sabato 2 aprile 2011

Urbinati Nadia, Liberi e uguali,

Roma-Bari, Laterza, 2011, pp. 175, €. 16,00, ISBN 978-88-420-9540-8.

Recensione di Carla Fronteddu - 02/04/2011

Filosofia politica, individualismo, democrazia, libertà

L'individualismo denota la fine della politica? Questo è l'interrogativo che attraversa l'ultimo saggio di Nadia Urbinati.

“L'identificazione dell'individualismo con una visione della vita che si rispecchia nella massima «me ne frego» è quasi un luogo comune nel nostro paese. Ma si tratta di un'identificazione sbagliata benché straordinariamente popolare” (p. IX). Individualismo, infatti, non è sinonimo né di egoismo antisociale, né di indifferenza verso gli altri e la politica, ma, al contrario, è il fondamento politico e ideale della democrazia.

L'individualismo di cui parla Urbinati è un individualismo politico, del tutto differente dall'individualismo “possessivo e conformista, litigioso e docile, facilmente disposto a manipolare le norme e subire il dominio dispotico della legge consumistica” (p. XI), che si è affermato in questi ultimi anni e che si intreccia con l’immagine di una società priva di un baricentro di forze etiche, quali il rispetto, l’empatia e la solidarietà. Questa torsione degenere dell'individualismo testimonia un'incrinatura del legame tra eguaglianza e libertà: “è lo specchio di una profonda trasformazione della cultura etica e dei sentimenti che ha facilitato la torsione dell'individualismo democratico in individualismo antisociale  e tirannico, oppure apatico e indifferente verso i destini della comunità umana più larga, nazionale o universale”(p. XII).

Il saggio di Urbinati si offre come un prezioso aiuto, per comprendere criticamente questo fenomeno di ridefinizione del legame tra eguaglianza e libertà. L'argomentazione sostenuta dalla filosofa prende le mosse dall'opera di Alexis de Tocqueville, il quale proponeva di trattare l'individualismo come una categoria politica e non morale: “di qui occorre partire quando lo si voglia analizzare criticamente [...] perché avendo chiaro il carattere dell'individualismo democratico è possibile sottoporre l'individualismo ad un'analisi critica coerente; e in secondo luogo per impedire che la critica dell'ideologia individualista si traduca in soluzioni antindividualiste, esterne o contrarie all'ordine democratico” (p. XIII).

Il testo si apre, dunque, con la definizione di individualismo democratico, elaborata a partire da una breve, ma lucida, esposizione degli aspetti peculiari della democrazia e del suo rapporto  con l'individualismo. La democrazia, sostiene Urbinati, “è l'ordine che meglio è disposto e predisposto a trattare gli individui come liberi ed eguali” (p. 5), essa, infatti, non è semplicemente una forma di governo, ma incarna, soprattutto, una ricca cultura dell'individualità. L'individuo democratico è “una persona che ha un senso morale della propria indipendenza e dignità e agisce mossa da passioni ed emozioni altrettanto forti delle ragioni e degli interessi; che non è soltanto concentrata sulle proprie realizzazioni, ma anche emotivamente disposta verso gli altri per le ragioni più diverse, come l'empatia, la curiosità, la volontà imitativa, il piacere di sperimentare” (p. 16). Ciò non significa che l'individuo democratico debba essere necessariamente un individuo virtuoso, nel senso inteso, ad esempio, dal repubblicanesimo. Quest'ultimo, infatti, manca della curiosità che spinge a ricercare l’altro, mentre l'individuo democratico dispone di qualità che lo rendono naturalmente disposto verso gli altri, capace di identificarsi empaticamente con chi è nel bisogno, di agire razionalmente, ma anche per piacere.

