Milano, Il Sole 24 ore, serie Economia, mente, cervello, 2008, pp. XVIII - 150, € 16,00, ISBN 9788883638329
Nel XX secolo la teoria economica è stata al centro di intensi dibattiti che ne hanno prodotto una significativa evoluzione. La radicalità dello scontro è stata tale da mettere in discussione la natura stessa dell’economia, arrivando oggi a sviluppi teorici ed empirici sostanzialmente inattesi. Per ripercorrere brevemente le fasi di questo percorso è opportuno iniziare da quando, alla vigilia della seconda guerra mondiale, diversi economisti europei (come Oskar Morgenstern o John von Neumann) emigrarono negli Stati Uniti. Questi studiosi lasciarono in Europa un terreno di discussione ampio e variegato, anche geograficamente, che tuttavia andò perdendo di rilevanza proprio in favore delle nuove scuole anglosassoni. Si formò un approccio unitario e spesso autoreferenziale allo studio economico: l’economia si costituì come una disciplina matematica in cui la maggior parte degli sforzi degli studiosi consisteva nella costruzione di assiomi che definissero con precisione le regole di comportamento degli agenti economici. Una tale impostazione, insieme ad una specifica assunzione comportamentale, fondò in sostanza la visione predominante del secolo, nota come Teoria della scelta razionale (TSR).
Già la nascita dell’economia sperimentale, avvenuta intorno agli anni ’50, aveva indebolito l’approccio tipico della TSR. Gli agenti impegnati negli esperimenti di laboratorio avevano mostrato di deviare dall’assunzione di razionalità con frequenze che risultavano pericolose per la stabilità del sistema. Poco dopo, l’avvento delle scienze cognitive, un approccio interdisciplinare (cui partecipano la linguistica, la filosofia della mente e del linguaggio, la psicologia cognitiva, le neuroscienze, l’intelligenza artificiale e, a partire dagli anni ’70, l’economia cognitiva) che pone l’accento sullo studio della mente in relazione al comportamento, aveva iniziato a mostrare agli economisti la possibilità di integrare il loro corpus di conoscenze con quello di studiosi di discipline come la psicologia cognitiva o le neuroscienze. Un convinto assertore dell’utilità della collaborazione tra l’economia e le due discipline menzionate è proprio Colin Camerer, autore, con George Loewenstein e Drazen Prelec, dell’articolo “Neuroeconomics: How Neuroscience Can Inform Economics” (2005). Nel 2008 Il Sole 24 ore ha riunito “Neuroeconomics” (già apparso in traduzione italiana presso la rivista Sistemi Intelligenti) e il più recente articolo “The Case for Mindful Economics” (2007), a firma del solo Camerer, in un’unica pubblicazione intitolata La Neuroeconomia, offrendo a un più vasto pubblico italiano un pezzo importante del dibattito internazionale sull’economia e sulle scienze cognitive. I due articoli, che nella sostanza possono essere considerati perfettamente uniformi essendo il secondo in qualche misura un aggiornamento del primo, argomentano in favore di un’impostazione mindful (in quanto opposta a quella mindless, adottata da Gul e Pesendorfer nel 2005) allo studio economico, e cioè di una sua apertura verso metodi e concetti di orientamento specificamente neuroscientifico.
La TSR si costruisce sulla condizione per cui, per dirla con Camerer, il cervello è l’ultima delle “scatole nere”. Fu questa osservazione a spingere William Stanley Jevons, nel 1871, ad affermare: “Dubito che gli uomini avranno mai i mezzi per misurare direttamente i sentimenti che agitano l’animo umano. È a partire dagli effetti quantitativi dei sentimenti che dobbiamo stimarne i valori comparativi” (il passo è contenuto ne La Neuroeconomia, p. 2). La scienza economica deve costruire i propri metodi di indagine e selezionare i propri oggetti di studio tenendo conto di questa lacuna. Qui interviene il principio delle “preferenze rivelate”. L’unico dato empirico su cui si possa contare è il comportamento osservabile degli agenti: coerentemente, considerando l’assunzione tipica della TSR (cioè: gli agenti si comportano in modo da massimizzare le proprie utilità, selezionando il più razionale tra una serie di comportamenti disponibili secondo un meccanismo deliberativo ricostruibile deduttivamente), si può risalire alle loro effettive preferenze. In questo senso le preferenze sono rivelate dagli agenti per mezzo del loro comportamento, e possono essere equiparate a quelle non osservate. Rozzamente, un sostenitore della TSR ricostruirebbe nei termini seguenti il ragionamento all'origine di un'ipotetica azione alpha compiuta da un agente A: A ha appena compiuto alpha. Se A l’ha compiuta vuol dire che in quel momento, e rispetto a quella situazione, alpha era l’azione più razionale per il fine che si era preposto. E allora: qual è il fine tale che alpha è la scelta più razionale per raggiungerlo? In questo modo, i fautori della TSR risalgono alle preferenze degli agenti economici semplicemente ricostruendo il loro presunto percorso deduttivo.
