Il volume di Dario Gentili offre un’utile e approfondita panoramica sulla filosofia italiana degli ultimi decenni, con particolare riferimento a quelle prospettive di pensiero che, soprattutto in anni recenti, sono state raggruppate, nel contesto del dibattito filosofico internazionale, sotto il comune denominatore di «Italian Theory». Le quattro parti in cui si articola il libro prendono in considerazione rispettivamente: il variegato universo del marxismo italiano e la nascita del filone dell’operaismo ad opera di Mario Tronti; la filosofia italiana degli anni Settanta,
nel cui panorama si stagliano in particolare il secondo operaismo di Antonio Negri nonché il pensiero negativo sviluppato da Massimo Cacciari; le costellazioni filosofiche degli anni Ottanta, che includono, oltre al pensiero debole e a varie tendenze postmoderne, il pensiero della differenza sessuale e anche il profilarsi di prospettive come quelle di Marramao ed Esposito; infine, nella quarta e ultima parte, il paradigma biopolitico, nel cui contesto si muovono, in vario modo, soprattutto pensatori come Giorgio Agamben, Antonio Negri nonché Roberto Esposito.
nel cui panorama si stagliano in particolare il secondo operaismo di Antonio Negri nonché il pensiero negativo sviluppato da Massimo Cacciari; le costellazioni filosofiche degli anni Ottanta, che includono, oltre al pensiero debole e a varie tendenze postmoderne, il pensiero della differenza sessuale e anche il profilarsi di prospettive come quelle di Marramao ed Esposito; infine, nella quarta e ultima parte, il paradigma biopolitico, nel cui contesto si muovono, in vario modo, soprattutto pensatori come Giorgio Agamben, Antonio Negri nonché Roberto Esposito.
Nell’esporre e descrivere questo multiforme panorama, l’approccio di Gentili si contraddistingue in particolare per due pregi. In primo luogo, l’Autore non segue uno schema rigidamente cronologico. In effetti, per quanto sia rintracciabile, in generale, un filo conduttore scandito in base a tappe temporali, il volume si caratterizza per una fitta rete di rimandi interni, che restituiscono molto bene gli intrecci e le complesse intersezioni che segnano il pensiero italiano degli ultimi cinquanta anni. Ne risulta una forte compattezza narrativa, priva di scolasticismi e vivace nel mettere a fuoco non solo le linee portanti del recente universo filosofico italiano, ma anche gli specifici contesti, sociali e politici, in cui esse si sono sviluppate. In secondo luogo, il volume è ben costruito su una precisa logica interna, che è non solo e non tanto una logica narrativa, bensì una logica filosofica ben consapevole. Tale logica si riferisce in particolare alla nozione di sinisteritas, e ad essa l’Autore si richiama costantemente e con coerenza nel corso della sua esposizione. Si potranno anche non condividere gli assunti di questa logica o alcuni di essi, ma ciononostante va dato atto a Gentili di non proporre una mera descrizione storiografica della filosofia italiana contemporanea, bensì quella che definirei una vera e propria mappatura filosofica, nel complesso molto ben riuscita. Mi preme menzionare ed evidenziare in particolari due punti che emergono nella ricostruzione di Gentili e che ritengo molto proficui e sicuramente stimolanti, sia su un piano strettamente filosofico che su uno storiografico, per mettere a fuoco talune specificità del pensiero italiano, non solo contemporaneo.
Il primo punto concerne la rilevanza che nella riflessione italiana assumono temi legati alla storicità e all’umanesimo. Con tutta evidenza si tratta di aspetti largamente riscontrabili già in alcuni classici fondamentali della nostra tradizione filosofica (basti pensare solo a una personalità come quella di Vico) e che comunque restano caratteristici anche in buona parte del pensiero italiano novecentesco, pur con differenti sfaccettature e toni. Anche là dove nel nostro Paese sono stati recepiti filoni di pensiero dall’estero, questa ricezione non è mai stata neutra e ripetitiva, bensì si è costantemente configurata come produttiva e originale assimilazione entro un contesto speculativo profondamente segnato da una forte sensibilità nei confronti dello storicismo e dell’umanesimo: storicismo e umanesimo non solo pensati come temi privilegiati della riflessione filosofica, bensì anche come tratti caratteristici dello stesso pensiero. In riferimento a questo punto, mi limito ad accennare, per quanto riguarda il merito dell’esposizione di Gentili, allo storicismo umanistico che ha fecondato, in vario modo, filoni fondamentali del marxismo italiano (si veda in particolare p. 26).