Le qualità dell'individuo democratico, tuttavia, possono dar vita anche a spiacevoli fenomeni e, a tal proposito, “la destra populista e quella comunitaria hanno dimostrato di essere capaci di usare a loro vantaggio i caratteri dell'individualismo, mettendo in luce la sua faccia più volgare, massificante e apatica”(p. 16). Quest'ultima non è altro che una distorsione dell'individualismo ed Urbinati mette bene in luce le torsioni e le aberrazioni che può generare l'ideologia individualista, dedicando densi capitoli alla descrizione dell'individualismo atomistico e antipolitico e di quello apatico e gregario. L'uno e l'altro sono le estreme conseguenze di una società antipolitica, che immagina la libertà, come libertà dalla politica.

Urbinati propone di considerare l'individualismo antipolitico “come il possibile nutrimento della tirannia dei moderni” (p. 79). Mentre nell'antichità, il rischio della tirannide proveniva dalla volontà sovrana, nelle società moderne la minaccia della tirannide proviene dall'interno della stessa società civile. A tal proposito, la filosofa ricorda l'ammonimento di Bobbio: “il potere degli interessi economici unito al declino dell'educazione politica o civica dei cittadini può dar vita a una miscela fatale per la democrazia rappresentativa” (p. 82).

L'altra torsione negativa dell'individualismo, presa in considerazione da Urbinati, è quella dell'indifferenza verso la società e la cosa pubblica. “Dall'individuo tiranno si passa all'individuo invisibile e apatico, un attore totalmente privato non perché vorrebbe asservire il pubblico ai suoi interessi, ma invece perché evita la partecipazione alla vita pubblica per cercare rifugio fuori della politica e restare ai margini della polis” (p. 97). Attraverso la lezione di Tocqueville, Urbinati illustra la differenza tra l'individualismo democratico e quest'individualismo che cerca rifugio nelle relazioni comunitarie, fuori della politica, fuori dal pubblico. Dal confronto tra i due termini emerge con chiarezza il grande paradosso dell'individualismo democratico: l'apatia e l'indifferenza sono già inscritte nelle qualità che denotano la democrazia. Anche dietro a questa manifestazione, spersonalizzata e apatica, dell'individualismo, è presente la nozione di libertà come libertà dalla politica che era già stata individuata alle spalle dell'individuo possessivo e tiranno: “il ciclo dell'individualismo si chiude quando l'individualismo perde ogni sembianza politica e torna da dove era partito: quella nozione di libertà individuale come libertà dalla politica che da Constant era stata identificata come la condizione propria della felicità dei moderni” (pp. 107-8).

In entrambe le manifestazioni patologiche dell'individualismo, il legame tra libertà ed eguaglianza si incrina ; nel primo caso la libertà viene ridefinita secondo la logica del possesso, nel secondo la democrazia  finisce per essere un mero regime della maggioranza.

Tocqueville, ricorda Urbinati, sosteneva che l'individualismo democratico fosse antipolitico, un fattore di avvilimento della politica, “o perché ne faceva uno strumento per la realizzazione degli interessi privati; o perché l'assoggettava al giudizio individuale quale che esso fosse”, ma, se la politica democratica produce disinteresse per la politica stessa, come potrà sorreggersi “senza trasformarsi in un dispotismo degli apparati con un pubblico di apatici e conformisti?” (p. 155)

Il saggio di Urbinati risponde a questa obiezione, ribadendo che non è l'individualismo a decretare la fine della politica, ma le sue rappresentazioni grottesche, antipolitiche ed apatiche. L'individualismo democratico, fondato sui pilastri di libertà ed eguaglianza, al contrario, non può che rappresentare la cura per la democrazia.

La brillante analisi critica condotta da Urbinati ha il pregio, non solo di valorizzare il significato di individualismo democratico, ma, soprattutto, di mettere in luce le estreme, ma non improbabili, torsioni degeneri di quest'ultimo, offrendosi come un importante monito ai cittadini delle democrazie contemporanee: “tanto la libertà quanto l'eguaglianza sono condizioni artificiali, non si danno in natura.... questa artificialità giustificativa è una prova del fatto che tanto questi valori quanto la democrazia sono conquiste mai assicurate o al riparo da rischi” (pp. 5-6).