Sul finire degli anni ’70, Daniel Kahneman e Amos Tversky (KT) idearono dei questionari che prevedevano scelte di tipo binario, sulla falsa riga di quanto postulato dalla TSR. I due studiosi registrarono una deviazione rilevante dei soggetti sperimentali dagli assiomi tipici di razionalità (continuità, ordinamento e indipendenza). Come si legge in Innocenti (2009, L’economica cognitiva, Carocci, p. 18) non era tanto sorprendente che risultati di laboratorio, ottenuti per esempio da Maurice Allais nel 1953, o i successivi questionari di KT contraddicessero una teoria astratta come la TSR. Piuttosto, fu la sistematicità dell’“errore” a indirizzare gli studiosi verso la comprensione dei principi, i modi di elaborazione dell’informazione e i meccanismi di presa della decisione alla base di quei comportamenti. Oggi, in questa impresa il contributo delle neuroscienze appare imprescindibile. Gli enormi passi in avanti compiuti negli ultimi decenni nella conoscenza della geografia funzionale del cervello lasciano ben sperare, in prospettiva, per l’apertura di quell’ultima scatola nera. L'adozione di un'ottica interdisciplinare produce delle rilevanti implicazioni generali sulla comprensione della scienza economica; inoltre può fornire soluzioni a questioni applicative complesse (le scelte intertemporali, le decisioni in condizioni di rischio e di incertezza ecc.). Per ciò che riguarda il primo aspetto, Camerer parte da due osservazioni: in primo luogo, il nostro cervello sembra essere predisposto a sostenere processi automatici, al contrario di quanto si potrebbe ricavare dalla TSR che postula meccanismi decisionali deliberativi e costosi, la cui attivazione è indisponibile alla coscienza degli individui; in secondo luogo, processi di tipo affettivo, in quanto opposti ai processi razionali, rivestono un ruolo fondamentale nella presa di decisione. Concentrarsi sulla natura dei processi mentali equivale a superare il principio delle preferenze rivelate, ed indagare i meccanismi cognitivi alla base del comportamento.
Seguendo Camerer, offriamo di seguito una breve rassegna delle tecniche utilizzate dalle neuroscienze. 1) Tecniche di visualizzazione cerebrale che registrano l’attività elettrica o il flusso ematico presente nel cervello, come l’elettroencefalografia (EEG), la tomografia a emissione di positroni (PET) e la risonanza magnetica funzionale (fMRI). 2) Misurazione dell'attività dei singoli neuroni (le visualizzazioni si limitano ai circuiti neurali) attraverso l'inserimento di minuscoli elettrodi nel cervello: per la sua invasività, questa tecnica è però limitata agli animali. 3) Tecniche di stimolazione elettrica del cervello, anch’essa in gran parte limitata agli animali. 4) Inferenze sulla specializzazione delle diverse aree cerebrali a partire da psicopatologie o lesioni. La stimolazione magnetica transcranica (TMS), il cui utilizzo è controverso, interferisce temporaneamente con l’attività cerebrale in specifiche zone in modo da condurre ad inferenze causali sul funzionamento del cervello. 5) Misurazione di indici psicofisici, come frequenza cardiaca, pressione sanguigna e sudorazione. 6) Da ultimo, la diffusion tensor imaging (DTI), una risonanza magnetica sensibile alla diffusione delle molecole d’acqua attraverso gli assoni neurali mielinizzati.
