giovedì 8 marzo 2012

De Angelis, Gabriele, Un’illusione perduta. Politica e società in Niklas Luhmann

Livorno, Belforte, [Orizzonti di ricerca], 2011, pp. 225, euro 16, ISBN 9788874670604.

Recensione di Paolo Fedele – 12/11/2011

Nell’ambito delle scienze sociali appare sempre più urgente riflettere sul ruolo della politica nella società complessa. La teoria politica ha sempre inteso, secondo una concezione vetero-europea, il sistema politico come centro di controllo e di rappresentanza della società. In pratica, la teoria politica ha assegnato e assegna tuttora al sistema politico una responsabilità centrale nei confronti della società globale.
Tuttavia tale semantica non sembra essere più adeguata a cogliere il rapporto, alquanto problematico, 

tra la politica e gli altri ambiti della società (economia, istruzione, sanità, scienza, ecc.), tra la politica e i cittadini e, in definitiva, tra la politica e la società nel suo complesso. La politica si trova esposta ad un’elevata complessità sociale, il che vuol dire che essa è sollecitata dalle costanti richieste e istanze che provengono sia dagli altri ambiti della società, sia dai singoli cittadini, almeno nei termini di miglioramento delle condizioni di vita e di esistenza. Rispetto alla complessità sociale, la politica non è più centrale: da un lato, non è più in grado di rispondere punto a punto alle istanze che provengono dall’esterno (ambiti, cittadini, ecc.) se non, attraverso decisioni vincolanti, limitatamente ad alcuni problemi; dall’altro, non sembra più capace di proporre una forte progettualità, tanto nel medio quanto nel lungo periodo, estendibile a tutta la società. L’incapacità della politica di dare risposte adeguate alla complessità sociale si traduce nella formula conclusiva di “crisi della politica”.
Ma si tratta di “crisi della politica” o più semplicemente di deficit teorico (mancanza di radicalità teorica)? Si tratta di crisi strutturale del rapporto fra politica e società o piuttosto di “crisi della semantica”, ovvero di inadeguatezza della semantica rispetto all’attuale forma evolutiva della politica nel contesto della società moderna caratterizzata dalla differenziazione funzionale?  
Il libro di De Angelis Un’illusione perduta. Politica e società in Niklas Luhmann è un contributo volto a rispondere a tali domande. Secondo De Angelis, per comprendere la politica nella fase attuale di sviluppo della società moderna differenziata funzionalmente, è inevitabile ri-pensare i concetti della semantica vetero-europea quali potere, legittimità, sovranità, ecc. a partire dalle formulazioni teoriche proprie della teoria dei sistemi sociali di Luhmann. 
Il confronto con la teoria dei sistemi di Luhmann si sviluppa tanto sul piano propriamente epistemologico, cioè formulare una teoria politica orientata scientificamente, priva di qualsiasi riferimento ideologico, valoriale e normativo, quanto sul piano meramente operativo, cioè valutare la portata e le conseguenze della teoria dei sistemi quando si adotta nella teoria politica.
Per De Angelis, almeno da un punto di vista strettamente epistemologico, la politica va intesa come un sistema, o meglio la politica va osservata come un sistema. Il sistema osservato però non è un dato oggettivo, isolabile e pertanto facilmente analizzabile, quanto piuttosto una relazione tra osservatore e oggetto osservato, o meglio, in chiave operativa, è l’operazione di un osservatore per ordinare una complessità disorganizzata. Per un osservatore, osservare vuol dire tracciare una distinzione nel mondo indistinto. Nel tracciare una distinzione, l’osservatore taglia in due una realtà (il mondo): indica un lato (ciò che comunemente chiamiamo sistema) e lascia sullo sfondo l’altro (l’ambiente). L’attività di osservazione è un’attività cognitiva interna all’osservatore che utilizza una distinzione, una conoscenza costruita dall’osservatore stesso attraverso l’uso di una distinzione, ovvero l’uso della distinzione-guida sistema/ambiente. Con la distinzione sistema/ambiente, l’osservatore stabilisce che cosa è sistema e ciò che è rilevante per il sistema (quindi la sua identità) rispetto a ciò che sistema non è e non è rilevante, ovvero l’ambiente del sistema. Il taglio stabilisce l’identità del sistema e nello stesso tempo la differenza sistema/ambiente. La distinzione è un modo per l’osservatore di orientarsi nel mondo. L’osservatore è però esso stesso un sistema esposto all’osservazione di altri osservatori (osservazione di secondo ordine). L’osservatore di secondo ordine non osserva nessuna realtà esterna, ma solo e soltanto la distinzione utilizzata da un altro osservatore per orientarsi nel mondo. Secondo De Angelis, in questo senso è possibile una teoria politica orientata scientificamente: osservare il sistema politico vuol dire osservare un sistema che a sua volta osserva il mondo attraverso la distinzione sistema/ambiente, cioè come modo per orientarsi nel mondo, o meglio la capacità di orientarsi nel mondo e di distinguersi da esso. Un’analisi del sistema politico orientata scientificamente vuol dire collocarsi sul piano dell’osservazione di secondo ordine, ovvero osservare la capacità del sistema politico di osservarsi e produrre una descrizione di sé (autodescrizione), ovvero ciò che costituisce la sua identità a partire dalla differenza con l’ambiente. Ciò vuol dire che tutto ciò che accade è solo dentro il sistema. Ogni evento (comunicazione, azione, ecc.) è possibile solo dentro il sistema, cioè con costante riferimento a se stesso e nessun riferimento all’esterno. L’ambiente può sollecitare il sistema, ma ogni evento accettato dal sistema produce una variazione all’interno del sistema e produce una nuova differenza sistema/ambiente. Ogni comunicazione, implicitamente o esplicitamente, contiene in sé questa distinzione. Ciò vale per la politica, per la scienza e per qualsiasi altro sistema.
Si apre così la strada, consolidata da tempo nella teoria dei sistemi, per una teoria dei sistemi sociali autopoietici autoreferenziali. I sistemi sono autopoietici perché sono capaci di produrre internamente gli elementi di cui hanno bisogno senza contatto con l’esterno; sono autoreferenziali perché l’apertura verso l’esterno avviene sempre con costante riferimento a se stessi.
Per De Angelis, la teoria dei sistemi di Luhmann costituisce un punto di svolta per un’analisi più articolata del rapporto fra politica e società, fra politica e gli altri sistemi sociali e fra politica e cittadini.
