lunedì 28 febbraio 2011

Saporiti Michele, Esiste la famiglia naturale?

Mimesis, Milano, 2010, pp. 119, euro 12,00, ISBN 9788857501291

Recensione a cura di Roberta Cavicchioli

Parole-chiave: natura, società, famiglia, matrimonio, vincolo, Costituzione, divorzio, coppia.

È, senza dubbio, una prima opera riuscita quella che Michele Saporiti dedica all’indagine filosofico-giuridica del concetto di famiglia nell’ordinamento repubblicano italiano. A dispetto di un titolo che sembrerebbe avvitarsi attorno ad un interrogativo spinoso, il testo si segnala per la sua chiarezza espositiva e per la capacità di contestualizzare istituti e categorie del diritto che, erroneamente, tendiamo a considerare come astoriche e necessarie.
Se il punto di partenza è una critica assai equilibrata del giusnaturalismo, attorno alla quale si snoda il discorso dell’autore, l’obiettivo che ci si prefigge con questo volume è di mostrare come il riferimento al “naturale” entri fatalmente in conflitto con l’esercizio delle libertà personali. Lo fa osservare nella sua prefazione Patrizia Borsellino che denuncia la normatività del concetto di natura: naturalis societas, la famiglia è da sempre il terreno d’elezione per le incursioni dei sostenitori del diritto naturale nella sfera pubblica. 

Coerentemente con una premessa, in cui si prefigge di spezzare la catena di false inferenze che essenzializzano la cosiddetta “famiglia naturale”, Saporiti si propone di problematizzarne la definizione, proprio a partire da un’analisi puntuale del testo costituzionale. Dando prova di una sensibilità storica, non comune nelle nuove leve di studiosi, l’autore si cimenta in una complessa ricostruzione dei lavori preparatori dell'Assemblea Costituente, con significative aperture comparatistiche alle realtà francese e tedesca. 
La scelta di analizzare il contesto storico, etico e politico di produzione delle norme che identificano la famiglia legale (e, dunque, naturale) costituisce un elemento di originalità per una pubblicazione che intrattiene evidenti rapporti con una letteratura, maggiormente orientata ad indagare aspetti antropologici e sociologici delle unioni, sempre nell’ottica di una demistificazione della loro pretesa “naturalità” nel solco di Jack Goody cui moltissimi hanno recentemente reso omaggio. Un approccio questo che permette di capire “cosa si intenda per società naturale e matrimonio come fondamento della famiglia per poi affermare una visione laica e non autoritaria della famiglia non fondata sul matrimonio” (p. XX).
Ciò che ci svela con maestria Saporiti è come i padri della Patria siano arrivati alla notissima formula dell’articolo 29 della Costituzione del 1948 (“La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare”). L’attuale definizione è frutto della seduta rovente del 23 aprile 1947 e della riuscita mediazione di Palmiro Togliatti che barattò più esplicite concessioni al divorzio con la parità dei figli naturali.

Lungi dall’interpretare una sensibilità comune o una medesima concezione della famiglia, il testo dell'articolo nasce da un lunghissimo processo negoziale, in cui non si risparmiano colpi a ferire fra i relatori e ritorsioni ai disobbedienti. Lo scontro fra le diverse anime della Costituente anima un dibattito destinato a dirimere questioni sociali brucianti, quali lo status dei figli illegittimi, gli effetti dell’eguaglianza giuridica dei coniugi in termini di diritti e di tutele, nonché la possibilità di porre fine alle unioni precedentemente contratte. Se le aperture divorziste della minoranza socialdemocratica e liberale urtano le coscienze della componente democristiana, l'arroccamento dei cattolici e della Destra sulla naturale subordinazione della moglie al marito, pone un ostacolo evidente al percorso di emancipazione femminile auspicato da socialisti e comunisti.

Sono la prima e terza sottocommissione della Commissione per la Costituzione ad occuparsi della famiglia, gestendo la faticosa mediazione fra i contendenti. Di grande statura morale e prestigio politico i personaggi che prendono parte ai lavori: la democristiana Maria Federici, la socialista Angelina Merlin, la comunista Teresa Noce intervengono su maternità e infanzia. Camillo Corsanego e Nilde Jotti si confrontano sugli aspetti immediatamente collegati alla definizione della famiglia legittima. 
Un problema preliminare si pone già nel consenso attorno all'espressione di “società naturale” che naturalizza un istituto giuridico. Analogamente, vi si sofferma lungamente Saporiti, se il matrimonio davvero preesistesse all’ordinamento positivo, esso verrebbe trattato dalla norma come fatto bruto rispetto all’ordinamento giuridico positivo della Repubblica Italiana e non, invece, come fatto istituzionale, quale tipicamente è.