A partire dai dati così raccolti, si può avanzare l’ipotesi che il comportamento sia il risultato di un’interazione tra diversi processi cognitivi. La prima distinzione è quella, già menzionata, tra processi affettivi e razionali. Questa s’interseca con una seconda differenziazione, tra processi automatici e controllati, dando vita ad una caratterizzazione bidimensionale dei processi neurali che Camerer rappresenta per mezzo di una tabella a quattro quadranti. Il primo quadrante è legato ai processi cognitivi attivati deliberatamente e con una percezione di sforzo funzionale alla complessità della decisione, accessibili introspettivamente: ad esempio, la valutazione dell’opportunità di acquistare una casa o di accendere un mutuo. Il secondo quadrante è relativo a processi insoliti e complicati da riprodurre: Camerer cita il caso degli attori di teatro che utilizzano il cosiddetto metodo Stanislavskij, che si forzano a “provare” determinate sensazioni, decidono di agire sulla base di determinati “affetti”. Il terzo quadrante è all’opera in relazione al movimento della mano del tennista che risponde ad un servizio, ma è probabile che lo sia anche quando processi più raffinati sono computati senza nessuno sforzo. Infine, il quarto quadrante è legato ai comportamenti rapidi e incontrollabili, come saltare in aria quando qualcuno urla “bu!” alle nostre spalle. La maggior parte delle decisioni viene presa senza che l’intero “percorso decisionale” sia terminato. Una prima conseguenza è che il ruolo dei processi deliberativi nella presa di decisione deve essere ridefinita e la sua estensione limitata: i processi automatici sembrano essere i processi di default del sistema cognitivo. Nella ricostruzione teorica dei percorsi decisionali è necessario prestare attenzione al pericolo dell’eccesso interpretativo in favore dei processi controllati e razionali, dato che la ricostruzione stessa appartiene a quest’ultima classe e tende naturalmente a sovrastimarne la rilevanza.
L’obiettivo de La Neuroeconomia è argomentare in favore della necessità della collaborazione tra economia, psicologia e neuroscienze. Questo avvicinamento ha prodotto un’opera di ripensamento complessiva di una disciplina, l’economia, storicamente chiusa agli apporti esterni. Nel prossimo futuro gli avanzamenti delle neuroscienze di fatto influenzeranno il carattere stesso dell'approccio neuroeconomico. Camerer è chiarissimo nel sottodeterminare ai risultati sperimentali delle due discipline “sorelle” l'adozione di una piuttosto che di un'altra impostazione: nello specifico, distingue tra un approccio incrementale ed uno radicale. Nell'immediato, sostiene, un'ottica incrementale, che integri i modelli economici già noti con i dati ottenuti dagli psicologi, è preferibile dato che rende i primi più affidabili e realistici. Ben presto, tuttavia, non sarà sufficiente apportare temporanee correzioni all'impianto generale, dato che gli stessi concetti di base utilizzati tenderanno a modificarsi, ad aumentare. Su questa base si fonda la radicalità tipica dell'economia comportamentale di Camerer, e ad un tempo la sua moderazione rispetto al problema della confutazione della TSR. Un'impostazione coerente con quella adottata da Glimcher e Rustichini in un loro articolo del 2004 (“Neuroeconomics: The Consilience of Brain and Decision”) che identifica l'obiettivo della neuroeconomia nel fornire una spiegazione “matematica, comportamentale e meccanicistica” per le scelte. Porre lo studio della mente al centro della ricerca, più che fornire una falsificazione dell'impostazione economica classica, pone problemi completamenti nuovi.
Indice
Prefazione
Per un'economia “brainful” di Riccardo Viale
1. Neuroeconomia, ovvero come le neuroscienze possono dare nuova forma all'economia
1. Introduzione
2. I metodi delle neuroscienze
3. Le lezioni fondamentali delle neuroscienze
4. Le implicazioni generali delle neuroscienze per l'economia
5. Specifiche applicazioni economiche
6. Conclusioni
Bibliografia
2. Per un'economia “mindful”
1. Introduzione
2. Per un'economia “mindful”
3. Sintesi conclusiva
4. Appendice. Stile e retorica di “The Case for Mindless Economics”
Bibliografia
L'autore
Colin Camerer è uno dei più noti studiosi di teoria economica al mondo. I suoi lavori mirano all’applicazione di principi della psicologia cognitiva nello studio della teoria economica: per questo, collabora a stretto contatto con specialisti non economisti, ed è impegnato in numerosi progetti di ricerca a carattere interdisciplinare. Al pari del suo libro Behavioural Game Theory (2003), gli articoli riprodotti nell’edizione italiana qui recensita rappresentano un manifesto della behavioural economics (economia comportamentale). Camerer è attualmente docente di Economia aziendale presso il California Institute of Technology (CIT).
Links
http://www.hss.caltech.edu/~camerer/camerer.html Pagina web di Colin Camerer al CIT da cui è possibile accedere ad altri siti di approfondimento, oltre che scaricare alcuni suoi lavori. In inglese.