Il secondo punto, ancora più interessante e carico di suggestioni, riguarda la nozione di sinisteritas, che nell’esposizione di Gentili va al di là di un mero significato partitico o politico, assumendo invece la funzione di cifra fondamentale della riflessione filosofica italiana contemporanea, o meglio, la funzione della sua logica interna: la nozione di sinisteritas «non corrisponde certo all’oggetto o al contenuto specifico del pensiero di questo o quell’autore, bensì al procedimento prettamente filosofico per introdurre e definire – per scarti, discontinuità, deviazioni – concezioni o costellazioni di pensiero» (pp. 14-15). Per Gentili, insomma, la nozione di sinisteritas permette di riscontrare, all’interno del pensiero politico italiano delle ultime decadi, un filo conduttore ben preciso, caratterizzabile come continuità nella discontinuità (p. 15). Più in generale, ritengo sia del tutto condivisibile quella che, a mio parere, rappresenta la prospettiva di fondo del volume di Gentili, vale a dire la prospettiva per cui il pensiero italiano, soprattutto quello politico, è intrinsecamente riferito all’idea di conflitto: idea che non rappresenta solo un tema fra tanti, bensì aspetto qualificante di questo stesso pensiero, la cui genesi appunto si muove entro una complessa dinamica di rotture, deviazioni e opposizioni. Ritengo da parte mia che sia del tutto fondato considerare il pensiero italiano un pensiero del conflitto, nel duplice senso del genitivo: non solo un pensiero che pensa il conflitto, ma anche un pensiero a partire dal conflitto o dai conflitti. In tal senso, mi pare molto persuasiva un’altra ipotesi di fondo che guida il pregevole volume di Gentili, secondo la quale il pensiero italiano riveste nel panorama internazionale attuale una sua specifica rilevanza appunto perché abituato a pensare conflitti e crisi, vale a dire i tratti caratteristici della nostra epoca, segnata da una globalizzazione alquanto problematica e intrinsecamente contraddittoria.
Indice
Introduzione. Sinisteritas
• Dal soggetto-popolo al soggetto antagonista
• Anni Settanta: crisi
• Costellazione anni Ottanta
• Biopolitica
8 commenti:
Senza indicare l'evento corrispondente non si può pervenire ad una totalità neppure interezza di un quadro filosofico. Diventa, questa impossibilità, tassativa in recensire lavoro di cui non si riconosce verità di ironia di considerazione culturale e definizione verbale (nel caso specifico: la grottesca, anche macabra "sinisteritas"), perché l'ironia essendo di per sé fortemente difensiva o distruttiva o distaccante.
Oltretutto di quadro chiuso non è possibilità con elementi che pur in comunanza còlta da autore recensito sono volti ad esternità.
In particolare recensore (Antonio Cimino) assumendo prospettiva intellettuale non molteplice si esclude da sintesi di fondo e si relega in sunto non riassunto che dunque varrebbe quale "etichetta di mercato".
Senza dubbio esiste anche una economia libraria e soprattutto valori economici anche altri di operati filosofici ma, nonostante tutto, gli argomenti di cosiddetta "italian theory" non hanno preponderanza economica perché comunque si tratta di criticismo che, pur agendo entro pre-istorico prospettarsi e passata prospettiva civile non culturale marxista, si attua in differenze culturali e senza costituire una rappresentanza filosofica culturale ed anzi incompatibilmente con culturale rappresentazione di grande evento di filosofia italiana.
Del resto si può attestare funzione positiva passata di recensione per quanto di economicista negativo e fatalista vi fosse in congerie di matrice-exmatrice marxista - ex-post-marxista cui gioco stalinista imperialista aveva delineato e conferendone gravissimi poteri di smentite anche future; però da questo si può intendere intelligente e favorevole ironia di autore (Dario Gentili) circa "sinisteritas" da cui si intende pure inadeguatezza attuale e passata parziale fortuità di recensione stessa.
...