La discussione è infuocata. Gli interventi dei capigruppo si susseguono in un incalzare di polemiche e contrapposizioni di valori, apparentemente irriducibili, che hanno un'eco notevole sulle pagine dei quotidiani e presso l'opinione pubblica. Svariate le questioni che dividono la commissione, producendo una polarizzazione netta delle posizioni, specie fra laici e credenti; prova ne sia che l’indissolubilità del vincolo matrimoniale viene bocciata per uno scarto di soli tre voti e grazie all'escamotage di una votazione a scrutinio segreto. 

L’entrata in vigore degli articoli 29, 30 e 31 della Costituzione ratifica un compromesso non esente da pesanti contraddizioni interne anzitutto perché, come ricorda l'autore, per la prima volta una simile materia è diventata oggetto di una carta. Una seconda incongruenza si ravvisa nel fatto che si mutua una definizione consuetudinaria della famiglia in un sistema di civil law. Infine, la famiglia viene presentata come un ordinamento giuridico costituzionale con proprie leggi, “una porta chiusa”, in aperto conflitto con la potestà statale. Famiglia e Stato vengono presentate come antagoniste, sin dal discorso di Aldo Moro, paladino della concezione confessionale, dinnanzi alla Commissione dei 75, il 15 gennaio 1947. 
Tra gli scontenti il qualunquista Mastrojanni che condannava questa vaga astrazione della famiglia che non tiene conto della sua molteplicità. Un osservatore attento come Calamandrei la taccia di moralismo. Vittorio Emanuele Orlando interviene denunciando il riferimento al “diritto naturale” in una costituzione che si vorrebbe imparziale e non indirizzata ideologicamente.
Non senza una certa lungimiranza, il socialdemocratico Luigi Preti contesta il tentativo, da parte cattolica, di estromettere lo Stato dalla sfera giuridica familiare, attraverso “il cavallo di Troia” della famiglia. 
Lungi dal costituire solo un utile esercizio per i lettori che ne avessero dimenticato le vicende, la dotta incursione di Saporiti nella storia patria è fondamentale per comprendere quali equilibri abbiano trovato compimento nel dettato costituzionale. Tanto più utile, perché ricorda ai più giovani che il diritto è inscindibile dal patrimonio storico di un paese e dalle sue problematiche.

Tornando ai giorni nostri, l'Autore fa rilevare come persistano i problemi interpretativi già rilevati dalle obiezioni sollevate a suo tempo in seno alla Costituente. Non è irrilevante stabilire se  per famiglia si intenda solo il segmento verticale disegnato da coniugi e figli o se includa anche gli ascendenti e i fratelli dei coniugi. Un cambiamento in tal senso potrebbe ricomprendere molti soggetti nello schema di prestazioni a sostegno del reddito, estendere solidarietà, diritti e tutele. 
Ben più rappresentativo numericamente, il fenomeno delle coppie di fatto e la loro diffusione invocherebbe un ripensamento circa l'opportunità che sia il vincolo matrimoniale ad individuare la famiglia e la costanza di matrimonio a definire i figli legittimi. Già alcuni anni fa, la Prima Sezione Civile della Corte di Cassazione con la sentenza n. 11975 dell’ 8 agosto 2003 aveva riconosciuto che la convivenza more uxorio veniva ad assumere la fisionomia della famiglia di fatto (p.85). Muoveva nella stessa direzione la sentenza n° 203 del 1997 che permette al genitore extracomunitario di ricongiungere l’altro genitore.
In entrambi i casi, la natura è matrigna: il riferimento ad una determinata concezione di cosa sia naturale penalizza alcuni cittadini a discapito di altri e fragilizza chi ha deciso di sperimentare altri percorsi, non più minoritari.

A tutt'oggi, il legislatore non ha ritenuto opportuno fornire una regolamentazione organica della convivenza (p. 87). Se tale prudenza non è esclusivamente italiana, come dimostra ampiamente la circostanza che solo in Olanda la legislazione tende ad equiparare famiglia legittima e di fatto, è pur vero che nel nostro Paese è esasperata dalle continue ingerenze della politica e del potere ecclesiale. Basti pensare al naufragio del DICO che ha paralizzato l'opposizione, bloccando anche altre proposte di registrazione delle unioni.

Pregevole il tentativo di Michele Saporiti che tenta di spostare l'attenzione dalle rappresentazioni folkloristiche del matrimonio omosessuale – che tanta parte ha avuto nel dibattito – ai correttivi e alle sensibili differenze che è possibile ipotizzare entro il nostro ordinamento, riallacciando quel percorso di conquiste civili che si è sacrificato all'obiettivo della pace sociale. Se la nostra giurisprudenza evolverà, suggerisce l'Autore, sarà recependo le spinte di una società che è profondamente mutata e, mutando, ha posto le condizioni perché si sperimentassero, al suo interno, stili di vita e modalità di relazione svincolati dalla tradizione e dagli usi aviti. 

