giovedì 31 gennaio 2013

Wittgenstein, Ludwig, Colloqui al “Circolo di Vienna”

a cura di Luigi Perissinotto, Milano-Udine, Mimesis, 2011, pp. 322, Euro 26, ISBN 978-88-5750-495-7.

Recensione di Luciano Bazzocchi – 09/07/2012

Nella dinamica collana di filosofia del linguaggio diretta per Mimesis da Perissinotto è ora aggiornata e ripubblicata a sua cura la traduzione italiana, da tempo esaurita, delle conversazioni di Wittgenstein con Friedrich Waismann. Dal momento della prima pubblicazione in lingua tedesca ad opera di Brian McGuinness (1967), molta acqua è passata sotto i ponti della critica wittgeinsteiniana. Fino a quando ha dominato la contrapposizione dei “due Wittgenstein”, quello del Tractatus e quello delle Ricerche filosofiche, con le relative diatribe su quale dei due fosse più rilevante, 

o perfino quale fosse il Wittgenstein “autentico”, gli sterminati appunti via via dati alle stampe venivano piegati nell’una o nell’altra direzione, a favore dell’una o dell’altra fazione. Con la proposta di un “terzo Wittgenstein” conclusivo, autore dell’affascinante riflessione Della certezza, quando non di un New Wittgenstein da riconoscere dietro e sotto i primi due, lo schema semplicistico si è infine rotto e si è compreso che la parabola di pensiero del filosofo austriaco è perfettamente conseguente e continua, in un percorso di approfondimento non solo rigoroso fino all’autoconsunzione, ma estremamente autocritico e sempre onesto rispetto ai suoi propri fondamenti teorici. Contrariamente ai filosofi delle scuole, arroccati contro la critica altrui e tutti presi, se mai, a modificare qualche torrione e aggiungere qualche cinta ausiliaria a ulteriore difesa del loro castello, Wittgenstein non esita mai a porre in dubbio le basi stesse della sua riflessione; il suo metodo consiste piuttosto nel “considerare sempre la stessa cosa”, nel ripercorrere da ogni punto di vista sempre “il problema fondamentale” che ha di fronte, di “aggredire la fortezza” da ogni lato possibile. È per natura un pioniere dell’indagine critica, un attaccante infaticabile, e non si cura affatto di difendere alcun terreno o alcun ruolo acquisito. Perciò, la “verità” che al tempo del Tractatus “[gli] sembra intangibile e definitiva” è la prima a essere rimessa in discussione con il ritorno all’attività filosofica, senza che ciò significhi consegnarsi a nuove e contrapposte verità da non porre più in questione. Tale esercizio estenuante di rigore insieme logico, estetico ed etico, naturalmente sconcerta la critica accademica, che vorrebbe tanto catalogare, circoscrivere e impacchettare ciascun autore per poterlo meglio digerire, e più facilmente nutrirne le bocche petulanti delle schiere di discepoli a tal fine allevate e perpetuate. In questa ottica, gli scritti “intermedi” fra Tractatus e Ricerche sembravano avere un interesse esclusivamente specialistico, per indagare la “transizione” dal primo al secondo Wittgenstein. Se invece si comprende il carattere autentico di ciascuna fase della sua attività, i pensieri annotati negli anni dal 1929 al 1932 (sia pure attraverso il filtro dell’amico Waismann) assumono un valore autonomo e sono fruibili per loro stessi, come approfondimento e insieme evoluzione di idee che pure risultano annotate in precedenza, o su cui si tornerà ancora in futuro. Il lettore interessato a un’esposizione meglio ragionata delle vicende critiche si gioverà senz’altro della ricca Introduzione di Perissinotto.
Nello stesso tempo, le note di Waismann fungono in parte da biografia intellettuale, in un periodo significativo della vita di Wittgenstein, nella Vienna dei fermenti neo-positivistici, e si inscrivono in un racconto che ha un suo fascino autonomo. Questo aspetto è ben sviluppato dalla Prefazione di McGuinness, qui riprodotta con qualche nota bibliografica aggiuntiva, prefazione che getta un fascio di luce anche sul racconto del racconto, cioè sulle complesse vicende degli scritti e dei documenti originali, e sull’intreccio dei problemi ermeneutici, filologici e pratici che i curatori medesimi hanno vissuto. 