Rispetto alla società, il sistema politico non è più un sistema centrale rispetto agli altri, né è esterno alla società, ma è un sistema che si situa all’interno della società stessa. La posizione del sistema politico è data dalla forma di differenziazione sistemica della società. Con differenziazione sistemica non si intende niente altro che la differenza sistema/ambiente, ovvero la formazione di sistemi parziali e di relazioni fra sistemi, in cui uno è ambiente per l’altro. La forma di differenziazione, all’interno di un sistema globale (società), determina il rapporto dei sistemi parziali, cioè le relazioni fra sistemi. La società moderna ha sviluppato una particolare forma di differenziazione sistemica: la differenziazione funzionale. Differenziazione funzionale vuol dire che ogni sistema adempie ad una funzione, cioè la differenza fra un sistema e un altro sta nella funzione che il sistema differenziato svolge per l’intero sistema in riferimento ad un particolare problema. Così, ad esempio, la scienza svolge la funzione di produrre sapere scientifico, mentre il sistema politico svolge la funzione di produrre decisioni collettivamente vincolanti. In questo caso, ogni sistema monopolizza per se stesso la sua funzione e tale funzione non può essere svolta da nessun altro sistema. Da ciò consegue l’impossibilità che possa essere riconosciuta una gerarchia di funzioni universalmente valida e vincolante per tutti i sistemi parziali. Nello stesso tempo, per i sistemi parziali significa abbandonare l’idea di un impegno che possa estendersi a tutta la società. Per questo motivo la società differenziata funzionalmente è spesso definita decentrata e non gerarchica. Essa è decentrata perché non ha più un centro, cioè non c’è più un sistema che tiene assieme tutti gli altri sotto-sistemi. Essa è non gerarchica perché nessun sistema può prevalere su un altro.
In questa descrizione della società moderna, la politica viene intesa come un sistema funzionalmente differenziato all’interno della società. Nei confronti della società, la politica svolge la funzione di prendere decisioni collettivamente vincolanti. Ma questa funzione non può essere estesa a nessun altro sistema. Il rapporto fra il sistema politico e gli altri sistemi si realizza nei termini di prestazione. Pensiamo, ad esempio, al rapporto fra scienza e politica. Certamente il sapere scientifico, prodotto all’interno del sistema scienza, può essere trasferito al sistema politico, ma la scienza non può vincolare il sistema politico per quanto riguarda la decisione. Decidere di costruire le centrali nucleari è una decisione che spetta solo al sistema politico. Il sistema politico può accogliere al proprio interno il sapere prodotto dalla scienza, ma solo come decisione politica e non scientifica. La scienza è politicamente incompetente. Vale ovviamente anche il contrario: la politica è incompetente scientificamente per quanto riguarda la produzione di risultati scientifici. L’orientamento funzionale rende i sistemi autonomi e nello stesso tempo interdipendenti. Anche i valori, spesso invocati come elementi ultimi in grado di orientare la politica, non costituiscono più forme di controllo per il sistema politico, ma sono semplicemente modi di orientamento del sistema politico al suo interno. Non c’è nessun sistema esterno in grado di controllare e vincolare il sistema politico. Ciò vale anche per l’opinione pubblica, per le elezioni, per i movimenti di protesta, ecc. L’opinione pubblica, le elezioni, i movimenti di protesta non possono vincolare il sistema politico, ma al limite “irritarlo”, cioè portare all’attenzione istanze che successivamente potranno essere accolte oppure no, ma solo come attività interne al sistema stesso. Per esempio, una sconfitta elettorale sarà interpretata come una necessità per rivedere i quadri dirigenziali del partito politico sconfitto oppure per rivedere i programmi, ma si tratta appunto di attività interne. L’opinione pubblica, le elezioni, i movimenti di protesta, ecc. sono solo un modo di osservare l’ambiente da parte del sistema politico per orientarsi al suo interno. 
Pur accettando la teoria dei sistemi, De Angelis individua un limite nella teoria politica di Luhmann. Se è vero che non possiamo più fare a meno delle sollecitazioni teoriche di Luhmann, tuttavia il rapporto fra sistema politico e cittadini non si esaurisce in una semplice procedura determinata dalla distinzione sistema/ambiente, ovvero sistema politico e cittadini (opinione pubblica, elezioni, ecc.). Secondo De Angelis c’è un nesso imprescindibile tra politica e cittadini: il problema della legittimità. La legittimità non è un elemento interno al sistema politico, ma esterno, cioè sorge in rapporto stretto con i valori espressi dalla società nel suo complesso, o meglio, con le lotte culturali che si esprimono nella società e trovano forme all’interno del sistema politico. Come scrive De Angelis: “Se la teoria politica ci insegna a relativizzare l’”ingenuità”dei termini classici con i quali descriviamo la democrazia, essa ci insegna anche a non prendere troppo alla lettera le tesi dell’autonomia del sistema politico e soprattutto a non farne un principio. Le ‘regole del gioco’, i sistemi di alleanze, i dibattiti sulla forma dei partiti non sono la fonte né della legittimazione né del successo politico” (pag. 212). Per De Angelis, la teoria politica di Luhmann va integrata con una nuova semantica della legittimità, capace da un lato di tenere conto della “forma” del sistema politico e, dall’altro, dei contenuti (valori, lotte culturali, ecc.) che danno “forma” al sistema politico.  
Resta tuttavia problematico mettere insieme teoria dei sistemi e nuova semantica della legittimità. Per Luhmann, le lotte culturali possono orientare la politica in una direzione anziché un’altra, ma non mettono in discussione il funzionamento del sistema politico. Certamente in futuro tutto questo potrà essere messo in discussione, ma la trasformazione non riguarderà solo il sistema politico, bensì l’intera struttura della società, cioè riguarderà la forma di differenziazione sistemica (coordinamento fra sistemi) della società. Solo allora sarà inevitabile proporre una nuova semantica capace di descrivere in maniera adeguata la nuova società. Il rischio è che ad un’illusione perduta, quella della semantica vetero-europea, se ne sostituisca un’altra. La teoria dei sistemi di Luhmann ci espone ad essere consapevoli di vivere una società senza più illusioni, una società che si orienta e che si orienterà sempre più in senso non-umano. Ma forse tutto questo è ancora oggi troppo insopportabile per gli esseri umani.             


