Recensione di Federica Scali – 6/10/2010
La questione centrale del testo è quella della laicità e del laicismo, che fa tanto discutere in Italia, dove è ancora forte a livello politico la Chiesa cattolica. Ma vi è una vera e propria riflessione critica su tale tema? Lo scopo è proprio quello di chiarire le diverse posizioni e le diverse variazioni e quindi di presentare un pensiero critico sulla laicità.
Al Saggio introduttivo segue il Prologo in cui sono riportati due articoli apparsi sul Corriere della Sera, nei quali si confrontano Claudio Magris e Emanuele Severino.
In Il senso del laico Magris sostiene che la laicità non è filosofia, ma un atteggiamento pratico ossia una forma mentis. “Laico non vuol dire affatto, come ignorantemente si ripete, l’opposto di credente (o di cattolico) e non indica, di per sé, né un credente né un ateo né un agnostico […] La laicità non si identifica con alcun credo, con alcuna filosofia o ideologia, ma è l’attitudine ad articolare il proprio pensiero (ateo, religioso, idealista, marxista) secondo principi logici che non possono essere condizionati, nella coerenza del loro procedere, da nessuna fede, da nessun pathos del cuore, perché in tal caso si cade in un pasticcio, sempre oscurantista” (p. 33).
Invece il filosofo Severino in Solo la filosofia può essere laica afferma che la laicità nella sua essenza più profonda significa filosofia perché altrimenti diventerebbe una fede.
Seguono tre capitoli in cui sono discusse le relazioni tra laicità e filosofia, ragione, fede e nuova teologia politica. Si sviluppano così due letture diverse del pensiero di Parmenide (primo capitolo): il neoparmenidismo metafisico di Severino e quello antimetafisico di Gennaro Sasso e di Mauro Visentin. Questi ultimi radicalizzando il tema dell’identità, rovesciano il neoparmenidismo di Severino. Se infatti nella visione di Severino verità e realtà coincidono, per Sasso e per Visentin al contrario la verità non è la realtà poiché la verità non ha numero, né tempo né relazione. “Dire che la realtà coincide con la verità – rileva Visentin - significa interpretare la realtà come essenza, vale a dire come ragion d’essere o fondamento”, (p. 70) ma la verità essendo semplice non può essere certo il fondamento del mondo.
Nel secondo capitolo emergono le posizioni opposte a quella “neoparmenidea” di Claudio Ciancio, Federico Vercellone e Pier Aldo Rovatti che discutono sul rapporto tra laicità, ragione e fede. Ciancio crede che la prospettiva ermeneutica “evitando il dogmatismo e il relativismo ed esigendo un pluralismo non indifferente si rivela allora la più adeguata per rendere compatibili fede cristiana e laicità.” (p. 113) La fede può in questo modo trovare spazio nella laicità; anzi la vera laicità non esclude la fede, ma la integra e la rafforza.
Rovatti ritiene che “il problema del terzo millennio è quello dell’alterità, il riuscire a pensare e a praticare l’esperienza dell’altro, scavando al di sotto delle croste ideologiche e dei supplementi d’anima.” (p. 121) A questo proposito analizza alcune parti del testo dell’enciclica Fides et ratio, considerata come “un evento culturale da non trascurare.”(p. 122)
Infine nel terzo capitolo è discussa la relazione tra laicità e nuova teologia politica, in cui intervengono Edoardo Greblo, Gianni Vattimo, Gian Enrico Rusconi e Francesco Bigotta.
Greblo mostra che la laicità è diversa da come ce la presenta una rinascente teologia politica, affermata dallo Stato laico. Questo Stato infatti non dispone di “autonome risorse etiche in grado di sottomettere la potenza di economie e tecniche sempre meno controllabili, ormai capaci di intervenire sulla vita e sulla morte” per questo avrebbe bisogno di “affidare alla religione un ruolo politico di supplenza” (pp. 129-130).
Nella discussione interviene il filosofo Gianni Vattimo che evidenzia come le attuali democrazie abbiano bisogno oggi di un supplemento di laicità e non di un supplemento di religione. Le religioni nella sua istituzionalizzazione costituiscono soltanto un danno per la civiltà, “nel mondo di oggi, soprattutto nei Paesi industrializzati occidentali, la religione come istituzione è diventata un fattore di conflitto e un ostacolo alla ‘salvezza’, qualsiasi cosa tale termine significhi.” (p. 145)
Gli interventi riuniti in questo testo contribuiscono a creare una riflessione critica sul tema della laicità e a chiarire nello stesso tempo alcune posizioni della filosofia italiana contemporanea.
INDICE
Saggio introduttivo
Giovanni Perazzoli
Il concetto di laicità e la filosofia
Prologo
Claudio Magris
Il senso del laico
Emanuele Severino
Solo la filosofia può essere laica
1. Laicità, verità e doxa nel neoparmenidismo
Gennaro Sasso
Sul laicismo. Intervista
Emanuele Severino
Tra laicità e filosofia. Intervista
Mauro Visentin
Filosofia e laicità
Gianluca Miligi
Laicismo, tra laicità e filosofia
2. Laicità, ragione e fede: prospettive dell’ermeneutica
Claudio Ciancio
Fede, laicità e ragione ermeneutica
Federico Vercellone
Laicità e nichilismo.
Le radici greche del fondamentalismo
Pier Aldo Rovatti
Le ragioni e le fedi
3. Laicità, nuova teologia politica e secolarizzazione
Edoardo Greblo
L’arte (laica) della separazione
Gianni Vattimo
La religione è nemica della civiltà?
Gian Enrico Rusconi
Elementi di democrazia laica nell’età post-secolare
F. Bigotta, L. Taddio
Laicità e diritto
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