Roma, Carocci, 2013, pp. 138, euro 12, ISBN 978-88-430-6696-4.
Mauro Dorato sostiene che uno dei problemi principali in filosofia della scienza sia di chiarire il rapporto tra l’immagine manifesta e l’immagine scientifica del mondo.
L’autore cerca di dare il proprio contributo alla soluzione di tale problema concentrandosi sulla discrasia che esiste tra le caratteristiche che ha il tempo nell’esperienza umana e le caratteristiche del tempo che seguono dalla teoria della relatività.
Per riuscire in tale confronto esemplifica, in tre punti,
quali siano le caratteristiche che possiede il tempo secondo l’esperienza umana:
quali siano le caratteristiche che possiede il tempo secondo l’esperienza umana:
1. Presentismo: presente distinto ontologicamente da passato e futuro perché è l’unico ad esistere;
2. divenire temporale: il presente scorre portando in essere fatti prima solo possibili;
3. irreversibilità e immutabilità del passato contrapposta alla mutabilità del futuro.
Chiarisce poi, attraverso sei definizioni, le nozioni principali della teoria della relatività in modo molto semplice ed essenziale. Riesce così a fornire gli strumenti necessari alla comprensione del dibattito anche al lettore meno esperto.
Chiarite quindi le posizioni di partenza, Dorato, con argomento logico rigoroso ma comunque comprensibile anche a chi non abbia familiarità con la formalizzazione, fa emergere la prima tensione tra l’immagine manifesta di tipo presentista e un’immagine scientifica di tipo eternalista. Come detto, il presentismo è una posizione che concepisce il presente come un tempo distinto dal passato e dal futuro in senso ontologico, il presente esiste, mentre il passato non esiste più, e il futuro non esiste ancora. L’eternalismo si contrappone al presentismo perché non concepisce tale distinzione, non esiste un momento presente ontologicamente privilegiato, passato, presente e futuro esistono allo stesso modo, non c’è possibilità di distinguerli. Questa seconda immagine pare avere diverse conseguenze contro-intuitive, la più clamorosa legata al libero arbitrio. Non si capisce, infatti, come si possa affermare che non ci sia differenza ontologica tra passato presente e futuro senza dover mettere in discussione la libera volontà degli individui.
Dorato dipana tale questione con mossa tipicamente analitica. Distingue due sensi della copula ‘essere’ nell’asserzione ‘essere reale’. Un primo senso tensionale che si traduce in ‘esistere ora’ dove ‘ora’ è, ovviamente, relativo e prospettico. Un secondo senso atensionale che si traduce in ‘esistere in qualche regione dello spazio-tempo’. Per cui, si potrà dire che un evento E, rispetto ad un osservatore O, è reale e non è reale, senza cadere in contraddizione perché la copula ‘è’ ha due sensi diversi. Certo, pare rimanere qualche rimasuglio di resistenza in noi all’idea che l’essere reale di un’azione futura in senso atensionale non contraddica la libertà di scelta dell’agente. Dobbiamo ammettere però che Mauro Dorato ci ha condotto per mano, chiarendo tutti i passaggi dell’argomentazione, a tale conclusione.
La seconda tensione presentata nel testo è quella che richiede di decidere se si debba attribuire incompletezza alla fisica per la sua incapacità di spiegare il divenire temporale, o se si debba relegare il divenire temporale tra le illusioni dettate dal nostro antropomorfismo. Come spesso accade, la soluzione, almeno per l’autore, sta nel mezzo. Cioè, ammettendo un divenire che però sia locale e mantenendo l’indipendenza dalla mente e quindi l’oggettività del presente. Per far ciò analizza sei ipotesi che introducono un presente oggettivo nella relatività. L’analisi delle sei opzioni non porta a una soluzione definitiva, ma riesce ad aprire una strada per poter spiegare alcune caratteristiche del tempo esperito all’interno dell’immagine scientifica. Una strada aperta dalla considerazione, tanto banale quanto rivoluzionaria, che vede come unica soluzione ai nostri problemi l’interdisciplinarietà. Nello specifico, per avere una spiegazione completa delle due immagini, è necessario considerare come l’immagine manifesta risulti tale a esseri con una particolare struttura cognitiva. È necessario quindi, interessarsi anche dei risultati degli studi neuro-cognitivi per riuscire ad accordare le due immagini in un solo grande dipinto. La soluzione che a Dorato pare più adatta a tale scopo è la struttura a diamante detta ‘presente di Alexandroff’ dal nome del matematico Pavel Sergeyevich Alexandrov che l’ha studiata. Dorato precisa che tale struttura non ha la funzione di rappresentare la nostra esperienza quotidiana di presente, ma solo di spiegarne alcune caratteristiche rendendole compatibili con l’immagine scientifica.