Indice

Premessa
Le teorie della legittimità oggi

Capitolo I
La teoria dei sistemi
1. Com’è possibile l’ordine sociale?
2. La pretesa di universalità della teoria dei sistemi
3. Il concetto di senso
4. Senso, strutture, semantiche
5. “Sistema”
6. I sistemi “osservano”
7. Problemi con il concetto di osservazione
8. Cos’è la comunicazione
9. Le aspettative degli attori e l’”autonomia” della comunicazione
10. Informazione, comunicazione e comprensione: l’ermeneutica della comunicazione
11. I sistemi sociali e la coscienza
12. Complessità
13. Azione e comunicazione
14. Cosa significa “chiusura autopoietica”
15. Autoreferenza ed eteroreferenza
16. Le azioni sono “prodotti” della comunicazione
17. Tipi di sistemi
18. La differenziazione di un’interazione semplice: problemi concettuali
19. Codici e programmi
20. Media simbolici
21. Media simbolici e “doppia contingenza”
22. La differenziazione dei media simbolici
23. Media simbolici e differenziazione funzionale
24. Media, codici e programmi
25. La funzione dei media simbolici
26. I media e le società moderne

Capitolo II
La teoria politica
1. L’illusione del controllo politico
2. Il medium “potere”
3. Il potere si fonda sulla forza, ma funziona solo col consenso
4. Potere e diritto
5.  Perché il sistema politico è un sistema
6. La funzione politica
7. “Osservare” il politico: l’analisi delle aspettative
8. I codici del politico
9. Le organizzazioni politiche e l’arte del comunicare
10. Partiti politici e il “professionismo politico”
11. Il doppio ciclo del potere
12. La “vischiosità” delle istituzioni
13. Opinione pubblica
14. “Spazio pubblico”
15. I mezzi di comunicazione di massa e l’opinione pubblica
16. Retorica politica, ovvero la normalità dell’ideologia
17. Un occhio verso l’esterno: le elezioni e la legittimità
18. La legittimità come procedura
19. Problemi col concetto di legittimità
20. La politica e la morale
21. La morale non ci aiuta
22. O forse sì? Uno spazio per l’etica pubblica
23. La democrazia e lo “Stato del benessere”
24. La “complessità” e i limiti della politica
25. Cosa sono i valori
26. La legittimità delle decisioni politiche
27. I valori e la legittimità
28. L’impotenza del potere: la “cecità” del sistema politico
29. La differenziazione funzionale e l’impotenza del potere: i limiti della politicizzazione
30. Movimenti sociali e partecipazione politica

Capitolo III
Dall’autopoiesi alla costruzione sociale della cognizione
Per la critica della teoria dei sistemi
3.1 La circolarità della teoria
3.2 La comunicazione non comunica
3.3 Il concetto di sistema ci è utile per indagare le categorie sociali della “cognizione”
3.4 Sistemi sociali, lotte politiche e egemonia culturale
3.5 I sistemi sociali descrivono una “forma”, ma la lotta culturale si gioca sui “contenuti”

Capitolo IV
Un’illusione perduta. Cosa possiamo imparare da Luhmann
4.1 Il “progetto illuminista” è finito
4.2 Un controllo politico sulla società non è possibile
4.3 Le categorie cognitive del Politico

Capitolo V
Legittimità. Una semantica della democrazia
5.1 La tesi
5.2 La democrazia si fonda su una semantica della legittimità
5.3 Nelle istituzioni democratiche è insita una tensione tra l’aspetto normativo e l’aspetto procedurale
5.4 Il ciclo del potere
5.5 Uguaglianza politica
5.6 La “rappresentanza democratica”
5.7 L’oggetto della rappresentanza
5.8 La generalizzazione degli interessi
5.9 La “sovranità popolare”
5.10 L’”anonimità” della funzione pubblica
5.11 L’interpretazione funzionale della democrazia e i suoi limiti
5.12 L’interpretazione prudenziale della democrazia
5.13 La democrazia non dipende dalle “credenze” dei suoi cittadini
5.14 La semantica e le istituzioni
5.15 L’insufficienza delle procedure
5.16 Realismo politico come “pessimismo della ragione” 
5.17 L’importanza della lotta culturale

Bibliografia

15 commenti:

MAURO PASTORE ha detto...