Indice

Prologo
I.    Individualismo democratico
II.    Felicità privata
III.    Un “ismo” da usare con cautela
IV.    Una breve storia
V.    L'individuo contro la politica
VI.    La tirannia dei moderni
VII.    Apatia e solitudine
VIII.    Identità gregarie
IX.    Rigenerazione
X.    Giudizio e dissenso
    Indice dei nomi

L'autrice

Nadia Urbinati insegna Teoria politica alla Columbia University. Tra le sue pubblicazioni più recenti Ai confini della democrazia. Opportunità e rischi dell'universalismo democratico (2007), Lo scettro senza il re (2009) e Individualismo democratico. Emerson, Dewey e la cultura politica americana (2009).

12 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

Lavoro recensito pur noverando parte di casistica odierna non ne risulta di spiegazione.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Recensore recava definizione di fondamento di sola democrazia non autarchica. Ma democrazia interamente autarchica ha per fondamento collettivismo non individualismo.

Componenti autarchiche di democrazie o democraticità interamente occidentali (non quella russa, che è artica-occidentale non occidentale-artica) non sono fondamentali, anche perché se tali fossero non potrebbero esplicarsi in tutto il proprio potenziale democratico.

Suddetta definizione di recensore era recensiva non recensoria; ovvero non giudizio di stima o non-stima ma descrizione di realtà di quanto recensito; difatti autore (in particolare: autrice) non analizzava totalità tipologicamente occidentale dei vari poteri democratici, di basilari e di non basilari, limitandosi a basilari che di fatto però in attuale fase italiana post-ex-costituente di potere politico sono non genesi ma genetica di potere democratico italiano; per cui razionalizzazioni di autore sono italianamente utilizzabili in riferimento a radicazione-conservazione di poteri democratici cui generici riferimenti da lavoro (recensito) di autore erano, sono da -eventualmente- impiegarsi, in Italia, solo in relazionamento a conservazione di radicalizzazioni; e non di tutte ma di quelle geneticamente variabili, cioè da genesi - genetica politiche non principali.
Di fatto ciò in un certo senso non dovrebbe sorprendere, perché individualismo democratico di base ci è garantito da Costituzione stessa, dunque discutibilità filosofica non ne pertiene ma può pertenere al restante entro rapportarsi a non restante.

Perciò autore disquisisce su basilarità parziale riferibile a discutibilità restante; meno ampia di quel che sembrerebbe data esclusione in premesse di autore (autrice) di possibilità autarchiche di base e cioè di potenzialità autarchiche non di base (autarchia quale non base ma quale possibilità di base non in base stessa politica democratica italiana).

È tautologico, che esimendosi dal valutare prassi autarchica, dei rapporti tra basi costituzionali dei poteri e altri poteri costituzionalmente rapportabili, ne restino solo alcuni; di particolare interesse non per valutare possibilità democratiche di base, più ampie, ma per far notare impossibilità democratiche di base.

Infatti:
lavoro recensito ci risulterebbe valido purché se ne intendesse da sé stessi relatività tutta non tutta esplicitata di impostazione (oppure prima avvalendosi di questo mio commento per poi da sé intendere)...