Riassumendo, stabilito che il presentismo si basa su un’illusione creata dalla combinazione della velocità della luce con le caratteristiche psicofisiche umane. Ne deriva che il divenire temporale abbia carattere locale e non cosmico. Contro il divenire cosmico, inoltre, Dorato riserva quasi un capitolo intero all’argomentazione di Kurt Gödel, una chicca per chi si diletta con la logica.
La terza tensione che Dorato si trova ad affrontare è quella che vede contrapporsi un’immagine manifesta di un mondo governato da processi irreversibili a un’immagine scientifica che vede i processi fisici governati da leggi fondamentali temporalmente reversibili, che non distinguono tra la direzione passato-futuro e la direzione futuro-passato. Per risolvere quest’ultima tensione l’autore, con precisione e chiarezza, muove dal concetto di entropia, e ancora una volta l’argomento risulta accessibile a tutti. Arriviamo così a considerare, di nuovo, la particolare condizione che ci contraddistingue. Siamo umani che elucubrano sulla probabilità quasi nulla che l’entropia sia molto bassa. Ma l’unico caso in cui si dia la nostra esistenza è un caso in cui la forte differenza di calore tra le stelle e lo spazio interstellare ha dato origine alla vita, un caso, cioè, di bassa entropia. Bassa entropia che da allora è in continua risalita, cioè ha una direzione precisa che spiegherebbe la percezione particolare che gli umani hanno del tempo. Si potrebbe aggiungere che la condizione particolare da considerare sarebbe quella di umani ‘occidentali’, poiché, come lo stesso Dorato afferma, l’irreversibilità del passato è data dal divenire coniugato alla non circolarità del tempo; questa seconda caratteristica, però, non è ovvia a tutte le latitudini.
Cos’è il tempo? Einstein,Gödel e l’esperienza comune è un testo chiaro e semplice da seguire nelle argomentazioni. Ottimo per quei filosofi che pensano sia necessario capire le teorie scientifiche, ma non hanno trovato ancora il modo di fare il primo passo verso la fisica. Originariamente il testo avrebbe dovuto essere la seconda parte di un unico volume che avrebbe avuto anche la firma di Francesco Orilia. I libri sono stati pubblicati separatamente il testo di Orilia si intitola Filosofia del Tempo. Dibattito contemporaneo. Potrebbe essere utile durante la lettura, per chi non si fosse mai occupato di filosofia del tempo, avere questo secondo testo a portata di mano in modo da poterlo consultare, dati i puntuali rimandi di Dorato.
Indice
Prefazione
Introduzione
1. Tempo dell’esperienza e tempo fisico.
Il tempo della nostra esperienza.
Il presentismo e l’immagine fisica del tempo.
2. La teoria della relatività speciale “spiegata” con sei definizioni.
3. Relatività, presentismo ed eternalismo.
Che cosa implica davvero l’eternalismo: come smontare alcune fuorvianti conclusioni.
Il divenire temporale e la ricerca del presente nello spazio-tempo di Minkowski.
4. Sei presenti in cerca di divenire nello spazio-tempo di Minkowski.
La prima opzione: presente rispetto al sistema inerziale O = simultaneo rispetto a O.
La seconda opzione: presente = evento puntiforme.
La terza opzione: presente = regione non causalmente connettibile.
La quarta opzione: presente = superficie del cono di luce.
La quinta opzione: presente = presente interattivo di Alexandroff.
La sesta opzione: presente = struttura conica.
Un bilancio sul presente interattivo e sul presentismo nella teoria della relatività speciale.
Il presente locale e il divenire temporale locale.
5. Il presente in relatività generale e cosmologia.
L’argomento di Gödel contro la realtà del tempo.
Il carattere statistico del tempo cosmico e il problema della sua esistenza.
6. I tre problemi della freccia del tempo e la freccia entropica.
Il secondo principio della termodinamica e la crescita dell’entropia.
Entropia disordine e informazione.
La natura statistica della freccia termodinamica del tempo.
L’ipotesi del passato e l’origine della freccia entropica.
La freccia della radiazione.
