Napoli-Salerno, Orthotes, 2013, pp. 444, euro 20, ISBN 978-88-97806-42-4.
La raccolta di saggi Margini della filosofia contemporanea a cura di Attilio Bruzzone e Paolo Vignola è un richiamo esplicito al testo di Jacques Derrida (Marges. De la philosophie, 1972), ma vi si confronta con un discrimine divergente, sebbene non oppositivo. Se Derrida muove dall’intento decostruttivo di porre la questione del margine come ciò che dovrebbe resistere al movimento di captazione proprio della smania logocentrica della metafisica, il testo edito da Orthotes intende piuttosto soffermarsi e
promuovere una riflessione densa e divergente su autori, temi e discipline che, spesso reputati marginali, ovvero anomali e spuri rispetto ai logoi e ai topoi della filosofia contemporanea, costituiscono invece un contributo costruttivo e incomprimibile per il portato euristico del pensiero filosofico contemporaneo.
Di carattere indubbiamente rizomatico-deleuziano, questo volume collettaneo è innanzitutto una riflessione reticolare e sensibile sul non-conforme e sull’alterità, e si presenta di primo acchito come un’ampia e suggestiva ricognizione diacronico-sincronica dei densi interstizi interdisciplinari sui quali viene gettato uno sguardo non-autoreferenziale, non-uniformante, ma curioso e autocritico. Non solo: esso si concentra sull’articolazione del rigetto della deduzione apodittica in favore di un filosofare fluido e dialettico, sfuggente a ogni catalogazione e partizione disciplinare, irriducibile alla pretesa di ipostatizzare adialetticamente quelle periferie fragili e pulsanti del pensiero e della vita che non è possibile confinare in rigidi recipienti speculativi.
In termini di margini sono presentate le quattro sezioni in cui si articola il testo, e in termini di anomalie sono pensati i ventinove saggi che ne costituiscono l’impalcatura prospettica: si parte dai percorsi filosofici della contemporaneità che hanno cercato di perimetrare i confini della razionalità moderna (“Tre secoli di filosofia contemporanea”), per poi passare al carattere policromo del dialogo interdisciplinare (“Discipline di confine”) tra filosofia e scienze umane, alla centralità di dirompenti figure autoriali che hanno contribuito alla maturazione della filosofia contemporanea (“Autori nomadi”), fino a evidenziare i problemi marginali della contemporaneità nell’ottica di una tessitura inquieta, non-monolitica, del sapere (“Posture, movimenti, angolature”). Una comparazione dialettica delle quattro sezioni mostra infatti come il margine non sia né una categoria nominale né una vuota formalità, ma un atteggiamento che, nel momento in cui sta per essere nullificato e mistificato da un approccio rigidamente sistematico-identitario, opera un movimento trasfigurante di decentramento: esso, cioè, reinterpreta il mondo non più a partire da una comprensione asettica e/o postulata, bensì attraverso un cammino lucido, critico, proiettato sulle “sterminate contrade della profonda superficialità”.
Questo è il senso inattuale e controfattuale del volume, che tra i suoi pregi critico-teoretici annovera senz’altro anche quello di aver denunciato in maniera non convenzionale “il volto deturpato della disintegrazione che si cela dietro a ogni conciliazione” (p. 441): la filosofia del margine si delinea così come una filosofia che non solo è aperta e ulteriore rispetto alle presunzioni totalizzanti e isolazionistiche, ma che oltretutto non rimuove il negativo, piuttosto lo abita in maniera vertiginosa aderendo a quell’orizzonte di pensiero che in Dialettica negativa Theodor W. Adorno definisce “il fascino per la zona dei rifiuti”.
Gli autori del volume hanno indubbiamente calcato la simmelliana “sensibilità sismografica” mutuandone la concezione di fondo per cui la filosofia è un atteggiamento dello spirito nei confronti del mondo esterno e della vita interiore, ovvero una decostruzione dialettica del concetto, una emancipazione dalla reificazione in favore di un afferramento della totalità dal basso della superficie, non più dall’alto di forme vuote, sganciate dalla realtà effettiva e in cui la vita si coagula in maniera arbitraria e aprioristica.
La filosofia del margine – interpretata e incarnata nel testo curato da Bruzzone e Vignola – risulta essere sia il portato dello Streben che sempre anima il cammino filosofico, sia la conseguenza della collisione tra le perenni pretese olistico-panottiche e la perenne elusività di una totalità squartata, disintegrata, e tracciata in maniera incomprimibile dalle Grenzsituationen. La filosofia del margine, come emerge bene a una lettura attenta e curiosa dei testi – e come già sottolineato da Lukács e Adorno – lavora con “concetti trasfigurati”, perché il suo duplice obiettivo è sia quello di “vivificare il concetto facendo rifluire in esso la vita stessa” (p. 236), sia quello di riabilitare il pensiero dai ceppi narcisistici e reificanti del concetto stesso. A uno sguardo più penetrante, dunque, il margine è tutt’altro che la cifra del fallimento della riflessione filosofica, ma si configura quale “cifra della differenza” e della cesura abissale tra forma e vita, territorio interstiziale della filosofia che, nell’epoca della parcellizzazione del sapere e della presunta inutilità del pensiero libero e critico al cospetto del “mondo amministrato” della società dei consumi e dello spettacolo, rappresenta un segnavia che libera dalle maglie di una sterile e comoda, logora e consunta tautologia speculativa.