Ma di fatto autrice approdando ad analisi-descrizione separata di individualità democratica/repubblicana (quest'ultima la deduceva da realtà di repubblicanesimo non repubblicana né altrimenti si potrebbe riferendosi a Stato di repubblica democratica) non consente diretta validità di risultati di suo lavoro; che sarebbe adatto a forme miste non solamente democratiche anglosassoni o di tipo anglosassone ove tipologie di personalità aristocratiche in raffronto-non-confronto a tipologie di personalità di oclocrazia, in parallele distinzioni di funzioni aristocratiche-oclocratiche entro totalità democratiche (sia in tutto che in intero ed a seconda di variazioni (determinate)); e che ovviamente non è adatto per realtà italiana neanche propositivamente, data limitazione — di qualunque analogo considerare stesso oltre che medesimo di autrice noverabile per realtà unitaria italiana- e riportato in recensione — a conservazione relativa a (non di!) radicazione-conservazione storica, in già accaduto (italiano) costituirsi e ad avvenuta costituzione e a già costituito Stato Unitario (non Uno) - né altrimenti riferibile studio di autore (autrice) ad Italia Unita se non a suo Stato costituito.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Non esplicitazione fino a invalidazione, di lavoro recensito, filosoficamente manifestabile in riduzione di conclusioni non esplicitabili filosoficamente; dunque:
filosoficità possibile di lavoro recensito in àmbito di pensiero alternativo, da deliberato escludere e non da un proporre;
e tutto ciò non sarebbe spiegabile se non si considerassero tempi particolari, in anno 2011 essendovi solo questi eventi annoverabili:

/
A) Incertezza di futuro etnico e naturale di Continente Europeo
B) Decisione americana statunitense di non considerare in proprie programmazioni futuro occidentale europeo
C) Scelta occidentale non europea non americana per un Occidente senza esistenza europea, né antropica né fisica
\

Politiche Italo - americane, italiane in America, non potrebbero mai esser state promotrice del rifiutare esistenza europea.
Ad autrice potrebbe attribuirsi ignorare di futuro europeo o diffidare di possibilità reale di esso; attribuizioni che erano (sono) realmente di tanti americani non europei ignari di forze europee e natura europea (ed accadimenti europei).


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

#
A considerare individualità psicologica, a considerare psicologicamente individualità, a considerare individualità psicopoliticamente, bisogna allora intendere 'individualismo quale base della collettività'.

##
A considerare individualità politicamente, senza dunque mediazione psichica né intermediazione psicologica, essa, l'individualità cioè, si presenta veritieramente (alla intuizione politica, la quale è scevra da inganni di false realtà) quale base della collettività.

###
Nel valutare limiti della politica, non è in effetto inganno della realtà se il valutare è politico a sua volta; oppure se ne è esterno è da considerarsi estremo inganno; cui non psicopolitica né psicologia possono offrire rimedio anzi potrebbero risultare ad esterno di maggiore inganno perché l'eccedere con la politica potrebbe esser contro mentalità collettive mentre queste potrebbero essere ingiustamente vòlte contro non eccedere politico; sembrando che politica individuale o politiche individualiste siano sempre senza senso psicologico o psichico, possibile o reale, quandanche avendone o potendone.

*
La alternativa pratica tra individualità e collettività, teorica tra individualismo o collettivismo, è ideologicamente determinata da realtà psicologica umana, psichica vivente. Ciò non significa che tal realtà sia, di per sé, ridotta a scientifica professionale o ad animale non razionale.

**
Questo ultimo (*) dato di fatto:
1) mostra che politica individuale, individualista, è una ideologia diretta;
2) mostra che politica collettiva, collettivista, è una ideologia indiretta.
Tali direttività e indirettività non sono una gerarchia di necessità ma ne compongono due diverse: quella diretta, tipologicamente da elementarità di: individui-collettivi; quella indiretta, tipologicamente da elementarità di: collettivo-individuo.

***
Non è possibile disporre le due gerarchie (**) in una sola, dato che sono differenti ed appunto non mediabili quali gerarchie; (+) in politica gerarchie di idee, se differenti, non sono unificabili in altra gerarchia ((+)). Dunque ricorso ad una o ad altra è per necessità a sua volta necessitato conformemente a stesso necessitarne, direttamente (caso 1) o indirettamente (caso 2) secondo necessità, relativa a caso 1 stesso o relativa a caso 2 stesso.