7. Il principio di causa comune, la freccia causale e il divenire.
L’asimmetria della forchetta e il principio dell’indipendenza delle influenze causali in arrivo.
La freccia causale è la “madre” di tutte le frecce fisiche ed esperienziali?
Conclusione.
Note.
Bibliografia.
Indice dei nomi.
Indice degli argomenti.
10 commenti:
Il recensore non considera parimenti tutto quanto indicato in indice incluso in stessa recensione.
La disparità recensoria dipende da presupposto materialistico non materialista inadatto a far da modulo interpretativo ed inetto ad evitare anteposizioni affermative non interpretative, più estreme per subordinante riferire a trattato correlato di filosofia del tempo da parte di recensore il quale così apre possibilità analitica antifilosofica perché nega, rovesciandone funzioni, ogni rapporto filosofico possibile tra considerazioni ed analisi ed anche con menzione non adeguata di esperenzialità diverse per differenti collocazioni in Pianeta Terra: tali diversità infatti non sono solo approcci culturali scientifici diversi e sono alla base di contenuti scientifici non divergenti ma diversi, di corredi a raccolte-dati.
Edificio subculturale eretto da scientismo positivista che ha tentato di attaccar indefinite brighe a filosofi analitici e non analitici per quanto ancora in piedi ora non ne è più frammisto inoltre tra gli strani casi che hanno illuso vi è anche altro che disillude, ma a trascurarne accade che stessa subculturalità scientista si fa più ostinata!
È evidente che la Teoria della Relatività coincide solo a parte di esperienze ottenute con scienze e queste solo a parzialità di correlata percettibilità. Ugualmente alla gravitazione solare che maggiore della terrestre domina i fenomeni gravitazionali terrestri e che non è percepibile col percepire dinamiche di masse e pesi soltanto, dalle sensazioni di sole energie di masse non si percepisce fenomenicità extraterrestre di masse e energie in periodi alieni dai terrestri; eppure v'è luminosità terrestre per percepire fenomeni fisici gravitazionali corrispondenti a scientifica Relatività ed anche a scientifica Indeterminazione. Esempio:
Variazioni di presenze lunari notturne e maree sono in percettibili rapporti di minima parziale indeterminazione ovvero gli influssi lunari sui mari si percepiscono, perlomeno In Europa e spesso anche in Occidente, assieme a relazione di tipo strutturale, percettivamente canali energetici materiali colmi-ricolmi-stracolmi in dinamica ciclica di interezza che muta: sensorialmente, si può capire che, durante generazione di maree, sia mare che luna che aria ed etere costituiscono oggetti non del tutto separati, ciascuno magmaticamente in interezza con gli altri, per cui magnetismo lunare, pulsazioni marine, rarefazioni aeree-eteree interagiscono con risultanze spiegabili quindi razionalmente solo con l'altra percezione, di stessa interezza 'magmatica'.
Attualmente la scienza si avvale anche della scoperta compiuta da Heisenberg; comunque applicando analisi filosofica a scienza fisica della relatività si ottiene nozione di inservibilità della relatività fisica a spiegar tutto dei femomeni fisici relativi. In tal senso la Incompletezza matematica enunciata da Gödel aiuta ad evitar pregiudizi di scientismo fisico; diversamente invece, applicazioni scientifiche matematiche a neurologie e psicologie per trovar completa corrispondenza tra relazioni fisiche non servono ed è antiscientifico scambiare numerologie interne a discipline scientifiche empiriche, quali neurologia e psicologia, con regolarità di matematiche stesse; errore cui recensore propende, ponendo realtà neurologica quale correlato privilegiato per rifiuto materialistico non per ragioni veramente e realmente filosofiche.
MAURO PASTORE
Nella struttura argomentativa deducibile da indice stesso della opera recensita è assente una netta distinzione tra cultura della scienza e cultura scientifica, questa ultima soltanto non esposta a contatti diretti da realtà culturali non scientifiche.
Ragion per cui fornisco ragguaglio, integrativo:
Assumendo per singolarità temporale corrispondente a fisica entità la intuizione umana del tempo, la Teoria della Relatività si inquadra epistemologicamente con immediatezza in inquadramento epistemologico di Teoria della Indeterminazione.
A sua volta inquadrando entro più ampio quadro (di Indeterminazione) e dentro meno vasto (di Relatività) la Teoria della Gravitazione mediante corrispondenza di fisica entità di intuizione umana del tempo a fisica entità di umana pensabilità dei movimenti, trovasi corrispondenza di fisica entità di intellezioni umane di strutture materiali con la fisica Indeterminazione della omonima Teoria.