9 commenti:
Recensione non contiene distinzioni necessarie alla vita ed al contempo vitali perché descrive indifferentemente anche realtà di morte non solo di vita;
e pratiche su morte da distinguersi su vita.
...Esempio: una scheggia elettrizzata che non si riesce a togliere sùbito e prominente fuori o non dentro corpo, cui elettrodi potrebbero deelettrizzare ed aiutare ad estrarre con chirurgia; tutto ciò è un possibile caso per infermieri e non di esperire fisiologico né neurologico né di esperimento fisico... Difatti fisiologo, neurologo, potrebbero raccoglier parametri non interagendo con accadere ma attorno ad esso; anche perché esperire è altro che far esperimento; e dinamiche fisiologiche oltre che fisiche non sono di possibile riuscita di scienza fisica solo di postuma indiretta verifica su parametri non cose stesse né persone.
Il programma economico TSR ovvero di teoria di scelte razionali non va confuso per programmazione per economia ed ancor peggio se a una confusione altra se ne aggiunge trasformando errore di programmazione per economia in errore, più grave, di programmazione di economia ed infine peggio sarebbe degenerarne fino ad economia programmante.
In programma di teorie di scelte razionali la teoria non si deduce, si induce, ma consiste in deliberazioni teoriche per azioni economiche conformi secondo principi di economia liberale.
Entro logica ecologica e per studiar delitti non dunque per illudersi che questi siano utili, sono stati compiuti studi neurologici, i quali erano non costruzioni né verifiche di teorie, cioè non erano applicati a sperimentazioni ma esperivano e non producevano condizioni di sperimentanti criminali; capitando se fermare i crimini altrui non possibile sùbito o non presto; quasi sempre in situazioni di suicidio-omicidio ma pure di omicidio o suicidio, od in violenze di ferimenti od altre. Ugualmente non diversamente con altre scienze contro violenze e falsità... Così fornendo prospetti validi affinché i tecnici potessero capire gli abusi sui ritrovati tecnici stessi ed affinché se ne ritrovassero di meno esposti a criminalità.
Dunque...
Ad agente economico 'A' corrisponde azione razionale 'alpha' secondo uno scopo realmente omologo cioè conforme ed autentico, definibile 'a', proprio se 'a' non x, cioè se scopo non esterno neppure extradeterminabile né extradeterminato;
| A–alpha–a |
e non: | A, alpha, a |
In particolare e non solo: le scienze sono processi razionali anche nello studiare i fenomeni irrazionali ed allora utilizzarne in economia non conduce mai a effettiva rivalutazione degli stati emotivi nelle scelte economiche.
Perciò la TSR non è adatta a piena mentalità ma è atta per piena mentalità impegnata in accadere economico ("for Mindful" non è lo stesso che 'to Mindful'). Per questo è illogico promuovere con TSR un pieno utilizzo fisico intellettuale economico, nel senso che (ed in caso cui recensione) usar pienamente cervello ("brainful") è per TSR necessario previamente ecologicamente - economicamente non viceversa e comunque è esso atto specifico fisiologico non specifico neurologico e quanto non pertiene a neuroeconomia non ne pertiene; vano trovar rimedi in unirne psicologia e più vano unirne fisiologia...: perché a voler ed a realizzar neurofisioeconomia o fisioeconomia non c'è da far neuroeconomia (culturalmente ovvio non subculturalmente).
(...)
MAURO PASTORE
La TSR era sorta di fatto quale programma di iper-razionalizzazione economica di Occidente capitalista fattosi Blocco Ovest di Guerra Fredda contro Oriente comunista sovietico non più politicamente economicamente russo ed anche cinese ed altro anche in Blocco Est. Essa postulava invenzioni non derivava postulati da descrizioni, ma in ambienti subculturali e da poteri capitalistici non capitalisti se ne compose una copia inetta e peggio che inetta pretendendo che ne fosse replica.
Neuroeconomia era parte di vantaggi da acquisire non da ottenere, perché decidere di ottener vantaggi extraeconomicamente da settorialità scientifica per teoria di scelte razionali in economia riduce razionalità economica a logicità extraeconomica/non-economica causando depotenziamenti e dispersioni in applicazione di Teoria.
Positivismo e scientismo, oscurantismo e fanatismo, assieme a violenza nemica di totalitarismo comunista in specie stalinista, rendevano acquisizioni difficili e precarie; di copia di teoria e sottoposti accadde disastro di falsi ottenimenti e nemico di Blocco Est ne profittava ed anche –prevalendo totalitarismo– ne favoriva.
