domenica 27 dicembre 2009

Bitsakis, Eftichios, La natura nel pensiero dialettico.

Gassino (TO), PonSinMor, 2009, pp. XXII+392, € 20,00, ISBN 9788890277535.
[Ed. or.: La nature dans la pensée dialectique, l’Harmattan, Paris 2001]

Recensione di Maurizio Brignoli – 27/12/2009

Storia della filosofia, Filosofia della scienza, Filosofia politica

In questo testo, edito nel 2001 in Francia, Bitsakis, fisico e filosofo, non si propone di scrivere una ‘dialettica della natura’, ma di testare la validità di questa concezione e di vedere se, sulla base della ricerca scientifica, si aprano nuove prospettive.
Sui rapporti fra scienza, ideologia e filosofia Bitsakis sottolinea come una sorta di scientismo gnoseologico, sorto soprattutto in ambito filosofico, interpreti le scienze come negazione dell’ideologia e della filosofia. Ideologie e scienze hanno in realtà influenze reciproche. Le scienze, pur essendo con la mediazione delle tecnologie, forze produttive, fanno parte della sovrastruttura e non sono pertanto libere dall’ideologia, ne sono anzi produttrici, pur dotate di una logica di sviluppo interna, si realizzano nella società e pertanto il loro sviluppo è determinato anche dalla funzione, di ostacolo o di catalizzatore epistemologico, dell’ideologia e sono subordinate agli interessi della classe dominante. Non esiste né scienza pura, né ideologia pura, ma un processo diversificato e insieme unito di conoscenza. Fra scienze e filosofia vi è un’unità storicamente determinata in quanto condividono lo stesso oggetto, il còsmos, pur con una differenza statutaria: le categorie della filosofia hanno pretese di universalità, i concetti e le leggi delle scienze vertono su realtà specifiche. Ora le scienze della natura tendono alla formulazione di leggi sempre più universali, ma la differenza con la filosofia permane perché, pur utilizzando termini comuni, che Bitsakis definisce ‘concetti quasi filosofici’ (materia, movimento, spazio, interazione, causalità, ecc.), gli scienziati li usano per denotare oggetti della ricerca, mentre i filosofi come categorie ontologiche.
Nella filosofia greca si contrappongono due correnti: gli ionici, Eraclito e poi Anassagora per i quali la natura è ‘da sé’, ingenerata e in divenire, e dall’altra parte la metafisica dell’essere eterno e immobile degli Eleati che delineano una teoria della conoscenza antiempirista e che oppongono la logica formale alla dialettica eraclitea. Gli ionici hanno posto il principio dell’oggettività e ‘aseità’ della natura (nel senso di una natura increata, causa di sé, precedente l’uomo e indipendente da questi), una filosofia fondamentalmente materialistica con l’essere inteso come divenire immanente. Al monismo materialistico di ionici e atomisti si contrappone il dualismo materia-spirito dei pitagorici, e chi vorrà trasformare il mondo in ‘puri simboli’ (Heisenberg), dove le formule matematiche possano prendere il posto del reale, troverà qui fonte d’ispirazione. Con Aristotele l’essere torna a identificarsi con la natura e la forma si realizza attraverso il movimento, proprietà inalienabile della materia. I contrari, se non possono coesistere nell’essere realizzato, possono però farlo nell’essere potenziale. In questo modo si apre la via alla comprensione del divenire superando il concetto formale della contraddizione. Se si tralascia la concezione teleologica del movimento, l’entelechia aristotelica si presenta come un principio dialettico.
Bitsakis sottolinea come fra i dialettici antichi e Hegel non vi sia il vuoto, il nominalismo di Duns Scoto è una prima espressione di materialismo, nel panteismo di Bruno e Spinoza si cerca di superare la contraddizione materia-spirito spesso a favore della prima, per Cartesio il movimento è una proprietà del mobile e non una sostanza, ed è una caratteristica generale della materia, il calcolo infinitesimale di Leibniz e Newton è un’opera dialettica. Anche la scienza meccanicistica mantiene un’oggettività della natura (le leggi sono indipendenti dal soggetto) pur negandone l’aseità (le leggi della natura e la natura stessa sono poste da Dio); realismo scientifico e concezione teologica coabitano nella concezione meccanicistica. In Hegel la natura non è una realtà in sé. Nonostante tutto sia dialettico e vi sia quanto meno una dialetticità nella natura, malgrado ciò, questa, in quanto alienazione dell’idea, è suscettibile solo di una perpetua ripetizione. Nonostante il principio teleologico che mina la dialettica, Hegel rimane comunque attuale: ha criticato l’antistoricità del materialismo meccanicistico e ha aperto la strada per comprendere la storicità della natura.
