Recensione di Roberta Cavicchioli - 30/03/2010
Etica
Frutto della collaborazione di un ricco parterre di autori, Strategie della relazione rappresenta l’ideale prosecuzione di un’attività seminariale copatrocinata dalle Facoltà di Scienze della Formazione, di Sociologia e di Ricerca Sociale dell’Università di Milano Bicocca, alcuni anni or sono.
A dispetto delle sue oltre trecento pagine, lo scritto appassiona e mantiene desta l’attenzione del lettore restituendo il ritmo della discussione cui intende dare seguito. Particolarmente efficace, in tal senso, la scelta di organizzare i contributi in cinque sezioni tematiche che permettono di cogliere i termini della questione nella loro portata storico-politica e filologica, nonché di contestualizzare le nozioni-chiave nella definizione della relazione sociale: identità, alterità, riconoscimento, individualità.
Merita di osservare che la pluralità degli approcci e l’eterogeneità dei riferimenti culturali, fra cui Axel Honneth e Charles Taylor, Spinoza, Hegel, Simondon, Habermas, Kymlicka, Balibar, Butler, Rancière, Lacan, Badiou, non inficiano il rigore di un itinerario concettuale che si dipana e si snoda attorno ad un quesito quanto mai ambizioso: “Che cosa fa di una relazione una relazione sociale?”
La risposta è affidata ad un'indagine meticolosa che tenta di sottrarre il concetto di relazione sociale alla contrapposizione, ormai logora, fra i due paradigmi che, con maggiore lucidità, l’hanno tematizzata e portata al centro del dibattito politico contemporaneo: si tratta, naturalmente, delle teorie del riconoscimento e del transindividuale, per cui si esplorano nuove possibilità di dialogo e si auspica un incontro fecondo.
Caldeggiata dai curatori, l’integrazione delle due prospettive analitiche non è intesa ad operare una sintesi fra le vedute divergenti e le opposte strategie, quanto piuttosto a favorire un’accesa dialettica volta a superare problematicamente le rispettive impasse, a relativizzare le certezze, nonché a reintegrare l’elemento del conflitto fra le categorie atte a definire la relazione sociale. Il ritorno al polemos, quale movente dell’agire sociale, la riaffermazione del valore euristico del conflitto nell’interpretazione della “deriva identitaria”, ripropone vecchi interrogativi e ne stimola di nuovi.
Interrogativi che ricorrono, invitando a considerare con estrema prudenza i moventi della dilagante domanda di "riconoscimento" cui concorrono la crisi delle agenzie di rappresentanza, la crescente atomizzazione sociale, una forte tensione all'omogeneità che surroga l’uguaglianza. E' una cautela cui invita Ilenya Camozzi che apre la sezione dedicata al paradigma del riconoscimento, con una critica serrata al suo estensore Charles Taylor. Lungi dal porre le premesse per una convivenza pacifica, questa particolare concezione del riconoscimento tenderebbe ad ipostatizzare le differenze interindividuali, negando il carattere provvisorio, posizionale e prospettico dell'identità.
Di avviso contrario Alberto Pirni che riconosce al concetto di riconoscimento di ascendenza tayloriana la capacità di interpretare la complessità dell’identità personale, trasversalmente all’opposizione di sfera privata e sfera pubblica, di scelta e appartenenza. Cogliendo la curvatura eminentemente politica di Politics of recognition, la sua analisi situa la proposta teorica di Taylor nella prospettiva di una più generale denuncia del vuoto simbolico che conseguirebbe alla neutralizzazione dello spazio pubblico nella teorica liberale. Si tratta, allora, di comprendere se sia possibile un liberalismo che attribuisca un valore alle opzioni morali in lotta, senza derogare al principio dell'uguaglianza e fra i cittadini.
Per Michele Salonia, occorre mantenere distinti i piani dell'aspetto morale e normativo delle attese morali per non ridurre il riconoscimento delle diverse scelte di vita a mera questione procedurale. Dalla contrapposizione fra Habermas e Honneth, Salonia prende spunto per mostrare come i rapporti intersoggettivi presentino una profondità biografica e sociale che non si può necessariamente rappresentare nella linearità del discorso.
