asimmetrie nel mondo fisico. È uno dei capitoli più affascinanti del testo, perché l’autore dilata il suo sguardo dall’architettura alla geometria, dalla filosofia alla matematica, dalla chimica e biologia alla fisica delle nanoparticelle. Insomma, è un diletto di (a)simmetrie nei punti più disparati del mondo fisico (compresi noi stessi).
Altro ambito scientifico in cui troviamo paradossi pervicaci e spiazzanti è quello della scienza dell’economia. Nello scritto di Piero Tani sono presentati il paradosso (o dilemma) dei prigionieri, sia nella sua presentazione originaria, sia nella sua formulazione generale; il paradosso di Olson (che dovrebbe una volte e per tutte persuaderci della fallacia dei ragionamenti tesi a sostenere l’inutilità sia del recarsi a votare che del pagare le tasse); il paradosso di San Pietroburgo, il paradosso di Allais, il paradosso di Ellsberg, tutti concernenti la teoria delle scelte in condizioni di incertezza e tutti altrettanto dirimenti circa l’(in?)opportunità di continuare a insegnare la teoria dell’utilità attesa e, più in generale, l’analisi neoclassica nei dipartimenti di economia. Inoltre, sono trattati il famoso paradosso di Condorcet e il teorema di impossibilità di Arrow.
La curatrice degli Atti, Mimma Bresciani, da parte sua ci invita a tener ben presente la ricerca artistica e, più in generale, sapienziale di Raymond Queneau, il quale - più che dal successo di una tesi sostenuta - era attratto dalla possibilità di rinvenire una logica e una coerenza nella costruzione artistica e/o filosofica più paradossale. Vi è poi un saggio che avanza una tesi poco conosciuta sia fra i critici letterari sia fra i filosofi: Carlo Emilio Gadda avrebbe redatto nel lontano 1928 uno scritto di indiscusso valore teoretico, la Meditazione Milanese. È, a sua volta, paradossale il misconoscimento, oppure la formulazione di tale tesi? A noi non tocca entrare nel merito, ma lo scritto di Manlio Iofrida è sicuramente degno di una lettura attenta e appassionata.
Altrettanto appassionante potrebbe rivelarsi la panoramica che Roberto Casati fa delle teorie dell’arte, dopo aver disegnato lo spazio logico di esse. Sappiamo che i rischi maggiori che una qualsivoglia teoria dell’arte corre sono da un lato l’irrilevanza (l’eccessiva generalità rende evanescente il contenuto specifico dell’arte), dall’altro la non generalizzabilità (l’eccessiva specificità restringe il campo di applicabilità rispetto ad un universo artistico ben più poliedrico e cangiante). Casati non si esime dal formulare una propria proposta “corposa” circa la natura dei fenomeni e degli artefatti artistici: la teoria metacognitiva dello spunto per la conversazione (= conversazionale).
Alessandro Pagnini esplora i percorsi della filosofia occidentale rispetto al comico. Dalla tradizione platonico-aristotelica, passando per un riferimento al rapporto tra la Chiesa (patristica e scolastica) e il comico, fino a Hobbes (teorie della “superiorità”), Kant, Schopenhauer, Kierkegaard (teorie basate sulla “incongruenza”), Spencer, Nietzsche, Freud, Bergson (teorie “funzionalistiche”), Pagnini suggerisce una stretta correlazione fra il ridere umoristico e aspetti salienti della natura umana.
Gli Atti si chiudono con una relazione di Arnaldo Ballerini su I paradossi della identità personale e con una breve disamina di Elena Esposito su I paradossi della moda. La prima ribadisce la messa a fuoco delle problematiche più complesse e contraddittorie riguardanti l’identità personale, con un più attento sguardo alla paranoia, alla schizofrenia e all’identità delirante, paragonate agli esempi paradossali noti in uno specifico indirizzo filosofico (e letteratura fantascientifica) come puzzling cases. La seconda ci accompagna in un territorio già (forse) di per sé paradossale, la moda, ma che proprio per questo potrebbe rivelarsi un’utile palestra di esercitazioni speculative paradossali.
Il volume potrebbe rivelarsi un utile introduzione per chi voglia intraprendere (oppure, sia appena agli inizi di) un (paradossale?) percorso di ricerca interdisciplinare concernente i paradossi e le disarmonie. La lettura di questi Atti potrebbe rendere qualcuno finalmente consapevole della preziosa funzione delle disarmonie, delle voci fuori dal coro, rispetto alla incessante e appassionante ricerca del vero e del bello.
A noi, lascia ancor più salda la convinzione che, per chi è colmo della curiosità fanciullesca di peregrinare fra i sentieri della scoperta e dell’invenzione, basta un niente per alimentare tale curiosità: figuriamoci poi quando questa è stuzzicata da pervasivi e spiazzanti paradossi logici, reali o immaginari che siano.
Indice
Mimma Bresciani Califano, Introduzione
Sergio Bernini, Paradossi logici
M. L. Dalla Chiara - R. Giuntini - G. Toraldo di Francia, Paradossi e enigmi nel mondo dei quanti
Salvatore Califano, Simmetrie e asimmetrie nel mondo fisico
Piero Tani, Alcuni paradossi nella teoria delle decisioni
Mimma Bresciani, Raymond Queneau e il gusto del paradosso
Manlio Iofrida, Le disarmonie di Gadda: una lettura della Meditazione Milanese
Roberto Casati. Che cosa spiega una teoria dell’arte?
Alessandro Pagnini, Il filosofo e il comico
Arnaldo Ballerini, I paradossi della identità personale
Elena Esposito, I paradossi della moda
Links
Centro Fiorentino di Storia e Filosofia della Scienza” -
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