****
Se ricorso non è di sola necessità (***) o non per necessità, i due casi (1,2) sono in parte od in tutto sottoposti ad arbitrio. Notando di tal arbitrio le possibilità ed i limiti di possibilità, si può distinguere tra applicazione politologica, di tipo 1 o di tipo 2 (relative a casi, 1 e 2 rispettivamente), e tra applicazione politica, di tipo 1 o non solo 1,  2 o non solo 2, e di tipo 1 o 2   ;   2 o 1 ... si badi che sequenza |2 o 1 ; 1 o 2| resta politologicamente impossibile e politicamente eccedente (contraddittoria); datoché ideologie dirette o indirette sono entrambe ideologie non arbitrariamente basabili e basate non arbitrariamente.

Indubbiamente tal descrizione serve a identificare (non individuare!) razionalmente eccesso di arbitrio politico ma non serve qual motivazione a rifiutarne.



MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Autrice recava assolutezza perché non rapportava suoi ragionamenti a relatività di ragioni cui faceva uso in stesso suo lavoro. Evidentemente sfiduciata od ignara di futuro europeo, ne considerava solo precarietà ; da qui suo ragionare di conservazione quale fosse non conservazione, suo implicare genetica politica qual ancora genesi politica — forse oramai ignorando ella Italia quale Stato o di Italia politica attestandone solo potere per Patto Atlantico o forse perché riteneva non possibili interventi di Organizzazione di Nazioni Unite che bilanciassero diritti di migrazioni a diritti di già stanziati e di stanziati, quali equilibri di sole residenza/cittadinanza e di naturalità(etnica)/naturalizzazione(antropica).

Di fatto però poteri multinazionali e non solo O.N.U. già esistenti ed anche a partecipazione di Stati e di Stato Italiano; e autrice ne ignorava particolarità ignorando anche distinzioni europee: tra democrazie anche  monarchiche o monarchiche e non anche monarchiche o non monarchiche.

Di fatto in quanto riportato in recensione da suo lavoro trovasi descrizione preponderante di passività democratiche e descrizioni non filosofiche di aberranza in democrazia poiché esse non distintive tra danni e non danni, di vari differenti combinarsi di realtà impolitiche ed antipolitiche; né autrice si basava su indicazione di (non da!) realtà parallela ad aberrazioni, cioè:
ossessione, non solo intellettuale,
in cui da distinguersi diacronicamente-sincronicamente: non politica, non-politica innocuità da politica-impolitica - antipolitica disastrosità.
Da analisi di tal ultimo altro fenomeno, si può passare ad analisi di duplicità di aberranza individualista, distinguendo tra:
recitazioni di ruoli, positive e innocue o negative e disastrose;
e ciò analizzando con adattare direttamente premesse più ampie, avvalendosi di descrizione di:
'ossessioni di massa'
cioè di collettivismo improprio ed inopportuno; e dovendone far diretto conto - reso-conto affinché conclusioni razionali adatte e filosoficamente ad  Europa, Italia compresa.

Da recensione non risulta che autrice ne abbia.

A causa di tal mancanza, autrice descriveva patologia sociale negativa univocamente, cioè negativamente soggettivamente; e di fatto suo descrivere era entro medesima patologia negativa descritta, con descriver suo stesso quindi in unilateralità concretamente negativa non in unilateralità solamente astrattamente negativa; perché descrizione filosofica non può vincere negatività inconsapevolmente confinate di stessa descrizione.

Dacché notando procedere da parte di autrice nondimeno filosofico di temi di argomentazioni, si nota pure che quello stesso suo procedere era rinunciatario; cioè non antifilosofico in quanto inconsapevolezza deliberata per consapevolezza quindi volontà di oblio...
Perché autrice forse non riteneva consistente Europa politica (o forse non voleva controbuirne) né Italia; o forse non scorgendo ella in Europa azioni autarchiche autonome ed isolate (non solo provenienti da realtà russa non solo europea) che ne dimostrassero vitalità politica; o più probabilmente (e provabilmente) ella non riteneva leggitimi i poteri multinazionali europei non solo europei né ancora ella ritenendo effettivo potere O.N.U. , o non concordi tutti questi od alcuni o ultimo a poteri regionali-politici e soprattutto non concordabili...