Indice

Indice
Prefazione di Patrizia Borsellino
Introduzione
Cap.1- Le nature del diritto naturale
1.1 Una dicotomia problematica: diritto positivo vs. diritto naturale
1.2  Le criticità del diritto naturale: la nozione di diritto
1.3 Una, nessuna, centomila...nature
1.4 Un diritto naturale “privilegiato”
1.5 Crisi e rinascite del diritto naturale
1.6 Se e quale utilità riconoscere al diritto naturale

Cap. 2. La famiglia alla Costituente
2.1 Alcune brevi premesse
2.2 Il dibattito sulla famiglia precedente i lavori della Costituente
2.3 L'impostazione del problematica
2.4 La decisione in Aula

Cap. 3 La società naturale fondata sul matrimonio
3.1.L'art 29, I comma della Costituzione Italiana
3.2 La famiglia come società naturale
3.3 La famiglia fondata sul matrimonio
3.4 Una rilettura critica
3.5 Un tentativo di sintesi

Cap. 4 La famiglia non fondata sul matrimonio
4.1. La famiglia di fatto nell'interpretazione costituzionale
4.2. Il ruolo della giurisprudenza
4.3. Il ruolo del legislatore
4.4. Cenni comparatistici
4.5. La giustificabilità giuridica della tutela alla famiglia di fatto

Cap. 5 Famiglia:  realtà naturale o prodotto di una naturalizzazione?
5.1 La famiglia in trasformazione
5.2 Famiglie secondo natura e famiglie contro naturalizzazione. Naturalizzare per stabilizzare: in quale prospettiva può porsi il diritto?
5.3 Naturalizzare per stabilizzare: in quale prospettiva può porsi il diritto?

Riferimenti bibliografici essenziali


L'autore

Michele Saporiti si è laureato in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi dell'Insubria di Como. Attualmente, è dottorando di ricerca in Filosofia del Diritto presso l'Università degli Studi di Milano-Bicocca. Si è occupato del tema della tolleranza nel pensiero di John Locke e del rapporto tra diritto e morale,  con particolare riferimento all'ambito della famiglia e dell'obiezione di coscienza.

Links

Presentazione del Testo
http://www.mimesisedizioni.it/archives/001485.html

Testo della Costituzione Italiana
http://www.governo.it/governo/costituzione/costituzionerepubblicaitaliana.pdf

Panorama: dai Dico ai Didore
http://blog.panorama.it/italia/2008/09/18/dai-dico-ai-didore-le-unioni-civili-che-dividono-le-maggioranze/

15 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

In lavoro recensito si critica esclusivismo sociale di riferirsi a Costituzione, la quale menziona naturalità di rapporto marito/moglie–figli—padre e a differenza di quanto lascia intender recensore non è una affermazione solamente culturale.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Storia, da Costituente a Specificazione burocratica su divorzio a Riconoscimenti burocratici di sole convivenze, è accaduta, con consultazione popolare decisiva per difender Stato da nonsenso evolutivo quindi con intervento giudiziario decisivo per difender Cittadinanza da insignificanza impeditiva; con nulla di fatto di statuto separato matrimoniale e con nessuna legittimazione di pratiche solo civilmente consistenti cioè separate da reali esigenze di esistenza. Ne emergeva realtà burocratizzabile di separazioni non totali e burocratizzabile realtà bisessuale non omosessuale (perché ovviamente questa naturalmente più intima).
In evento filosofico - politico e politico-filosofico si è manifestata esiguità quanta tenacia filosofica e poca ma determinatissima politica, di matrice naturale e culturale determinante, invece iper civilizzazione ostinata ha recato fine a sua componente filosofica.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In lavoro recensito si critica esclusivismo sociale di riferirsi a Costituzione, la quale menziona naturalità di rapporto marito/moglie–figli—padre e a differenza di quanto lascia intender recensore non è una affermazione solamente culturale.


