lunedì 24 marzo 2014

Orilia, Francesco, Filosofia del tempo: Il dibattito contemporaneo

Roma, Carocci, 2012, pp. 150, euro 16, ISBN 978-88-430-6635-3

Recensione di Fausto Carcassi - 09/11/2013

Il libro di Francesco Orilia, Filosofia del Tempo, si presenta come una introduzione parziale al dibattito contemporaneo sulla filosofia analitica del tempo. Parziale perché, seguendo la distinzione che l’autore fa nella prefazione (p. 11), il volume tratta della filosofia a priori del tempo, concettuale, in opposizione a un confronto a posteriori con la fisica. Di questo secondo aspetto se ne dovrà occupare un altro volume (scritto da Mario Dorato, in stampa), che in origine era stato pianificato come un tutt’uno con

quello di Orilia, ma poi pubblicato indipendentemente perché “le due parti sono diventate autonome al punto da consigliare due pubblicazioni separate” (p. 11). Dacché questa situazione viene chiarita nelle prime pagine, il lettore si domanda immediatamente se a seguito della divisione il libro non sia risultato lacunoso e se abbia mantenuto un’unità a sé stante. Per quanto il testo di Dorato venga citato ben 23 volte, si tratta sempre di indicazione per un possibile approfondimento di certi aspetti, e non dei rimandi necessari per capire il corpo del testo stesso. Orilia si preoccupa comunque sempre di accennare al motivo della rilevanza del libro di Dorato. Filosofia del tempo risulta quindi un testo completo e soddisfacente in sé per quello che si prefigge di fare. 
C’è anche l’ulteriore scelta tematica di concentrarsi sulla opposizione tra tempo oggettivo (tempo indipendente dall’osservatore) e tempo soggettivo (tempo dipendente dall’osservatore), che viene resa esplicita e accompagnata a p. 13 da una selezione degli argomenti lasciati da parte con relativa bibliografia.
Il libro è indirizzato soprattutto a lettori non specialisti. Esperti dell’argomento potrebbero non trovarlo stimolante. Per quanto Orilia affermi a p. 13 che introdurrà sue opinioni personali nel dibattito, questa volontà viene disattesa e alla fine del libro non è affatto chiaro quali siano le opinioni precise dell’autore, per quanto egli chiarisca a volte le sue posizioni all’interno del dibattito. 
Il libro risulta però ottimo appunto come introduzione, ed è strutturato in modo da essere particolarmente adatto a ciò. Dopo prefazione e introduzione, il primo capitolo si apre con una serie di definizioni enciclopediche del concetto di “tempo”. L’autore vuole mostrare come queste siano insoddisfacenti per problematizzare il tema. Subito dopo dà lui stesso una definizione di tempo. Ma non è una definizione dogmatica, bensì una definizione preliminare interpretabile in modi diversi a seconda del punto di vista. 
I punti di vista del caso vengono presentati subito dopo: quello sostanzialista di Newton/Platone e quello relazionista di Leibniz/Aristotele. Questo da via alla prima parte del libro che occupa i capitoli I e II. Qui vengono dati gli strumenti concettuali per capire le teorie filosofiche. Si distingue tra eventi dinamici (che avvengono in un intervallo) ed eventi statici (che avvengono in un istante), tra proposizioni ed eventi virtuali, tra eventi ripetibili e non ripetibili, tra mutamento e divenire, tra enunciati tensionali ed atensionali, tra A-enunciati e B-enunciati, tra tensionalismo radicale e moderato, senso tensionale e atensionale del verbo presente, tensionalismo e atensionalismo ontologico, e cosa sia una proposizione interna.
L’autore poi comincia la seconda parte del libro, che occupa i capitoli III, IV e V, e tratta delle due principali correnti di filosofia del tempo: la teoria A e la teoria B. Orilia prende le mosse da McTaggart, colui che iniziò il dibattito e lo accese. Cercando di dimostrare la tesi dell’inesistenza oggettiva del tempo, McTaggart acuì la discussione tra teorici A, che sostengono che il tempo andrebbe compreso in termini relativi al presente del soggetto, e teorici B, che invece pensano che il tempo vada compreso attraverso relazioni oggettive tra eventi, quali “precede”, “è contemporaneo” etc. Il capitolo IV è dedicato a una spiegazione più specifica della teoria A e le sue quattro versioni: presentismo, passatismo, futuro ed eternalismo. Viene anche sottolineata la importanza della conformità della teoria A col senso comune. D’altra parte la suddetta teoria diventa inaccettabile se confrontata con la teoria della relatività. I motivi di questa incompatibilità vengono accennati, ma non approfonditi in quanto tema del libro di Donato. Questo è il momento dove il libro risente di più della divisione: la teoria B, presentata nel capitolo V, è meno intuitiva e meno vicina al senso comune e il suo vantaggio principale è appunto legato al suo essere in accordo con le moderne osservazioni sulla realtà fisica del tempo. Queste sono in profondo disaccordo con il senso comune, ed è perciò comprensibile che una filosofia che ad esse sottenda debba esserlo a sua volta. Ciononostante il lettore sente qui una lacuna: una comprensione dei veri motivi della preferibilità della teoria B non può prescindere dalla lettura del libro di Dorato. A p. 105 viene perfino citata la meccanica quantistica come possibile “salvatrice” della teoria A, il che motiva un ritorno successivo al presentismo, ma rimane praticamente nell’ombra lo specifico delle ragioni. La sensazione è quindi che il libro sia una presentazione di diverse teorie alternative e coerenti in sé, tra le quali tocchi primariamente ai risultati della fisica scegliere quella preferibile. Ci sono sì dei motivi a priori e concettuali per preferirne una, uno su tutti il Principio Metodologico del Credito Iniziale: una teoria in accordo col senso comune va preferita ad una che ne è più lontana. Ma questo principio non è motivo positivo, bensì un criterio di selezione per esclusione delle teorie peggiori. In questo senso una qualsiasi analisi solamente a priori del tempo difetta in sé, e va ampliata con uno studio delle relazioni con la scienza.
Il capitolo V costituisce la scelta più personale dell’autore, ovvero dedicare un intero capitolo a una versione della teoria A, per quanto la più difesa oggi: il presentismo. Già accennata nel capitolo IV, questa teoria è difendibile soprattutto nella sua versione sostanzialista e puntiformista. Curiosamente, è proprio alla fine di questo ultimo capitolo che l’autore esce dalla storia della filosofia prettamente analitica citando brevemente Husserl e il suo concetto di presente specioso. 
Chi cerca un manuale di filosofia del tempo affrontata da un punto di vista logico formale rimarrà deluso. I tentativi e le proposte di formalizzazione sono episodici: a parte una veloce introduzione alla formalizzazione di proposizioni temporali a p.45, nel capitoletto “Le proposizioni interne e gli operatori temporali”, una riduzione formalizzata di B-relazioni in A-proprietà a p. 70 e una attribuzione di valori di verità a una stessa proposizione in diversi momenti a p. 85, è la formalizzazione che viene in aiuto alla spiegazione, e non il contrario. 
In generale Filosofia del tempo è una lettura scorrevole. Lo stile di scrittura è chiaro e i paragrafi sono organizzati secondo una successione logica comprensibile, i temi sono ben delimitati di modo che il lettore possa sempre rimandare quello che legge alla evoluzione generale del discorso del libro. Consiglio questo libro a chi voglia farsi una prima idea del tema senza troppi tecnicismi. 


