lunedì 3 febbraio 2014

Casalini, Brunella, Cini, Lorenzo, Giustizia, uguaglianza e differenza. Una guida alla lettura della filosofia politica contemporanea

Firenze, Firenze University Press, 2013, pp. 295, euro 17,90, ISBN 9788866551553.

Recensione di Gianluca Verrucci - 29/09/2013

“Giustizia” è tra le parole della filosofia forse la più complessa e polisemica. Si usa infatti declinarla, anche al di fuori dei cenacoli accademici, come “distributiva”, “redistributiva”, “sociale”, “istituzionale”, financo “divina” o “universale”. Di per sé, pretendere di esaurirne per intero il significato sarebbe impresa oltremodo presuntuosa. Il libro in esame, invece, affronta il nodo della giustizia da una prospettiva del tutto particolare e rivolta a comprenderne soprattutto l'aspetto “sociale”. Vale sottolineare questa particolarità del volume, perché ritengo che, 

assieme ad altre di cui dirò, contribuisca a renderlo un unicum nel panorama delle cosiddette “introduzioni alla filosofia politica contemporanea”.
La prospettiva interpretativa di cui dicevo è qualificata dall'attenzione rivolta alla giustizia “sociale” e ai suoi mutamenti nella filosofia politica più recente, da Rawls in poi. Tale paradigma “sociale” della giustizia, ha considerato il nostro concetto come qualcosa di affine ad una pratica di superamento della differenza verso una più consapevole e operativa uguaglianza sociale. Uno dei pregi del volume è quello di rendere chiaro fin da subito che questo modo di concepire il problema ha subito variazioni molto significative nel corso degli ultimi quarantanni, sia perché è andato articolandosi il significato di uguaglianza, sia perché il concetto di differenza è parso fecondo per l'analisi e, per così dire, complementare al primo. Si pensi al differente modo in cui guardano all'uguaglianza Rawls e i promotori dell'approccio delle capacità, come Sen e Nussbaum, senza considerare il dibattito che ha visto contrapposti ancora Rawls a Nozick e, più di recente, a G.A. Cohen. Da questo punto di vista, il volume non trascura nessuna delle voci più autorevoli che maggiormente hanno contribuito al graduale cambiamento di paradigma che ha investito la giustizia “sociale” negli ultimi decenni. Non mancano gli utilitaristi, ma nemmeno Dworkin, Walzer, Miller, Roemer, oltre ai già citati Nozick e Rawls. In sostanza, queste voci hanno contribuito a ridefinire il tema della giustizia “distributiva”, fortemente centrato inizialmente sull'uguaglianza dei risultati (ricchezza, benessere, ecc.), spingendolo verso un più problematico e aperto concetto di uguaglianza delle opportunità, variamente articolate in termini di status, dignità sociale, stima di sé, benessere e capacità.
La seconda parte del volume costituisce un approfondimento del significato di giustizia “sociale” nel contesto di una società democratica e multiculturale. Vengono registrati gli approcci di Habermas e Taylor nella misura in cui si soffermano sul carattere dialogico e aperto dell'interazione sociale, smascherando, per così dire, la vena individualistica che attraversa gran parte della tradizione liberale. L'enfasi sull'aspetto intersoggettivo dello scambio sociale, e delle pratiche di giustizia che mirano a definire spazi di convivenza per identità complesse e disomogenee, è al centro della riflessione di autori che riprendono il vocabolario hegeliano del riconoscimento (Taylor, Honneth), ma anche di coloro che provano altre strade nel tentativo di salvaguardare una politica della differenza, molto spesso declinata al femminile (Fraser, Young, Butler).
La terza parte, infine, si occupa di render conto di quelle posizioni teoriche che si distaccano del tutto dalla tradizione liberale e ne criticano in particolare l'astrattezza e la fallacia ideologica. La biopolitica e il capitalismo cognitivo si segnalano per il tentativo di smascherare le false illusioni liberali, fondate su un normativismo astratto, per ripartire dai concreti centri di resistenza e produzione di uguaglianza che sono i soggetti viventi, schiacciati sì da relazioni di potere che si traducono in gerarchie sociali, culturali ed economiche, ma che rimangono costantemente aperti alla rivoluzione e al cambiamento. Il primo approccio, la biopolitica, ha le sue radici nell'opera di Foucault, ed ha subito recentemente un contributo decisivo grazie all'opera di Hardt e Negri. Il secondo approccio, il cosiddetto capitalismo cognitivo, registra i cambiamenti occorsi al sistema capitalistico nella fluida società contemporanea grazie alla dematerializzazione del lavoro e all'accresciuto peso della conoscenza.
Il volume si segnala per il linguaggio accessibile, la ricchezza dei riferimeni bibliografici, la chiarezza, che non viene mai sacrificata all’analisi, e l'uso costante della citazione, che spinge il lettore a familiarizzare con il linguaggio proprio dei diversi approcci. Per questo, e per l'originalità dell'impianto complessivo, il testo si discosta assai dal genere, a volte un po' banalizzante, dell'introduzione, per assumere le sembianze del saggio e della ricostruzione meticolosa e ragionata. 


Indice

Introduzione

Parte I. Uguaglianza e giustizia
        1. L'utilitarismo
        2. John Rawls
        3. Libertarismo
        4. Eguaglianza, sorte, responsabilità
        5. L'approccio delle capacità
        6. Eguaglianza complessa

Parte II. Giustizia, differenza e uguaglianza democratica
        7. Habermas: giustizia e uguaglianza nella prassi argomentativa
        8. Taylor: autenticità e cultura
        9. Susan Moller Okin: femminismo e multiculturalismo
        10. Axel Honneth: società capitalista e riconoscimento
        11. Nancy Fraser
        12. Iris Marion Young
        13. Judith Butler
        14. Etica della cura, autonomia, dipendenza e disabilità
Parte III. Oltre le teorie della giustizia
        15. Biopolitica e società democratica
        16. Lavoro e differenza. Il paradigma del capitalismo cognitivo

Bibliografia
Indice dei nomi

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