MAURO PASTORE
Recensore nonostante pretenziosità vana individuava (in riferimento al presente effettivo del suo testo ed al ruolo non di persona con esso ancora attivo potrebbe dirsi, anche: individua...) tematica fondamentale di riferimento: lo storicismo vichiano, cui non inoltrava, ma che indicava con menzione di Vico stesso, opportunamente notando vera attiva ascendenza positiva di corrente che però non sapeva parimenti individuare, di filomarxismo - non-pro-marxista. Senza questa ultima discernere, non è possibile paritetica identificazione di intenti comuni non discordi in mezzo alle non concordanze radicali che compongono la cosiddetta "italian theory"; codesta aveva un senso filosofico in virtù di provvisorietà di filomarxismo e dopo tempo di recensione si era ricostituita secondo precarietà di post-filomarxismo, recentissimamente ri-costituita effimeramente secondo ex-post-filomarxismo e dunque odiernamente non più presenza esistente di teoria culturale maggiormente influente quale fu reiteratamente ma solo relativamente ad alcuni ambienti politici culturali.
In recensione si pone attenzione a cultura politica a discapito di cultura filosofica; eppure oltre tal "italian theory" cui forza dovuta ad altrui contraddizioni durante accadere di Guerra Fredda tra capitalismo e comunismo mondiali, v'è stata in recente decennale storia filosofica italiana una più determinante meno appariscente componente, politicamente entro ed oltre schieramenti, transpartiticamente: dalle considerazioni di moderazione relativista - filosofica del Presidente Einaudi, al relazionismo conservativo non conservatorista e politico-filosofico del Senatore Bobbio.
Senza dubbio la influenza triplice della "italian theory" è stata più vasta di quanto supponibile con logica solo estemporanea: all'estero in Sud America ed in Venezuela, in Gran Bretagna, in alcuni centri, postcoloniani, postcolonialisti, africani; in interni ha influenzato parecchie realtà culturali politiche locali, ma per assunzione altramente realizzata, che del filomarxismo-marxismo ne faceva antimarxismo - non-marxismo, tra opposti tentativi ((... "geometricamente dimostrabili"...)) prevalendo etica conservativa e di giusta misura. Questa ultima senza dubbio non è presente in "italian theory", sempre sull'orlo del sofisma insensato ed efficace in sola non durata che dapprincipio e poi ancora non era non durabilità. Proprio a siffatta mancanza la pubblicazione di autore Dario Gentili in parte sopperiva, ma non in tutto perché il nesso operaismo / biopolitica, raggiunto da coincidenze antiproletarie - antiecologiche ed in decadenze di masse comuniste - ex-comuniste ed in massificate ex cattoliche-cattoliciste, trovava risoluzione in antimmasificatorie e non massificate dirette pratiche filosofiche-politiche poi politiche filosofiche. Per identificare queste ultime, bisogna provvedersi di riflessioni su:
psicopolitica;
filosofia del Web.
...
MAURO PASTORE
Della "italian theory",
bisogna rilevarne soprattutto l'utilizzo senza uso compiuto dagli ambienti culturali antistalinisti dell'Occidente entro cui non agiva forte opposizione comunista né filocomunista, contro le intriganti predisposizioni staliniste con immissioni culturali svianti i tempi dettati dalla violenza stalinista ed antioccidentale;
ma, ugualmente ad altro pure, di questo fatto, prevalente in fasi non ultime, bisogna notare intervento di 'psicopolitica e filosofia del Web', cui rapidità ne ha attestato condizionalità altramente re-significante ovvero:
—fine della grande storia - re-inizio nell'altra storia, che non è 'la storia degli altri' —.
Dati gli eventi entro cui accadimenti ed ulteriori eventi, si tratta di destini titanici ecologicamente assumibili e globalmente notabili: di cui però riflessioni apocalittiche - post-apocalittiche (nipponiche) entro intendimenti di stessa recente cultura filosofica politica italiana recano solo intese ed in coscienza teorica tanto più limitata proprio quanto più interna a stesse teorie.