Mentre gli sgherri di Stalin minacciavano i crani degli oppositori a Regime Totalitario ma esercito in gran parte russo aveva optato già per progressive astensioni da conflittualità reali, in Occidente impazzavano le illusioni della falsa teoria, assieme ad altre pure; e di falsità in falsità massicciamente i rapporti tra scienza e tecnica e gli apporti tecnici a scienza erano gestiti non tecnologicamente ed instaurandosi regimi clandestini di false necessità sia scientifiche che tecniche, che estremizzavano errori e violenze già esistenti prima — e tuttora ancora esistenti. In questa aberrazione vere scienze ed autentiche tecniche non erano utilizzate — e non lo sono né se ne potrebbe. (!)
Ad altro era vero apporto neurologico, informativo non operativo ed in collaborazione con i criminologi per evitare tormenti inutili peggio se con neurochirurgia e per evitare anche neuromanipolazioni tormentose (queste attuate quasi mai con sole mani); ed ugualmente con la psicologia si agiva ed anche con la antropologia cioè per evitare ulteriori abusi di fraintendimenti e violenze; mentre da scienzati fisici si informava di non applicabilità fisica-fisiologica solo verificabilità fisica e parimenti con fisiologia e biologia si cercava di evitare sostituzioni errate di scienze con altre scienze... ; ma per evitare quelle disastrose neurochirurgie spesso non si evitavano quelle quasi altrettanto od altrettanto disastrose neuromanipolazioni; ed a tuttoggi accade.
Di fatto falsa teoria invertiva facoltà di scienze e tecniche fino a pratiche criminali gravissime e tentando di dimostrare inaccettabilità di non falsità. Da tecniche presumevano i falsari inconsapevoli di dedurre dati scientifici; da cronache di cadaveri non immoti deducevano utilità di inserimenti in corpi vivi... confondendo fisicalità e fisica, di fisicalità invece che per intellettualismo ne pensavano alla stregua di... fiscalità e più oneri che vantaggi bramando per il prossimo...
È evidente allora che non si può affrontar questione così con apporto di scienze e tecniche senza renderlo valido qual contributo informativo a criminologia; che deve far da scopo e non senza orientamento ecologico di stesse scienze, anche difensivamente necessario.
(...)
MAURO PASTORE
Entro inversione tecnica/scientifica risultano ridotte ad affermazioni ipotetiche i dati scientifici e le ipotesi scientifiche che delimitano mediante dati 'vuoti' ma scientifici sono copiate - trasformate in inferenze arbitrarie, tutto accadendo a causa di scientismo in pseudolinguaggio non veramente scientifico ma pseudoscientifico.
Ipotesi della sincronicità da informazione scientifica di psicoidalità fu ed è stata espressa da non veri competenti come fosse 'stato psicotico' e poi come fosse 'stato psicotico di malattia'; odiernamente informazione scientifica di equilibrio neuronale non solo neurotico (teoria recente di neurologia (cui andato premio Nobel per la scienza)) è espressa come fosse traguardo e neanche di tutte le vite vegetali o vegetative; invece è equilibrio vitale lo stesso consister neuronale, stesso 'neuro' esiste in equilibrio o non esiste (e non c'è proprio nulla da aggiungere a questo).
Recensore non descrive inversione (da me) suddetta e ne menziona e ciò non è filosoficamente favorevole anzi sfavorevole in recensione.
Nella realtà della inversione non ci son case da acquistare ma manicomi e nosocomi, di cui constatare inutilità e fuorvianza. Non vero sport, ma pratiche limitative; non teatralità ma mimesi e non aggressioni per gioco ma vere. Pur non sembrandone, è di mentalità in atto e nella fattispecie, la azione a vuoto (il "default" è la certezza) ed è il vuoto (non nullità) di azione, correlato con ipercontrollo obbligato, causato anche da stessa violenza di costringere in posti sbagliati: manicomi, nosocomi, od altro che funziona uguale od egualmente fatto funzionare.
(...)
MAURO PASTORE
La confutazione della vera TSR costituisce un problema irrisolvibile per i più vasti sistemi economici perché è necessaria ad essi, sia per capitalismo, che per socialismo, sia per entrambi. Confutarne la falsa è còmpito di lotta contro crimini e condizioni che opportunano i crimini; ciò si studia con criminologia, che se si avvale di scienze utilizzabili per scopo di tal studio anche, è scientifica, ma criminologia non è mai scienza.