Ciò significa che le pluralità cronologiche dei fisici Quanti individuati dalla scienza fisica sono contenenti anche le stesse singolari cronologie delle Relazioni fisiche identificabili dalla scienza fisica, contenenti le molteplicità-unità delle Masse cronologicamente esplicate dalla scienza fisica — e si tratta sempre di fisica dinamica.
(...)
MAURO PASTORE
Mediante il triplice quadro di fisica dinamica costituito, da generalità a specificazioni, da Indeterminazione, Relatività, Gravitazione, risulta direttamente comprensibile...
A) che la limitazione a statistica delle applicazioni fisico-dinamiche alla entropia è la risultante scientifica, consistente in datità di sperimentabilità scientifica per sperimentabilità scientifica le quali sono altro dalle analisi strutturali proprie della teoria scientifica dei Quanti, questa ulteriorità-estrinsecazione della Teoria della Indeterminazione; e stessa risultante non è pure filosofica;
B) che non è istituibile su reali basi scientifiche alcuna relazione tra entropia e distruzione;
C) che tali relazionabilità non scientifiche non sono oggetto di possibili interpretazioni filosofiche del dato scientifico;
D) che stesse tali relazionabilità non scientifiche sono possibile oggetto di refutazioni filosofiche da filosofia della scienza, la quale, non limitandosi a reinterpretar per ripresentazione di dato scientifico distinto, può porre ad attenzione, epistemologicamente, circa relazioni estranee a procedere scientifico i falsi rapporti contenuti, tra datità scientifica ed interpretabilità, sia ascientifica che non scientifica;
E) che nessuna competenza né incompetenza filosofica è atta ad istituire relazioni false e neppure a creare falsi rapporti a tali falsità interni;
F) che dunque le falsità diffuse circa presunte inesistenti decadenze fisiche universali non sono relazionabili con atti filosofici, neppure con analisi filosofiche inadeguate a concezioni filosofiche;
G) che le concezioni filosofiche non sono uniche adatte e non sono mai inadatte a smentire quelle falsità neanche se le falsità sono superiori ad analisi inadeguate;
H) che a fine dei dibattiti filosofici tra analisti filosofi e non analisti filosofi non è imputabile conseguenza necessaria di mancata consulenza filosofica neppure quanto a tempo accaduto per la fine;
I) che la filosofia della scienza non è la sola possibile interessata a sapere di quelle falsità che sono arbitrariamente fuori da cultura della scienza e necessariamente estranee a cultura scientifica;
L) che tra le filosofie interessate possibili vi sono anche quelle non analitiche dunque anche le filosofie critiche;
M) che tra le critiche filosofiche a quelle falsità sono possibili anche critiche alle superstizioni mediante approcci sintetici non analitici di filosofia a scelte non scientifiche che sono scelte e dunque non oggetto di studi di altre scienze, sia sperimentali che per solo esperire senza esperimento.
N) che dunque le tipiche obiezioni psicologiche ed anche di altre discipline inerenti studi scientifici o non da essi divergenti non sono vere obiezioni alle operazioni critiche filosofiche che dan conto di quelle falsità;
O) che tutte le obiezioni condotte, secondo non divergenze ed inerenze a scienze, contro attività filosofica interessata a confutare falsità estranee a vere scienze e a smentire origini non scientifiche e azioni non scientifiche in cui consistenti quelle falsità, sono a loro volta criticabili filosoficamente o da filosofie;
P) che tal filosofica criticabilità non è un intervento attivo e non è impedimento a scienze.
MAURO PASTORE
La arbitrarietà che per la scienza psicologica è un dato, è la facoltà in atto dell'arbitrio nei rapporti diretti tra Io e Sé non universale, essendo Sé universale effetto ineludibile per la mente cui mente stessa non potrebbe reagire scegliendo.
La vera scienza neurologica non studia alcuna arbitrarietà e purtroppo tal non oggettità degli studi neurologici è da taluni presentata non scientificamente per non oggettualità di arbitrio; è evidente che nessuna interdisciplinarità potrebbe comparare dati psicologici a neurologici e viceversa negando dati psicologici.
La previa non definibilità di arbitrarietà con eternalità cui la scienza è realmente pervenuta è suddetto dato psicologico che nega rapportabilità di scelta a Sé universale ed altro indica.