In un mondo complesso e contraddittorio, disintegrato e disincantato, qual è quello della modernità, segnato dall’esilio della totalità e dallo scacco di ogni assolutezza, la dialettica del margine emerge come una dialettica impegnata “contro l’abisso del senso” (p. 436). In un tempo, il nostro, in cui la verità della filosofia tout court risiede nel suo fallimento e – come scrive Adorno – la filosofia riesce a mantenersi in vita in virtù del fatto che il momento della sua piena realizzazione è continuamente mancato, la filosofia del margine si costituisce come terminus ad quem e a quo di un pensiero che implica la propria negazione perché la riconosce conditio sine qua non della propria esistenza e di una ricerca impervia, disagevole, incerta, ma appassionata e sentita come compito.
Indice
Introduzione.
I piani dei margini e i margini del piano
Prima sezione: “Tre secoli di filosofia contemporanea”
-Prospettive per la filosofia contemporanea. A partire dal pensiero dell’interpretazione di Friedrich Nietzsche
-Ernst Bloch e lo spirito utopico
-Ma i filosofi sognano pecore elettriche? Esperimenti mentali tra filosofia e fantascienza
-Il dibattito sul realismo
-Due sviluppi recenti della teoria dell’immagine: il pictorial turn e l’ikonische Wende
-Dalla bilancia alla spirale. La contaminazione del trascendentale e la rivoluzione della complessità
Seconda sezione: “Discipline di confine”
-L’estetica della filosofia analitica: autenticità, originale e copia
-Esplorare il labirinto. Foucault e Roussel
-Per un’estetica non simbolica
-Psicoanalisi e filosofia
-L’autenticità mancata. Note per una fenomenologia dell’individuazione tecnologica
-Argomenti diagonali e molteplicità inconsistenti: suggestioni cantoriane in Derrida e Badiou
-Fede pensata. La religione di fronte alla filosofia analitica
-Economia del bios nella società digitale
Terza sezione: “Autori nomadi”
-Georg Simmel filosofo del margine
-Le fantasticherie di un passeggiatore solitario. Gabriel Tarde tra metafisica e sociologia
-Leopardi tra scrittura e filosofia
-La poesia come ricerca e invocazione di senso. Paul Celan e i filosofi
-La concezione del dono di Marcel Mauss e il suo significato per la filosofia
-Enzo Melandri: Through the Looking-Glass
-Sovrapposizioni e dispersioni. Il depensamento filosofico di Carmelo Bene
Quarta sezione: “Posture, movimenti, angolature”
-La filosofia come cura di sé ed esercizio spirituale: presenza, tematiche e prospettive del Novecento
-“La Forma Perfetta”: ricerca di Dio, scoperta di sé. Per una mistica della modernità in Etty Hillesum
-Interstizi. Figure d’incontro e metamorfosi delle soggettività
-Autobiografismo post-esistenziale
-Sherlock Holmes detective della scienza
-Dal divenire-donna al soggetto nomade: la decostruzione del soggetto fallocentrico tra Deleuze, Derrida e Braidotti
-Oltremargine: filosofie d’altrove
-Ai margini dell’abisso
Postfazione.
Per una dialettica del margine
15 commenti:
Lo "ikonische Wende" e (io direi proprio)... il 'gender'!
Questa diade non sarebbe necessaria a far da giunta, se si notasse il divergere da intenti di intellettuale Decostruzione filosofica essere per altro verso un convergere a decisione del Decostruire intellettuale con filosofia. Non considerando unione decisiva in diversità di intenti entro successione razionale in sequenza logica Decostruttiva - Strutturativa, restasi in alternativa-distruttiva epistemologica azione, rispetto ad azione epistemologicamente volta con lavoro medesimo recensito; incompatibilità di razionalismo, in presente stesso ed in odiernità storicamente determinata; inconciliabilità di decisionalità, in passato con conseguenze ancora attuali, in medesimo presente.
Scopo del filosofo francese di origine araba J. Derrida alle prese con Decostruzione della Metafisica era non possessivo né soggettivo-oggettivo (ciò valga anche quale sintattica grammaticale spiegazione del genitivo da me adoperato, ne vale secondo evidenza non solo linguistica tautologica anche affermabilità logica espressiva), per questo quando lo scopo ne era raggiunto e la soggettività metafisica relazionata non rapportata ne era rimasta, allora il Decostruito non era un sostituirsi né sostituito; ma l'antimetafisica marxiana - marxista poi l'antimetafisicismo postmarxista ne voller replicare un Sostituto — da non confondersi (dico) con oggetto terminale di Decostruzionismo, questo ancor più alieno, quale prassi compiuta, da distruzioni antimetafisiche. Certo che marxismo-comunismo ne doppiava con pratiche incompiute ed eguali che eran dette "pensiero alternativo" mentre non ultimate poi "pensiero diverso" allorché sconfitta di stessa fazione "diversa" infine "pensiero differente", ma cui filosofi di Decostruzione opponevano "altro pensiero" e filosofi decostruzionisti "pensare non stesso"; ciò anche in Italia ed altrove in Occidente, anche se in Italia non maggioritariamente, entro socialità accademica-universitaria però in ultimissimi anni senza più spazio filosofico e già in anno 2013 non essendovene senso. Recensione (di A. Granito) non ne era presa d'atto né tante ricezioni; ma evidentemente non operazione di pubblicazione.
In questa ultima persiste rapporto iconico e scambio semantico, cui richiamo accademico, ma opinato da recensore, invece in pubblicazione con funzione non di nota ma notazione
— che si potrebbe individuar anche da arcaico rapportare glottologico di termine tedesco 'gender' a termine italiano desumibile da parola "agenda" che ha duplice originalità da verbo "agire" e da sostantivo disusato assai o disusato "genda", quest'ultimo originarietà lessicologica non etimologica...