Invita a tornare all'insegnamento hegeliano Giorgio Bertolotti che, nella sua dotta genealogia del concetto di riconoscimento, ribadisce come le individualità conoscano ciò che è altro da loro attraverso una negazione. Una negazione di ciò che è altro da sé accompagna tutte le rivendicazioni che abbiano a che fare con un'appartenenza. Tale consapevolezza alimenta legittime riserve sulla tensione morale della "politica del riconoscimento" (p. 85) che potrebbe piuttosto favorire un clima di esclusione e di scontro.
Apre la seconda sezione, intesa ad approfondire i paradigmi della transindividualità, l’intervento di Del Lucchese, che ripercorre la vicenda della nozione di transindividuale nell’impresa teorica di Gilbert Simondon. Con questo neologismo Simondon avvia un percorso di ridefinizione della categorie ontologiche fondamentali in cui si sarebbe perduta la dimensione relazionale del rapporto fra essere e soggetto. Attraverso la ricezione di Deleuze si esaminano le implicazioni politiche del tentativo simondiano in termini di pluralismo e mobilità.
Con la sua analisi della catena relazionale innescata dall’utilizzo di strumenti tecnici, Fulvio Papi esplora un aspetto di straordinaria attualità nell’opera di Simondon. L’argomentazione approda ad un quesito non periferico rispetto alla questione: ci si chiede a quali condizioni la comunità transindividuale di conoscenze creata per mezzo del lavoro mantenga la sua dimensione inclusiva.
Per comprendere se il paradigma del transindividuale permetta di superare le dicotomie di individuo e società, di comunità e individualità, Michalis Bartsidis interpella Etienne Balibar. Nella sua originale lettura, Balibar fa della conoscenza della relazione sociale la testa di ponte per articolare potere e autonomia, per ristrutturare un progetto politico di ampio respiro tale da ricomprendere l’alterità, colmando la distanza fra il piano ideale, in cui si postula un riconoscimento delle differenze, e il piano reale in cui si scatenano violenza ed intolleranza.
Il nodo si dipana nei tre interventi che delineano le genealogie del riconoscimento. Confuta l’ineluttabilità della contrapposizione fra interesse e riconoscimento Nicola Marcucci, che coglie nella letteratura morale della Francia del XVII secolo un esempio della possibilità di far convivere i due termini. (p. 155: “La domanda che intendo porre è adesso più chiara. L’interesse ha mai parlato la lingua dell’interesse?”).
Guarda alla tradizione inglese l’indagine di Miryam Giargia che individua la barriera all’amor di sé nell'interesse che dialoga con l’amore per gli altri per poi chiedersi se società civile nasca quando alla morale dell’interesse si accosta quella della simpatia di Hutcheson e Shaftesbury.
Fa convergere riconoscimento e transindividualità il contributo di Vittorio Morfino, che rintraccia gli elementi di continuità fra Spinoza e Hegel e costruisce un terreno comune per il dialogo auspicato, (p. 180, “è possibile pensare la teoria del riconoscimento al di fuori del modello epistemologico/ontologico dell’intersoggettività e quindi nel quadro della transindividualità”).
Le osservazioni raccolte nel panel assumono la necessità di oltrepassare il riconoscimento tramite l’Altro. Passando per Lévinas, Pinzolo osserva come il riconoscimento tenda a rimanere, nella discussione filosofica, su un piano essenzialmente teoretico-conoscitivo, e si definisca in rapporto alla convinzione che la relazione sia necessariamente asimmetrica, mancato l’incontro fra i due termini. Sembra però esistere una modalità che armonizzi i termini della relazione e li ponga in una rete di scambio; l’omaggio di Benino al pensiero di Alain Badiou intende mettere alla prova l’ipotesi che nella relazione amorosa la diade si apra ad altri individui nella consapevolezza del carattere perturbante della differenza e della contrapposizione delle soggettività.
Ancora Marcucci, a partire da un ipotetico confronto fra Montesquieu e Sayad, segnala il pericolo di una distorsione dell’altro, dello straniero che si accentua nella quotidianità faticosa delle nostre città. L’avanzare dell’esclusione sembrerebbe mostrare i limiti di un modello di cittadinanza fondato su una concezione formale del riconoscimento e della relazione sociale da cui è espunto il conflitto.