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Realtà attuale non è questa né lo era in tempi di pubblicazione di lavoro recensito; erano concordi anche allora e ne sono odiernamente concordabili locali interregiornali politici e non discordabili locali sub-extra-regionali o non regionali:
Tal esito non era voluto o era non voluto da poteri americani-internazionali estranei a realtà di Patto Atlantico o ad essa afferenti senza regole possibili cui dar esito effettivo ad afferenze.

(Ambizioni americane di una presenza stabile e politica in Europa erano fuori da Patto Atlantico (per il quale basi americane ammesse in Europa) ed ultimamente sono escluse da stessa Organizzazione di Nazioni Unite; tentativi, di rapportare tali ambizioni ad esclusioni, non ufficiali o solo militari, o sono informali e velleitari o non hanno più realtà politica; evidentemente autrice non per questo accaduto lavorava.

Da indice risulta che ella non pensasse a restanti dinamismi locali europei. D'altronde sua obiezione, proprio per individualismo dispotico di eccessi democratici, non ha forza e proprio a causa di tal dinamismi e di poteri O.N.U. di maggiori interrelazioni di estremi globali-locali cioè globali-globali - locali-locali, non in multinazionalità solo entro esse e dentro ma non pure entro regionalità.
Ciò ha provvisto presenza di Basi militari americane in Europa di possibili interlocuzioni giudiziarie finalmente direttamente asseverative negative; cioè permette ad abitanti di Europa di rifiutare senza ricorsi ad ulteriori poteri in Europa ma solo tramite locali stessi la presenza militare americana in Europa localmente non voluta... anche con sola O.N.U. a far da garante eventuale aggiunto.

Prospetto di autrice è parziale e statico anche per non includere rapporti direttamente globali-locali in Stati rilevanti e rapporti direttamente locali-globali per Stati rilevanti. Senza tale dinamica, Europa politica pareva terminata assieme o prima di Europa naturale e questa pareva senza sostegno etnico suo proprio destinata a fine più certa o certa anche per supposta incapacità europea a reagire ad interventi antieuropei; eppure Europa esiste ancora e sia naturalmente che politicamente, nonostante opposta illusione odierna di tanti che sia solo provincia di Eurasia o landa aggiunta al cosiddetto 'Profondo Ovest'; e non-utilizzabilità di lavoro di autrice attesta, per suo procedere non elementarmente ridotto ma complementarmente escludente: da parte di autrice ed anche di stesso recensire non obiettante attinenza a ideologie ex-sovietiche - post-sovietiste americanizzate per esiti del Dopo Guerra Fredda non Dopo Guerra Freddo...
In America invero intellettualità da ideologismi excomunisti non riceveva rifiuto in posti o rilievi, a causa di epiloghi particolari di guerra non solo di sbarramenti economici-militari: in particolare fu centrale il conflitto interamente condotto tra Iraq e Stati Uniti di America non Europa. Oltranze militari americane non resero integrità intellettuale americana anzi ne limitarono.

Prospettiva di autrice è americanista-mondialista-ex-sovietista; assai avvalorata purtroppo da lettura in lingua italiana, difatti contesto linguistico americano ne ridurrebbe ad elencazione di affermazioni soltanto; le quali comunque non direttamente utilizzabili od altrimenti tentativi disastrosi politicamente filosoficamente.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Affermazione di autrice riportata a fine recensione è valida solo entro concezione civile non culturale ed internazionalista di politica e fuori da riferimenti a naturalità di politica. Difatti esistono anche libertà ed uguaglianze politiche e naturali ma uguaglianza non essendone unico referente, essendone l'altro di equità. Infatti apatia e antisocialità menzionate da autrice possono essere di dannazione o di salvezza a democrazia e politica, a seconda che impoliticità ed antipoliticità ne siano ad evitare, variamente secondo varietà combinativa, politici eccessi o difetti politici per politiche opportunità da non politici esiti, non viceversa!



MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Espressione in terzultimo mio invio:

'ne considerava solo precarietà ; da qui suo '

sta per:

ne considerava solo precarietà; da ciò suo .

Inizio in secondultimo messaggio:

' Realtà attuale non è questa né '

sarebbe stato :

... Realtà attuale non è questa né

Ma non potendo io trovar agio ed opportunità (a causa di "attaccabrighe" e di spioni-internet) di revisione, non circostanzialità di inizio evitava che errore seguente fosse attivo per lettore.


' interregiornali '

sta per:

interregionali .

In secondultimo invio, trovasi parentesi iniziale aperta e senza chiusa poi. Meglio così in un certo senso, perché invio era provvisorio e costretto da evenienze e meglio è stata scrittura incompleta.

Reinvierò dunque.


MAURO PASTORE


MAURO PASTORE ha detto...

(+)

Autrice recava assolutezza perché non rapportava suoi ragionamenti a relatività di ragioni cui faceva uso in stesso suo lavoro. Evidentemente sfiduciata od ignara di futuro europeo, ne considerava solo precarietà; da ciò suo ragionare di conservazione quale fosse non conservazione, suo implicare genetica politica qual ancora genesi politica — forse oramai ignorando ella Italia quale Stato o di Italia politica attestandone solo potere per Patto Atlantico o forse perché riteneva non possibili interventi di Organizzazione di Nazioni Unite che bilanciassero diritti di migrazioni a diritti di già stanziati e di stanziati, quali equilibri di sole residenza/cittadinanza e di naturalità(etnica)/naturalizzazione(antropica).

Di fatto però poteri multinazionali e non solo O.N.U. già esistenti ed anche a partecipazione di Stati e di Stato Italiano; e autrice ne ignorava particolarità ignorando anche distinzioni europee: tra democrazie anche monarchiche o monarchiche e non anche monarchiche o non monarchiche.

Di fatto in quanto riportato in recensione da suo lavoro trovasi descrizione preponderante di passività democratiche e descrizioni non filosofiche di aberranza in democrazia poiché esse non distintive tra danni e non danni, di vari differenti combinarsi di realtà impolitiche ed antipolitiche; né autrice si basava su indicazione di (non da!) realtà parallela ad aberrazioni, cioè:
ossessione, non solo intellettuale,
in cui da distinguersi diacronicamente-sincronicamente: non politica, non-politica innocuità da politica-impolitica - antipolitica disastrosità.
Da analisi di tal ultimo altro fenomeno, si può passare ad analisi di duplicità di aberranza individualista, distinguendo tra:
recitazioni di ruoli, positive e innocue o negative e disastrose;
e ciò analizzando con adattare direttamente premesse più ampie, avvalendosi di descrizione di:
'ossessioni di massa'
cioè di collettivismo improprio ed inopportuno; e dovendone far diretto conto - reso-conto affinché conclusioni razionali adatte e filosoficamente ad Europa, Italia compresa.

Da recensione non risulta che autrice ne abbia.

A causa di tal mancanza, autrice descriveva patologia sociale negativa univocamente, cioè negativamente soggettivamente; e di fatto suo descrivere era entro medesima patologia negativa descritta, con descriver suo stesso quindi in unilateralità concretamente negativa non in unilateralità solamente astrattamente negativa; perché descrizione filosofica non può vincere negatività inconsapevolmente confinate di stessa descrizione.

Dacché notando procedere da parte di autrice nondimeno filosofico di temi di argomentazioni, si nota pure che quello stesso suo procedere era rinunciatario; cioè non antifilosofico in quanto inconsapevolezza deliberata per consapevolezza quindi volontà di oblio...
Perché autrice forse non riteneva consistente Europa politica (o forse non voleva contribuirne) né Italia; o forse non scorgendo ella in Europa azioni autarchiche autonome ed isolate (non solo provenienti da realtà russa non solo europea) che ne dimostrassero vitalità politica; o più probabilmente (e provabilmente) ella non riteneva leggitimi i poteri multinazionali europei non solo europei né ancora ella ritenendo effettivo potere O.N.U. , o non concordi tutti questi od alcuni o ultimo a poteri regionali-politici e soprattutto non concordabili...