Entro realtà spuria non solo autentica, che è vastissima, v'è una neuroeconomia che ha bisogno di una psicoeconomia per una psiconeuroeconomia; di fatto però ciò necessita di una neuropsicoeconomia anche, perché è la psicologia principale possibile aiuto scientifico per attuare studi criminologici cioè non criminali su criminalità.
(...)
MAURO PASTORE
Di fatto "neuroscienza" è espressione gergale, tecnica o subculturale, non di stesse scienze ed in uso scientifico qual gergo tecnico. Ma per mezzo v'è odiernamente anche gergo criminale; quello che finge che le possessioni psicologiche, studiabili studiate da psicologia analitica, siano effettuazioni di azioni e deliberate... Per tali intrusioni gergali, si trovano assai diffusi linguaggi corrotti ed a causa anche di costrittività verbale non solo invasività, anche in ambienti sanitari ma questi son più ridotti di quanto sembri a chi ignaro di vastità criminali e specificamente di malasanità.
Accludo esempio che illustra verità e poi che mostra non onesta gergalità:
una improvvisa furiosa azione può esser limitata da effettiva malattia di chi agisce, non potrebbe essere limitata ma neanche potenziata da stato di malattia, mai accade che malattia o stato di malattia possano rendere una furia un disastro o più disastrosa; malattia potrebbe render furia meno tale, ciò potendo esser disastroso se essendo accadimento disastroso reale, cui applicar dubbi su effetti; stafo di malattia rende meno lieta o più triste una furia, niente altro; ...ma da molti (troppi) si usa gergo di neuroscienze e purtroppo per finger inesistenti pericoli. Si dice in gergo tecnico di "preso" in riferimento a passività non attività neurologica, non a corpo; ma il gioco falso delle "geografie mentali", che non sono mai neurologiche né interdisciplinari, fa sembrare che presa neurologica possa indicare l'acchiappare chi furioso ed irriflessivo.
È ovvio che arbitrarietà è sottesa a violenza volontaria e che involontaria non dipende da corpo ma da condizioni - situazioni e neanche mentali: se uno sta fermo su piede altrui, non è suo corpo ma posizione del suo corpo a costituir inadeguatezza, ugualmente dicasi di chi tantissimo corre e vicino e verso qualcuno; però (ovvio!) i movimenti spontanei del corpo non sono invasivi e se spazio insufficiente allora è lo spazio insufficiente; non è logico neppure accusare tremori di epilessia.
Ovvio che funzionamenti non sono eccessi di azioni; ovvio che questi sono errori o decisioni; malattie non generano errori, a volte diminuiscono capacità, di cui non è con medicina a poterne sapere e neppur di effettive reali incapacità anche perché vera medicina è rimedio a problema non descrizione di problema... Ma è diffuso tra molti, troppi, inventare di inesistenti "rapimenti di follia" e disgraziatamente favoleggiare di " 'raptus' di follia ", i quali potrebbero esser effetti di tempeste elettromagnetiche e non incoscienze (ovviamente)...
Invece di pensar a questo, molti e troppi specialmente in ambienti presunti "medici" e presunti "sanitari" ma non solo in questi, si illudono che capacità siano oggetto di studi scientifici e dicon ampiezze per capacità e intuizioni per esperienze e non sanno capir sempre o mai cosa sia scienza né cosa sia tecnica. Scienza non produce previsioni neppure a tecnica; cui logica diretta è la tecnologica e per aggiunger ad ovvietà (se tecnologiche però ardue a definirsi!) non ovvietà bisogna considerare i saperi, che non sono le scienze stesse e sono anche altro e pure tutt'altro; e cui filosofia è più certo sistema di accesso però se tale praticata.
MAURO PASTORE
Bisogna capire che vera TSR non funziona al rovescio; vasti ambienti criminali ne voglion fare un TSO e dei TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio) vorrebber fare non notifiche ma reali imposizioni contro persone e contro cose. Ma la sanità non serve a cambiar cose né è fatta per persuadere né per comandare né per mutare.
Certo non serve il postumo ricorso alla biologia se cioè esso è per scegliere vera intelligenza vitale; e la immane stupidaggine o peggio di vaste moltitudini, cui anche soggetti poco sospettabili od insospettabili, non ha autentiche risorse economiche cui umanità potrebbe offrire realmente; perché tali moltitudini non vogliono umana convivenza e contravvengono a ordine delle cose, cioè trasgrediscono ordini cosmici sia per disamore che per distrazione (sia suicidi che omicidi ne sono infatti i casi)...
Ma coincidenze che ne evitano non sciagure e non morte stanno terminando già ed in parte son già terminate.