Infine, l'ultima sezione, Per una critica del riconoscimento in cui ci si sofferma sull’ambiguità immanente ad ogni riconoscimento, che, nel contempo, afferma e nega quella data individualità. Lo Iacono ricorda il rifiuto opposto da Althusser alla nozione di soggettività in quanto maschera, prodotto di relazioni produttive, piuttosto che sociali. E tuttavia, la “falsa evidenza” della soggettività plasmata dal potere può porsi a premessa dell’emancipazione delle individualità, come osserva Bernini affidando la parola alla caustica Judith Butler, (p. 289: “ La dipendenza del soggettivo dal sociale non implica quindi la passività del soggetto rispetto alla normatività della società di cui fa parte, ma al contrario comporta la possibilità per il soggetto, di intervenire sulle norme che hanno permesso il suo emergere da una rete di relazioni”).
Per Rancière la soggettivazione è lo spazio in cui si condivide uno sradicamento, una disidentificazione, una cesura rispetto all’imposizione del potere; nella sua ricognizione, Farnesi Camellone chiude l’itinerario concettuale, ponendo in rapporto soggettività, rappresentanza e pratica democratica.
Indice
PARTE PRIMA. PARADIGMI DEL RICONOSCIMENTO
Riconoscimento, identità, culture: per un nuovo approccio alla questione multiculturale di Ilenya Camozzi
Il riconoscimento tra diritti e diritti di grppo: discutendo la prospettiva di Charles Taylor di Alberto Pirni
Discorso e riconoscimento in prosepttiva etica. Habermas e Honneth di Michele Salonia
Politiche del riconosicmento di Giorgio Bertolotti
PARTE SECONDA. PARADIGMI DELLA TRANSINDIVIDUALITÀ
Individuazioni mostruose: ontologia e relazione in Deleuze e Simondon di Filippo Del Lucchese
Sull'oggetto tecnico di Fulvio Papi
Sul concetto di transindividualità e alterità in Balibar di Michalis Batsidis
PARTE TERZA. GENEALOGIE DEL RICONOSCIMENTO
Il riconoscimento e gli interessi: un capitolo di storia intellettuali nella seconda metà del XVII secolo di Nicola Marcucci
Amore per sé e more per gli altri: la de-patologizzazione della morale in Shaftesbury e Hutcheson di Miryam Giargia
Transindividuale e/p riconoscimento: ancora sull'alternativa Hegel /Spinoza di Vittorio Morfino
PARTE QUARTA. OLTRE IL RICONOSCIMENTO: L'ALTRO
Lévinas e il paradigma della transindividualità di Luca Pinzolo
Soggetto di desiderio, soggetto d'amore: il tema dell'alterità irriducibile in Lacan e Badiou di Andrea Benino
Dal riconoscimento dei paradossi al paradosso del riconoscimento: estraneità e alterità tra Montesqieu e Saad di Nicola Marcucci
PARTE QUINTA. PER UNA CRITICA DEL RICONOSCIMENTO
Il riconoscimento delle maschere: soggettività e intersoggettività in Leggere il Capitale di Cristian Lo Iacono
La teoria del riconoscimento di Judith Butler: dalla parodia drag all'etica della non-violenza di Lorenzo Bernini
Sul bordo del riconoscicmento: Jacques Rancière e le voci del proletariato di Mauro Farnesi Camellone
Bibliografia
I curatori
Nicola Marcucci è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Sociologia e Ricerca sociale dell'Università Milano-Bicocca dove collabora con la cattedra di Storia del pensiero sociologico.
Luca Pinzolo è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Scienze umane per la formazione “Riccardo Massa” dell'Università Milano-Bicocca.
Link
Rinvio ad attività seminariale con tesi e bibliografia sul tema:
Recensione a A. Honneth, Kampf um Anerkennung. Grammatik sozialer Konflikte, Frankfurt am Main, Suhrkamp Verlag 1992, trad. it. La lotta per il riconoscimento, il Saggiatore, Milano 2002
Sull'interpretazione del transindividuale in Etienne Balibar:
Balibar E., Spinoza. Il transindividuale, 2002, pp. 205, ISBN 8888363076, euro 16 http://www.mimesisedizioni.it/archives/000499.html
Leggere Gilbert Simondon a cura di Paolo Virno:
A. Bardin, Per una teoria della società in G. Simondon (paper che illustra un progetto di ricerca sul tema)
Teorie del riconoscimento e preferenze morali. Taylor e la questione del genere
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