Dunque non nota e non per solo far notare, ma notazione quale non secondarietà tratta (a-genda) e quale primarietà diretta (genda)...
Sicuramente, notato che parola "gendarme" non implica concetto di combattimento ed invece non ne contiene parola "agenda" non indicandone non-possibilità ad uso militare o militaresco, si può altresì notare che in recensione dizioni tedesche sono, a cultura filosofica teutone o teutonica, sia tedesca (di Germania) o germana (quale la francese contemporanea) o germanica (quali tutte le scandinave e tutte in Italia quelle originarie montane), da militanza non tanto linguisticamente mirata per esser intellettuale; intellettualità recensiva ne mostra sconsideratamente, con tanto altro di buono così purtroppo interdetto in essa per essa.
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MAURO PASTORE
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Circolo ermeneutico e filosofia della percezione; "Pictorial Turn" e... 'New Realism' ...
Titoli di sezioni inclusi in indice di lavoro recensito denotando principi regolativi di lavoro stesso ne offrono una prospettiva possibile, per riordino ipertestuale di procedere filosofico non ipertestuale di blocchi in successione che altrimenti sarebbero un non succedere alcunché di filosoficamente concludente nonostante postfazione sia a consentire possibilità di concluder qualcosa.
Nonostante non sia epilogo, contenuto effettivo non risolutivo di postfazione è ignorato da recensore che ne presenta astrattezza ed ignora concretezza. In trattazione di recensione di suo ignorare se ne trova motivazione in persistere di schematicità derivante da Schema marxista, secondo logica dunque di dialettica riproduttiva modellata su elemento schematico di proletarietà e sostitutiva improntata a diversificazione distruzione dei non ugualmente riproducibili; tal persistere in quanto tale ed in antifilosofico anacronismo è omologo, criminologicamente inconsapevolmente, a mimesi abusiva stalinista-marxista; omologamente non in ripeterne le violenze mimetiche in quanto in anno 2013 era terminata anche fase consistente di Dopoguerra, durato da anno 1989 ad anno 2012... Era abuso con mimesi antipacifista antifilosofica antipartitica perché costruiva uguglianza partitica a politica leninista per soppiantarne; ovvero una mimesi omicida e genocida ed etnocida, antioccidentale ed antiglobale, esportata e divenuta a fine e dopo Guerra Fredda una modalità irresoluta di rapportamenti che inconsapevolezza di esistere di illusioni subculturali e di inganni pseudoculturali lasciava persistere ed in parte ancora oggi ha lasciato, dopo 2012 con pericolo crescente fino ad esser o poter essere maggiore di rischio precedente a causa del confliggere di mondialismo antiglobalista ed antipolitico, ostile a maggiori necessità di politica a Nord del Pianeta... Tal ostilità ignorando vitalità di necessità osteggiate, tende ad imperdirne acculturazioni-civilizzazioni rovesciandole in civilizzazioni / acculturazioni entro cui immette logica e non ragione estranea anche a cosiddetto Villaggio Globale e senza rispettare differenze cui mondialmente corrispondono diversità che stessa ostilità tenta di trasformare per differenziazioni sostitutive ed anche usufruendo di testi attuali non proprio odierni non adeguatamente provvisti di distaccate forme, intellettuali e culturali nonché civili, difensive-espressive.
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MAURO PASTORE
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(Circolo ermeneutico e filosofia della percezione; "Pictorial Turn" e... 'New Realism'...)
Successioni interne a sezioni e tal molteplici internità in reciproca successione costituiscono una interrelazione rapportabile a concretezze storiche e cronachistiche, le prime non trattate realmente in recensione soltanto le seconde e virtualmente, senza riferimenti abbastanza circostanziati per esser concreti; dacché manca in procedere di recensire una attenzione adeguata ed opportuna attenzione a valore della introduzione quale sèguito del titolo, ciò ultimo innegabilmente significante considerando il senso di un evento editoriale e filosofico quandanche a prescindere da intenzionalità tutte direttamente coinvolte o non direttamente qualora fosse stato il caso a colmare disattenzioni con impreviste involontarie umane combinazioni extrafilosofiche.
Recensore ricostruisce soggettivamente una cronologia del lavoro perché ne descrive tempistiche filosofiche da un presupposto intuitivo di interpretazione fissa ipertestuale: altro retaggio di mentalità irriflessivamente afilosoficamente determinante di totalitarismo marxista ormai in anno 2013 inattivo ma non ineffettivo, che imponeva ai propri sottoposti ignari indiretti o diretti ignoranti di considerare azioni filosofiche non conformi a proprio Schema applicandovi esterna Matrice non interpretativa cui risultati riapplicando quali altra matrice controinterpretativa che consentiva a sua volte applicazione di stesso Schema marxista, tutto ciò rigorosamente senza scientificità e non filologicamente e soltanto linguisticamente operando. Fosse stata in accadere, non posteriore e postumo (anno 2013), di recensione, circostanza di "tutti contro tutti" oppure o solo di involontarie insipienti 'forzature di forzature' per esautorazione di casualità non concorde o per causa dell'altra, di altra militante soprattutto influente opposizione intellettuale, vi fosse motivazione, altra non tutt'altra o particolare, recensoria, sta di fatto che definendo azione ("ricognizione") diacronico-sincronica recensore se ne esclude filosofica pertinenza con non includervi sensi irrelati non relativistici e completi abbastanza per evitar disastrose erroneità direttamente conseguenti, esposti in titolo (incluso in recensione) di introduzione di lavoro recensito: della quale nonostante tutto sola evidenza espressiva affermativa preliminare (col titolo appunto) attesta esterna ma attiva difesa, argine di parola per evitare rapportabilità definitive di ipertestuali illazioni proprio contro il testo quale esso può o potrebbe e non altrimenti esser utilizzato filosoficamente o da realtà filosofica.