Storia, da Costituente a Specificazione burocratica su divorzio a Riconoscimenti burocratici di sole convivenze, è accaduta, con consultazione popolare decisiva per difender Stato da nonsenso evolutivo quindi con intervento giudiziario decisivo per difender Cittadinanza da insignificanza impeditiva; con nulla di fatto di statuto separato matrimoniale e con nessuna legittimazione di pratiche solo civilmente consistenti cioè separate da reali esigenze di esistenza. Ne emergeva realtà burocratizzabile di separazioni non totali e burocratizzabile realtà bisessuale non omosessuale (perché ovviamente questa naturalmente più intima).
In evento filosofico - politico e politico-filosofico si è manifestata esiguità quanta tenacia filosofica e poca ma determinatissima politica, di matrice naturale e culturale determinante, invece iper civilizzazione ostinata ha recato fine a sua componente filosofica.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Durante Costituente componenti estremiste-comuniste e componenti fondamentiste-democristiane travatesi entrambe entro comunicabilità a colloquii di lavori costituenti stessi, non rifiutata per evitare strumentalizzazioni straniere sovietiste od americaniste ma neanche assecondata da responsabili dei lavori, furono impiegate inversamente a quanto era in programmi stranieri di imperialismi economici; dunque Costituente non si svolse per làscito né con làscito di dilemmi e còmpiti di sorta; tutti questi emersero in componente (non riformatrice) rifondazionalista di comunismo estremo; cui critica a rapporti civili ed a forme costituzionali mirava a rifarne; ciò prima di introduzione burocratica del divorzio, la quale fu realizzata per maggior impegno di componente radicale in politica partitica italiana, che non solo in questo e più ed altre volte evitava stasi civile culturale a Stato e Cittadinanza ed era alternativa a nuovo Stato. Durante riconoscimento delle semplici convivenze (accaduto dopo i tempi di pubblicazione-recensione di cui questo (con altri pure miei) costituisce commento) ad essere sotto critica attuata dai non finali realizzatori –e più che prima – era Statualità che i critici e quanti a questi referenti o riferibili, ancora una volta stranieri, intendevano ridurre a Statalità favorendo rapporti politici-giudiziari intrinsecamente precari e precarizzanti, per avviarne mutazione-trasformazione-alterizzazione; ma a guidare tal contrarietà non erano più fazioni coinvolte in Guerra Fredda Comunismo/Capitalismo senza esserne adeguate ma purtroppo influenzandoNe, erano per nuove, altre guide istanze impolitiche sottoposte ad antipolitiche, non da relazioni Est-Ovest del Mondo ma da rapporti Meridione - Settentrione del Mondo. Realizzazione finale sottraeva Statualità a riduzione di Statalità; questa ultima avrebbe comportato varie esibizioni insensate entro ma non di vera burocrazia e al contempo invasività in luoghi di Stato. Se dato vero accoglimento non solo rispetto formale ai cosiddetti "matrimoni omosessuali", che di fatto non sono reali perché natura di rapporti matrimoniali differisce da natura di relazioni di nozze od uguali a nozze, si doveva poi continuare con Sale Comunali occupate anche da lamentazioni non veri lamenti funebri, da banchetti di cibo non per ristorazione autentica ma per giochi di gusto, poi anche da tutto il resto su falsariga non su esempio di dottrina cattolica delle virtù cardinali, da fanatismo cattolicista invertita a dottrina dei vizi mentre da intollerante ateismo, contraddittoriamente miscredente, attuata inversione opposta ed in entrambi i casi –si badi!– contrarietà, aberrante, ai danni dei soli modi culturali e civili e sociali realmente non solo virtualmente possibili in Settentrione del Mondo. Evidentemente invasione avrebbe paralizzato continuazione burocratica di Istituzioni Comunali.

Invece Disposizione Giudiziaria definiva ordine di necessità e non necessarità: nessun obbligo ai Comuni per elenchi burocratici concernenti semplici convivenze e opzione di tali elenchi però ove entro implicite od esplicite relazionabilità o relazioni bisessuali da considerarsi i rapporti omosessuali di cui possibile eventuale nota; senza obbligo per Comuni data validità già privata del tutto notabile.
In pratica molti in Istituzioni Comunali erano còlti (non: cólti...!) da Disposizione Giudiziaria in evidente contrarietà a legittimità burocratica ma stesso Disporre ne acquisiva note dandone valore diverso o negandone valore effettivo (anche in Spagna ugualmente, con intervento giudiziario determinante).


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In mio precedente messaggio 'componenti fondamentiste-democristiane' sta proprio per tale; di fatto "fondamentiste" esprime più adeguatamente la situazione di allora che "fondamentaliste".
Chi legge sappia evitar ossequi inutili a convenzioni verbali vuote.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Costituzione Italiana si riferisce a realtà analoga a sociale appunto non qualificata socialmente; difatti se ne trova espressione definibile discreta, cioè che esprime analogicità senza che espressività sia impeditiva a pensabilità culturali molteplici; questo è uso verbale, corretto ed immediato, del

"come"

in affermazioni, di cui in fattispecie: quella costituzionale italiana.

Costituzione Italiana si riferisce a realtà, asociale oppure pre-sociale e non sociale ma non differente od uguale a sociale, di famiglia o fondabile o fondata su matrimonio cioè su rapporti naturali cui attratte naturali paternità, in generazione oppure solo in fecondazione oppure solo in educazione, e filiazione, in guise corrispondenti, sia passivamente cioè qual destinazione che attivamente cioè qual motivazione poi destinazione, sia in presenza che in assenza di naturale maternità; assenza o presenza di maternità che garantisce libertà di matriarcato o non matriarcato a fondazione o fondabilità familiari e di patriarcato o non patriarcato a non fondatezza o fondatezza familiari; essendo la maternità, in generazione oppure solo in gestazione oppure solo in accudimento, l'elemento caratterizzante e quindi potendone essere, in familiarità effettiva, anche per assenza...

Essendo il matrimonio solo possibilità di fondamento od effettività di fondamento familiari; perché Costituzione di Stato italiano riconosce sia famiglie fondabili matrimonialmente sia famiglie fondate su matrimonio; e non disconosce il resto...

