Recensione di Jamila Mascat – 07/08/2009
Sociologia, Filosofia politica, Filosofia della religione
Nell’introdurre al pensiero di Max Weber il presente volume intende presentare una ricognizione del panorama della ricezione internazionale dell’opera del sociologo tedesco, maturata nel corso della seconda metà del novecento.
Il punto di partenza dei tre capitoli in cui è suddiviso il libro, è il cosiddetto canone weberiano, originariamente fissato dalle edizioni postume delle opere di Weber curate dalla moglie Marianne e successivamente dallo studioso Johannes Winckelmann.
Questa linea interpretativa, che ha a lungo condizionato l’orientamento delle ricerche weberiane, ha privilegiato l’analisi di alcuni contenuti dell’opera di Weber (in particolare alcune parti di Economia e società, i cosiddetti scritti metodologici, le due conferenze di Monaco e le tesi sul rapporto tra capitalismo e protestantesimo) a scapito di altri.
Il volume in questione propone una ricostruzione storico-critica delle principali fasi di decostruzione del canone weberiano al quale numerosi studiosi hanno imputato il limite di non essere riuscito a fornire una comprensione sistematica del pensiero del sociologo di Erfurt.
Il percorso proposto dall’autrice, nel tentativo di restituire una lettura organica del pensiero di Max Weber, procede per progressivi ampliamenti dell’orizzonte interpretativo, in sintonia con l’evoluzione del dibattito avviato negli anni ’60.
Per gli interpreti che hanno promosso tale operazione, la revisione del canone weberiano è consistito innanzitutto nell’adottare un approccio che tenesse conto della totalità della produzione teorica dell’autore e secondariamente nell’attribuzione di un diverso ruolo e peso specifico ai suoi singoli scritti, in funzione della nuova centralità accordata al leit motiv della razionalizzazione.
Il lavoro ermeneutico cui nel corso degli anni è stato sottoposto il corpus weberiano ha portato gli interpreti a porre di volta in volta l’accento sulle diverse materie che sono state oggetto di studio e di interesse da parte del pensatore tedesco: lo studio dei meccanismi di sviluppo e consolidamento del capitalismo occidentale, le indagini storico-sociologiche sul rapporto tra processi di razionalizzazione e fenomeni religiosi, le considerazioni metodologiche sullo statuto delle scienze sociali, l’analisi dei meccanismi di potere che governano la società moderna, l’esplorazione teorica dei vari tipi dell’agire sociale e della condotta pratica razionale concepita in senso storico-universale.
Alla luce di tali approfondimenti il fulcro del lavoro weberiano, secondo Triggiano, può essere rinvenuto nel tentativo di “spiegare la peculiarità del razionalismo occidentale e nell’ambito di questo, del razionalismo occidentale moderno, a partire dalle condizioni economiche, ma senza trascurare il nesso opposto” (p. 104), ovvero il condizionamento della condotta di vita sulla sfera dello sviluppo economico.
Il primo capitolo del libro, Dal canone weberiano alla svolta di Reinhard Bendix, ricostruisce dapprima in sintesi i contenuti essenziali delle principali opere di Weber: Economia e Società (1922), tradizionalmente ritenuta la summa del suo pensiero, L’etica protestante e lo spirito del capitalismo (1904), i saggi metodologici e le conferenze del ’17 e del 19 su La scienza come professione e La politica come professione.
L’autrice enumera i fondamenti della ‘sociologia comprendente’ weberiana che si propone come obiettivo quello di fornire una spiegazione causale dell’agire sociale e ne illustra le specificità nel contesto del dibattito tedesco dell’epoca tra storici e positivisti sul metodo delle scienze sociali. Parallelamente vengono riassunte le linee guida della ricerca weberiana sui temi della genesi e dello sviluppo del capitalismo in base ai contenuti esposti in Economia e Società e nell’Etica protestante: nella prima, a partire da un’analisi del sistema capitalistico, e in particolare del sistema capitalistico moderno inteso come specifica, sebbene non unica, forma di razionalizzazione della civiltà occidentale, prevale l’intento di esplicitare le connessioni sussistenti tra la sfera economica e la dimensione politica, religiosa e giuridica; nella seconda, invece, Weber privilegia la comprensione delle caratteristiche del tipo di condotta razionale che ha consentito l’emergenza di questo modo di produzione.
