ReF è sempre stata pronta a favorire il dialogo tra studiosi e per questo ha sempre pubblicato le repliche che i recensiti hanno voluto scrivere per rispondere alle recensioni. Purtroppo, sembra che la possibilità di non pubblicare le repliche che, secondo noi, non contribuiscano alla discussione filosofica, ci sarà presto tolta da una legge scritta male e di cui (se non vuole pensare male) non si capisce la ratio. Poiché non si capisce neppure la portata retroattiva (avremo l’obbligo di pubblicare rettifiche a recensioni pubblicate 10 anni fa?) del probabile futuro provvedimento, che quando sarà in vigore ci impedirà anche di commentare le repliche, per evitare problemi legali che una pubblicazione sostanzialmente senza budget come la nostra non può permettersi di affrontare, nello spirito di quella che speriamo non sarà una legge della nostra Repubblica, pubblichiamo questa replica.
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L'approccio che è stato attuato non è di natura teorico-storiografica ma di natura squisitamente strategica ed affonda la sua genesi negli scritti di acclarati autori in questo contesto(quali Pisano,il Gen.Francart Loup e la Ecole de guerre économique )la cui credibilità costituisce un dato acquisito nella letteratura strategica internazionale. In secondo luogo,tale approccio interpretativo costituisce una assoluta novità nel contesto della riflessione filosofica e può comprensibilmente destare uno spiazzamento di notevole rilievo soprattutto in chi è abituato ad analizzare esclusivamente opere filosofiche. In terzo luogo, l'esiguità dello spazio dedicato alla riflessione degli autori indicati, è una scelta frutto di una decisione deliberata e determinata dalla consapevolezza di aver conseguito gli obiettivi limitati e circoscritti del volume. In quarto luogo, la saggistica utilizzata dallo scrivente per enucleare i nodi tematici relativi alla riflessione di Foucault è fra la migliore disponibile attualmente in lingua italiana (Bernini, D'Alessandro, Dreyfus-Rabinow, Sorrentino) e comunque funzionale agli obiettivi limitati del volume. In quinto luogo,lo scrivente non ha inteso contrastare le interpretazioni maggiormente note dell'opera di Foucault né offrire in poche pagine una alternativa ermeneutica di natura storico-filosofica (operazione questa semplicemente impossibile) ma ha inteso soltanto servirsi, in modo certamente spregiudicato, delle interpretazioni poste in essere da noti studiosi .In quinto luogo,è bene ribadire l'assoluta irrilevanza sul piano operativo delle riflessioni di Foucault(cioè l'impossibilità che queste possano effettivamente scardinare il sistema dominante) come è bene sottolineare che, pur consapevole dell'evidente scarto metodologico tra Eribon e Miller,lo scopo dei riferimenti biografici era quello di evidenziare la contraddizione palese in Foucault tra l'antagonismo teorizzato e operato da un lato e la profonda simbiosi con le istituzioni accademiche e politiche dall'altro (contraddizione certamente frutto anche di opportunismo). Anche per quanto concerne Onfray -nonostante l'ampia fama di cui gode attualmente- le implicazioni politiche delle sue riflessioni sono di una banalità disarmante poiché non recano alcun contributo originale rispetto alla tradizione del socialismo rivoluzionario e dell'anarchismo e quindi non meritavano un approfondimento di particolare rilevanza.
L'approccio che è stato attuato non è di natura teorico-storiografica ma di natura squisitamente strategica ed affonda la sua genesi negli scritti di acclarati autori in questo contesto(quali Pisano,il Gen.Francart Loup e la Ecole de guerre économique )la cui credibilità costituisce un dato acquisito nella letteratura strategica internazionale. In secondo luogo,tale approccio interpretativo costituisce una assoluta novità nel contesto della riflessione filosofica e può comprensibilmente destare uno spiazzamento di notevole rilievo soprattutto in chi è abituato ad analizzare esclusivamente opere filosofiche. In terzo luogo, l'esiguità dello spazio dedicato alla riflessione degli autori indicati, è una scelta frutto di una decisione deliberata e determinata dalla consapevolezza di aver conseguito gli obiettivi limitati e circoscritti del volume. In quarto luogo, la saggistica utilizzata dallo scrivente per enucleare i nodi tematici relativi alla riflessione di Foucault è fra la migliore disponibile attualmente in lingua italiana (Bernini, D'Alessandro, Dreyfus-Rabinow, Sorrentino) e comunque funzionale agli obiettivi limitati del volume. In quinto luogo,lo scrivente non ha inteso contrastare le interpretazioni maggiormente note dell'opera di Foucault né offrire in poche pagine una alternativa ermeneutica di natura storico-filosofica (operazione questa semplicemente impossibile) ma ha inteso soltanto servirsi, in modo certamente spregiudicato, delle interpretazioni poste in essere da noti studiosi .In quinto luogo,è bene ribadire l'assoluta irrilevanza sul piano operativo delle riflessioni di Foucault(cioè l'impossibilità che queste possano effettivamente scardinare il sistema dominante) come è bene sottolineare che, pur consapevole dell'evidente scarto metodologico tra Eribon e Miller,lo scopo dei riferimenti biografici era quello di evidenziare la contraddizione palese in Foucault tra l'antagonismo teorizzato e operato da un lato e la profonda simbiosi con le istituzioni accademiche e politiche dall'altro (contraddizione certamente frutto anche di opportunismo). Anche per quanto concerne Onfray -nonostante l'ampia fama di cui gode attualmente- le implicazioni politiche delle sue riflessioni sono di una banalità disarmante poiché non recano alcun contributo originale rispetto alla tradizione del socialismo rivoluzionario e dell'anarchismo e quindi non meritavano un approfondimento di particolare rilevanza.
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