Di fatto Stato Costituito e restante di Stato tutto, non è sovraordinabile a Paese bensì scaturendo politica di Stato da vita vite e risorse di vita del Paese, non viceversa, perché realtà di Paese maggiore, più ampia, più vasta, più grande, pure differente, anche altra non solo altra, di realtà di Stato e perché esigenze politiche vitali naturalmente scaturendo da esigenze solo vitali.

Ciò che Costituzione esclude e la uniformazione della famiglia alla società. Questa uniformazione non è nucleo familiare di fortuna, che vige con discontinuità e per esigenze in emergenze vitali:
tali nuclei familiari, o per rapporti familiari solo indiretti o per relazioni familiari poche, restano in alcunché famiglie, possibilmente o realmente.
I nuclei ove neanche ruoli familiari solo manifestazioni di tali ruoli allora non costituiscono famiglie; in tal caso però familiarità manifestata potendone essere a scopo di reciproca o non solo reciproca o non reciproca conoscenza di evento familiare, valida anche per future altre o non altre famiglie; ma non sempre tali nuclei sono di tipo sociale e non si tratta di socialità!

Invece i nuclei sociali che riproducono ruoli familiari o rappresentano più di soli ruoli familiari non sono familiari essi stessi, perché sono solamente giochi sociali o simulazioni soltanto sociali, ciò anche a prescindere da considerazione di matrimonialità o altra, di nozze cioè.


Tutta questa realtà ha espressioni culturali varie enche politiche, istituzionali o solo statali, che parte di cittadinanza in anni tra fine Secondo Millennio ed inizio Terzo non sempre accoglieva e non per idealità linguistiche rifondazionali ma per abbandoni linguistici ed etnici, non sempre dipendenti da incertezze su futuro etnico europeo ed a volte gestiti da antieuropeismo invasivo purtroppo contro stesse Istituzioni politiche europee.
In particolare difesa contro questa invasione è stata previa permissione con ancor precedente non ammissione da poteri direttamente esecutivi-giudiziari: di atti burocratici europei palesemente nulli; cui antieuropeismo reagiva con tentativi di colmare nullità non vuoti burocratici dando così incentivo a richieste burocratiche non reali solo ideali ma formalizzate in moduli reali ma cui del tutto nulli riferimenti reali (insomma questo ultimo un tentativo di "fantapolitica", qual tentativo una 'fantapolitica' ma cui esito vero niente; per questo alcune componenti politiche ne sostituivano ad evenienze peggiori e ne velocizzano autoannientamento).

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In testo di mio messaggio precedente è da considerarsi mancanza di un accento:

'Ciò che Costituzione esclude e la uniformazione della famiglia alla società.'

sta per:

Ciò che Costituzione esclude è la uniformazione della famiglia alla società. ,

oppure di stessa frase bisogna interpretarne qual titolarità di quanto spiegato dopo stesso (consiglierei questa seconda opzione).


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In messaggio precededente ad ultima precisazione,

'enche'

sta per:

anche.

Reinvierò testo con correzione ed univocità di espressione.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

(+)

Costituzione Italiana si riferisce a realtà analoga a sociale appunto non qualificata socialmente; difatti se ne trova espressione definibile discreta, cioè che esprime analogicità senza che espressività sia impeditiva a pensabilità culturali molteplici; questo è uso verbale, corretto ed immediato, del

"come"

in affermazioni, di cui in fattispecie: quella costituzionale italiana.

Costituzione Italiana si riferisce a realtà, asociale oppure pre-sociale e non sociale ma non differente od uguale a sociale, di famiglia o fondabile o fondata su matrimonio cioè su rapporti naturali cui attratte naturali paternità, in generazione oppure solo in fecondazione oppure solo in educazione, e filiazione, in guise corrispondenti, sia passivamente cioè qual destinazione che attivamente cioè qual motivazione poi destinazione, sia in presenza che in assenza di naturale maternità; assenza o presenza di maternità che garantisce libertà di matriarcato o non matriarcato a fondazione o fondabilità familiari e di patriarcato o non patriarcato a non fondatezza o fondatezza familiari; essendo la maternità, in generazione oppure solo in gestazione oppure solo in accudimento, l'elemento caratterizzante e quindi potendone essere, in familiarità effettiva, anche per assenza...

Essendo il matrimonio solo possibilità di fondamento od effettività di fondamento familiari; perché Costituzione di Stato italiano riconosce sia famiglie fondabili matrimonialmente sia famiglie fondate su matrimonio; e non disconosce il resto...

Di fatto Stato Costituito e restante di Stato tutto, non è sovraordinabile a Paese bensì scaturendo politica di Stato da vita vite e risorse di vita del Paese, non viceversa, perché realtà di Paese maggiore, più ampia, più vasta, più grande, pure differente, anche altra non solo altra, di realtà di Stato e perché esigenze politiche vitali naturalmente scaturendo da esigenze solo vitali.


La uniformazione della famiglia alla società: ciò che Costituzione esclude!