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MAURO PASTORE
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(Circolo ermeneutico e filosofia della percezione; "Pictorial Turn" e... 'New Realism'...! )
Indubbiamente nel valutare di lavoro recensito impieghi filosofici o da realtà filosofica, c'è da restare privi di valore intrinseco ad operazione; la quale, nonostante tutto, tanto rasentando il nulla della filosofia proprio per codesto estremismo non giunge ad annullare quanto oltre nullità ne resta ad esser filosofico; ed a chi ne vorrebbe far pure esistere o lasciar che esista, quale necessarietà di presenze per assenze totalizzanti non mancanti, resta onere di azione od onore di coazione; in cotale esser restante essendo riposta mancanza intrinseca di pubblicazione (stessa recensita)
— non in pensieri schiusi dai grecismi inseriti in (stessa) recensione, "logoi" e "topoi" cui realtà di riferimento pubblicativo potrebbe chiunque e ciascun pensar solo e vanamente in esotici topi e sofisticati logi (per trovar sempre soliti timori per ratti stranieri e insoliti spaventi per immense chiglie stranite e a pesci-spigole scontati ed a mostri marini simpatici)... Altro portato evidentemente senza intender vastità di premessa introduttiva in stesso lavoro recensito non ne sarebbe euristicamente, solo:
a-euristicamente
(e ciò, allego esempio e non trascurabile, coinciderebbe, indirettamente coincide non col passato disastro civile navale (burocratico!) del "Titanic" ma col disastro recente incivile quasi navale (ormai sol giganteschi natanti-pressoché restando di ingenuità topografica logistica di operazioni terrestri non del tutto marittime ma con ambizioni troppo marine) in pressi di Isola Del Giglio e con futuro rimasto di pressoché-natanti sotto tutela umanitaria da fornitori tecnologici non tecnici e non in disastro burocratico ma da parecchio tempo pseudoburocratico (dato che, con vera ingegneria, si rimedia ad imprese nate da fantasie deformanti di immensi branchi di pesci o molluschi giganti e soprattutto da ottimismo imprudente, provvedendo a bonifica tecnica di fatto con giudiziario rifiuto non assenso e non per trionfo di progresso... ugualmente alla vicenda del movimento filosofico marxista che propriamente filosofia non è e cui si deve per ragioni di sopravvivenza culturale smettere di agirne residuati e residui ormai tutti ex - non - filosofici) ) .
((...))
MAURO PASTORE
Circostanze filosoficamente pertinenti dei possibili 'commentare' o aulicamente di commentari possibili oppure non aulicamente di convenzionali "commentarii" o finanche convenzionati "commentari", in rapportarsi a solo indice di pubblicazione recensita accluso in recensione, sono ingrate senza aggiunger una ironia di fondo, che trova opposizione in ipertestualità non ad esternità di materia di lavoro recensito relegabile.
Ovviamente quanto trovasi di filosofico in un contenuto di pubblicazione non è quanto di altro cercasi; ma a tal punto sprovveduta di diaframmi a ricerche ipertestuali è argomentatività dello stesso materiale di lavoro recensito, che se ne può ipotizzare questionare. Però a partire da siffatta chiarezza di premesse, che ho espresso tramite mio pensiero, non si perviene alle pittoresche ma non favorevoli estrapolazioni, da recensore varie non solo da lavoro desunte anche se trattevi, da chiarezza di intendimento filosofico invece rilevate:
i m p e r t i n e n z e , imprudenti fino a contaminare recensione stessa di antifilosofica estraneità a còmpito di filosofi perché — quandanche tal còmpito proprio disatteso da lavoro di autori — ne resta o resterebbe una eventuale o possibile utilità per vitali distinzioni di tematiche culturali da meno che inutili e fuorvianti tematizzazioni adottabili subculturalmente solo con drammatica e tragica perdita culturale.
Sorta di sentenza del poeta ed intellettuale Alfonso Gatto:
' anche i roghi sono stati consumati '
è adatta a stigmatizzare il percorso obbligato quanto inutile di residuo schematismo che in vera filosofia esisteva solo per moderare corrispondenti peggiori fenomeni, questi ultimi rispondenze esiziali non corrispondenze vitali ostinatamente socialmente non sociologicamente protratte mediante od attraverso marxismo e marxismi; in mezzo ai cui simulacri recensore incautamente se ne inoltrava con sue citazioni: “sterminate contrade della profonda superficialità”, “il volto deturpato della disintegrazione che si cela dietro a ogni conciliazione”, “il fascino per la zona dei rifiuti” ((... Adorno...)), “sensibilità sismografica” ((... in certo qual modo, altrui inoltrazione etica della estetica autentica antischematica filosoficamente introdotta da Th. W. Adorno)), “concetti trasfigurati”, “vivificare il concetto facendo rifluire in esso la vita stessa”, “cifra della differenza”, “mondo amministrato”... Una molteplicità "babelica" di significati che in cernita recensoria offrono designificazioni non filosofiche senza nessi per possibili nuovi validi significati... ma che in differente accezione del lettore ben disposto con storie filosoficamente realmente impegnate ne potrebbero o possono.