In tali sensi storici si può cogliere aspetto di palingenesi culturale della filosofia di Vico e del pensiero vichiano ma con antecedenza – per non convergenze o convergenze o divergenze non esterne – di Dialoghi Filosofici Italiani di G. Bruno; altrimenti non si può rilevare ruolo di parentesi culturale della – tutto sommato – fantasmagorica "italian theory",
di cui atti di successo sono riconducibili in parte determinante non attiva al gramscismo ed alla lotta operaia, in parte risolutiva attiva alle ideologie non manifeste della massoneria italiana durante Guerra Fredda e relativo Dopoguerra. Non tanto né abbastanza secondo demagogie purtroppo trascurate del cosiddetto "sgarbismo" comunicativo e dei relativi demagogismi (non solo quelli dei partiti di S. Berlusconi) si considerino le storie incompiute delle logge massoniche italiane: le vicende entro cui coinvolti Licio Gelli, la "P2" e con riferimento alle meno note ma note deliberazioni prevalenti in massoneria di non compiere tutta la opposizione politica-giudiziaria da logge medesime inoltrata; si consideri, potendo e volendo, l'intervento ideologico antitotalitario ed anticomunista antimarxista, nonché nazionalista europeista globalista anticattolicista, del movimento (affiliato a passata Carboneria risorgimentale) dei "Liberi Muratori" —
anche in tal caso: provvedersi di riflessioni su: psicopolitica; filosofia del Web. —
...L'intento marxista - comunista di evolvere Stato italiano in altro Stato tramite teorie culturali antitetiche a logiche politiche non era dalla "storia degli altri“, cara non solo alle "sinistre" politiche, ma era da violenza, straniera, di vero e proprio stalinismo. In tal quadro non culturale, l'intervento massonico di automoderazione di propri operati ed altrui operazioni riuscì a bloccare riforme liberiste dello Stato affinché fosse possibile trattenerne forza politica e vitale da autodisintegrazione evolutiva liberista non liberale. Tal resistenza è ancora in atto ma è democraticamente compresa entro altra e di stesso scopo democratica resistenza, non costituita da ispirazioni segrete extrarepubblicane né determinatane ma repubblicanamente indipendente pur non estranea.
(...)
MAURO PASTORE
(...)
Quale intesa e concettualizzazione altrui, "italian theory" fu una idea tratta da filosofie spicciole italiane e partenopee ed espressa compiutamente da R. Esposito, quale arte suprema di arrangiarsi a scopo di vita: idea di un retaggio non eredità e di un dominio relativo fino ad inconsistenza a consapevolezze maggiori di altro ed altri valori. Era esposizione decadente e postuma, di espressione altra e passata di ragione di vita e sopravvivenza durante i rischi maggiori di conflitti atomici, cui Italia era esposta quale luogo di capitalismo a forte opposizione comunista; di tali espressioni una pubblicazione di Esposito (di cui titolo in inglese: Living Thought: The Origins and Actuality of Italian Philosophy) serbava echi ora non più interni a contenuto ancora valido di pubblicazione medesima, nondimeno mentre insulsa per ambienti culturali stranieri illuminati o progrediti o non ostili, era essa scetticamente critica nei confronti di altri ambienti stranieri, in specie ove cultura anglosassone, ostili od inadeguati... tuttavia si trattava di resa secondaria di conti, a fine di fase postsovietica di Dopoguerra "freddo", da parte di pensatori di fatto sottoposti a secolarizzazione o secolarizzati, tra cui oltre che R. Esposito anche Marramao, costui teorico de "la stessa storia" ma provvisorio data precarietà del divenire mondano entro cui teoria stessa, per cui ritorno di medesimo evento ne era impossibile ed anche dopo.
(...)
MAURO PASTORE
...
Mario Tronti espresse a fine Secolo Ventesimo tesi di postradicalismo politico filosofico cui unica sintesi erano per antagonismo; sorretto dialetticamente da senso di necessità economica primaria non politica e secondaria non eludibile politica; nulla teoricamente sostenibile ma che parte secolarizzata intendeva sostenere anche teoricamente e con episodica facoltà possibile poi dovendone replicare identicamente non ugualmente. Si trattava di analisi politiche filosofiche cui problemi erano risolutivamente valutabili secondo neoradicalismo ed evitabili da antagonismo specifico; prefigurandosi senza predeterminarsi attuali ideologie prevalenti di estreme sinistre italiane ed europee-occidentali.
(...)