Questa uniformazione non è nucleo familiare di fortuna, che vige con discontinuità e per esigenze in emergenze vitali:
tali nuclei familiari, o per rapporti familiari solo indiretti o per relazioni familiari poche, restano in alcunché famiglie, possibilmente o realmente.
I nuclei ove neanche ruoli familiari solo manifestazioni di tali ruoli allora non costituiscono famiglie; in tal caso però familiarità manifestata potendone essere a scopo di reciproca o non solo reciproca o non reciproca conoscenza di evento familiare, valida anche per future altre o non altre famiglie; ma non sempre tali nuclei sono di tipo sociale e non si tratta di socialità!

Invece i nuclei sociali che riproducono ruoli familiari o rappresentano più di soli ruoli familiari non sono familiari essi stessi, perché sono solamente giochi sociali o simulazioni soltanto sociali, ciò anche a prescindere da considerazione di matrimonialità o altra, di nozze cioè.


– Tutta questa realtà ha espressioni culturali varie anche politiche, istituzionali o solo statali, che parte di cittadinanza in anni tra fine Secondo Millennio ed inizio Terzo non sempre accoglieva e non per idealità linguistiche rifondazionali ma per abbandoni linguistici ed etnici, non sempre dipendenti da incertezze su futuro etnico europeo ed a volte gestiti da antieuropeismo invasivo purtroppo contro stesse Istituzioni politiche europee.
In particolare difesa contro questa invasione è stata previa permissione con ancor precedente non ammissione da poteri direttamente esecutivi-giudiziari: di atti burocratici europei palesemente nulli; cui antieuropeismo reagiva con tentativi di colmare nullità non vuoti burocratici dando così incentivo a richieste burocratiche non reali solo ideali ma formalizzate in moduli reali ma cui del tutto nulli riferimenti reali (insomma questo ultimo un tentativo di "fantapolitica", qual tentativo una 'fantapolitica' ma cui esito vero niente; per questo alcune componenti politiche ne sostituivano ad evenienze peggiori e ne velocizzano autoannientamento).


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Dopo resister di Istituzioni politiche ai tristi giochi sessuofobici, antipolitici, cui apparenza contraria a realtà, dopo le precisazioni normative-burocratiche effettivamente tali, ardue da realizzare in condizioni gravi e diffuse ove etnofobia maggiore che xenofobia e spesso xenofobia non odio politico ma difesa etnica quasi disperata non riconosciuta per tale e con effetto di creare altra etnofobia spesso incolpevole ma comunque disastrosa...
Dunque la evoluzione legislativa italiana, europea, non si è posta di tramezzo alle tradizioni e alle innovazioni, non ha costituito fine di retaggi ed eredità politiche cioè non ha cagionato interruzioni di usi aviti; novità conseguite non hanno mutato civiltà e socialità tradizionali né formulazioni normative hanno rifatto usi degli avi; infatti i tentativi di rendere Europa davvero solo e del tutto nuovo campo di azione sociale, civile, culturale, politica, rappresentando in certe evenienze una apparente non alternativa e una parvente necessità, acquisiti anche poteri effettivi di contro a non effettivi, nondimeno a causa di estrinseca esterna cioè oppositiva europea anche italiana estremizzazione di quegli altrui effetti, però questi non producevano risultati omologhi a cause per cui effetti stessi; e ciò in procinto d'esser distruzione di società europee e fine di civilizzazione europea proprio in Europa e riduzione di culture europee a culturalità ex-europee, ne era ma solo di stessi che non ne volevano e quindi ne abbandovano proprie modalità e maniere, non etnicamente stabilite; mentre restanti agivano anche solo etnologicamente, per restante logica di futuro se non altro; e della invadenza e confusione e mutazione antieuropea anche antiitaliana e mossa assoldando eserciti di fraintenditori di culture e traditori di storie patrie, ne restava prima non conseguenza politica istituzionale poi opposta conseguenza istituzionale politica...
Di codesti eventi se ne trovano gli accadimenti nella lotta di conservazione delle identità etniche, sia solo linguistiche e nazionali pure, nei casi più ardui condotta per sola volontà di continuare ad essere (europei, italiani... ) ed essendone per continuo volerlo e rivolerlo; in mezzo a sfortune ed a ostilità ed avversioni altrui contro Settentrione del Mondo e contro ideologie del Nord, cui Europa è unica realtà continentale totalmente globalmente afferente... Lottare che era ed in parte resta anche... lo studiare quasi sconfortante strategie e tattiche da usare ed utilizzare per i venditori di cibi e bevande e di oggetti di necessità, bigliettai, impiegati, agenti..., per capire come fare per mangiare, bere, vestirsi e spostarsi, usufruire di servizi, utilizzare forze dell'ordine o non riceverne danni, per sapere come difendersi da chi ne rendeva o faceva impedimento da entro o non da entro, da esterno o da fuoriposto... perché ostilità di ex o di estranei non tollerava e non tollera se non esister precario di vita in Settentrione e non certo esister di vita del Nord... ed ugualmente tentava e vorrebbe tentare di precarizzare ed 'insensare' realtà legislative, normative, regolative, statali e non solo statali...