Recensore individuava aporie di testo recensito ma delle quali non intendeva limitatezza intrinseca di contesti sociali perché non adottava considerazione anche critica circa ricezione ascientifica, utilizzata da autore recensito, di elementi teorici scientifici sociologici evidentemente solo in accezione presenti in lavoro recensito che consta infatti di una amplificazione della umana socialità indirettamente per non inclusione precisa di tempi connotati e di spazi avvalorati derivante da scientismo - positivismo, cui autore mostrava, da tematiche usufruite, di esser coinvolto non confinato; e ciò acontestualmente relegando tuttavia stesso lavoro in non filosofica effettività, esponendone validi contenuti indiretti ed interessanti diretti a negazioni speciose e pericolose.

La parallela considerazione in ascientificità - scientificità condotta da autore (cioè da Gabriele De Angelis) non è contenutistica in quanto in non chiusa culturalità quale è quella d'ordine filosofico o filosofica e dunque non è limitata a quanto trattato da autore stesso, che dunque adottava codice culturale ridotto non se ne occupava esternamente: riduzione di cultura scientifica sociologicamente esclusivamente improntata però interessata ad àmbito biologicamente significante eppure interessata a realtà di fisica non fisiologia ovvero in implicita duale incommensurabilità logica; insomma un fisicalismo sociale e vitalistico, perché logica vitale ivi secondaria e pensiero logico sociale in primarietà inconcludente sia sociologicamente che fisicamente; difatti autore ineriva ad esperimentabilità ambientale nel valutare attivazioni intrasociali ambientali quindi sociologicamente possibili per tramiti fisici - non-psichici e quindi non sociologicamente pertinenti pur attinenti e biologicamente parziali talché relativa vitalità ne sarebbe devitalizzata se contenuta e restandone un evento vitalistico, prospettato da autore teoricamente senza prospettarne di sua proposta teorica limiti effettivi di contesti culturali.

Proposta di autore recensito valeva entro politica socialmente esclusivamente impegnata ed entro sue maggiori non politiche premesse, dunque in realtà di precariati non politici volti a politica esternamente e ciò potendo per non-accettazione - opposizione a sua volta accettabile se precaria ma di fatto ora inaccettabile e prima senza occasioni per accettabilità, dacché esclusivismo sociologico agiva in impotenza tra i poteri plurimi di completezze di quadri culturali politici, sorretti da multi-medialità comunicativa di cosiddetta "società liquida" e quindi da democrazia continua - diretta. Proprio a tal continuità ed a sua parzialità di azione-non-atto e di riterazione-con-atto sia recensore che autore non badavano cioè ne erano o restavano per lor ruoli stessi (testè svolti) ignari.

Difatti teoria sociologica dei sistemi non è replicabile — quale invece invitava autore De Angelis e tentava recensore Paolo Fedele — in societaria sistemologia, datoché ambientalità entro cui quello invito e tentativo era troppo instabile e dinamicamente ulteriore / alteriore.

...In pratica: climi e metei e corrispettive rilevanze anche non solo sociali differendo sia odiernamente, sia allora in quanto esclusivamente fisicamente biologicamente se ne percepiva tramite studi sociologici, sia ancor prima, quando Luhmann studiava e dava studi con filosofia sociologica interessata a sviluppi sociali di fisica e biologia — ciò differentemente ed altramente sia da saggista G. De Angelis che da recensore P. Fedele.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

(...)

Il pensiero di N. Luhmann era referente di un quadro sociale-extrasociale del tutto relativo solo ai tempi precedenti il saggio di Gabriele De Angelis "Un’illusione perduta. Politica e società in Niklas Luhmann".

Allora in che senso illusione perduta? Chi in rifiuto intellettuale di quel quadro culturale filosofico, era in illudersi proprio, che ve ne fosse diretta altra alternativa; e dentro tal illudersi si generava illusione ulteriore che univocità di esso fosse illusoria... né dialetticamente potendosi individuare terza falsa illusione senza identificare primo vero illudersi e seconda vera illusione entro esso... E ciò non analiticamente - non-continentalmente potendosi filosoficamente o non antifilosoficamente risolvere né da prospettiva culturale extracontinentale quale rimasta quella marxista ex marxista non post - ex marxista — tal ultima continuava ma altramente cioè non perdurava e con coscienza d'aver solo contribuito a ridurre violenze di scontri altrimenti antifilosoficamente distruttive esiziali...

Oppure? Illusione perduta nel senso e reale di: fine di ottimismo sociale riformista assoluto, non solo entro gli ambienti dei disillusi ma anche nei non illusi ed anche nei diversi e differenti: non solo dunque in mondo di ex comunismo maggioritario, anche per mondo liberale oppure tradizionalista, perciò anche entro opposizione o non accettazione di sistemi comunisti preponderanti... una ampiezza che generava in perduranti ostilità comuniste totalitarie in Dopoguerra "freddo" un altro uguale rifiuto, culturale oltre che intellettuale...

Quest'ultimo non è evidentemente di autore del saggio; però in svolgimento di esso riferito da Indice (accluso in recensione stessa) si nota una trattazione ignara dei significati non solo sociali anche extrasociali di corrispondenze temporali tra resoconti di Luhmann e realtà di cui stesso resoconto... che era anche elenco (non a sua volta elencativo) stilato per dar giustizia a vincitori non solo a sconfitti di Guerra Fredda e proprio in sue economiche-militari vicende, essenziali non a sua volta guerrafondaie, realmente accettabili per Dopoguerra.
(...)


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Saggio recensito, in Dopoguerra (anno 2011), offriva ricezione sociale non sociologica, indiretta non diretta, di quanto da passaggio epocale restava prima del "passo"; saggio che era valido per avviare non iniziare né iniziando a decifrare-comprendere un resto non làscito e che neppure coincide con la costruzione intellettuale-culturale di Luhmann da costui consegnata alla cronaca storica e filosofica; resto che, per così dire..., è suo "fac-simile", ideazione ed intrigo dei tentativi revanscisti di totalitarismo comunista, più inani ma più opprimenti, dei quali col saggio però si provvide a descrivere la replica non tanto imitatoria quanto inconsapevole sia di originale replicato sia di nuovi contesti sociali entro cui replica in apparenza funzionante...

