lunedì 18 febbraio 2013

Klein, Melanie, Il complesso edipico

Torino, Bollati Boringhieri, 2012, pp. 127, euro 11, ISBN 978-88-339-2351-2

Recensione di Gianmaria Merenda - 05/09/2012

“Ma a me sembra che finora non ci si sia resi conto di quale grande importanza abbia il fatto che le tendenze edipiche iniziano molto prima di quanto si creda, che la pressione del senso di colpa si riconnette quindi ai livelli pregenitali, e che tutto ciò esercita ben presto un’influenza decisiva sullo sviluppo edipico da un lato e su quello del Super-io dall’altro, e di conseguenza sulla formazione del carattere, sulla sessualità e sull’intera evoluzione dell’individuo” (p. 33).
Tratto caratterizzante, per questo motivo ribadito nei tre saggi che compongono questa breve silloge di scritti kleiniani, 

è la anticipazione dell’apparire nel bambino del complesso edipico rispetto alla teoria freudiana. Per Melanie Klein lo scaturire dei meccanismi edipici nei bambini ha una datazione molto precoce rispetto a quanto i suoi colleghi pensassero. Secondo Klein questi stadi edipici iniziano ad influenzare la psiche del bambino già nella fase pregenitale tanto che i conflitti che ne scaturiscono riescono ad oscurare la fase tipicamente genitale che si evidenzia solo verso il terzo e il quinto anno d’età. Ciò che a quella età è evidente, sempre secondo Klein, è l’avvenuta maturazione del complesso edipico e lo sviluppo del Super-io. Questa anticipazione definisce chiaramente le differenze teoriche tra il pensiero della Klein e quello di Freud che, alla fine del terzo e più ampio scritto, Melanie Klein indicherà nei punti consistenti della sua teoria edipica.
Principale fattore che andrà a determinare o ad ostacolare lo sviluppo della fase edipica è un insieme interagente di “pulsioni sadico-orali, angoscia e senso di colpa eccessivi, e una scarsa capacità dell’Io di sopportare qualunque tipo di tensione” (cfr., p. 104). È questo insieme di fattori negativi che conformano la teoria kleiniana dello sviluppo psichico infantile, oltre all’interazione del bambino con il mondo esterno: sarà la naturale spinta a riparare le angosce, le immagini negative della madre e del padre che porteranno alla formazione di sentimenti d’amore che andranno ad affiancarsi e sovrapporsi a quelli sadici. In questo punto nodale si pone quella anticipazione del complesso edipico che Klein afferma di poter intuire nello sviluppo del bambino (con il termine bambino ci riferiamo solo ad una età dello sviluppo e non al genere; Klein esporrà nel suo saggio più lungo due casi clinici di un bambino e di una bambina per mettere in luce le differenze che i diversi sessi mettono in atto nel complesso edipico): “La relazione diretta fra la formazione del Super-io e le fasi pregenitali dello sviluppo è molto importante per due riguardi: perché il senso di colpa viene a essere fissato alle fasi sadico-orale e sadico-anale sotto cui il primato si trova intanto lo sviluppo, e perché il Super-io comincia a costruirsi mentre queste fasi sono in ascesa, cosa che dà ragione al suo rigore sadico” (p. 17). È nel secondo saggio, Il primo sviluppo della coscienza morale nel bambino, che Klein mette in relazione la fase edipica con la formazione del Super-io. Contrariamente a quello che teorizzano i suoi colleghi freudiani, la psicoanalista inglese non mette in sequenza la fase edipica alla formazione del Super-io, ma le fa coesistere in un’età più che infantile: “fra i due anni e nove mesi e i quattro anni” (p. 35). L’Io del bambino – ovviamente immaturo poiché stiamo parlando del momento in cui questi “si trova ancora nello stadio della suzione” (p. 38, nota) – genererebbe il Super-io proprio nelle sue strategie di difesa dalle angosce generate dal rapporto con la madre e con il padre.
È nel finale del terzo saggio, Il complesso edipico alla luce della angosce primitive, che Klein analizza le differenze tra la sua teoria e quella freudiana. Innanzitutto una differenza terminologica e di sostanza quando Freud definisce “la fase fallica” dei bambini come contemporanea al complesso edipico. Per Klein non si tratta di far entrare in gioco il solo genitale maschile perché i bambini di entrambi i sessi, in precocissima età, posseggono “un’inconscia conoscenza sia della vagina e del pene” (p. 120); inoltre, come già evidenziato, la posizione genitale è per Klein è solo un punto d’arrivo di dinamiche pregenitali che si sono sviluppate ben prima di quanto asserisca Freud. Ci sono differenze anche per quel che concerne l’attaccamento della bambina al padre. Non solo la bambina ha dei desideri che riguardano il padre precocemente, ma questi primi stadi del complesso edipico, saranno influenzati dal rapporto ambivalente, positivo e negativo, che la bambina instaura con la madre. Punto imprescindibile nella teoria kleiniana è l’interdipendenza dello sviluppo sessuale del bambino “con le sue relazioni oggettuali e con tutti gli affetti che improntano sin  dall’inizio il suo atteggiamento nei riguardi della madre e del padre” (p. 123). Sono le figure introiettate dal bambino, sin dal periodo in cui la teoria freudiano non ne tiene conto, a governare lo sviluppo del complesso edipico, dello sviluppo dell’Io e del Super-io.


Indice

7    Prefazione, di Franco De Masi
      Il complesso edipico
15   I primi stadi del conflitto edipico (1928)
34   Il primo sviluppo della coscienza morale nel bambino (1933)
49   Il complesso edipico alla luce della angosce primitive (1945)
     Introduzione, 49 Stralci e sintesi di un caso clinico illustrativo dello sviluppo del complesso edipico nel bambino, 50 Stralci e sintesi di un caso clinico illustrativo dello sviluppo del complesso edipico nella bambina, 90 Quadro sintetico teorico, 104 Note conclusive, 123
125 Riferimenti bibliografici

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