Eppure accanto al nuovo fortemente esperito si sente in questi anni (successivi a quelli di recensione) ancora forte la memoria avita e ciò rende duplice ostacolo a ostili e avversi, ex o non ex.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Famiglia naturale improntata a relazione matrimoniale è naturale bisogno quando maternità già forte in rapporti genitori-figli ed è necessario che paternità sia rafforzata in considerazione di forza materna, infatti la famiglia naturale è necessità di aggiungere altra relazione a rapporti genitori-figli.

In tal, naturale, senso dunque funzione matrimoniale è fatta di ulteriore rapporto, rafforzativo:

C) marito/moglie–figli—padre (funzione del matrimonio)

che si aggiunge cioè a rapporto già forte:

B) madre-figli-padre/marito (situazione matrimoniale)

entro rapporto naturale:

A) genitori-figli (naturalità di base) .


Senza dubbio recensore adottava riferimento principale a realtà sociale non naturale, ma stessa Legge considera famiglia sia quale organizzazione necessaria ad esigenze civili sia quale organizzarsi per esigenze naturali (di tal ultimo caso non era e non è assai frequenza in condizioni di fatto di società civile italiana e genericamente europea-mediterranea).


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In socialità di mondo cattolico non si ritrovava situazione di stabilità ed al contempo si era creata anche situazione di scarsa o nulla evidenza e provvidenza naturali, da Medio Evo a Modernità istituzioni ecclesiastiche di provvisorità compitesi in mondo cristiano riformato invece immobilizzatesi in mondo cristiano cattolico fino a non cristianità delle circostanze che ne mantenevano fissità; in tal effettivo evento le tradizioni cattoliche nel cattolicesimo erano presenti quali remote e familiarità cattolica generalmente precaria cui clericalità non familiare provvedeva a sopperire; e ove tal evento non autentico, se ne ritrovava sola apparenza cui utilità per evitarne necessità reale (caso più frequente in cattolicesimo americano settentrionale che meridionale ed in Europa frequente tra ex ortodossi ma cui non riferibile a passato né a proprio presente oppure frequentissimo in sola culturalità religiosa non solo europea e. perlopiù orientaleggiante, in Africa poco frequente ed in sincretismi e purtroppo solo parzialmente utile).
Dunque in mondo cattolico non è esistita concezione piena di realtà familiare e tal vuoto quando assenti consapevolezze di distinti statuti clericali e laicali divenendo socialmente disastroso fino a disastrosità sociale e civile; ciò sta accadendo ancora e in Italia più che altrove; ed è stato e resta anche e specialmente evento di separazione da naturalità.
Parimenti, ma inversamente, moltitudini atee di modernità-contemporaneità occidentali in accadimenti sub-culturali, non hanno conservato piena concezione di realtà familiare ma non a causa di passati terminati senza làsciti diretti invece a motivo di decisioni di massa di abbandonare eredità culturali religiose ma senza poterne lasciare le forme. Ma in suo nascere tal movimento era concomitante causa di separazione del cattolicesimo da tradizioni di culto e da culture relative; sicché ritualità dello sposarsi in cattolicesimo iniziava a vigere solo per organizzarne di volta in volta, mentre in mondo riformato ne restava retaggio, di modi e maniere.
A causa di forte e quasi ovunque diffuso rifiutare chiese riformate, società religiosa e civile italiana, sorta da convivenza laica anche con atei ed agnostici, si ritrovò a dar, di consuetudini cattoliche-ex-cattoliche, forme ufficiali e rilevanti anche burocraticamente a massima parte di cittadinanza...
Allora da realtà basata su esigenza statale anagrafica (proprio quella menzionata in Costituzione) accadde che realtà matrimoniale assunse valore burocratico sociale-civile - religioso... Da ciò esigenze di dar forme burocratiche a divorzi e separazioni poi a sole convivenze, che considerano i vari passaggi tra fondabilità e fondazione matrimoniali, fondazione-fondabilità quindi fondabilità-fondazione, per aver equiparato rito cattolico e menzione anagrafica quindi da averne dovuto specificare - distinguere anche per evitar statalità confessionale non laica.

...


