Recensione di Jamila Mascat, 11-11-2008
Scuola di Francoforte – Dialettica
L’insieme dei contributi raccolti all’interno di questo volume delineano un articolato itinerario di riflessione attraverso i temi fondamentali della filosofia di Adorno. Tale itinerario, che assume Dialettica negativa come punto di partenza per rileggere la meditazione adorniana, non si limita tuttavia ad un approfondimento analitico dell’opera del 1966, ma, mantenendo il prisma di Negative Dialektik, percorre trasversalmente l’intero corpus dell’autore.
Alcuni saggi si concentrano sull’analisi di quattro categorie fondamentali del pensiero di Adorno (Darstellung, Metafisica, Dialettica, Libertà), altri invece –gli interventi rubricati nelle sezioni “contesti”- ricostruiscono (o istituiscono ex novo) frammenti di dialogo del filosofo francofortese con altri pensatori del Novecento.
Al tema della Darstellung in quanto “momento retorico-espressivo” (p.27) sono dedicati i primi contributi della raccolta: L’espressione dell’inesprimibile di P. Lauro - che si sofferma sulla figura dell’antinomia e approfondisce la funzione mimetica del linguaggio - e Darstellung: retorica e stringenza in Th. W. Adorno di S. Marini che, attraverso un’analisi degli “stili” adorniani, illustra la cooriginarietà del problema linguistico e della questione dialettica.
Nel saggio di E. Matassi (G. Mahler e Adorno) incontriamo invece Adorno filosofo della musica, confrontato all’opera di Gustav Mahler, nell’ambito di una riflessione sulla concezione adorniana dei modelli temporali. In questo contesto la “caducità” della musica di Mahler, valorizzata in antitesi al tempo seriale e progressivo del “destino”, mostra profonde affinità con il disegno della dialettica negativa.
Nella sezione consacrata alla Dialettica viene tematizzato il rapporto che Adorno intrattiene con la filosofia hegeliana, rapporto che i due interventi raccolti in questa sede affrontano da prospettive sensibilmente diverse: nell’uno (La dialettica come modello di N. Di Placido) per ricostruire il percorso della critica adorniana si parte dall’assunzione di un elemento di profonda affinità tra i due autori, rappresentato dal pensiero della contraddizione, che per Hegel come per Adorno inerisce non al metodo, bensì al movimento del reale; mentre nell’altro (L’excursus su Hegel:ontologia fondamentale e dialettica di M. Jacobsson) viene privilegiata una lettura in chiave oppositiva, ovvero viene enfatizzato il tentativo messo in opera dal filosofo di Francoforte di pensare risolutamente contro l’impianto dialettico hegeliano, che, in nome della comune matrice totalizzante e identitaria, Adorno ravvicina all’ontologia fondamentale di Heidegger.
I saggi che seguono riflettono rispettivamente sull’eredità derridiana della teoria critica di Adorno (Th. W. Adorno: lo spettro di J. Derrida? di P. Mulè) e sulle analogie e le discordanze tra Adorno e Foucault nella meditazione sul tema della soggettività (Soggetto e oggetto: un confronto tra Adorno e Foucault di M. Iacomini). In entrambi i casi, Foucault e Derrida, si tratta, di autori che hanno esplicitamente riconosciuto se non una continuità di intenti quantomeno una continuità di indagine con i percorsi del filosofo tedesco: indagine sulla genesi del soggetto e sugli eccessi della ragione per quanto riguarda il primo; indagine sui confini del logos e sui limiti della scrittura filosofica per ciò che concerne il secondo.