Infatti saggio recensito reca Indice che pur non smentita ma Bando ne è; perché interagisce favorevolmente a reali necessità presenti, ma non interferendo in falsità totalitarie restanti inerenti...: interazione oltre che nulla per antitotalitarismo è anche non filosoficamente determinata perché dei tempi si ignora una possibile discontinuità futura, data a comprensione etnologica ed etnologica - etno-sociologica, di cui indice mostra impossibile presenza in argomenti principali inoltrativi del saggio stesso; non potendosi comprendere senza indicativamente inoltrare né senza altre indicazioni, anzi di opposte riferite in determinatezza del titolo (di stesso lavoro recensito).

Difatti Luhmann pensando alla futura ancora ulteriore discontinuità ne attestava non di sua competenza; diversamente G. De Angelis, che ne attesta ma senza rendersi conto di possibilità di realtà ventura (in anno 2019 già divenuta) etnicamente non socialmente anacronizzante e distruttivamente per socializzazioni etnofobiche.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

...C'è (ulteriore) "salto storico", che recensione di fatto non menziona né contiene oltre al resto non contenuto in essa.

Tal "salto storico" fu considerato fatalità di discontinuità culturale da filosofia ecologica.
R. Pannikar in particolare ne descrisse anche in relazione a cultura cristiana inspiegabilmente non impossibilitata a ripiegarsi su origini non principali bibliche-evangeliche, stesso Pannikar lasciando notare una assurdità transcontinentale incorregibile da qualsiasi extracontinentalità extraeuropea; indicazione precisa priva di riferimenti ultimi ad incognite se ne trova in riflessioni della sofiologia, cui ne attingeva filosofia est-europea che dalla evidenza della "fine delle certezze" passava alla non evidenza eppur realtà de "l'altro futuro che ci aspetta" corrispondente in culture americane filosofico-mistiche o religiose-sociali al cosiddetto non movimento ma riferimento culturale del "Next Thought" (già contenuto in autentico "New Thought" ovvero in panenteismo filosofico-teologico cristiano americano tra fine Secolo Diciannovesimo ed inizio e continuare di Secolo Ventesimo).


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

(...)

In indice accluso in stessa recensione si trova termine di:
autopoiesi,
elemento da autore di fatto semiotizzato depsicologizzato così unilateralmente delimitandosi anche limitandosi sue facoltà filosofiche autocritiche o previamente autorivelative ed approdando a sua monotematica semantica da cui stesso autore deduce semantizzazione antipsicologica che non consente interpretazione completa dei Simboli sociali politici comunicativi cui Luhmann invece accedeva né degli attuali che sono inspiegabili senza vera psicologia dei collettivi (assolutamente da refutare neurologismi parapsicologici quali oramai ripetuti da (sigmund)freudiani e (sigmung)freudianesimi vari).

Autopoiesi invece di cui poiesi quale autodeterminazione etnica, simboli politici quali intuizioni di destini futuri o nessun futuro per i poteri europei, occidentali, globali, ovvero il simbolo quale unica occasione, esternizzato non dalla stasi capitalistica provocata dall'associazionismo opposto speculare ma da mancanza di ulteriorità di poteri politici continuativi; e ciò — ugualmente ma inversamente all'ultimo passato, transmillenario, principio sociale della validità presenziale non futurista — offre opportunità di vita in non continuità di azione e continuità di concezione politica. Dunque tal opportunità, di vita, è adesso in presenti e futuri politici, i quali non danno ragioni né motivazioni al progressismo tempistico non temporale, cioè per vitale unica necessità abbandonano a se stesso quel particolare progressismo che muovendo da un proprio inizio lo distrugge e perciò restando esso senza vere iniziative solo con azioni ma separate da spazi e tempi istituzionali e prive di vere forze critiche od oppositorie; né per ripetizione di sconfitta sociale fino ad autoalienazione ma in autoannichilimento non autoannientamento e non più di eserciti sociali di ex sconfitti ma di:
moltitudini di incapaci sociali autoestromessisi dal farsi un destino con società.

Quel, di altro, che parendo irrazionalmente non filosofico o che parrebbe in ultimo irrazionalisticamente antifilosofico, risulta invece coerenza e vitale coerenza, valutandone necessarietà, e giustezza di logica simultanea - non continuativa - ripetitiva: invero non potendosi, preventivando un futuro anteriore sociale extrasociale - intrasociale, congetturare attivamente ma solo prospettare attivamente.
(...)


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

(...) Quel che per cultura europea occidentale non è incomprensibile data necessità di provvedere a presenza nel mondo con arte, pratica e tecnica, del destino — tantoché religione preferibile stabilmente non eccezionalmente ne è quella del Mistero che Salva, in Europa medioevale moderna ed in America post-moderna — invece resta non del tutto comprensibile per antioccidentalismo mondialista e non abbastanza comprensibile per antiglobalismo ed incomprensibile per antieuropeismo, il quale non intende, di nozione di "vecchia Europa", relative, provvisorie: sensatezza americana-europea e non insensatezza europea-americana ma stabile non relativa inadeguatezza europea-europea; e non intendendo esso non tollera rapporti attivi americani - europei né non attivi europei - americani e di relative culturalità di essi rapportandosi per autoopprimersi quindi avversandone diritti e libertà e tentandone sostituzione con aliene regolarità-normalità distruttive omologanti ed etnofobiche!, che muovono appunto da realtà di incapacità sociali e di mancata reale accettazione di convivenza continentale...
e questa mancanza i distruttori-omologatori, altresì conformisti ma estremi e per coincidenze non naturali dunque alleati con fascismi colonialisti e neofascismi postcolonialisti ma distinti da essi, ancora propinano per altra superiore socialità e saccheggiando risorse intellettuali lavorative di socialità...: euroasiatiche; eurasiatiche; occidentali-orientali.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

A dare le vere non false illusioni e drammaticamente per culture civili o tragicamente per civiltà culturali, è fisicalismo vitalista che di fatto, ampiamente diffuso fuori e da fuori Occidente, rispettivo sociologico-sociologista riduttivismo detiene ed in cui persevera ormai fino ad assurdità senza rimedio, usandone quale e come codice sociale chiuso ad imitazione di evidenze filosofiche sia superiori che inferiori ed in fittizie analogie a imperscrutabilità cui spiritualità oppure religioni attestano.

