lunedì 8 marzo 2010

Sciacca, Fabrizio, Filosofia dei diritti.

Firenze, Le Lettere, 2010 pp. 143, € 18,00, ISBN 9788860873262

Recensione di Gennaro De Falco – 08/03/2010

Filosofia del diritto, Filosofia politica

Questo libro, che raccoglie dieci scritti di Fabrizio Sciacca sul tema dei diritti, offre al lettore diversi spunti di riflessione su argomenti quali la cittadinanza, la rappresentanza, la libertà, la giustizia politica, il pluralismo.
Nella lettura di tali saggi, ognuno dei quali caratterizzato da una breve premessa nella quale l’autore spiega ciò che vuole illustrare e/o dimostrare e le argomentazioni utilizzate, si percepisce in modo chiaro il cambiamento del mondo e l'inadeguatezza di categorie politiche e sociali su cui ancora puntano certi politici avvezzi alla semplificazione, ma che non tenevano conto di determinati fenomeni come lo sviluppo vorticoso delle tecnologie o le grandi migrazioni verso l’Europa.
Nella nuova dimensione globale, Fabrizio Sciacca si interroga sul significato della libertà in rapporto alla categoria del dovere (pp. 11-20): muovendo dalle considerazioni di Kant - per il quale la repubblica, ovverosia una democrazia rappresentativa, prevede la compresenza di legge, libertà e potere – viene trattata la classica distinzione tra libertà negativa e libertà positiva, la prima intesa, nel rapporto tra governanti e governati, come non interferenza e la seconda come interferenza e controllo. Tale dualismo, secondo l’autore, è messo in dubbio dalla filosofia contemporanea, in particolare dalle teorie della giustizia. Una delle più famose di essa, quella di John Rawls, mette in luce che “la libertà non necessita di significati differenti, è una struttura istituzionale nel cui ambito si dispiega il fare o il non fare di individui morali eguali e razionali” (p. 20).
Lo stesso Rawls è citato nel saggio che affronta il problema dei diritti sociali in rapporto alla cittadinanza (pp. 21-31): partendo da un’idea dell’autore statunitense, Sciacca arriva a sostenere la tesi per cui “i diritti sociali sono impliciti nel concetto di beni primari necessari” (p. 24). Proprio per tale motivo essi fanno parte di quel nucleo rigido di diritti costituzionali su cui non può intervenire alcuna maggioranza politica di turno. Ciò nondimeno è la legge che stabilisce le categorie di soggetti che hanno la possibilità di pretendere l’erogazione di un determinato diritto e, conseguentemente, di agire per ottenerlo. Emerge pertanto la necessità che la legge riconduca a concetti di equità e giustizia distributiva l’individuazione di tali soggetti; c’è il rischio infatti che vi siano cittadini esclusi, tale esclusione mettendo in dubbio la condizione stessa di cittadinanza e le esigenze di uguaglianza sostanziale ad essa legata, e generando nei medesimi la percezione di essere stato destinatario di un’ingiustizia.
Proprio a tale tema è dedicato un altro dei saggi (pp.57-69): si mette subito in evidenza che lo statuto semantico di ingiustizia è “collegato e per certi versi dipendente da quello di giustizia” (p. 57). Nel contempo l’autore illustra lo stretto collegamento tra ingiustizia e validità, sostenendo che solo dove esiste validità può esservi ingiustizia: “in diritto possiamo sentire una norma n come ingiusta: il nostro sentimento si dirige verso un oggetto valido” (p. 59). Una interessante riflessione è dedicata anche ai livelli differenti di ingiustizia: ne sono individuati due, il primo riconducibile ad una ingiustizia distributiva, il secondo ad una ingiustizia identitaria che, corrispondendo alla lesione dell’uomo in quanto persona, è un problema riconducibile al rapporto tra individuo e dimensione globale, nella quale è pressoché impossibile individuare un diritto di cittadinanza altrettanto globale.
La dimensione globale rimanda ad un altro tema affrontato da Fabrizio Sciacca, quello del multiculturalismo (pp. 84-122) a cui sono dedicati ben due saggi. L’autore manifesta la ferma convinzione che il multiculturalismo è “essenzialmente un fatto sociale, dovuto a fenomeni migratori causati sempre da motivazioni socio-economiche (…) ed è un fatto che crea problemi” (p. 85). Quest’ultimo aspetto viene analizzato approfonditamente in relazione al contesto europeo: dopo aver illustrato, con ampi riferimenti alla letteratura scientifica in materia, l’identità geografica, etnica e linguistica dell’Europa, lo studioso evidenzia come, nonostante tali eredità comuni, le culture del