Al confronto con Kant e al tentativo operato da Adorno di superare i limiti della speculazione kantiana sul tema della libertà sono dedicati i due interventi successivi rubricati, appunto, nella sezione Libertà. Nel primo saggio (Adorno: l’intreccio di natura e libertà) L. Cortella illustra il procedimento della critica adorniana a Kant a partire da “l’iniziale consonanza” (p.109) della rilfessione di Adorno con le premesse del ragionamento kantiano sul carattere intellegibile della libertà, in quanto espressione di un’alterità non riducibile all’orizzonte del pensiero dell’identità. La distanza del filosofo di Francoforte rispetto alla teoria kantiana si misura tuttavia sul carattere autocoincidente - e come tale ancora una volta identitario - della ragion pratica, che, incapace di mediare il proprio rapporto con l’elemento naturale, finisce, nella prospettiva di Adorno, per produrre una mera ripetizione della casualità eteronoma della natura.
Sull’interpretazione adorniana della libertà come ‘negazione del non vero’ (p. 124) e resistenza (Widerstand) alla morsa della ragione totalitaria si sofferma invece il saggio di V. Rosito, “Essere altro da come si è”: Libertà riflessiva e pratiche di libertà nel pensiero di Theodor W. Adorno. In queste pagine sullo sfondo dei compiti della Moralphilosophie e attraverso, di nuovo, il confronto con il paradigma kantiano della libertà positiva, viene illustrato il pensiero adorniano della libertà negativa, inteso come pratica di mimesi: in quanto modalità ambivalente di riproduzione e ‘messa in scena’ della debolezza e dei condizionamenti dell’umano, l’agire mimetico rappresenta l’unica possibile configurazione di una prassi della libertà.
Nella teoria della mimesi si esprime al tempo stesso la critica del filosofo di Francoforte al mito dell’autenticità del Sé, tema che ritroviamo nel contributo di M. Latini su Dialettica negativa e antropologia negativa Adorno-Anders, il quale ripercorre le tappe del rapporto tra i due autori attraverso il confronto con l’opera di Heidegger, significativo nella riflessione di entrambi. Contrapponendo alla pseudoconcretezza dell’analitica esistenziale di Essere e Tempo il disegno di un uomo senza mondo, privato dell’essere e del tempo, Anders perviene a delineare un’antropologia negativa che mostra non pochi punti di convergenza con la critica di Adorno alla cifra identitaria dell’ontologia heideggeriana; così come convergente è l’attenzione che i due filosofi rivolgono all’universo della drammaurgia beckettiana inteso come antidoto non filosofico al gergo dell’autenticità.
Gli ultimi quattro saggi raggruppati nella sezione Metafisica affrontano, ragionando su aspetti diversi, la questione adorniana del senso dell’esperienza, della storia e del pensiero metafisico nella prospettiva del dopo Auschwitz, a partire dalle Meditationen zur Metaphysik che costituiscono l’ultimo capitolo di Dialettica Negativa.
Il contributo di P. Vinci, L’eternità dell’annientamento. Note di lettura a Dopo Auschwitz, analizza la questione del primato identitario attraverso la lente della critica che Adorno rivolge alla filosofia hegeliana, in quanto soluzione speculativa “disperata” di rimediare al rapporto di indifferenza tra pensiero e mondo. L’operazione di annientamento del finito e del non-identico a vantaggio dell’identico che Adorno imputa alla figura dello Spirito hegeliano viene ricontestualizzata nel quadro di una interpretazione della filosofia di Hegel che ne restituisce la costante e intrinseca tensione tra empirico e speculativo, nel tentativo di avvicinare l’istanza hegeliana di un pensiero dell’identità capace di salvaguardare la differenza con la critica adorniana di una totalità totalitaria rea di sopprimere l’universo della particolarità.
Il saggio di S. Petrucciani (La meditazione sulla “metafisica” nella Dialettica negativa e nelle lezioni), ripercorrendo le Meditationen e le lezioni sulla metafisica tenute da Adorno nel 1965, illustra la riflessione adorniana sui limiti del pensiero metafisico nel processo di assimilazione e razionalizzazione del carattere irriducibile della morte. Se dopo Auschwitz la tradizione metafisica occidentale ha esaurito la propria possibilità di restituire un senso affermativo al mondo, il nichilismo in quanto assolutizzazione del non-senso, si è rivelato espressione di un’operazione speculare altrettanto fallimentare. Soltanto l’orizzonte del pensiero dialettico negativo che si dischiude attraverso l’idea della morte in quanto limite impensabile, viene a costituire la possibilità di un’apertura oltre lo sbarramento della metafisica.