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

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Oltre alla evidenza di esigenza burocratica di universalità bisogna notare la evidenza precedente di arbitrarietà non universale, che in evento gestito da tendenze 'di massa' e movimenti 'di massa' (non proprio solo socialmente a volte anche fisicamente quali folle numerose che possono agire con forze fisiche di moltitudini ma anche separatamente e con esistere occultato, anche con ruoli singolarmente di rilievo sociale... ) atei tentava di possedere ed annullare socialità civiltà e ritualità cattoliche-post-cattoliche trasformandone le forme spesso già vuote in simulacri atti ad altri usi, cui scopo di inserire alterità in cittadinanza ma senza lealtà e in definitiva di intrusi di varie specie cui usi (anche "folkloristici") di fatto offensivi contro culture occidentali in quanto usi derivati da altri incompatibili ad Occidente e trasformati in avversioni a mentalità settentrionali del Mondo. (Per esempio uso di indicar o peggio descriver omosessualità con termine anglofono o proprio inglese "gay" che inscena fantasia di ridere-star-allegri-far-sesso come se il sesso lo si facesse o dovesse far sempre senza tristezza di altra specie e come se astinenze forzate non fosser causa di soffrire... Un termine caro ad ubriaconi molesti che imitavano espressione di maschere o da maschere di indiani di America poi caro a razzismi vari perché atto a obliterare naturalità di omosessualità; e quale controparte del goliardico dire, già offensivo o comunque idiota, ecco luttuosità –fatta di abusi verbali e poi di molto, molto peggio– di malasanità, particolarmente accanita contro libertà e vitalità e finanche integrità proprio delle vittime delle offese da appellativo e discorsi ad esso improntati e soprattutto dai conseguenti casi non solo di eventi sociali e civili dei fraintendimenti... Quindi tendenza a renderli comuni essendo tentativo di sfuggire ai giudizi e di diffonder di più i fraintendimenti, voluti realmente da nemici di vita occidentale e settentrionale del Mondo ma attribuiti a stesse vittime... Tentativi continui di usar comunemente la verbalità greca o di ascendenza greca derivata da parole "saffo" e "lesbo" pur non giungendo a pari disastro comunicativo, risultano in fin dei conti cause di confusioni disastrose contro etnie non solo greche...

Filosofia che ignorava tutto questo non aveva futuro filosofico.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

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Oltre alla evidenza di esigenza burocratica di universalità bisogna notare la evidenza precedente di arbitrarietà non universale, che in evento gestito da tendenze 'di massa' e movimenti 'di massa' (non proprio solo socialmente a volte anche fisicamente quali folle numerose che possono agire con forze fisiche di moltitudini ma anche separatamente e con esistere occultato, anche con ruoli singolarmente di rilievo sociale... ) atei tentava di possedere ed annullare socialità civiltà e ritualità cattoliche-post-cattoliche trasformandone le forme spesso già vuote in simulacri atti ad altri usi, cui scopo di inserire alterità in cittadinanza ma senza lealtà e in definitiva di intrusi di varie specie cui usi (anche "folkloristici") di fatto offensivi contro culture occidentali in quanto usi derivati da altri incompatibili ad Occidente e trasformati in avversioni a mentalità settentrionali del Mondo.
(Per esempio uso di indicar o peggio descriver omosessualità con termine anglofono o proprio inglese "gay" che inscena fantasia di ridere-star-allegri-far-sesso come se il sesso lo si facesse o dovesse far sempre senza tristezza di altra specie e come se astinenze forzate non fosser causa di soffrire... Un termine caro ad ubriaconi molesti che imitavano espressione di maschere o da maschere di indiani di America poi caro a razzismi vari perché atto a obliterare naturalità di omosessualità; e quale controparte del goliardico dire, già offensivo o comunque idiota, ecco luttuosità –fatta di abusi verbali e poi di molto, molto peggio– di malasanità, particolarmente accanita contro libertà e vitalità e finanche integrità proprio delle vittime delle offese da appellativo e discorsi ad esso improntati e soprattutto dai conseguenti casi non solo di eventi sociali e civili dei fraintendimenti... Quindi tendenza a renderli comuni essendo tentativo di sfuggire ai giudizi e di diffonder di più i fraintendimenti, voluti realmente da nemici di vita occidentale e settentrionale del Mondo ma attribuiti a stesse vittime... Tentativi continui di usar comunemente la verbalità greca o di ascendenza greca derivata da parole "saffo" e "lesbo" pur non giungendo a pari disastro comunicativo, risultano in fin dei conti cause di confusioni disastrose contro etnie non solo greche... E conseguenza è anche contro serenità e felicità maschili, dato che per la funesta idiozia dei persecutori, i maschi perseguitati dovrebbero far cosa impossibile cioè anche, per esempio, ridere o piangere differentemente da proprio unico possibile modo di ridere e piangere oppure dovrebbero celarsi o inventarsi finzioni ma ciò è penoso o impeditivo a manifestazioni naturali — difatti essendo nella distinzione etnica la diversità umana caratteristica, allora i linguaggi che ne confondono sono causa di confusioni ai danni delle diversità di umane tipologie; e dunque quel che continua ad accadere, ad azione di chi volontariamente travisa o fa travisare espressioni comunicative, è atto criminale contro destini umani ed è delitto contro umanità – si badi dunque che i persecutori in certo senso paion ravveduti ma anche senza esserlo.)

Filosofia che ignorava tutto questo non aveva futuro filosofico.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In ultimo invio trovasi testo di precedente messaggio (cui era rimasta una parentesi aperta senza la chiusa prima di spazio) però accresciuto.

MAURO PASTORE