Il seguito del capitolo è costituito dall’esposizione della svolta interpretativa compiuta da Reinhard Bendix, lo studioso americano che ha avuto modo di riaccendere l’interesse nei confronti dell’opera di Weber con la pubblicazione nel 1960 del volume intitolato Max Weber an intellectual portrait. L’opera di Bendix, che prende le mosse dalla constatazione dello stato di frammentazione della letteratura weberiana, incapace di rendere conto della complessità dell’opera dello studioso tedesco, muove alla ricerca di un possibile filo conduttore alla luce del quale comprendere l’insieme degli scritti di Weber. Bendix giunge per primo a formulare l’ipotesi del tema del razionalismo occidentale come centro propulsore della ricerca weberiana e ad attribuire un ruolo importante agli scritti di sociologia della religione - ovvero agli studi comparativi dei sistemi di pensiero sottesi alle diverse religioni antiche e moderne - in virtù delle profonde connessioni che essi intrattengono con i testi di sociologia politica e analisi economica.
Le tesi di Bendix, come sottolinea Triggiano, hanno rappresentato il punto di partenza della nuova stagione di studi weberiani inaugurata in Germania nel corso degli anni ’70 e ’80 grazie al contributo di tre autorevoli interpreti, Friedrich H. Tenbruck, Wolfagang Schluchter e Jürgen Habermas a cui è dedicata la seconda e più corposa sezione di questa Introduzione intitolata Da Economia e società a Sociologia della religione. Verso un nuovo Max Weber.
L’autrice sottolinea come questa nuova fase di ricezione dell’opera di Weber si sia avvalsa delle acquisizioni della ricerca di Bendix per ridiscuterle, correggerle e superarle. Comune ai tre studiosi tedeschi è stato l’interesse accordato agli scritti di Sociologia della religione considerati il punto di partenza per una comprensione organica della riflessione di Weber. Questi scritti, pubblicati dall’autore nel 1920, comprendono insieme all’Etica protestante e al testo su Le sette protestanti e lo spirito del capitalismo, i saggi su Confucianesimo e taoismo, Le considerazioni intermedie, le Osservazioni preliminari, e l’Introduzione all’etica economica delle religioni universali; mentre Induismo e buddismo e Giudaismo antico sarebbero stati pubblicati postumi dalla moglie di Weber. Il mutamento di paradigma avviato dagli interpreti tedeschi presuppone una diversa ricostruzione della cronologia delle opere di Weber (Economia e Società, a differenza di quanto ritenuto da Bendix, non viene considerato l’ultimo dei suoi scritti, ma collocato anteriormente a l’Etica economica delle religioni universali) e presuppone anche l’assunto che le indagini sul fenomeno religioso - sul rapporto tra religione e economia, e più in generale tra religione e società - costantemente rimaneggiate nel corso degli anni, siano state il fulcro essenziale della ricerca di Weber: proprio su questo terreno egli cercò di articolare il problema della genesi del razionalismo occidentale.
I lavori di Tenbruck, Schluchter e Habermas si concentrano sul concetto di razionalizzazione. Secondo l’ipotesi di Tenbruck il processo di razionalizzazione viene concepito da Weber nella forma del disincantamento (che comincia agli albori della civiltà e giunge fino al protestantesimo moderno) e nella forma della modernizzazione (che riguarda, nello specifico, l’intensificazione e gli sviluppi occidentali di questo fenomeno). Sempre secondo Tenbruck il disincantamento rappresenterebbe un’acquisizione matura della riflessione weberiana, coincidente con la stesura degli scritti di sociologia della religione.
In una prima fase che corrisponde alla redazione dell’Etica protestante Weber si sarebbe soffermato piuttosto sull’analisi del processo di modernizzazione innescato dalla razionalità economica tipica del capitalismo moderno, per arrivare, in alcune sezioni di Economia e società dedicate al potere e al diritto, ad esplorare le implicazioni del protestantesimo ascetico nell’ambito delle dinamiche di razionalizzazione sociale (non soltanto economica, ma anche giuridica, politica ed etica). Tuttavia soltanto ne L’etica economica delle religioni universali il pensatore tedesco sarebbe pervenuto a elaborare una comprensione articolata del carattere storico-universale del disincantamento religioso, che avuto origine nel giudaismo antico e sullo sfondo del quale è emersa la modernità occidentale.
Prendendo le mosse dall’interpretazione di Tenbruck che legge la sociologia weberiana in chiave evoluzionista, W. Schluchter ne Lo sviluppo del razionalismo occidentale tenta di ampliare questa lettura per render conto anche dell’impostazione comparativista del lavoro di Weber, guidato, secondo lo studioso tedesco, dall’intento di ricostruire una storia generale della società moderna. Nel far questo Schluchter si concentra principalmente sulla sociologia delle religioni e in particolare sulle descrizioni di Weber dei percorsi di elaborazione delle “immagini del mondo” all’interno dei singoli sistemi religiosi in oriente e occidente. Anche la riflessione di J. Habermas, incentrata sull’analisi della modernità e la comprensione delle sue patologie, prende significativamente spunto dalle categorie weberiane e in particolare dal concetto di razionalità cui il filosofo di Francoforte accorda un ruolo essenziale all’interno della meditazione di Weber. Tuttavia nelle pagine della Teoria dell’agire comunicativo Habermas rimprovera al sociologo di Erfurt il fatto di aver conferito un primato quasi esclusivo alla nozione di razionalità strumentale, trascurando di analizzare approfonditamente il paradigma distinto e complementare della razionalità comunicativa.