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

+

... Realtà attuale non è questa né lo era in tempi di pubblicazione di lavoro recensito; erano concordi anche allora e ne sono odiernamente concordabili locali interregionali politici e non discordabili locali sub-extra-regionali o non regionali:
Tal esito non era voluto o era non voluto da poteri americani-internazionali estranei a realtà di Patto Atlantico o ad essa afferenti senza regole possibili cui dar esito effettivo ad afferenze.

(Ambizioni americane di una presenza stabile e politica in Europa erano fuori da Patto Atlantico (per il quale basi americane ammesse in Europa) ed ultimamente sono escluse da stessa Organizzazione di Nazioni Unite; tentativi, di rapportare tali ambizioni ad esclusioni, non ufficiali o solo militari, o sono informali e velleitari o non hanno più realtà politica; evidentemente autrice non per questo accaduto lavorava.

Da indice risulta che ella non pensasse a restanti dinamismi locali europei. D'altronde sua obiezione, proprio per individualismo dispotico di eccessi democratici, non ha forza e proprio a causa di tal dinamismi e di poteri O.N.U. di maggiori interrelazioni di estremi globali-locali cioè globali-globali - locali-locali, non in multinazionalità solo entro esse e dentro ma non pure entro regionalità.
Ciò ha provvisto presenza di Basi militari americane in Europa di possibili interlocuzioni giudiziarie finalmente direttamente asseverative negative; cioè permette ad abitanti di Europa di rifiutare senza ricorsi ad ulteriori poteri in Europa ma solo tramite locali stessi la presenza militare americana in Europa localmente non voluta... anche con sola O.N.U. a far da garante eventuale aggiunto.

Prospetto di autrice è parziale e statico anche per non includere rapporti direttamente globali-locali in Stati rilevanti e rapporti direttamente locali-globali per Stati rilevanti. Senza tale dinamica, Europa politica pareva terminata assieme o prima di Europa naturale e questa pareva senza sostegno etnico suo proprio destinata a fine più certa o certa anche per supposta incapacità europea a reagire ad interventi antieuropei; eppure Europa esiste ancora e sia naturalmente che politicamente, nonostante opposta illusione odierna di tanti che sia solo provincia di Eurasia o landa aggiunta al cosiddetto 'Profondo Ovest'; e non-utilizzabilità di lavoro di autrice attesta, per suo procedere non elementarmente ridotto ma complementarmente escludente: da parte di autrice ed anche di stesso recensire non obiettante attinenza a ideologie ex-sovietiche - post-sovietiste americanizzate per esiti del Dopo Guerra Fredda non Dopo Guerra Freddo...
In America invero intellettualità da ideologismi excomunisti non riceveva rifiuto in posti o rilievi, a causa di epiloghi particolari di guerra non solo di sbarramenti economici-militari: in particolare fu centrale il conflitto interamente condotto tra Iraq e Stati Uniti di America non Europa. Oltranze militari americane non resero integrità intellettuale americana anzi ne limitarono.)

Prospettiva di autrice è americanista-mondialista-ex-sovietista; assai avvalorata purtroppo da lettura in lingua italiana, difatti contesto linguistico americano ne ridurrebbe ad elencazione di affermazioni soltanto; le quali comunque non direttamente utilizzabili od altrimenti tentativi disastrosi politicamente filosoficamente.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In due messaggi, precedenti,

'leggitimi'

qual attributo da possibile vocabolo 'lèggito' è più adatto che aggettivo, avverbiale, 'legittimi' o che forma intermedia 'leggittimi'.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In penultimo reinvio ho corretto anche altra parola (aveva comunque senso conforme proprio).


MAURO PASTORE