La scienza fisiologica studia gli atti del corpo non uniti agli atti del corpo, che interdisciplinariamente costituiscono dati cui corrispondono quegli altri psicologici delle azioni mentali arbitrarie; ma la neurologia non studia alcun atto non unito ad atto perché ha per oggetto gli stati vegetativi od in rapporto a se stessi o ad altro che ne dipende; evidentemente tal dipendenza non è una totalità, perché esiston pure atti disuniti ed anche scelte mentali!
La filosofia della scienza nel vagliare tale non definibilità deve dunque procedere vagliando rapporti di scienza con non-scienza e non solo per ermeneutica dunque ma per euristica pure e nessuna analisi potrebbe garantir sufficienza di tal vagli perché si tratta di rapporti tattici anche arbitrari.
In questi vagli filosofia della scienza trova possibilità di considerare i rapporti di assolutezza con relativi; tuttavia il concepir filosofico in tal caso varia secondo concezioni pre-filosofiche e a questa riflessione giunge il vaglio ma a conseguenze utili pure, escludendo cioè che concezioni culturali differenti, diverse od opposte possano esser origine di errori inerenti realizzazioni culturali. Nel caso dell'arbitrio, nell'identificare per esempio concezione culturale evangelica distinta da cattolica e viceversa non se ne trova possibilità di errore (né conseguente confutabilità); invece nell'individuarne realizzazioni rispettive si potrebbero trovare eventuali possibili erranze in quanto non direttamente derivate da concezioni. Per tali ragioni non ha senso usar scienze e filosofie per dirimere questioni quali quella su servo e libero arbitrio (ebbe senso creare psicologia moderna per continuarne e per apprpfondirne reali termini di qiestione).
MAURO PASTORE
In messaggio precedente 'quiestione' sta (stia) per: questione.
MAURO PASTORE
In mio penultimo messaggio: 'apprpfondirne' sta per:
approfondirne.
MAURO PASTORE
Nell'elenco segnato da lettere maiuscole, a lettera M corrisponde espressione comprensibile rigorosamente solo se compreso il resto non solo di elenco; infatti da comprendere il resto deriva ovvia necessaria intuizione che "altre scienze" sta per 'le restanti altre', infatti delle non altre avevo già dato menzione uguale:
M) che tra le critiche filosofiche a quelle falsità sono possibili anche critiche alle superstizioni mediante approcci sintetici non analitici di filosofia a scelte non scientifiche che sono scelte e dunque non oggetto di studi di (le restanti) altre scienze, sia sperimentali che per solo esperire senza esperimento.
Reinvierò testo con lettere sostituite da numeri e con semplice espressione, da me evitata prima per prudenza.
Reinvierò anche messaggio successivo con correzioni già a parte aggiunte.
MAURO PASTORE
...
Mediante il triplice quadro di fisica dinamica costituito, da generalità a specificazioni, da Indeterminazione, Relatività, Gravitazione, risulta direttamente comprensibile...
1) che la limitazione a statistica delle applicazioni fisico-dinamiche alla entropia è la risultante scientifica, consistente in datità di sperimentabilità scientifica per sperimentabilità scientifica le quali sono altro dalle analisi strutturali proprie della teoria scientifica dei Quanti, questa ulteriorità-estrinsecazione della Teoria della Indeterminazione; e stessa risultante non è pure filosofica;
2) che non è istituibile su reali basi scientifiche alcuna relazione tra entropia e distruzione;
3) che tali relazionabilità non scientifiche non sono oggetto di possibili interpretazioni filosofiche del dato scientifico;
4) che stesse tali relazionabilità non scientifiche sono possibile oggetto di refutazioni filosofiche da filosofia della scienza, la quale, non limitandosi a reinterpretar per ripresentazione di dato scientifico distinto, può porre ad attenzione, epistemologicamente, circa relazioni estranee a procedere scientifico i falsi rapporti contenuti, tra datità scientifica ed interpretabilità, sia ascientifica che non scientifica;
5) che nessuna competenza né incompetenza filosofica è atta ad istituire relazioni false e neppure a creare falsi rapporti a tali falsità interni;
6) che dunque le falsità diffuse circa presunte inesistenti decadenze fisiche universali non sono relazionabili con atti filosofici, neppure con analisi filosofiche inadeguate a concezioni filosofiche;
7) che le concezioni filosofiche non sono uniche adatte e non sono mai inadatte a smentire quelle falsità neanche se le falsità sono superiori ad analisi inadeguate;
8) che a fine dei dibattiti filosofici tra analisti filosofi e non analisti filosofi non è imputabile conseguenza necessaria di mancata consulenza filosofica neppure quanto a tempo accaduto per la fine;
9) che la filosofia della scienza non è la sola possibile interessata a sapere di quelle falsità che sono arbitrariamente fuori da cultura della scienza e necessariamente estranee a cultura scientifica;
10) che tra le filosofie interessate possibili vi sono anche quelle non analitiche dunque anche le filosofie critiche;
11) che tra le critiche filosofiche a quelle falsità sono possibili anche critiche alle superstizioni mediante approcci sintetici non analitici di filosofia a scelte non scientifiche che sono scelte e dunque non oggetto di studi neanche delle altre restanti scienze, cioè proprio di nessuna scienza, sia sperimentale che per solo esperire senza esperimento.