Questo secondo capitolo termina con una rapida ricognizione della nuova svolta interpretativa introdotta alla fine degli anni’80 dalla ricerca di Wilhelm Hennis, in controtendenza rispetto alle acquisizioni cui erano pervenute le ricerche di Bendix, Tenbruck e Schluchter, con cui l’autore di Il problema Max Weber condivide nondimeno l’esigenza di produrre una interpretazione sistematica e globale dell’opera di Weber. Hennis, interrogandosi sugli intenti teorici esplicitati dall’autore nelle pagine dei suoi scritti, rifiuta di considerare il tema della razionalizzazione in Occidente come l’oggetto precipuo della sociologia weberiana. Ricentrando quest’ultima intorno alle tesi sviluppate nell’opera su L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, che occupò durante tutta la vita la riflessione dello studioso, Hennis ritiene di poter far coincidere l’obiettivo principale degli approfondimenti di Weber con l’analisi della “condotta razionale della vita sul fondamento dell’idea di professione come uno degli elementi costitutivi dello spirito capitalistico moderno, e non soltanto di questo, ma della civiltà moderna” (W. Hennis, Max Weber Fragestellung. Studien zur Biographie des Werks, Tübingen, Mohr, 1987, p. 28). Il fulcro dell’interesse di Weber sarebbe stato pertanto, secondo Hennis, la comprensione del meccanismi della condotta razionale nel corso delle varie tappe di sviluppo dell’umanità.
La terza e ultima parte del volume ripercorre le tappe della ricezione italiana del pensiero di Weber. L’autrice illustra le ragioni del ritardo con cui gli studi del pensatore tedesco hanno cominciato ad essere tradotti, pubblicati e discussi in Italia rinvenendo una delle cause principali di tale ritardo nell’idealismo e nell’antipositivismo dominanti nella cultura italiana della prima metà del secolo scorso che rifiutava di riconoscere alla sociologia moderna lo statuto di una scienza autonoma.
Dietro le sollecitazioni di Benedetto Croce, interessato per lo più all’approfondimento degli scritti weberiani di argomento politico, è stato tradotto nel 1919 lo scritto su Parlamento e governo.
L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, pubblicata nel 1931-32, per lungo tempo è stata la più dibattuta delle opere di Weber, poiché sembrava che gli argomenti dell’analisi dello studioso tedesco sulla genesi del capitalismo potessero essere utilizzati nella comprensione del ritardo economico e sociale della società italiana.
Soltanto a partire dagli anni ’50, in concomitanza con lo sviluppo della sociologia come disciplina scientifica, si è affermato lo studio sistematico delle opere di Weber, assurte al rango di capisaldi nell’ambito delle scienze sociali.
Triggiano si sofferma in particolare sui contributi interpretativi di P. Rossi e F. Ferrarotti. Tanto i lavori di Ferrarotti (Max Weber e il destino della ragione, 1964; Max Weber tra nazionalismo e democrazia, 1972) quanto quelli di Rossi (Weber e la razionalità del mondo moderno, 1981; Max Weber. Razionalità e razionalizzazione, 1982) hanno orientato la lettura dell’opera weberiana intorno al tema della razionalizzazione e sul processo di razionalizzazione specifico del mondo moderno occidentale. Per Ferrarotti si è trattato di liberare Weber dalla distorsione delle interpretazioni antimarxiste sottolineando l’ampiezza della prospettiva metodologica weberiana che, secondo lo studioso italiano, non doveva essere letta in antitesi rispetto alla teoria di Marx, ma piuttosto considerata come un apparato teorico capace di integrare significativi elementi dell’impostazione marxista.
Nel novero della storiografia weberiana più recente l’autrice presenta gli interventi di due studiosi italiani contemporanei, Alessia Zaretti e Dimitri d’Andrea, rispettivamente incentrati sull’analisi della sociologia della religione e del pensiero politico di Max Weber. Il lavoro di entrambi testimonia non solo della continuità della tradizione italiana degli studi weberiani, ma anche dell’imprescindibilità degli strumenti concettuali elaborati dal sociologo tedesco per comprendere le istanze e i limiti della ‘gabbia d’acciaio’ della contemporaneità.
Indice
Introduzione
Cap. I. Dal canone weberiano alla svolta di Reinhard Bendix
Cap. II. Da Economia e società a Sociologia della religione. Verso un nuovo Max Weber
Cap.III. La ricezione di Max Weber in Italia
L'autrice
Daniela Triggiano è dottore di ricerca in Sociologia, analisi sociale e politiche pubbliche presso l’Università degli Studi di Salerno.
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