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MAURO PASTORE
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Desta perplessità la iniziativa del recensore (anche considerandone anno, 2013) di inclusione terminologica dal tedesco: Streben ..., Grenzsituationen ...,
perché da pensieri filosofici cui espressioni originarie non aderenti a cultura tedesca, immesse in lingua tedesca senza partecipazione ed anche con difficoltà a contenere civiltà culturale internazionalista in un linguaggio filosoficamente universale soltanto a patto di universalizzarne tramite ricomprensioni i contenuti in forme etnologicamente determinate anche se non etnicamente, quali sono le formalità della comunicazione filosofica tedesca. Non se ne trova senso accademico e filosofico, di scelta recensiva di includer dizioni tedesche, cioè esse ed a quel modo e senso incluse in recensione, dopoché terminato il ripetuto ossessivo colloquiare a suo modo diplomatico col revanscismo marxista o post marxista, col finire di Guerra Fredda e concludersi di periodo di relativo Dopoguerra, 1989-2012 (non ovunque né per tutti quelli stabilmente coinvolti accettato con volontarietà od intenzione ma accettato ovunque in zone coinvolte e da tutti i principali coinvolti). Sicuramente, accademicamente tali date sono raffronti concreti, perché indicano:
A) resa operativa e determinante ineffettività della proibizione di frontiere Est-Ovest europee, con la fine della divisione cittadina a Berlino, che era stata militarmente attuata e da Est con violenza più dura di sentenze capitali, poiché per vasto determinante periodo si era dato da 'dittatorio' comunista ordine di uccidere chiunque volesse varcar muro separatorio e polizie segrete deviate da stalinismo non usavano tanto di previe minacce di armi ed utilizzi delle stesse ma più di veleni o altro di improvvisato e senza più preavviso neppure per stranieri;
B) termine del periodo di ricostruzione politica economica ex post sovietica...
Difatti ciò (A, B) indicando datario 1989-2012, non è realtà nulla per Italia né per sue condizioni amministrative-politiche-culturali, perché precedenti condizionamenti totalitari marxisti da entro Unione Sovietica ed Europa Est attuati erano di fatto invasività ostili che per quanto refutate accademicamente se non rifiutate erano in essere contemporaneamente in quasi tutte scuole ed università e che contestazione anti-autoritarista non anti-autoritaria aveva ridotto ad impotenza non senza che interventi esecutivi repressivi ai danni di contestazione medesima, sciaguratamente commessi a parte di Autorità di Stato, fossero da queste medesime stati in ultimo onestamente ovviamente mancati, difendendo cultura e politica italiana, anche europea ed occidentale.
Dunque ha un senso politico preciso non opinabile la attenzione a quanto veramente resta in eccesso ed intruso in ambienti culturali italiani, europei, occidentali, che se anche occulto se non occultato, è ancora ostile e più di prima ed anche senza più vecchi poteri nondimeno è sfavorevole ed ugualmente se non di più, ed a tuttoggi deleterio sia per tempi maggiori che per pericoli o certezze di sfruttamenti da parte di altre ostilità ancora (queste non posson giunger da ideologie di Nord del Mondo, cui tutta Europa è l'unico Continente in tutto relativo).
MAURO PASTORE
Che dire dei margini esterni intravvedibili da intellezione non a sua volta esternizzata, ovvero altra da quella invece attuata con recensione la quale di fatto gioca con termini occulti controculturali e sussiste non filosoficamente indipendente ma solo per inserzione, cui motivazioni altramente filosoficamente culturali non controculturali?
Se estrapolata, costì oggettivamente inverata, "ricognizione" interna a pubblicazione recensita è diacronico-sincronica ma secondo un non concepire, postnichilisticamente raggiunto, dato che a sua volta l'intellettual filosofico 'elemento ricognitore' determinato da estremizzazioni epistemologiche - epistemiche che pongono mente filosofica a cospetto del suo confine inoltrepassabile e mentalità della filosofia sul limite massimo suo proprio, dopodiché ne sarebbe la fine della filosofia, degli ignari o per gli ignoranti degli scopi ultimi della filosofia.
(...)
MAURO PASTORE
Indice ((incluso in recensione)) del libro lascia intuire un percorso non esattamente ascetico, ma: discetico;
che se ridotto a viatico per discendi sarebbe antifilosofia; tanto che il discettare possibile degli argomenti menzionati in indice stesso non potrebbe esser (neppur genitivamente) oggettivo possessivo, a meno che non si voglia terminar stessa vicenda filosofica, dovendo quindi e potendo definirselo (il discettare) aprioristicamente soggettivo non possessivo;
ed in ciò solamente pare, ma non essendone, materia estrapolata medesima, con la quale non provvedersi di tutto il distacco da coinvolgimento od in autocoinvolgimento con materialità di essa medesima, in essere però stesso distacco in postfazione, non in estrapolare né estrapolazione...
In tal senso che ho definito, non in quello definito in recensione, si scorge, in contenuto del libro (in lavoro, recensito), assenza di presupposizioni gnoseologiche, per una esperienza che comunque, dato pre-annullamento di concezione particolare attiva, non è alienabile da dubbiosità a sua volta esposta a gnostici interrogativi; e questa apertura di significato consentirebbe — appunto: estrapolando, non assumendo — di ingaggiare un confronto (intellettuale) serrato con semantiche aliene da semiotiche filosoficamente comprensibili...
In virtù di confronto intellettuale, non intellettuale riscontro, il materiale del lavoro recensito non è ostico a fatica filosofica proprio a patto di praticarne banale non del tutto ovvio (!) distacco, perché datità subculturale cui a confronto non è inerte insignificanza ma risulta designificanza, aggressivamente rivolta contro espressioni culturali non banali quali quelle di manifestazioni filosofiche sono.
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MAURO PASTORE
(...)
