Oxford, Oxford University Press, 2011, pp. 256, £ 49,95, ISBN 9780199841103
Colin McGinn è un filosofo inglese noto per i suoi importanti contributi alla filosofia della mente, in particolare per la sua teoria dell'irrisolvibilità a priori del problema del rapporto mente-corpo, per cui non si potrà mai dimostrare né l'irriducibilità della mente al corpo, né il suo contrario.
In questo testo invece la sua attenzione si rivolge alla fisica, intesa come scienza della materia in movimento. La citazione iniziale è da Dummett, quando nel suo La natura e il futuro della filosofia scrive:
“La più grande mancanza è di filosofi in grado di affrontare le questioni poste dalla moderna fisica (ma anche della fisica più distante da noi): troppo pochi conoscono abbastanza fisica per essere in grado di farlo. Questa mancanza è grave, perché le moderne teorie fisiche si spingono in profonde questioni metafisiche a cui è compito della filosofia dare una risposta. Speriamo che qualche filosofo divenuto consapevole di questa mancanza acquisti una conoscenza della fisica in grado di integrare entrambe con una trattazione dei problemi metafisici e possa poi riportare ai filosofi con minori conoscenze fisica ciò di cui questa parla.” (p. 4).
Il libro non presenta particolari difficoltà in termini di esoterismi e formalismi tipici della teorie fisiche moderne. Le questioni riguardanti la teoria della relatività o della meccanica quantistica sono trattate in maniera molto limitata, il libro si concentra su temi della fisica di base: materia, spazio, movimento, carica elettrica. Il libro è scritto in maniera gradevole, anche i punti più impegnativi sono trattati in modo discorsivo; i capitoli sono ciascuno a sé stante, e possono pertanto essere letti nell'ordine preferito.
McGinn parte dall'assunto, che resta centrale in tutto il testo, per cui la fisica è la regina e padrona delle scienze contemporanee. La sua forza si misura sia in termini di profondità e raffinatezza formale, sia in ampiezza e estensione delle proprie conferme sperimentali. La Weltanschauung dell'uomo contemporaneo è determinata in larga parte, e comunque in maniera prioritaria, dalla fisica. Nemmeno la biologia, nelle sue versioni genetica e molecolare, ha un posto di pari livello. Le scienze umane procedono in ordine sparso dopo la psicologia, che però, secondo McGinn non può nemmeno lontanamente vantare la coerenza formale e la forza predittiva della fisica.
Nella prima parte McGinn fornisce un'analisi dei temi classici della meccanica da Descartes, Locke e Newton; a Galileo è riservato solo un cenno, mentre va un po' meglio a Leibniz. Numerosi e interessanti i passaggi su Hume in particolare nella descrizione dei concetti di moto, estensione e spazio. Senza entrare nei particolari l'autore fornisce una riflessione non sulla fisica o sui risultati delle varie teorie fisiche, ma sulle conseguenze filosofiche o, per meglio dire, su ciò che la filosofia ha da dire sulle teorie fisiche. Una cosa per McGinn è certa: la filosofia ha molto da dire, non tanto nei termini di una filosofia dualista, riduzionista, positivista o antipositivista, quanto nei termini di una metafisica analitica dei concetti posta in forma interrogativa: che cosa è lo spazio, che cosa la materia, che cos'è il movimento?
Il fisico raramente se non mai risponde a questa domanda: a questo proposito McGinn cita spesso Newton che ammetteva di non conoscere il significato ultimo, dello spazio e della materia. La natura puramente formale e relazionale dei concetti fisici non consente a noi come a Newton di comprenderne il significato. Nel caso della materia Eddington e Russell considerarono la sua misteriosità una questione molto grave per la fisica, una cosa che ne comprometteva la completezza. “La fisica consiste di modelli matematici, dettagliate relazioni tra grandezze fisiche, ma resta muta sulla natura intrinseca delle entità che descrive. Essa è del tutto “strutturale”. In questo vuoto descrittivo essi (Eddington e Russell) hanno inserito una teoria coraggiosa, secondo la quale la natura intrinseca della materia è mentale” (p. 61). Il mentale è la materia di cui l'intero universo è in definitiva composto. Questa dottrina del panpsichismo oltre a rinviare a una natura sensibile, in cui la materia è una manifestazione del mentale, può assumere anche una natura volontaria, come in Schopenhauer, in cui il cosmo è una manifestazione inconscia di una cieca forza primordiale.