La sociale sistemologia delineata in lavoro di G. De Angelis recensito da P. Fedele è esposta alla violenza delle illusioni che da fuori-sistemi ne tentano modificazione-appropriazione con teorie culturali dinamicamente oggettivistiche perché impossibili teorie culturali staticamente oggettive; ma i violenti nel continuamente lor medesimo rifiutare tempi effettivi europei occidentali globali sono in condizione statica di estraneità e situazione dinamica di estraneità-intrusità, in anno di recensione e pubblicazione recensita (2011) con vasti possibili proseliti non estranei ma che attualmente col perdurare di clima europeo e climi occidentali e meteo globale hanno impossibilità di veri proseliti in Europa e scarsità di questi in Occidente e precarietà di stessi in mondialità ed in Villaggio Globale prima ai margini ora ai bordi soltanto. A render precari, poco ma precari, loro medesimi violenti ostinati ritardanti atti ormai antipolitici, è stessa natura intrinseca di sistemi sociali che cioè non sono adatti a tramiti culturali politici-scientifici-politici ma neanche a mezzi di scienza-politica-scienze e sono parzialmente adatti a medianità sociale-culturale-molteplice, parzialità di cui De Angelis descrive forma non contenuti in suo procedere logico-argomentativo, presentificato alacremente ma omologamente dal recensore cui perplessità a sua volta parziali perché senza avvedersi che:

a policentrismo sistemico sociale corrisponde monocentrismo etnico-sociale sistematico (dunque qualcosa e non niente).

Ciò per interrelazione di politica e con politica si estrinseca in ulteriore complessità multipla, di:

multicentrismo di sistemi di società etniche cui corrispondente monocentrismo di etnie socialmente sistemiche.

Ovviamente a monotematismo sciologico-interpretativo - non-etnosociologico questi schemi son preclusi, nondimeno prassi filosofica è di per sé aliena da una siffatta chiusura; per questo essa deriva da positivismo sociologico che sopravvalutando dati scientifici vi aggiunge barriere sociali culturali scadendo in scientismo e precludendosi coclusione di premesse culturali scientifiche adottate quindi refutate positivisticamente-scientisticamente.

(...)


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...


Tutti i quadri particolari denotati da pensiero filosofico inconcludente perché tratto da confinamenti non realmente scientifici sono inutilizzabili anche qualora formulazioni non del tutto inutili; sia perché la rapportabilità politica alla scientificità solo in noti notabili casi particolari limitati può avvalersi di sola scienza sociologica; sia perché scienze politiche sono scienze di interesse politico, non orientate tali ma tali assunte ed allora si tratta di descriver non sola libera possibile assunzione di sociologia.

Ai tempi di Luhmann e in fatti di suo interesse e còmpito filosofico era caso liberatorio quello sociologico; ma ricoincidenza, cui si rapporta odiernamente anche realtà non libertaria ed anche socialista attuale realtà, non offre inversione da liberalità a socialità ma riproposizione conservativa - liberale e non viceversa, come invece a fine di Guerra Fredda (guerra tra comunismo e capitalismo mondiali secondo ideologie rispettive di socialismi reali e liberalismi effettivi);
né attuale risulta aggiunzione di biologia, ché congiunzione fisicalismo non permette, senza dunque opportunità vera anzi con ulteriore irrisolvibile limitazione perché assieme a travisamenti cui non poter prospettare non travisazioni originarie solo menzionarne ma già in evenienze non in eventualità; perché in tempi, precedenti (anche ad anno 2011), di omissioni biologiche, dunque la sociologia era utile intermediaria; ma dopo e fino ad oggi ed in futuro correlato invece ne è non mediativa - separativa.

(...)

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

...
Di accadimenti particolari, uno richiamato in recensione da esempio pratico e riferimento pure, di uso pacifico di energia atomica a scaturigine non progressiva ovvero di centrali atomiche e quanto inerente interventi politici o non politici variamente possibili od impossibili, se ne rileva in lavoro recensito inconcludenza sia per inanità fisicalista che avvicinandosi a tecniche derivate da fisiche ne subissa non rapporta sia per insufficienza di prospetto solo sociologico, scientifico per un verso e per altro non concorde prevalente verso non scientifico, che dà insufficiente conto di dinamiche di aggressività-insofferenze-rimostranze, le quali invece a rigor di datità di scienza sociologica sono definibili "irritazioni civili", definizioni che sono comunque del tutto inadeguate a stabilire vitali esigenze possibili di tecnica non tecnologicamente compiutamente sviluppata quale era e resta tecnica di centrali nucleari atomiche funzionanti per scissioni fisiche-atomiche.
Bisogna capire che dinamiche sociali di civiltà dette "irritazioni" ai tempi di attività filosofica di Luhmann erano portate ad attenzione primaria ma per chiarirne limiti e per optare per diverse attenzioni molteplicemente variamente diverse, secondo multicomplessità non complessità soltanto e che invece adesso senza integrità corrispondente di coscienza storica diventano menzioni illusorie se primarie!...
Tanto che non solo appropriati tecnologi anche specifici tecnici attualmente sanno della pericolosità maggiore delle scissioni atomiche centralizzate, cui dunque vera consulenza filosofica può o potrebbe dare ulteriori pensieri e prudenze, nuovamente commisurando maggiori saperi con maggiori timori, già dopo anno 2000 assai diffusi anche solo tra i tecnici;
al contrario, di ripetitività ignara di condizioni ambientali e sociali ed ostinata ad uso dimidiato di stessa filosofia potendosene solo fare prospetto di negatività; perciò vanamente recensore cerca esiti ulteriori con sua perplessità.