Indice

Prefazione

Introduzione

I. Tempo ed eventi
I.1. Che cos’è il tempo?
I.2. Intermezzo terminologico
I.3. Eventi, tempi e date
I.4. Virtuale versus effettivo
I.5. Eventi virtuali, enunciati e proposizioni
I.6. Gli eventi come enti complessi
I.7. Gli eventi come ripetibili e irripetibili
I.8. Il divenire e il cambiamento

2. Tensionalità e atensionalità 
2.1. Tensionalismo versus atensionalismo
2.2. A-enunciati e B-enunciati
2.3. Tensionalismo radicale versus tensionalismo moderato
2.4. La possibile ambiguità del tempo verbale presente
2.5. Eventi effettivi tensionali e atensionali
2.6. Le proposizioni interne e gli operatori temporali

3. Il contributo di McTaggart
3.1.A-serie, B-serie e C-serie
3.2. Il paradosso di McTaggard
3.3. Teoria A versus Teoria B
3.4. Eternalismo, fatalismo logico, determinismo fisico e futuro aperto

4.La teoria A
4.1. Caratterizzazione della teoria A
4.2. Le motivazioni a favore della teoria A
4.3. La riduzione delle B-relazioni ad A-proprietà e il riferimento ai momenti
4.4. La predicazione atensionale dal punto di vista tensionalista
4.5. I vari tipi di teoria A
4.5.1. L’eternalismo di tipo A
4.5.2. Il passatismo
4.5.3. Il presentismo
4.6. Cambiamento aletico e futuro aperto
4.7. L’analisi critica delle teorie di tipo A