In ingaggio di filosofia a confronto con realtà eminentemente antifilosofica fin quasi ad indicibilità,
allora eventuale o reale impegno dialettico è in teorica oppure pratica alternativa tra discontinuità e continuità; ciò corrispondente, diacronicamente ed anche in lavoro recensito, ad opzionalità di termine o di inizio; di cui postfazione —tranne che non sia riflessivo non meditativo congedo da atto filosofico o meditativo esito comunicativo non più ai fini conoscitivi della filosofia — sarebbe, potrebbe esser una minima non del tutto particolare salvezza da eccessi di frammentazioni tematiche altrimenti in ex culturali e neo - subculturali frantumazioni;
salvezza in qualcosa di non banale e minimamente generale quanto ad esemplarità, per distaccate (non ovvie anche se tali in apparenza) considerazioni da concetto particolare a concetto generale, data la materialità subculturale cui lavoro (recensito) filosofico era rivolto con attenzione:
realtà subculturale ma subfenomenicamente pseudoculturale, appositamente non da filosofia apprestata a retorica di trattazione esterna filosofica e senza sapere gli apprestanti di quanto vi è dietro ogni retorica praticata filosoficamente.
Ma così a far filosofia, pur con estrapolazione non coinvolta, se ne potrebbe in sarcasmo circospetto che a sua volta fosse fine nichilista; allora, resterebbe imprescindibile capire se, dietro principiare di fatto postnichilista e terminare nichilista di fatto, di estrapolare (che io ho precedentemente mostrato non attuato), davvero non si possa celare il rischio proprio di un differente dispettoso annichilimento contro destini filosofici degni, e se proprio questo fosse l'oggetto di cui azione di sarcasmo solamente informerebbe, consentendo una non propria risultante filosofica di quanto estrapolato, mediante un proprio ed altrui non improprio indicar altro (di fatti presenti in combinazione non ipertestuale di elencazione argomentativamente attestante).
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MAURO PASTORE
Soteriologicamente non agnosticamente neppure gnosticamente né gnoseologicamente,
ovverossia con la minima indifferenza per non cedere filosofia a gnosi né questa sostituirne, in mezzo a concettualità-idealità eminenti di realtà post-industrializzata non post industriale, ove idee solitarie impedite dai relativi concetti perché gli scambi di pensiero, vitalmente non antropicamente primitivo né antropologicamente primitivizzante né psichicamente, impossibili anche per necessità - impossibilità di scambi di intuizioni primitivatizzanti ma da stessa esigenza industriale o da conseguente assenza di forza naturale ambientale impediti,
insomma cercando salvezze per deserti di modernità in disfacimento o mutamento, ove lo scambio primitivo identificato da ricerche antropologiche di realtà selvagge poi individuate uguali a realtà urbane e metropolitane e periferiche, a sorpresa rivelato dai pochi restanti autentici utilizzi di oggetti moderni, rappresentato da incursori acculturati ed informati per sventura più che ventura capitati in ambienti inospiti ed inospitali e stranamente stravaganti non estranianti, qual "deus ex machina" irraggiungibile ed insensatamente non raggiungibile e 'né sensato né insensato'
— in indice di lavoro (recensito) pure rappresentato, da inclusione (con citazione di Mauss e suoi studi) direttamente attestante della famigerata definizione scientifica antropologica della relazione semplice comune oltre i retaggi umani ed umane socialità, detta "scambio" con unico termine ad indicare fondamentalità e non ulteriorità di fondamentalità antropica, definizione famigerata perché oltre a mostrare, per tecnologi ed a tecnici e con tecnocrazie, una eguaglianza di fondo cui poter uniformare ingegni non particolaristicamente volti, informava di presenza in stessa civiltà di socialità aperte a comprensioni rudimentali quali socializzazioni del vivere non civile e della vita umana selvaggia, così smentendo le attese degli illusi che finalmente si fosse costruito con supporto scientifico-antropologico un primato sociale e civile da potersi affermare tecnologicamente planetariamente politicamente non filosoficamente ...
dunque qualcosa di imprescindibile restando da premessa attuata filosoficamente per filosofia...
— allora non accadrebbe che esternamente a premessa stessa le tematiche trattate e gli argomenti intrapresi travolgano gli intenti di cui premessa medesima stravolgendone e contro di essa medesima i nominalismi-realismi in realismi-nominalismi e viceversa di quanto di inverso in essa pure contenuto;
ed a questa eventualità essendo intrinsecamente versato lavoro (recensito) ne risulta non altrettanto intrinsecamente connotato affinché non solo possibilità di eventualità ma pure potenzialità di eventualità ne sia a sua volta intrinseca; perché il distacco introduttivo in quanto esterno facendo da potenziale contatto anche e poiché lo scopo del lavoro (recensito) filosofico consegnato a postfazione non esente da intacco
(ovvero senza segno tangibile di quel pur presente distacco ma con effetto tangibile del 'puranco' presente contatto, non in un ancora compiutamente che rassegni, non in una purezza di completamento — arcaismo verbale risultami non fortunosamente adatto a mostrare sradicamento di fondo che causa parzialità del distacco praticato in lavoro (stesso recensito)...)
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MAURO PASTORE
Con la minima indifferenza per non cedere filosofia a gnosi né questa sostituirne...
Ordunque qualcosa di imprescindibile restando per premessa attuata filosoficamente per filosofia...
Allora rimanendo lavoro stesso (recensito)... senza proprio impiego, per il quale invece è necessaria:
consulenza filosofica esterna che sia oltre intendimenti di operatori filosofici culturali ma non entro intenzioni recensive,
le quali invece sono relative a stilema soggetto a controestetica non comprensiva di maggiori premesse storiche-filosofiche di post-modernità o di postmodernità, necessarie in fattispecie stessa, perché né postmodernismo né modernismo né sola modernità possono offrire presupposti sufficienti al pensiero dell'essere della filosofia e del nulla e per la intuizione che ne evita annullamento ove nulla è dato da realtà contraria ad esistere di filosofia.