La natura per Marx è caratterizzata da oggettività e aseità e si presenta come categoria filosofica ed economica e come base dell’antropologia: una totalità identificata con l’essere. L’uomo è un animale sociale e il lavoro è relazione fisica con la natura mediata dai rapporti di produzione. Le contraddizioni immanenti al capitalismo spingono all’estremo il divorzio fra l’uomo e la natura; è l’aspetto umano del problema ‘ecologico’ dimenticato dalla maggioranza dei movimenti ecologisti: non si può scindere la storia della natura dalla storia dell’uomo.
Fra Sette e Ottocento fisica, geologia, meccanica celeste, cosmologia e biologia scalzano la statica concezione meccanicistica del mondo. A partire dai dati scientifici dell’epoca, Engels cerca di elaborare una prima, e frammentaria, versione di una dialettica della natura. Quando Engels afferma che della vecchia filosofia resta solamente la dottrina del pensiero e delle sue leggi è in contraddizione col suo progetto, visto che la Dialettica della natura è un saggio sulla teoria dell’essere e la contraddizione è categoria ontologica e non solo epistemologica o logica. Engels non combatte solo la concezione spiritualistica del primo impulso (oggi incarnata dalla teoria del big bang), ma anche la concezione allora dominante che separava materia e movimento; la teoria della relatività confermerà poi le sue intuizioni. Engels infine mette in risalto la storicità delle scienze e delle leggi, a ogni epoca deve corrispondere una dialettica della natura conforme all’insieme delle conoscenze e della pratica sociale.
Fra il XIX e il XX secolo il campo elettromagnetico, la teoria atomistica, le idee quantistiche e la teoria della relatività distruggono la concezione meccanicistica del mondo. Molti fisici di fronte alle nuove scoperte giungono a conclusioni positiviste o idealiste (Poincaré) e molti interpretano il superamento del meccanicismo come scomparsa della materia approdando ad una conclusione solipsistica, ma anche scettica, agnostica, fideistica, mistica, circa la conoscibilità del loro stesso oggetto d’indagine. Lenin deve fronteggiare un attacco alla teoria dell’essere e della conoscenza materialistica e sviluppa la teoria engelsiana del ‘riflesso’ che mette in risalto l’oggettività e l’anteriorità della natura rispetto al soggetto conoscente stabilendo come la verità possieda una contropartita ontica. Lenin riesce a evitare le due deformazioni opposte riguardanti il carattere delle leggi naturali: il meccanicismo che le considera assolute e l’agnosticismo che le interpreta come meri prodotti dell’intelligenza umana. Le leggi invece sono oggettive nel senso che riflettono una realtà indipendente dall’uomo e sono relative in quanto esprimono solo alcuni aspetti dell’interdipendenza universale.
All’epoca di Newton la materia era identificata con la massa, e l’energia era considerata una sostanza non materiale, ma la relatività ristretta è stata interpretata come identificazione di massa ed energia aprendo la strada ad un nuovo energetismo e quindi ad un nuovo idealismo e fideismo. La massa non è la materia, ma la misura di uno dei suoi attributi, l’inerzia. L’energia non è una sostanza separata, ma è la misura di un attributo contrario e complementare della materia, il movimento, e la relazione di Einstein esprime il loro rapporto quantitativo. Ciò che sembra ‘energia pura’ è solo forma di materia in movimento.
Superando il quadro spazio-temporale assoluto di Galilei e Newton la relatività ha condotto al relativismo, gnoseologico e ontologico, gli scienziati abituati ad usare solo la logica formale. Nel periodo di passaggio dalla fisica classica a quella quantistica e relativistica, Paul Langevin (che dal punto di vista filosofico approderà al materialismo dialettico) è, con Einstein (filosoficamente parlando vicino al materialismo spinoziano), sostenitore di una realtà oggettiva indipendente dal soggetto. L’ottica ondulatoria e l’elettromagnetismo hanno fatto saltare il quadro della fisica newtoniana. Spazio e tempo assoluti spariscono in quanto hanno un carattere relativo legato al sistema di riferimento. Fisici e filosofi, che hanno visto solo questo aspetto della relatività ristretta, si sono orientati verso il relativismo: le grandezze fisiche dipendono dal sistema di riferimento e quindi dall’osservatore. Da qui soggettivismo e agnosticismo. Come sottolineato da Langevin, le grandezze fisiche non dipendono dall’osservatore, ma dal sistema di riferimento