McGinn non si fa promotore di una simile soluzione del problema, anzi semmai propende per una visione materiale della mente; quello che gli interessa è sottolineare come questo problema abbia avuto e abbia tutt'ora una sua notevole rilevanza filosofica. Un caso ancora più sorprendente è quello della carica elettrica, di cui non solo non possediamo una conoscenza che possa dirsi adeguata alla sua essenza, ma di cui conosciamo solo l'effetto che ha su di noi in particolari circostanze. Nel caso della gravità in gioco ci sono delle masse, delle grandezze fisiche di corpi solidi macroscopici (laddove “oggetto fisico”, “solidità”, “massa” sono tutti termini interni alla teoria fisica stessa) di cui noi almeno abbiamo esperienza sensibile diretta. Non vediamo il campo gravitazionale, non vediamo la forza di gravità, ma vediamo i corpi vicino a noi e ne esperiamo direttamente i risultati su noi stessi (sui corpi che noi stessi siamo) e su mondo che ci circonda.
La carica elettrica e ancora di più il concetto di campo che questa porta con sé rende molto meno affidabile l'idea di materia, di solidità e di impenetrabilità dei corpi che così bene si adattano alla nostre intuizioni di tutti i giorni. Se già la gravità newtoniana si basava sulla “misteriosa” azione a distanza per comprendere la quale, basandosi sull'idea corpuscolare degli urti come causa meccanica ultima dei movimenti, era stata introdotta la finzione teoretica dell'etere, con la nozione di campo elettrico il mondo prede contorni assai più sfumati; l'energia elettrica a sua volta diventa una delle varie forme che l'energia assume come elemento fondamentale alla base dell'universo.
Il lavoro di McGinn non si esaurisce nelle analisi dei concetti fisici di materia e campo, bensì opera una non sempre efficace traduzione filosofica delle questioni lasciate aperte dalla fisica.
Il Tractatus di Wittgenstein viene visto allora come il modello metafisico-filosofico della realtà intesa newtonianamente come basata su oggetti fisici solidi, di massa invariabile, legati tra loro tra forze direttamente proporzionali alle masse stesse, mentre è con le Ricerche filosofiche che Wittgenstein passa a descrivere un modello non più basato sulle sostanze, ma sulle dinamiche di trasformazione e di passaggi di energia, in cui l'universo e il mondo sono in perenne stato di trasformazione. A detta di McGinn lo sviluppo del pensiero di Wittgenstein risentirebbe del diverso modo di riflettere sull'immagine fisica del mondo, operando al suo interno una sorta di passaggio analogo a quello avvenuto nell'antichità tra il modello Democrito, basato sul concetto di atomo materiale e quello di Eraclito, basato sul concetto di energia e su i suoi continui passaggi di stato.
In una classificazione delle scienze all'estremità opposta della fisica c'è la psicologia. Se la prima è ricca di formalismi e di materiale sperimentale sempre più sofisticato e preciso nei dettagli, la psicologia fatica molto a presentare dati sperimentali omogenei e significativi e ha una base di formalizzazione in cui la matematica può poco. La psicologia però coglie in maniera evidente e significativa l'essenza delle sue esperienze, mentre la fisica è del tutto silente su queste. In questo risiede la natura del tutto irrisolvibile del rapporto mente-corpo ricordato in apertura.
Come nei suoi più dettagliati scritti di filosofia della mente, anche in questo testo emerge, come McGinn stesso afferma, una fondamentale linea agnostica: se nel caso del rapporto tra mente e cervello è a priori impossibile dimostrare in che modo la mente dipenda dal cervello, così nel caso della fisica è a priori impossibile comprendere il significato del concetto di materia, di corpo o di spazio. Il fisico è perfettamente a suo agio con questi termini fino al momento in cui non gli viene richiesto di fornire un significato in termini della nostra esperienza di esseri umani (e del nostro linguaggio del senso comune).
L'agnosticismo di McGinn resta la chiave di lettura dominante di tutta la prima parte, laddove nella brevissima seconda parte, l'autore si limita a elencare in forma di pensieri più o meno lunghi, 80 principi metafisici come si sono venuti sviluppando nel corso delle analisi precedenti. Una sorta di catalogo metafisico in grado non solo di delineare un’essenziale intelaiatura ontologica così come emerge dall'immagine fisica del mondo, bensì capace di mettere in evidenza gli aspetti metafisici della fisica stessa. Per metafisica qui non si deve intendere l'ascesa ad una più elevata forma di conoscenza, di tipo trascendente, bensì una riflessione su quello che la scienza non può dire o, meglio, su ciò che essa implicitamente deve ammettere. Questo lavoro metafisico, descritto in forma molto succinta, sarebbe secondo McGinn essenzialmente il compito della filosofia.
Indice
Part One
Introduction: Philosophy and Physics
1. The Concept of Matter
Postscript: Particles as Fieds: An Objection
Appendix 1: The Uniformity of Matter
Appendix 2: Divisibility and Size
1. What is a Physical Object?
2. The Possibility of Motion
3. Motion, Change, and Physics
4. The Law of Inertia
5. Mass, Gravity, and Motion
6. Electric Charge: A Case Study
7. Two Types of Science
8. The Ontology of Energy
9. Consciousness as a Form of Matter
10. Matter and Meaning
Part Two
Foreword to Principia Metaphysica
Principia Metaphysica
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