nostro continente siano spesso in conflitto. Tali conflitti spesso sono determinati “da un senso di superiorità da parte di chi è economicamente più forte, ma anche da un sentimento di rivalsa da parte di chi non lo è mai stato” (p. 101). Sciacca, pur considerando positivamente una recente decisione del Consiglio dell’Unione Europea sulla punibilità dei reati di razzismo, xenofobia e negazionismo, esprime la convinzione che dovrebbero essere adottate politiche più incisive, non solo in tema di integrazione culturale ma anche di sviluppo industriale e politica ambientale, tenuto conto che l’Europa ormai comprende paesi meno ricchi e tecnologicamente arretrati, il che aumenta i rischi di frattura e collasso tra le diverse culture. Viene così individuato un multiculturalismo interno ed un multiculturalismo esterno, a seconda che sia preso in considerazione il rapporto tra differenti culture europee o tra queste e quelle extraeuropee (pp. 106-107). Dato per certo il fatto che le politiche pubbliche non possono più trascurare i problemi legati al multiculturalismo esterno, l’autore si sofferma sulla “idea che non si può essere titolari di diritti senza portatori di correlati doveri” (p. 110). Tra tali doveri vi è quello di chi, vivendo in Europa, deve rispettare il diritto vigente: non si può essere tolleranti con chi manifesta violenza verso cultura e tradizione del paese ospitante; si crea la necessità di un rifiuto verso l’artefice di un tale comportamento dannoso. Le buone ragioni che possono giustificare un rifiuto devono essere sottoposte ad alcune verifiche, tra cui quella del danno e della reciprocità (pp.114-115), tenendo a mente, come avverte l’autore, che “il principio di tolleranza non dice che occorre sempre accettare chiunque la pensi diversamente da me” (p. 114). Un comportamento del genere sfocia nell’indifferenza, condizione agli antipodi dell’integrazione. Sciacca individua anche un altro male che è simile all’indifferenza, e di cui si sente spesso parlare forse in modo troppo superficiale anche in televisione, ovverosia la paura, un sentimento che colpisce tutti: “poveri e ricchi, credenti e scettici, tutti possono avere paura” (p. 122).
E di poveri e ricchi si fa riferimento anche nel sesto saggio della raccolta, uno scritto su cui tutti dovremmo riflettere, in particolar modo per capire l’importanza dello Stato e della dimensione pubblica, e per smascherare quei politici e quei loro ideologi che vendono per solidarietà politica e civile ciò che è invece un atteggiamento paternalistico e populista - come osserva Sciacca, “il buonismo politico è in grado di custodire le ipocrisie dei potenti” (p. 77). Devono essere i cittadini, coloro che vivono e abitano lo spazio pubblico a pretendere rispetto e giustizia distributiva. L’epoca dei romani era popolata da poveri e clientes che aspettavano con le loro sportulae la beneficenza dei patrizi. Nelle pagine di questo saggio (pp. 70-82) - che in apertura avverte dell’uso improprio che si fa del termine solidarietà, quando esso implica una concezione asimmetrica dei rapporti tra individui - è scritto che “è solidale l’atteggiamento di chi è sensibile al dovere etico-sociale della reciproca assistenza tra appartenenti a una qualche comunità politica che si riconoscono come eguali” (p. 77). L’uguaglianza non può implicare l’asimmetria; allo stesso modo la carità è cosa ben diversa dalla solidarietà politica, come ha avuto modo di osservare Salvatore Veca anche in uno dei suoi ultimi libri.
Quest’ultima è una delle diverse problematiche poste da questo libro che, probabilmente, moltiplicherà i dubbi di un attento lettore. Ma ogni problema ha sempre una soluzione, o forse è più corretto affermare che ogni problema deve avere una soluzione. E l’immagine in copertina del libro, un sentiero illuminato in una notte oscura, ne è metaforicamente una conferma.

Indice

Premessa
Teoria generale dei diritti
Diritti e giustizia
Diritti e pluralismo
Bibliografia
Fonti

L'autore

Fabrizio Sciacca è professore ordinario di Filosofia politica presso la Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Catania, dove insegna anche Diritti umani e giustizia internazionale, nonchè autore di volumi su Kelsen, Hegel, Kant, Rawls, e di numerosi saggi pubblicati su riviste italiane e straniere. Per Le Lettere ha curato il volume La dimensione istituzionale europea. Teoria, storia e filosofia politica (2009).

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