che non presuppone la presenza di un osservatore. La teoria della relatività ha dimostrato il carattere relativo dello spazio e del tempo presi separatamente e il carattere relativo di massa ed energia, ma con una sintesi dialettica ha creato una nuova grandezza invariante, indipendente cioè dal sistema di riferimento: il quadrivettore (elemento di uno spazio vettoriale dotato delle quattro componenti, che esprime l’unità dello spazio e del tempo in una unica entità che è elemento di una molteplicità a quattro dimensioni) energia-impulso (le tre componenti spaziali corrispondono alla massa e quella temporale all’energia). La teoria della relatività ha dimostrato il carattere relativo dello spazio e del tempo presi separatamente e il carattere relativo di massa ed energia, ma con una sintesi dialettica ha creato una nuova grandezza invariante, indipendente cioè dal sistema di riferimento. La nuova grandezza relativistica non è dunque relativa. L’esistenza di grandezze invarianti, indipendenti dal movimento o dal sistema di riferimento, è un argomento in favore non solo dell’oggettività dell’essere, ma anche della conoscenza che ne abbiamo.
La formula di Einstein è stata interpretata come una relazione di equivalenza fra massa ed energia o, peggio, fra materia ed energia. Si è quindi arrivati a immaginare un universo ‘smaterializzato’; una nuova forma di energetismo destinata ad approdare al misticismo (Teilhard de Chardin). La massa è in realtà un concetto scientifico che misura l’inerzia e l’energia non è una sostanza, ma la misura del movimento. Questi due attributi della materia sono legati dalla relazione quantitativa di Einstein. La materia invece non è un concetto scientifico, la sua conservazione è un principio ontologico non provato dalla legge della conservazione della massa (o dell’energia) di un sistema chiuso. I principi filosofici non possono essere dimostrati, ma possono essere conformi, o in contraddizione, con i risultati delle scienze.
Langevin non rifiuta né causalità, né determinismo e vede nella meccanica quantistica una nuova forma: il determinismo statistico. Diversamente da Bohr, Heisenberg, Dirac, Pauli, ecc. che, sottolinea Bitsakis, con un’interpretazione meccanicistica della microfisica sono arrivati a concludere che causalità e determinismo non siano validi nei fenomeni atomici, che le microparticelle dispongano di libero arbitrio, e che la realtà si riduca a formule matematiche.
Secondo le conclusioni di Bitsakis una dialettica della natura presuppone l’oggettività e l’aseità della natura, l’unità della materia e del movimento. Le scienze odierne possono costituire il fondamento di una concezione dialettica della natura, oggi sappiamo che c’è una storia delle forme fondamentali della materia. D’altro canto la fisica ha dimostrato l’esistenza di forme di determinazione che vanno oltre la fisica meccanicistica, una dialettica concreta tra caso, determinismo e necessità che scaturisce non solo dalla microfisica, ma anche dalla genetica. Le scienze naturali hanno evidenziato i limiti della logica formale e la logica dialettica si impone come la sola capace di adeguarsi ai modelli del reale. La tesi (filosofica) dell’oggettività e dell’aseità, se impossibile da provare è però conforme alle scienze della natura e alla pratica, si tratta qui di un’oggettività ontica la cui accettazione implica la ricerca delle relazioni col soggetto, nell’oggettività relativa, storicamente determinata dalla conoscenza. Le leggi della natura costituiscono una relazione oggettiva e interna della realtà, ma non esaustiva e nemmeno eterna.

Indice

Premessa dell’editore
Introduzione: scienza, ideologia e filosofia
La natura nella filosofia greca
La filosofia della natura di Aristotele
La dialettica di Hegel e la critica marxiana
La natura nell’opera di Karl Marx
Karl Marx, precursore dell’ecologia
Engels e la Dialettica della natura
Lenin, il materialismo e la fisica
Paul Langevin: dalla fisica al materialismo
Nuove prospettive per la dialettica della natura
A titolo di epilogo: L’uomo nella natura
Postfazione di S. Tagliagambe


L'autore

Eftichios Bitsakis (Creta, 1927), dopo aver partecipato alla resistenza greca e alla guerra civile, ha insegnato fisica teorica e filosofia della scienza a Parigi, Atene e Jannina. Fra le sue opere principali: Fisica contemporanea e materialismo dialettico, Lavoro liberato, Milano 1974; Le basi della fisica moderna, Dedalo, Bari 1992; Le nouveau réalisme scientifique, l’Harmattan, Parigi 1997.

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