Tali presupposti essendo a disposizione degli operatori filosofici determinanti realizzazione del lavoro (recensito), ciononostante non ne è sentimento del tempo che assicuri quel distacco intellettuale scevro da riduzioni estetiche e filosofiche; ma tanto necessitante incombere di possibile fine di un filosofare, pur tanto ridotto, da uniformare logica proprio a stesso sentimento tralasciato del tempo con stesso procedere del filosofare.
((Miei messaggi finora inviati qui quali commenti possono o potrebbero risultare di valido avvio a ricercare consulenza filosofica opportuna, testè (non testé) indicata non specificata.))
MAURO PASTORE
(...)
Facendo filosofia tra essere nulla e tra entificazione di un futuro filosofico e nientificazioni di presenti altre filosofie, non solo a far filosofia! (...siccome io ho precedentemente mostrato, non attuato), davvero si potrebbe celare l'altrui differente dispettoso annichilimento contro destini filosofici degni, non da autentico sarcasmo l'oggetto di cui una mimetica azione informerebbe, questa assentendosi una propria copia non filosofica di quanto imitato di filosofico, mediante stesso indicare assumendo: non proprio, e senza tutto il distacco dovuto alle necessità pratiche, indicar altro ancora, ma non tutt'altro né tutt'altro ancora — relativo a cose assenti in coincidenza ipertestuale di elenchi tematicamente attestanti per tramite non tramite indice;
e quanto celatovi sarebbe attinente comunicazioni inerenti oggetto di medesima o stessa tattica mimetica, in quanto tale e quale anfifilosofico interessamento, contraria e sostituente; di cui obiettivo non riferimento né referente oggettivo è il filosofare intravvenutone. Questo ultimo quale interessamento a sua volta opposto, appunto filosofico, deve preservarsi per esser se stesso cioè azione, di filosofia; ma uguale, inversamente e passivamente in atto conoscitivo purtroppo, necessità è all'interessamento antifilosofico: un contrariamente mantenersi, non conservarsi il medesimo perché mancandone identità di conoscenza, proprio questo ultimo mantenersi essendo contrario a filosofia; il quale assumendo propri poteri e propria impresa antifilosofica in valutare ipertestualmente testi tradizionali a contenuto tradizionale o non oltre tradizioni di ipertestualità ad uso oppure utilizzo ipertestuale, non ipertesti cioè testi nullamente o non interamente o non totalmente ipertesti, assume pure forma sensibilmente manifesta di mimesi di oggetto ipertestuale, mai solo informativo e sempre 'informatico', in tattiche lettorie - dispositorie soltanto o pure dispositorie-lettorie (di elaborazioni, elaboratori, automatizzati automatici ed elettronici precipuamente e massicciamente con tecnologica cibernetica), non in tecniche né strategie dispositorie - lettorie. In fattispecie ecco quale e come sarebbe proceder mimetico sostitutivo antifilosofico — si noti stramberia del percorso linguistico testé (non testè) da me riprodotto non imitato:
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' non informatiche né informatizzabili formattazioni per ex civili non bionici, con generale espressione non alimentare né latticina dicibili: formaggi (... form-aggi...), ex post intellettuali permeazioni per virtù da esternamente con cause da internamente e azioni sol quasi formanti e dunque non formative –neanche scolasticamente né universitariamente neanche accademicamente—. `
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Dunque a cercarvi filosofia, in questa (non da me, autore dei miei commenti) intrapresa stramberia da lettori contrari a filosofarne, non se ne troverebbe;
e per capire questo si tratterebbe di discernere in umorismo indirettamente suscitato da accozzaglie accozzamenti cozzi in indice di lavoro recensito fatti presenti in combinazione non ipertestuale di elencazione argomentativamente attestante.
MAURO PASTORE
...
Potrebbe destar simpatia forse in più di uno, il riferimento a fantascienza contenuto in indice di libro, recensito da Alessandra Granito — la quale aveva definito di esso "ricognizione diacronico-sincronica" ma di fatto ella non pervenuta oltre intercettazioni di stessa sincronia e neanche compiendone una completa intercettazione e senza altro pervenire che sorta di còmputo generale non esaustivo cui di fatto a causa di antifilosofia stava appaiata per altra non tutt'altra sincronia, questa ora simulacro e indiretto del passato razionalista non razionale che refutava impegno filosofico decisivo assai impegnandosi a rimandar importanti altrui intuizioni filosofiche sincroniche.
...Riferimento a fantascienza ed al contempo definizione recensoria di "ricognizione diacronico-sincronica" per un libro cui relative essendo anche lavorative intellettuali tensioni di mostrar non discontinuità e non continuità di fantasie su scienza da inventiva filosofica, destano prudenza pressoché istintiva oltre che simpatia non soggettiva ma oggettivamente determinata;
poiché socialmente-societariamente perdura in molte parti di Occidente un uso - non-utilizzo della filosofia che ormai non ha più nessuna forza e possibilità di ottenere formazioni appropriate, né da altrui utilizzo pieno né da non altrui ormai disuso, e che dunque aggiunge alle vecchie barriere nuovi ostacoli ad impieghi filosofici di opposta ad opposta fazione politica, oramai non più radicalmente in schieramenti bensì solo antagonisticamente in rivalità di Orienti cinesi e filocinesi Occidenti americani americanizzati (non più americanisti) e peraltro entrambe (le fazioni in reciproco contrasto) politicamente economicamente belligeranti con altro filosofema, non marxiano non marxista e non da Est ma da Ovest, volteriano (discendente da teorie politiche occidentali-orientali del filosofo illuminista francese Voltaire, a confronto con pratiche orientali-occidentali)...
