a cura di Giampiero Chivilò, Milano-Udine, Mimesis, 2012, pp. 178, Euro 16, ISBN 978-88-5750-877-1
Giampiero Chivilò, con la sua traduzione ampliata dalla relativa documentazione, propone un esperimento di meta-filosofia di Kojève attraverso diciotto recensioni scritte dal filosofo tra il 1932 e il 1937 per la sezione “Phénoménologie” della rivista «Recherches philosophiques». L’obiettivo di leggere attraverso un confronto costante tra la filosofia fenomenologica husserliana e, in special modo, heideggeriana con Hegel, un versante del pensiero di Kojève ancora poco conosciuto, è molto interessante anche per ricostruire il dibattito degli anni Trenta intorno a questa tematica.
Al centro dei libri recensiti dal 1932 al 1935 c’è infatti la fenomenologia, considerata nei suoi aspetti più critici da Hartmann, Misch, Kraft, Zocher e Weidauer. Autori ai quali Kojève non manca di riservare dure critiche strutturali e contenutistiche, arrivando talvolta a sconsigliarne apertamente la lettura, come nel caso del testo di Friedrich Weidauer Critica della fenomenologia trascendentale di Husserl: «La lettura di queste 90 pagine, cosiddette critiche, non è di alcuna utilità: né per i lettori tedeschi, né per i lettori francesi» (p. 91). Del medesimo autore, Kojève recensisce anche Oggettività, scienza priva di presupposti e verità scientifica nel 1935. In questo caso la critica non è più solo filosofica sul testo recensito, ma anche sull’etica di Weidauer che cita il Mein Kampf di Hitler come esempio di morale platonica sulla base della quale muove poi una critica alla fenomenologia di Husserl che considera non “etica”. Il che basta a Kojève per concludere la sua recensione così: «Credo che questa citazione sia sufficiente per classificare – definitivamente – un libro. E un autore» (p. 110).
Ed effettivamente quel che più colpisce nelle recensioni riportate nel volume, è proprio il netto giudizio del filosofo che, esprimendosi il più delle volte contro, e qualcuna a favore, permette di comprendere quali correnti di pensiero più si avvicinano al suo o quali siano i filosofi che meritano più considerazione. Uno di questi è sicuramente Roman Ingarden, del quale Kojève recensisce L’opera d’arte letteraria. Una ricerca nel campo-limite dell’ontologia, della logica e della scienza della letteratura con un preciso intento: «Attirare l’attenzione del lettore francese su questo libro tedesco veramente degno di essere letto, ecco l’obiettivo che noi ci eravamo proposti» (p. 87).
Al di là dei temi fenomenologici, l’altro asse portante che muove l’interesse più teoretico di Kojève è l’ontologia. Non a caso le recensioni più lunghe e significative sono relative al testo di Alfred Delp, Esistenza tragica. Sulla filosofia di Martin Heidegger (pp. 111-134), come rimarca anche il curatore nella relativa Appendice II: «Si tratta indubbiamente delle recensioni più impegnative e di maggior valore ermeneutico e speculativo» (p. 165). L’interpretazione che emerge dallo studio del testo collega la libertà alla filosofia attraverso la comprensione filosofica heideggeriana. Che Kojève prediliga la concezione fenomenologica di Heidegger è del resto evidente anche in altre recensioni, tuttavia questo propendere per un’accezione più ontologica della filosofia è sicuramente dovuto al confronto necessario con Hegel: «E – ancora una volta – è solo confrontandolo con Hegel che si può vedere ciò che c’è in Heidegger di filosofico e di filosoficamente nuovo» (p. 115).
Più oltre, in riferimento al testo di Alois Fischer La filosofia dell’esistenza di Martin Heidegger. Esposizione e valutazione delle sue idee fondamentali, si legge che: «le insufficienze dell’interpretazione e della critica sembrano provenire dall’assenza di un confronto con Hegel» (p. 137). Da queste esternazioni emerge in maniera evidente l’importanza che ricopre Hegel per Kojève, in base al quale egli misura le altre filosofie e ne giudica la portata.
Sempre all’interno della seconda recensione al citato libro di Delp si trova un passaggio che rivela che cosa Kojève consideri propriamente “filosofico” in un testo: «Il capitolo III contiene un tentativo di ripensare il pensiero di Heidegger, al fine di scoprire – se vi ha luogo – la sua insufficienza. Tentativo senza alcun dubbio filosofico quanto alla sua intenzione: è proprio così che un filosofo deve leggere un altro. Ma la realizzazione si spinge lontano da ogni filosofia» (p. 131). L’elemento che il più delle volte viene criticato da Kojève, l’andare oltre la fenomenologia, è anche l’intento più nobile che ci possa essere nella disciplina filosofica. Fenomenologicamente dialettica dall’inizio alla fine.
Indice
RINGRAZIAMENTI
AVVERTENZA
INTRODUZIONE. FENOMENOLOGIA, METAFISICA E ONTOLOGIA SECONDO ALEXANDRE KOJÈVE di Giampiero Chivilò
TESTI
1. Hartmann: Il problema della datità della realtà
2. Misch: Filosofia della vita e Fenomenologia
3. Kraft: Da Husserl a Heidegger
4. Zocher: La Fenomenologia di Husserl e la logica di Schuppe
5. Ingarden: L’opera d’arte letteraria
6. Illemann: La filosofia pre-fenomenologica di Husserl
7. Weidauer: Critica della Fenomenologia trascendentale di Husserl
8. La fenomenologia. Giornata di Studi della Societé Thomiste
9. Kraenzlin: La sistematica fenomenologica di Max Scheler
10. Sternberger: La morte compresa
11. Sesemann: Le leggi logiche e l’essere
12. Weidauer: Oggettività, scienza priva di presupposti e verità scientifica
13. Delp, S.J.: Esistenza tragica (I)
14. Delp, S.J.: Esistenza tragica (II)
15. Hessing: Il divenire dell’autocoscienza dello spirito
16. Fischer: La filosofia dell’esistenza di Martin Heidegger
17. Fessard, S.J.: Pax nostra e La mano tesa?
18. Grégoire, S.J.: Immanenza e trascendenza
DOCUMENTAZIONE
Appendice I: documentazione generale sui testi
Appendice II: documentazione relativa ai testi 13 e 14
Nota biografica
Nota bibliografica
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