Molto eterogenea è la struttura dei “Colloqui” qui riediti. Gli appunti dovevano servire come base per un volume di commento critico al Tractatus a firma congiunta Wittgenstein-Waismann, progetto che fallì definitivamente nel 1934: “Perché – scrive Waismann – egli ha la dote meravigliosa di vedere le cose sempre di nuovo come per la prima volta. Ma si mostra anche quanto sia difficile un lavoro comune, perché egli appunto segue ogni volta l’ispirazione del momento e abbatte quel che ha progettato in precedenza” (p. 50). Alcune parti sono stenografie di conversazioni vere e proprie. Chi non vorrebbe avere l’opportunità di rivolgersi direttamente a Wittgenstein e chiedergli lumi, di persona, su questioni di grammatica, di semantica, di uso delle parole? Le note di Waismann cercano di mantenersi il più possibile fedeli, e rendono bene il tono vivace di un dialogo a più voci, a cui partecipa attivamente anche Moritz Schlick. Tutti si mettono in gioco, e la conversazione resta aperta; a Wittgenstein capita di riconoscere, per esempio: “Lo credo anch’io. Ma non comprendo una cosa: ecc.” (p. 185). Oppure: “Sì e no. È una questione complicata” (p. 210). O ancora: “Forse si può dire così, non lo so” (p. 221). È evidente tuttavia come Wittgenstein si tenga sempre ai margini del cosiddetto Circolo, e resti scettico circa un programma troppo rigido, o addirittura una “concezione scientifica” del mondo. Il suo insistere su questioni apparentemente al contorno, espressamente linguistiche, ha perciò anche un senso di critica implicita, di memento rispetto a qualsivoglia filosofia che, per quanto “antimetafisica”, si proponga tuttavia come interpretazione globale della realtà.
Altri passi toccano più da vicino i temi cari a Wittgenstein, e vi sono espliciti riferimenti al Tractatus, che del resto il Circolo di Vienna aveva assunto come testo di riferimento e andava discutendo per proprio conto. Si trovano così ghiotte delucidazioni, e ammissioni singolari: “Tutto questo non lo sapevo ancora quando scrivevo il mio libro: credevo che ogni deduzione poggiasse sulla forma tautologica. Non avevo ancora visto che un’inferenza potesse avere anche questa forma: un uomo è alto 2 metri, quindi non è alto 3 metri. Ciò è connesso al fatto che io credevo che le proposizioni elementari dovessero essere indipendenti: ritenevo che dall’esistenza di uno stato di cose non si potesse dedurre la non-esistenza di un altro” (p. 88). Compaiono disegni, schemi, riproduzioni di schizzi che Wittgenstein doveva aver tracciato liberamente, mentre parlava. Vi è anche lo schema della pellicola del film sonoro, con la sequenza dei fotogrammi in parallelo alla sequenza dei fonogrammi, ma con la precisazione che il collegamento significativo è a livello più alto: “Non sono i fonogrammi, ma è la musica che accompagna il film. […] La musica accompagna il film [come] il linguaggio accompagna il mondo” (p. 74). 
Interessanti infine le Appendici, testi riassuntivi compilati da Waismann in via separata. In particolare, l’appendice B (pp. 275-302) è una parafrasi molto acuta del Tractatus, che espone il testo con chiarezza. Troviamo spiegazioni che fanno giustizia di annose dispute esegetiche, per esempio su cosa si intenda per pensiero, se sia pura logica, solo forma astratta ecc.: “Ci facciamo immagini interne dei fatti. Queste immagini sono i nostri pensieri. […] Il pensiero può raffigurare ogni stato di cose, quello esistente e quello non esistente” (p. 277).
Comprendiamo meno, invece, la Postfazione aggiunta al volume, in realtà un piccolo saggio di Giulia Pravato che mal si connette con tutto il resto. Non discutiamo il valore dello scritto o il fatto che giovani ricercatori fatichino a pubblicare le loro cose per vie autonome. Che un curatore studi la maniera di promuovere l’elaborato di un’allieva si presume rientri nella normalità accademica; ma la cosa ci sembra talmente lontana dallo spirito del lavoro di Wittgenstein, dal suo stile di pensiero (non vogliamo dire: dal suo sentire logico, estetico e etico), che avremmo preferito, qui, non trovarla.  


Indice

Avvertenza del curatore italiano
Elenco delle opere di Wittgenstein citate
Introduzione di L. Perissinotto
Prefazione di B. F. McGuinness
I
18 dicembre 1929
22 dicembre 1929
25 dicembre 1929
30 dicembre 1929
2 gennaio 1930
5 gennaio 1930
II
22 marzo 1930
III
19 giugno 1930
25 settembre 1930
IV
17 dicembre 1930
26 dicembre 1930
28 dicembre 1930
1 gennaio 1931
4 gennaio 1931
V
21 settembre 1931
VI
9 dicembre 1931
1 luglio 1932
Appendice A
Appendice B
Postfazione di G. Pravato

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