Altra cosa è la vera esigenza di razionalità economica da parte di mondo in grave difficoltà civile; difatti interventi razionali massivi in economia son utilissimi a difficoltà civili; ma se più le difficoltà culturali, a nulla servirebbe razionalità economica.
MAURO PASTORE
*Detto, mostrato in commento precedente che:
...Ad agente economico 'A' corrisponde azione razionale 'alpha' secondo uno scopo realmente omologo cioè conforme ed autentico, definibile 'a', proprio se 'a' non x, cioè se scopo non esterno neppure extradeterminabile né extradeterminato;
| A–alpha–a |
e non: | A, alpha, a |
**Dunque aggiungo che:
...Nel cercare il terzo elemento a completamento di
A agente economico
e
alpha scelta economica, stante
E (con cui indico le economie) : TSR (Teoria della Scelta Razionale) ,
la mediazione scientifica psicologica e neurologica (che dico: M) opera una riduzione (non solo semantica, anche conoscitiva) rispettivamente di ragione quale facoltà della mente e di scelta quale corrispondenza cosmica già esistente.
! Teoria delle Scelte Razionali ugualmente alla mucca che trova cielo e prato cui fa corrisponder proprio gusto a ruminare, egualmente al girasole che si orienta nel trovar raggi solari omocromi, ma anche differentemente e se determinatamente ignorandone allora senza soddisfazione pari o adeguata (secondo i gradi della ignoranza) a bestie e piante, a vacche e girasoli e al resto della compagnia di flora e fauna.
A — alpha / E0 - TSR | A — alpha \ E — M — TSR
Se a economia manca di tutta coerenza di interni rapporti (tal economia: E0) essa non potrebbe mai operare del tutto direttamente per scelte filosoficamente razionali, dunque
non: E - TSR , (formula con trattino breve -)
invece così:
E — TSR ,
cioè per tramite più elaborato (segnato da trattino lungo —).
Tal elaboratività maggiore trovasi nelle operazioni economiche, che sono logicamente circhiche, cioè non chiuse in cerchi ma circolarmente-apertamente in cerchi che delimitano non confinano, a destinalità omologate, a maggior elaborativa le azioni e le decisioni di medesima economia, non: A - alpha , ma: A — alpha (formula reale cioè annotata con trattino lungo che indica non direttività di legame) .
Se a necessità elaborative corrispondono scienze psicologiche e neurologiche, esse data riduzione che operano causano previa ulteriore elaborazione che aggiungendosi a già grande se ne accresce in tutte le applicazioni scientifiche, da inizio; dunque non: - M - , ma: — M — .
(...)
MAURO PASTORE
Riduzione operata da scienza, non essendo di realtà altra da quella di agenti economici né di loro scelte (psiche qual energetica è elemento di stesso mondo non solo di ciascun vivente né solo di ambiente vitale di vita ma di quant'altro oltre ed ai neuroni sono anche corrispondenti elementi minimi non altri in ciò che alimenta stati vegetativi e vegetare stesso), non consente che il resto non mediato e connesso ne sia direttamente né parzialmente, perché riduzione operante e perché quanto ridotto non trovando corrispettivo cui riduzione valere non riduttivamente; talché tra:
—M— , )—M—( ,
cioè tra mediare possibile in astratto ed in concreto
[ )( ]
sia sempre anche
(—M—):—M— ,
cioè una impossibilità di astrattezza-concretezza in stesso potere mediativo astratto e tal che:
)—M—( : )—M—( : )—M—(
e senza risoluzioni differenti dal ripeter necessario di concreto mediare senza concomitante aiuto di corrispondente ripetizione astratta; da ciò conseguendo che funzione (F) di mediazione e sua diretta derivata (f) siano così riferibili
F(M):f{ )—M—( }:f{—M—}
non viceversa:
F(M) f{—M—}:f{ )—M—( } (:)
ma il rovescio (che non è l'inverso) possibile con inversione di funzione di mediazione da attiva a passiva:
f{ )—M—( }:f{—M—} : F(M)
e data riduttività (R) di mediazione M allora
non f{ )—M—( }:f{—M—} , F(M)
cioè con funzione e mediazione economiche in stretta dipendenza funzionale a riduzione ovvero riduttività:
Rf {f{ )—M—( }:f{—M—} –E– F(M)}
e se economia non in stretta dipendenza di fattispecie, allora non essendo possibile che riduttività non sia anche negazione N:
Rf {f{ )—M—( }:f{—M—} —E— F(M)} : N
che nella pratica economica, ove concretezza direttiva (D) si rovescia in funzionalità di negazione direttiva:
fN {Rf {f{ )—M—( }:f{—M—} —E— F(M)}}
che se a sua volta rovesciata in negazione direttiva di funzione, dunque continua a constare a causa di effettiva riduttività R e così negazione non è più esterna e non più forte ma onnicomprensiva e più che funzionalità, cioè funzione (non derivata):
nF {Rf {f{ )—M—( }:f{—M—} —E— F(M)}}
e tuttavia trovandosine ulteriore rovescio non per umane esigenze (R0) ma di fauna e flora (R1, R2) talché
R0 | Fn (si consideri che entelechie numeriche non sono soltanto sequenze continue logiche di entità)
R1 {Fn}
R2 {Fn}
(...si consideri che entelechie numeriche sono anche sequenze logiche continue e discontinue di entità...)