Sempre sullo sfondo del Nach Auschwitz, si colloca l’intervento di D. Gentili (“Possibilità dell’impossibile”. Figure de “Le meditazioni sulla metafisica”) che tematizza alcune figure fondamentali del pensiero adorniano – la banalità del male, la speranza e il tema della resurrezione della carne - scaturite dalla riflessione sul senso di un’epoca che ha sancito, con l’esperienza dello sterminio, la presentificazione immanente della negatività assoluta, ovvero, con le parole di Adorno, “la norma filosofica della pura identità come morte”.
In conclusione il saggio di G. Di Giacomo (Adorno: arte ed estetica dopo Auschwitz) attraversa la meditazione adorniana sul senso e la possibilità dell’arte nel mondo sopravvissuto alla tragedia dei lager e nell’epoca del trionfo dell’industria culturale. Nel venire meno dell’arte serena, arte tradizionalmente concepita come epifania dell’eterno nel transeunte, si profila per l’arte la funzione di rappresentare ciò che rifiuta di concedersi alla rappresentazione –la rappresentazione dell’ indicibile e dell’inenarrabile-, si prefigura in altri termini il compito di testimoniare. Il punto d’approdo dell’elaborazione estetica di Adorno delinea i contorni di un’arte paradossale che può continuare a esistere solo raccontando ciò che è impossibile raccontare, e solo rinunciando a quei canoni –eternità, assolutezza e autonomia- che nei secoli hanno rappresentato le forme tradizionali dell’espressione artistica, per abbracciare caducità e contingenza.
Il paradosso apparente che contraddistingue la concezione adorniana dell’arte moderna esprime quella medesima tensione che ritroviamo nel disegno della sua dialettica negativa: il tentativo ancora una volta paradossale del pensiero di pensare contro se stesso, destituendo le istanze della conciliazione totalitaria per spingersi oltre i propri limiti, oltre la prigione metafisica dell’identico e della verità coattiva. Questa stessa tensione, messa a tema nell’insieme dei contributi raccolti nel presente volume, restituisce complessità e densità di senso ai contenuti della filosofia critica di Adorno invitando a ragionare sulla validità contemporanea della sua riflessione.
Indice
Introduzione
Non-identico, Darstellung
L’espressione dell’inesprimibile (P. Lauro)
Darstellung, retorica e stringenza in Th.W. Adorno (S. Marino)
Contesti
G. Mahler e Adorno (E. Matassi)
Dialettica
La dialettica come modello (N. Di Placido)
L’excursus su Hegel: ontologia fondamentale e dialettica (M. Jacobsson)
Contesti
Th.W. Adorno: lo spettro di Derrida? (P. Mulè)
Soggetto e oggetto: un confronto tra Adorno e Foucault (M. Iacomini)
Libertà
Adorno: l’intreccio di libertà e natura (L. Cortella)
“Essere altro da come si è” (V. Rosito)
Contesti
Dialettica negativa e antrpologia negativa. Adorno-Anders (M. Latini)
Metafisica
L’eternità dell’annientamento. Note di lettura a ‘Dopo Auschwitz’ (P. Vinci)
La meditazione sulla “metafisica” nella Dialettica negativa e nelle lezioni (S. Petrucciani)
“Possibilità dell’impossibile”. Figure de ‘Le meditazioni sulla metafisica’ (D. Gentili)
Adorno: arte ed estetica dopo Auschwitz (G. Di Giacomo)
La curatrice
Mariannina Failla è ricercatrice di Storia della Filosofia presso l’università di Roma Tre. Ha pubblicato Verità e saggezza in Kant (Franco Angeli, 2002) e più recentemente Microscopia. La musica nel commento al Filebo di Gadamer (Quodlibet, 2007).
Nessun commento:
Posta un commento