Limitatezza di approccio fisicalista, passati alcuni anni da recensione, ora in anno 2019 si rivela interamente col notare incapacità di riferimento ed esempio stessi:
infatti esistono produzioni energetiche da fusione fredda atomica: dalle prime caldaie giapponesi; a centrali moventi marittime russe, di cui notizia in Italia (purtroppo) datane incompleta ma fotografie e stesse nozioni non da medesime notizie tratte davano, offrivano nota, sia pur indiretta, di sistemi tecnologici non scissorii — infatti scissione nucleare provocata è fenomeno sempre imponente e differentemente centrale fotografata e descritta era costruzione non imponente.

Perciò,
dalla passata susseguita non pertinenza genericista di caso nucleare citato in recensione, se ne deduca quanta insufficiente era, è, resta la unilateralità di ricezione ascientifica e accezione scientifica di "sistemologia" recensita.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...
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MAURO PASTORE ha detto...

Dall'individuare completamente estraneità di premessa che in recensione emerge e riferita a lavoro recensito, cioè dal notare contrarietà esterna e intellettualizzazione contrariante elaborata da autore recensito, risulta che:
sussiste per inferenza non per appartenenza il "problema di legittimità" in stessa recensione riferito a contenuto di lavoro recensito, col quale quindi si deduce realtà estrinseca che attribuizione rende e solo esternamente a ciò di cui si inferisce.
In altri termini ciò significa che:
in recensione e lavoro recensito si inferisce qualcosa perché non ne si può affermare,
datoché non si tratta di problema realmente oggettivamente esistente ma fatto valere da opposizione soggettiva mediante creazione di un valore che resta non internizzabile ad oggetto cui si fa opposizione, però valore creato diventando altro secondo oggetto, dunque correlato ma non irrelato né correlabile ad oggetto invece cui opposizione stessa.
Di ciò specificando soggettività contrariante e relazioni di essa, ne risulta codesta manifesta fattualità:
si tratta di provenienza antieuropea di rifiuto e di non accettazione della esistenza politica europea attuale, in anno 2019 e non solo 2011, cui ancora adesso si diffida di continuare ad esistere immotivatamente cioè altro preferendone, sentenziando senza giudicare, ovvero arbitrariamente optando per sostituzione e con diffida non valevole non valente da se stessa ma fatta valere... né a tal contrarietà potrebbe addursi motivazione di valore, proprio perché i valori di essa sono estranei e non conferibili a quanto si diffida dallo esistere. Inoltre tal diffida muove secondo una considerazione schematica che impiega elementi di cultura scientifica della fisica, obsoleti cioè ruotanti attorno ai soli concetti della gravitazione quindi accludenti non includenti relatività energetica ed escludenti indeterminazione astrutturale, secondo occlusione di scienza sociologica che appunto è usata ma bissata e per non utilizzo, rapportando tutto ciò non relazionando a scienza della biologia. Tal (non cotale) schematicità oltre ad esser fissa ed in alternativa tra ignoranza passiva od attivo ignorare e deliberata o inavvertita esclusione di progressi scientifici anche interdisciplinari, risulta di applicazione fisicalista, dato che sua obsolescenza concretamente sussiste col trattener dati di fisica gravitazionale ed attribuirne alcunché di più e di estraneo ad essi; e tal fisicalismo ne è socialmente impiegato per sociologici tramiti negati e trasformati in mezzi da cui scaturisce destinazione economica, datoché: sociologia fisicalmente non utilizzata solo usata ed indirettamente accede alla socialità meramente economica ed in questa trovando sua azionabilità!

...


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

... In inferire, di autore recensito e recensore ed in recensione (di anno 2011), non affermare elevato a sentenza priva di accluse motivazioni di giudizio, relativa non relazionata fisicalità si aziona di fatto endo-economicamente cioè volgendo a logica biologica ma non a stessa biologia cui non si relaziona, allora abbinamento di oggettività di stesso volgersi ad oggettività di ciò cui non relazionato si compie in oggettità non di medesimo volgersi, dinamicamente attivo quindi autotrasformativo proprio quale volgersi, in oggetto da fisicalità a fiscalità, funzionante parallelamente alle funzioni cui questo oggetto stesso avverso.
Difatti le conseguenze del proporre alternativa non europea in Europa
— dato evento, non deliberato cioè fatalmente condizionato da accadimenti naturali, non in tutto continuativo di politica europea che non consente alterità da realtà extraeuropea né con altro da quanto di o da passato europeo —
sulla scorta di estraneità a sistemi politici sociali europei, senza convenire cioè contravvenendo sono esse (esse cioè le conseguenze) convergenti - pro-divergenti a richieste economiche per realtà che non si accetta e per la quale non si vuol 'risparmiare' estraneità ostile...
e tutto ciò commettendo e facendo gli ostili concretamente ed i loro alleati astrattamente in evento non deliberato da autentica volontà politica europea, la quale se fosse senza niente sarebbe senza sistemi o altrimenti avendo propri sistemi, oltre formalità evidente oppur sottoposta ad estraneità, cioè in evento fatale, dovuto a circostanze e situazioni non provocate neppure direttamente; perché quant'altro da considerare sarebbe lo stare degli europei in Europa che ha caratteristica intrinseca di forte naturalità - culturalità cui legame civile non attraversa necessariamente legame naturale primario... e perciò alla vita europea le richieste economiche da esterni e super-sistemiche (non extra né super) fiscaliste - fisicaliste-gravitate
— cioè imperniate su tecniche obsolete, storicamente settecentesche-ottocentesche quali non europeamente recepite ma meridionalmente - eurasiaticamente - non-euroasiaticamente, attraverso economicismo sociale in Occidente europeo di fatto possibilitato da non altro che marxismo ed ex non post marxismi —
per quanto mediate iper-sistematicamente per ipersistemi euroasiatici-eurasiatici, restano richieste non statuali non statalizzabili ed ostilmente esiziali, deleterie anche contro sistematicità euroasiatiche ed eurasiatiche.

MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

Lavoro di autore Gabriele De Angelis recensito da Paolo Fedele presenta formulazione discendente da esternità politica che a sua volta presenta contenuti di teoria politica, per autore e suo mondo di neppure evidente insegnamento; e appunto senza dir di rapporti tra esternità ed internità e senza specificar di quale tra le varie, diverse, differenti possibili esternità si tratti, non si può affermar nulla di oggettivamente valevole per chicchessia neanche politicamente o ex politicamente
— ed autore non annoverava per suo formulario neanche pluralità mondane, altrimenti non ne avrebbe fatto oggetto diretto di pubblicazione filosofica...!

Dunque, sulla non-scorta di oggettività assente non può darsi alcuna nuova semantica di legittimità e neppure riducendo simboli politici a segni anzi in tal riduzione restando, dal cadere in illusioni, lo sprofondare in inganni, distruttivamente antioggettivi fino a tramutar empiamente controlli statali, o peggio ancora potendo accadere, se a formulazioni (a quelle formulazioni che De Angelis inferisce e Fedele re-inferisce) accadendo sèguito in politica — che non politico a sua volta sarebbe ed intromesso — cioè con controlli statali resi
inibizioni sociali, repressioni antivitali, invadenze fisiche; o tutto ciò da criminalità di non legittimi controllori diventando crimine di prepotenze anche più gravi, di Antistato-Pseudostato.


Si consideri quanto diverso invece è il procedere critico (a cui lavoro recensito e recensione sono estranei) che di Stato può solamente negare quanto non di vero Stato potrebbe essere od è.


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

In penultimo messaggio da me già inviato la espressione:

super-sistemiche (non extra né super)

equivale solo a questa altra: 'super-sistemiche non extra neanche sistemiche super'.

Avendo notato io maggior efficacia nonché pregnanza di quest'ultima e più difficile lettura interpretativa di quella già utilizzata, dunque reinvierò il messaggio con testo contenente espressione seconda qui riportata e non prima già inviata.

(Mio quartultimo messaggio (specificamente da me qui inviato e per ciò stesso avendone io stesso cancellato) era uguale a terzultimo da me medesimo qui inviato e lasciato.)


MAURO PASTORE

MAURO PASTORE ha detto...

+ [Invio questo mio messaggio non solo quale sèguito (e di cui testo migliorato), di mio precedente invio di: 13 dicembre 2019 10:40]

... In inferire, di autore recensito e recensore ed in recensione (di anno 2011), non affermare elevato a sentenza priva di accluse motivazioni di giudizio, relativa non relazionata fisicalità si aziona di fatto endo-economicamente cioè volgendo a logica biologica ma non a stessa biologia cui non si relaziona, allora abbinamento di oggettività di stesso volgersi ad oggettività di ciò cui non relazionato si compie in oggettità non di medesimo volgersi, dinamicamente attivo quindi autotrasformativo proprio quale volgersi, in oggetto da fisicalità a fiscalità, funzionante parallelamente alle funzioni cui questo oggetto stesso avverso.
Difatti le conseguenze del proporre alternativa non europea in Europa
— dato evento, non deliberato cioè fatalmente condizionato da accadimenti naturali, non in tutto continuativo di politica europea che non consente alterità da realtà extraeuropea né con altro da quanto di o da passato europeo —
sulla scorta di estraneità a sistemi politici sociali europei, senza convenire cioè contravvenendo sono esse (esse cioè le conseguenze) convergenti - pro-divergenti a richieste economiche per realtà che non si accetta e per la quale non si vuol 'risparmiare' estraneità ostile...
e tutto ciò commettendo e facendo gli ostili concretamente ed i loro alleati astrattamente in evento non deliberato da autentica volontà politica europea, la quale se fosse senza niente sarebbe senza sistemi o altrimenti avendo propri sistemi, oltre formalità evidente oppur sottoposta ad estraneità, cioè in evento fatale, dovuto a circostanze e situazioni non provocate neppure direttamente; perché quant'altro da considerare sarebbe lo stare degli europei in Europa che ha caratteristica intrinseca di forte naturalità - culturalità cui legame civile non attraversa necessariamente legame naturale primario... e perciò alla vita europea le richieste economiche da esterni e super-sistemiche (non extra neanche sistemiche super!) fiscaliste - fisicaliste-gravitate
— cioè imperniate su tecniche obsolete, storicamente settecentesche-ottocentesche quali non europeamente recepite ma meridionalmente - eurasiaticamente - non-euroasiaticamente, attraverso economicismo sociale in Occidente europeo di fatto possibilitato da non altro che marxismo ed ex non post marxismi —
per quanto mediate iper-sistematicamente per ipersistemi euroasiatici-eurasiatici, restano richieste non statuali non statalizzabili ed ostilmente esiziali, deleterie anche contro sistematicità euroasiatiche ed eurasiatiche.


MAURO PASTORE