!
...
MAURO PASTORE
***
Per intender quanto segue è necessario considerare anche precedenti miei messaggi:
...
Trovandosi ulteriore rovescio non per umane esigenze (cui abbreviazione e cifra alfanumerica: R0) ma di fauna e flora (R1, R2), con transazioni economiche non continue con funzione di negazione interna-debole economica (Fn)
R0 | Fn
(si consideri che entelechie numeriche non sono soltanto sequenze continue logiche di entità)
e con transazioni economiche nonndel tutto continue
R1 {Fn}
R2 {Fn}
(...si consideri che entelechie numeriche sono anche sequenze logiche continue e discontinue di entità...)
allora
R0 {nF {Rf {f{ )—M—( }:f{—M—} —E— F(M)}}} / R0 |Fn {Rf {f{ )—M—( }:f{—M—} —E— F(M)}}}|
ove / e non \ , cioè ove separazione (S) S tra esigenze specifiche umane e funzione di negazione di riduttività è unilaterale e dipendente da esigenze umane; oppure se non dipendente da esigenze umane può essere multilaterale ma secondo riduttività di fauna e flora:
R1, R2 : {R0\R0{R0/R0}}
S: /, \, |
Secondo equabilità matematica logica:
/, \, | = S
in matematica delle espressioni:
: S= /,\,|
ovvero in matematica delle espressioni applicata ad economia:
:: S=/,\,|=S : 1S=/,\,|=2S
ove prima S (1S) corrisponde a fauna, seconda S (2S) a flora
Data impossibilità generale di economia generale a soddisfar esigenze umane sempre tramite altrui viventi, dunque la separazione comporta invalidazione di dipendenza / e validazione di dipendenza \ con conseguente dominio economico di flora e fauna su economie umane, tramite agricoltura non solo incontrollata anche eterodotta e tramite fine di allevamenti trasformati in levatorie.
Caso di mucche e girasoli: oli di girasoli che obbligano a stili di vita meridionaleggianti (pienezza di lumi solari) e latti adatti a dissuaderne ulteriore consumo, cioè per abitudine alimentare africaneggiante, non per scelta economica umana ma per umano scegliere economia a valore (- V) ridotto:
R1, R2 : {R0\R0{R0/R0}}
S - V
Essendo in tal caso la sottrazione di valore alla separazione ulteriormente separativa cioè secondo non equabilità essendo separazione tale:
S - V / S ,
non S - V = S .
Tali ultime due espressioni significano che stessa separazione di interessi economici umani con interessi economici umani a causa di devoluzione di poteri a viventi non umani non conduce a conservazione (C) di economia stessa ma a dissoluzione (( C | )) :
C | S - V / S
e se si considerasse apporto scientifico antropologico anche, e non venendo meno alcuna riduzione neurologica né psicologica a causa di non datività solo connettività di interdisciplinarità scientifiche ed aggiungendosi scientificità appropriata ad interezza di umani interessi, la non conservazione non sarebbe progressiva; e non potendosi istituire tal economicità se con scientifica mediazione antropologica, cioè: scelta di economia ridotta tecnoscientificamente e provvisoria ed eterodotta non potrebbe mai essere scientificamente di umano vantaggio anche. In ultima formula logico matematica dunque C corrisponde anche a:
catastrofe; C come catastrofe.
Perché non si potrebbe evitare una catastrofe? Per non considerare inesistente geografia mentale neurologica né psiconeurologica neppure neuropsicologica; perché psicografia in tal ultimo caso comunque non è fisiografia e neurografia non è encelografia dato che è fisiologia a studiare il cervello non la neurologia né biologia.
MAURO PASTORE
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