venerdì 23 settembre 2011

Tinaburri, Egidio, Husserl e Aristotele. Coscienza Immaginazione Mondo

Milano, Franco Angeli (Cultura Scienza e Società), 2011, pp. 158, euro 20, ISBN 9788856835939

Recensione di Brigida Bonghi – 04/06/2011

Attraversato da un serrato confronto con i testi di Husserl, Brentano e Aristotele, il volume di Egidio Tinaburri delinea il percorso teorico– segnato da fratture, mediazioni e ritorni – che, dal seno della psicologia, conduce il filosofo delle Ideealla elaborazione della fenomenologia trascendentale. Il mezzo più efficace per il raggiungimento di tale risultato si situa nel ruolo determinante dello Stagirita, letto attraverso e in opposizione al filtro brentaniano. Dal punto di vista di Tinaburri la distinzione e l’intreccio dell’ordine fenomenologico e dell’ordine psicologico si gioca proprio sul piano della lettura di Aristotele effettuata da Brentano.
Dal suo punto di vista, la penetrazione delle strutture psichiche con le quali si mostra il mondo – nella varietà delle sue componenti – ottiene un effetto “qualitativamente” superiore rispetto alla presa delle scienze. La differenza consiste in un tentativo di messa in luce dell’originario, “cioè di una base di esperienza non ancora ricondotta alla formalizzazione scientifica” (Prefazione di Bianca Maria d’Ippolito, p. 8). Se Husserl raccoglie questo assunto brentaniano, è in questa dimensione che s’individua non solo il principio del ripensamento della relazione struttura/genesi, ma anche la predominanza del concetto di intenzionalità, consistente nel rapporto atto/oggetto. A tali elementi si aggiunga, infine, il confronto con i piani del sensibile e dell’intellettuale. È nell’orizzonte degli elementi testé elencati che Husserl recuperala lettura aristotelica (in particolare degli ordini della sensibilità e dell’intelletto), declinando così, attraverso un Aristotele fino ad allora eccessivamente offuscato da Brentano, la sua riflessione nell’ambito della relazione tra vissuto e oggetto, che l’autore delle Meditazioni cartesiane trasporta al di là della psicologia. Lo sconfinamento husserliano ottiene di ricongiungere l’idealità all’oggettività, attraverso la costituzione di strati di senso all’interno dei quali si verifica una pacifica convivenza dell’idealità e della concretezza.
Nel primo capitolo del volume Tinaburri propone dunque una disamina dell’attenzione di Brentano ad Aristotele e, in particolare, al suo De anima, sottolineandone il ruolo nella formazione dell’idea di psicologia che il filosofo viennese avrebbe man mano sviluppato. L’eredità che Brentano crede di raccogliere da Aristotele di Stagira si raccoglie in un’idea di psicologia quale scienza del fondamento. L’autore del volume intraprende la sua ricerca adottando come unità di misura il richiamo ad Aristotele e, a partire dall’innegabile ispirazione ottenuta dal giovane Husserl grazie alle lezioni di Brentano, indicherà le distanze fra i due filosofi. Il punto di partenza di Brentano – come già è stato accennato – sta nell’accoglienza, per via aristotelica, del rapporto fra le rappresentazioni di fantasia e le rappresentazioni di percezione, e nell’introduzione del ruolo dell’immaginazione, il quale conferisce unità all’attualità della coscienza. L’impedimento intravisto da Husserl in tale prospettiva consiste nella mancanza di considerazione della individualità psico-fisica: “questa teoria, che sostiene la separazione e la non mescolanza di un soggetto delle facoltà psichiche rispetto all’altro ovvero, nel linguaggio aristotelico, dell’intelletto rispetto al corpo, è un motivo che perdura dal primo al secondo Brentano e che viene esposto in termini molto chiari” (Capitolo 1, p. 58, corsivi nel testo).
Nel secondo e nel terzo capitolo del lavoro di Tinaburri, infine, il lettore entra nel cuore del problema che questa ricerca tenta, con successo, di investigare. Il congedo dalla psicologia brentaniana significa per Husserl penetrare il problema delle modalità dell’atteggiamento intenzionale: problema radicale e genuinamente filosofico, poiché esso indica la via per la comprensione del senso che il mondo acquista “prima di ogni considerazione filosofica”(Capitolo 3, p. 148, corsivo nel testo). Il congedo dalla psicologia consente ad Husserl di porsi in una dimensione che non riguarda più le questioni logico-formali della razionalità, ma la forma stessa della razionalità come attività intenzionale, investita nell’esperienza del mondo. Attraverso la contestazione della differenza brentaniana dei fenomeni fisici da quelli psichici, Husserl introduce in via definitiva il ruolo fondamentale del soggetto trascendentale, riguardante la relazione tra l’anima e l’oggetto intenzionato.
Il volume di Tinaburri, percorso da una indagine di estrema complessità,ottiene di rilevare come la separazione delle sezioni costitutive dell’oggetto della percezione risulti, infine, una mera astrazione. Nei termini più vasti di un’accennata ontologia sociale, “il vedere fenomenologico è immischiato nell’esperienza, e precede la distinzione stessa dei poli intenzionali, oggettivo e soggettivo, perché guarda al senso, cioè all’interodella relazione intenzionale e non alle sue parti. […] Noi siamo liberi di intendere questo mondo in un particolare atteggiamento anziché in un altro […], ma ciò che può rendere comprensibili le mie esperienze personali è la concordanza del mio atteggiamento con quello altrui, la co-intenzionalità implicita nel nostro comune riferirci ad un medesimo strato noematico di senso”(Capitolo 3, pp. 146-7, corsivo nel testo).

Indice
Prefazione di Bianca Maria d’Ippolito
Introduzione
Capitolo1. Fantasia, realtà e rappresentazione nella psicologia di Brentano
Capitolo2. Husserl. Fenomenologia e teoria della conoscenza
Capitolo3. I problemi costitutivi
Bibliografia
Indicedei nomi

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