Stupisce quasi chi riflettesse sui tempi odierni della comunicazione visiva e della società, che un film (da me non gradito né sgradito) quest'oggi in programmazione nelle sale italiane (da anticipazione ho dedotto e non solo questo: genericamente fantascientifico non di vero e proprio genere cinematografico fantascientifico – si tratta del film: "Star Wars - L'ascesa di Skywalker), rappresenti con episodica conclusione di fantasiosa episodica epopea la fine di un minuscolo non essenziale mondo (non microcosmo) di segni, simboli, senza iconografia specificata, iconicamente rappresentato dai soli oggetti, non vitali; a stupire quasi non è intesa produttiva e ingegno realizzativo vòlti a questi tempi e conflitti odierni, ma coincidenze con eguali corrispondenti fantasie di massa, altrettanto ma oppostamente concentrate su cose non vitali, in un piacere anti-immaginativo, non-comprensivo, obliativo...
Fantasie solo corrispondenti le quali creatività grafica di cinelavoratori del film stigmatizza, in utopico bestione androide che ad esser stellare sarebbe fatto a bolla di sapone e in ideale robot bionico che se fosse da realizzare uguale lo sarebbe in un drone non carico di antibiotici ma di probiotici per nulla farmaci ed a zonzo inutilmente proprio nulla di bionico essendone... solo distanza da Madre Natura, archetipo psichico oltre che espressione numinosa e culturale...!
(...)
MAURO PASTORE
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...A distanza da Madre Natura, archetipo psichico oltre che espressione numinosa e culturale, sta la opposizione antifilosofica, da cui, separata, filosofia dialettica (varia, non solo quella recensita qui) sopravvive ai margini, relegata se dialetticamente autoconfinata... sta l'esistere di:
indefinite immani moltitudini umane e bazzicanti in mezzo alle relazioni (intra)planetarie del Villaggio Globale, incapaci di 'pazzerellare' tanto distratte sono con Simbolicità archetipica che ne offre sensatezze ed insensatezze, nel controsenso ed oltre il nonsenso rifiutanti una pienezza di vita e secondando una non-vitalità che in episodi di violenza si rassomiglierebbe solo spettrograficamente a fantastico non veramente ferino bestione stellare, moltitudini umane, non più in imbestialimenti che invero non ferini non primigeni ma trogloditi solo posson essere, ora in angelizzazioni non coscienziali ed invero socialmente disastrose per coincidenze negative antivitali, che monoteismi dicono diaboliche e non per cose né persone né ambienti significando attraverso non-icona del demonio e che politeismi dicono sciagure attraverso allusione alla trasgressione contro il Fato e proprio esse, le sciagure, rammentando solo qualora senza ancora necessità di evitarne...
gesti angelicamente sembrando trasformazioni in primitive brutture ed invece volgendo ad omogeneità di movenze, parimenti ai moventi non solidali a scopi di luoghi e tempi naturali extranaturali, prospettandosi un passaggio da primitivismo ((della cui primitività causale ne descrisse P. P. Pasolini)) ad opposta non raffinatezza civile ma assurdità di iperciviltà...:
la iperciviltà, proprio quella che da eccessivi utilizzi alimentari infine pro-alimentari di omogeneizzati è passata a idoleggiante omogeneità a superiorità civile oramai finita,
finita col finire della storia del mondo che si spiegava coi nomi (e nel terminarsi dei dominii dei Grandi Racconti moderni non postmoderni... !) e perciò alfine nulla di omogeneo trovandosi tranne i tentativi di trattar capacità superiori da inferiori ed eccezionali da ordinarie (anche i tentativi, faccio esempio davvero tanto necessario quanto peregrino, realizzati con false costrizioni teatrali ma purtroppo con vere torture restate ancora impunite, nascoste dietro stessi lamenti fatti travisare da tormenti su tormenti, fisici e non solo (i colpevoli solo per dimenticarsi, aggiungo adesso esempio (ulteriore), che: non solo i preti han diritto a far voce moscia e non solo agenti d'ordine a portar stivali) )...
Ed insomma finendo storia senza che altra condotta sia scelta da moltitudini di individui automassificati-massificati in azioni violente, quanto più da essi angelicamente desiderate tanto più violente contro il destino (e non finendo neanche nosocomi e manicomi, dove si fingon poteri civili e barbariche impotenze fino ai delitti peggiori dopo i crimini peggiori...) allora finirà pure gran parte del genere umano (di coloro ostinatamente troppo attenti a virtù e troppo disattenti a libertà...) – e senza alcuna somiglianza con immaginazioni di guerre stellari (non ho detto né sto dicendo trama di film)...
Ugualmente ne sarà dei retaggi e memoriali di coloro che si opposero a saggezza filosofica che non capivano — né erano in ciò richiesti perché non avevano diritto a giudicare saggezza come fosse interrogazione né a fingerne interpellare né ad invadere altrui culture e civiltà.
MAURO PASTORE
Quanto tra il resto scritto in messaggio del 19 dicembre 2019 11:35, cioè di un:
non concepire,
spero che miei due ultimi precedenti messaggi possano confermare anche senza visione o visioni di cinema e senza limitare immaginativa di non concepire medesimo e così integrarne se non di più.
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Miei due ultimi messaggi inviati qui quali commenti e tutti i restanti miei qui inviati potrebbero risultare di consulenza filosofica opportuna qualora i due ultimi fossero fenomenologicamente interpretabili e tali interpretati dagli autodestinatari di poi risultante consulenza stessa.
MAURO PASTORE
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