5. La teoria B
5.1. Caratterizzazione della teoria B
5.2. Le motivazioni a favore della teoria B
5.3. La vecchia teoria B
5.3.1. Approccio della data
5.3.2. Gli approcci token-riflessivo e psicologico
5.4. Il problema del valore cognitivo e la nuova teoria B
5.5. Cambiamento tensionale, qualitativo e assoluto nella teoria B
5.6. Teoria B, futuro aperto e libero arbitrio
5.7. Bilancio critico sulla teoria B e prospettive per la teoria A

6. Il presentismo
6.1. Le dispute sul presentismo come rivelatrici di tensioni nel senso comune
6.2. I vantaggi del presentismo
6.2.1. Il risparmio ontologico
6.2.2. Cambiamento qualitativo e tridimensionalismo
6.2.3. Il divenire assoluto
6.2.4. La tesi del futuro aperto e il libero arbitrio
6.2.5. Per fortuna è finita!
6.2.6. La risposta all’argomento di McTaggart
6.2.7. L’argomento di Bourne
6.3. Il problema della formulazione
6.4. Il problema del riferimento ai momenti
6.5. Il problema dei nomi propri
6.6. Il problema del fattori di verità
6.7. Il problema delle relazioni intertemporali
6.8. Il problema dell’esperienza immediata di eventi dinamici

Conclusione
Bibliografia 
Indice dei nomi
Indice analitico

1 commento:

MAURO PASTORE ha detto...

Obiettare del recensore, per quanto approdi a mezza obiezione soltanto, non è evidentemente del tutto solidale con evento di pubblicazione, considerabile o da considerare entro altro più ampio evento e non il medesimo di periodo passato, quando filosofie continentali ed analitiche erano separate da una immane polemica non da tutti i sostenitori delle analisi filosofiche riconosciuta per tale. Anche tale disconoscimento reca il segno della ormai consumata fine delle opposizioni radicali ed estreme tra le due "correnti di pensiero" (modalità di dire questa di autentico successo nel mondo dei sindacati e dei sindacalisti non nei veri e propri ambienti marxisti) e stesso disconoscere fu uno dei motivi per cui di fatto gli analitici hanno "abbandonato il campo" (maniera di dire questa di ascendenza non eredità prussiana, per nulla cara alla intellettualità impegnata in sinistre politiche durante e dopo Guerra Fredda).
La disunione dei due scritti distinti (l'altro di altro autore e menzionato in recensione) è filosoficamente da pensare entro tal "cornice storica" da me "fornita" (modi di dire questi utili per chi non voglia precludersi libertà di pensiero analogico, non per il rifiuto dell'Occidente praticato dagli affiliati delle distruzioni culturali promosse da dittatorialità comunista del cosiddetto "Mao").
Non ho dubbio che il recensore si sia "messo nei panni del diavolo" (come si soleva dire per lasciare a violentissimi fanatici strappar solo vestiti evitando violenze ai corpi) anche per prudenza verso opera recensita...
Io in tal commento ricorro a strategia che si direbbe: "far l'angelo" (ma non lo si dice per significar di paci ma di non sciocche avversioni — metafora, marinara più che marinaresca)... Quanto segue è tramite sorprendente in sé inconsistente...

La conclusione recensoria somiglia, intellettualmente, a quella (parimenti) usata da chi nelle osterie (!) fa e prepara l'insalate, omogenee da eterogenei elementi; nel caso di recensione, di F. Carcassi, ad esser eterogenee sono proposizioni soggettive e affermazioni oggettive, prospettanti analisi da filosofia della scienza oltre che del tempo! Ma... ugualmente al condimento ed al condire insalate che in ristoranti e locande e non osterie — dove invece si usa per ingredienti roba più univocamente necessitante — è vario se non c'è penuria e piuttosto variabile... per rapportare tempo ed analisi in attualità ormai analitico-continentale di filosofia cioè senza ostilità culturali non bisogna istituire né pre-giudicare relazioni tra filosofia e scienza, svincolando filosofia della scienza da necessitazioni a filosofia analitica generale... Il tempo è argomento assai generale per la analisi filosofica!

A precisare mia critica a recensione, aggiungo, per indice di Opera recensita, mia notazione critica:
Pensiero originale di McTaggart non è adatto per illustrare duplicità teoriche di analisi di temporalità.
Purtroppo a menzione del filosofo McTaggart (o dirsivoglia Mc Taggart) è stata sostituita altra riferentesi a rilettura non conforme di suoi testi fino al punto che si fa pensare altro individuo evidentemente pensatore positivista esistito interessato a filosofia — forse proprio di lui trovaron resti di morte e di McTaggart fu registrata solo scomparsa. (Al seguente link miei commenti illuminanti a riguardo: http://www.recensionifilosofiche.info/2006/09/mctaggart-john-ellis-lirrealta-del.html)

MAURO PASTORE