MAURO PASTORE
Antonio Negri fu teorico della insostenibilità capitalistica cui parte del terrorismo di estrema sinistra se ne ispirò con intenti anticapitalisti non anticapitalistici, ai quali egli reagì abbandonando territorio italiano per evitare ulteriori sfruttamenti ai danni di suoi lavori; a sua teoria fece riferimento terrorismo eversivo e di sola minaccia, per cui non veto di stesso Negri fu seguito da immunità parlamentare non negatagli.
Con nuove condizioni post Guerra Fredda tutto ciò perse di significato per posizione geopolitica italiana ed europea ma Negri non mutò sue considerazioni, solo in ultimo per darne senso conferendone denuncia di trame parallele che insidiavano stessa geopolitica europea italiana.
Nel frattempo era versato in revanscismo ma a scopo altro solo possibile di difesa dei diritti degli sconfitti; il restante era alternativa ideologica di rifiuto, non quale obiezione di coscienza essendo sola dissidenza contro logiche politiche di compromesso o di non socialismo.
Quanto direttamente denunciato da A. Negri era un piano capitalistico guerrafondaio, di cui non era possibile per sua parte intravvedere tutta anticostituzionalità ed illiceità in stessi luoghi di riferimento americani statunitensi, perciò avvalendosi in sua denuncia di residuo non attivo schematicismo marxiano - marxista, in ultimo condotto a solo pragmatismo pacifista per conoscenze maggiori dei fatti. A tal punto di intellettuale affermazione, era sua teoresi di anticapitalismo-non-comunismo, da socialismo condotta ad extra socialismo e ad ex socialismo, per ragioni di necessità di pace mondiale; di fatto di sua attività filosofica restandone solo prassi non teoresi non schematizzabile, che trovò attenzione presso ambienti giudiziari statunitensi americani non quale indicazione ma utile espressione di quanto già rifiutato da leggi americane entro quadro giudiziario di certificazione non più solo astratta per quanto da limitare in politiche statunitensi non pacifiche. Curiosità teoretica circa pensiero di Negri così fu sottratta da tentativi neostalinisti;
ma ciò accadde per intervento non ascrivibile ad "italian theory" anzi a tutt'altre considerazioni, sia italiane che straniere che ne contestavano usi quali linee di massima ingiustificabili perché unilaterali; codeste considerazioni non essendo sociologicamente improntate ma ecologicamente improntate e per riferimenti di distinzioni tecnologiche tra eventualità di utizzabilità astrali di esplosioni atomiche e nocività planetarie terrestri di esse — distinzioni che non risultano essere state ancora recepite del tutto da chi di dovere per ruolo culturale e che purtroppo sono state oggetto di politico rifiuto per travisamenti accademici, poiché negatori stessi hanno tentato e cercato di subissare lessico greco con lessicologie scientifiche con queste ridotte poi a elencative vuote cui infine fatti corrispondere inattualismi greco-elleni e confusivismi subculturali, mentre concetto di 'atomo' era usato in assolutezza non relatività di significati o od oppure a discapito di comprensioni di materialismo antico democriteo, di naturalismo moderno leibniziano, contro scienza chimica, contro fisica scientifica dei quanti, contro psicologia, contro modalità culturali etniche... e ciò accadeva già in anno 2012; tuttavia la "italian theory" non era fatta per assecondarne... ma neanche ne costituiva valido contraddetto.
MAURO PASTORE
In secondo mio invio, del 16 dicembre 2019 14:07,
'antimmasificatorie'
sta (stia) per:
antimassificatorie.
MAURO PASTORE
( Si tratta comunque di scrittura alternativa non di norma non contro norma, con regolare raddoppio dopo primo prefisso e non irregolare né contro norma ammezzo in secondo prefisso — desostantivato ed avverbiale per cui 'massi' corrisponde proprio a 'masi' in italiano regionale termine assai diffuso che avverbialmente è proprio sinonimo di avverbiale 'massi'... — anche se il tutto quale dizione scritta è arcaica e quale voce direttamente scritta in lessico è particolare.
[Esempio comparativo:
alegiferante (corrispondenza semantica con verbo 'legiferare' / alleggiferante (assimilabile semanticamente a sostantivo: 'leggìo' ; ed a suffisso verbale: 'ferare') / allegiferante (assimilabile semanticamente a verbo 'legiferare' .]