12) che dunque le tipiche obiezioni psicologiche ed anche di altre discipline inerenti studi scientifici o non da essi divergenti non sono vere obiezioni alle operazioni critiche filosofiche che dan conto di quelle falsità;
13) che tutte le obiezioni condotte, secondo non divergenze ed inerenze a scienze, contro attività filosofica interessata a confutare falsità estranee a vere scienze e a smentire origini non scientifiche e azioni non scientifiche in cui consistenti quelle falsità, sono a loro volta criticabili filosoficamente o da filosofie;
14) che tal filosofica criticabilità non è un intervento attivo e non è impedimento a scienze.
(...)
MAURO PASTORE
(...)
La arbitrarietà che per la scienza psicologica è un dato, è la facoltà in atto dell'arbitrio nei rapporti diretti tra Io e Sé non universale, essendo Sé universale effetto ineludibile per la mente cui mente stessa non potrebbe reagire scegliendo.
La vera scienza neurologica non studia alcuna arbitrarietà e purtroppo tal non oggettità degli studi neurologici è da taluni presentata non scientificamente per non oggettualità di arbitrio; è evidente che nessuna interdisciplinarità potrebbe comparare dati psicologici a neurologici e viceversa negando dati psicologici.
La previa non definibilità di arbitrarietà con eternalità cui la scienza è realmente pervenuta è suddetto dato psicologico che nega rapportabilità di scelta a Sé universale ed altro indica.
La scienza fisiologica studia gli atti del corpo non uniti agli atti del corpo, che interdisciplinariamente costituiscono dati cui corrispondono quegli altri psicologici delle azioni mentali arbitrarie; ma la neurologia non studia alcun atto non unito ad atto perché ha per oggetto gli stati vegetativi od in rapporto a se stessi o ad altro che ne dipende; evidentemente tal dipendenza non è una totalità, perché esiston pure atti disuniti ed anche scelte mentali!
La filosofia della scienza nel vagliare tale non definibilità deve dunque procedere vagliando rapporti di scienza con non-scienza e non solo per ermeneutica dunque ma per euristica pure e nessuna analisi potrebbe garantir sufficienza di tal vagli perché si tratta di rapporti tattici anche arbitrari.
In questi vagli filosofia della scienza trova possibilità di considerare i rapporti di assolutezza con relativi; tuttavia il concepir filosofico in tal caso varia secondo concezioni pre-filosofiche e a questa riflessione giunge il vaglio ma a conseguenze utili pure, escludendo cioè che concezioni culturali differenti, diverse od opposte possano esser origine di errori inerenti realizzazioni culturali. Nel caso dell'arbitrio, nell'identificare per esempio concezione culturale evangelica distinta da cattolica e viceversa non se ne trova possibilità di errore (né conseguente confutabilità); invece nell'individuarne realizzazioni rispettive si potrebbero trovare eventuali possibili erranze in quanto non direttamente derivate da concezioni. Per tali ragioni non ha senso usar scienze e filosofie per dirimere questioni quali quella su servo e libero arbitrio (ebbe senso creare psicologia moderna per continuarne e per approfondirne reali termini di questione).
MAURO PASTORE
Sono spiacente per inconvenienti di scrittura accaduti, creatimi da altrui continue minacce neppure provvisorie ed altramente necessitanti chiunque coinvolto, dai pressi di dove scrivevo. Bastino gli ultimi sufficienti invii, anche perché internet non è libreria.
MAURO PASTORE
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