Certo che linguisticamente dizione 'antimmasificatorie' è diversa da dizione 'antimassificatorie' ma vocaboli corrispondenti non sono diversi; non mutando necessariamente significato di espressione ma cambiando significato terminologicamente... Per tale ragione reinvierò testo, cioè anche con elemento di fatto terminologicamente di significato uguale più ampio meno particolare; chi si trovasse a leggere già inviato troverebbe di più ma non tanto, viceversa chi a leggere quanto invierò.
(Originalmente non originariamente, 'antimmasificatorie' potrebbesi scrivere anti•mas(s)ificatorie.) )
() Non sono dispiaciuto per digressione di questo messaggio (a ben pensare neanche bizzarra) anzi spero che possa servire a notare le insidie di false pedanterie oltre che di pedanterie, che purtroppo ho notato assai diffuse e unite a violenze collaterali contro libero filosofare; tanto che particolarità di dizione mi era sorta (e risorta) spontanea perché mentre pensavo eppoi (non: e poi...) scrivevo ero in evenienze di modalità espressive difensive apparentemente straniere per evitarne di opposte ed inverse, a causa di brighe ricevute prima, dopo e durante scrivere.
MAURO PASTORE
# (+)
Recensore nonostante pretenziosità vana individuava (in riferimento al presente effettivo del suo testo ed al ruolo non di persona con esso ancora attivo potrebbe dirsi, anche: individua...) tematica fondamentale di riferimento: lo storicismo vichiano, cui non inoltrava, ma che indicava con menzione di Vico stesso, opportunamente notando vera attiva ascendenza positiva di corrente che però non sapeva parimenti individuare, di filomarxismo - non-pro-marxista. Senza questa ultima discernere, non è possibile paritetica identificazione di intenti comuni non discordi in mezzo alle non concordanze radicali che compongono la cosiddetta "italian theory"; codesta aveva un senso filosofico in virtù di provvisorietà di filomarxismo e dopo tempo di recensione si era ricostituita secondo precarietà di post-filomarxismo, recentissimamente ri-costituita effimeramente secondo ex-post-filomarxismo e dunque odiernamente non più presenza esistente di teoria culturale maggiormente influente quale fu reiteratamente ma solo relativamente ad alcuni ambienti politici culturali.
In recensione si pone attenzione a cultura politica a discapito di cultura filosofica; eppure oltre tal "italian theory" cui forza dovuta ad altrui contraddizioni durante accadere di Guerra Fredda tra capitalismo e comunismo mondiali, v'è stata in recente decennale storia filosofica italiana una più determinante meno appariscente componente, politicamente entro ed oltre schieramenti, transpartiticamente: dalle considerazioni di moderazione relativista - filosofica del Presidente Einaudi, al relazionismo conservativo non conservatorista e politico-filosofico del Senatore Bobbio.
Senza dubbio la influenza triplice della "italian theory" è stata più vasta di quanto supponibile con logica solo estemporanea: all'estero in Sud America ed in Venezuela, in Gran Bretagna, in alcuni centri, postcoloniani, postcolonialisti, africani; in interni ha influenzato parecchie realtà culturali politiche locali, ma per assunzione altramente realizzata, che del filomarxismo-marxismo ne faceva antimarxismo - non-marxismo, tra opposti tentativi ((... "geometricamente dimostrabili"...)) prevalendo etica conservativa e di giusta misura. Questa ultima senza dubbio non è presente in "italian theory", sempre sull'orlo del sofisma insensato ed efficace in sola non durata che dapprincipio e poi ancora non era non durabilità. Proprio a siffatta mancanza la pubblicazione di autore Dario Gentili in parte sopperiva, ma non in tutto perché il nesso operaismo / biopolitica, raggiunto da coincidenze antiproletarie - antiecologiche ed in decadenze di masse comuniste - ex-comuniste ed in massificate ex cattoliche-cattoliciste, trovava risoluzione in antimassificatorie e non massificate dirette pratiche filosofiche-politiche poi politiche filosofiche. Per identificare queste ultime, bisogna provvedersi di riflessioni su:
psicopolitica;
filosofia del Web.
(...) [: per il sèguito si veda più sopra cioè proprio dopo mio testo uguale non riveduto .]
MAURO PASTORE
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