lunedì 15 dicembre 2014

Piacquadio, Flora, Antropologia e filosofia in Edith Stein

Bologna, Stamen, 2014, pp. 109, ISBN 9788898697090.

Recensione di Marco Cirillo - 29/07/2014

Il breve saggio di Flora Piacquadio, per ammissione della stessa autrice, “non pretende di essere in alcun modo esaustivo, ma solo di gettare un piccolo barlume di luce su una prospettiva filosofica”, quella appunto elaborata da Edith Stein, una delle pensatrici più importanti, e allo stesso momento più sottovalutate del panorama filosofico novecentesco. In effetti il libro in questione offre al lettore ben poco materiale originale, limitandosi ad una rapida carrellata su alcune delle opere principali della fenomenologa allieva del 

grande Edmund Husserl. Già il titolo dà un'idea della genericità dell'approccio al tema, ossia “antropologia e filosofia in Edith Stein”, come a dire “La pittura in Picasso” o “Letteratura e narrativa in Manzoni”. Inoltre la congiunzione e, apparentemente così innocua, genera non pochi problemi, in quanto presenta le due discipline come autonome e parallele e non, come in realtà si tratta, in un rapporto di subalternità, essendo l'antropologia filosofica, per l'appunto una branca degli studi filosofici. A meno che non si voglia intendere l'antropologia in senso lato, priva cioè di qualunque attributo che specifichi l'ambito di riferimento entro il quale viene condotto lo studio dell'umano (esistono infinite “antropologie”, da quella culturale a quella teologica, dalla paleoantropologia all'antropologia fisica, sociale, delle religioni e così via). Ma non è il caso dell'antropologia steiniana, che si caratterizza essenzialmente come un'antropologia filosofica ad orientamento fenomenologico, con un'apertura, nella fase più matura, all'antropologia teologica.
Dei tre capitoli in cui si articola lo studio della Piacquadio, il primo si apre con una sommaria sintesi della biografia di Edith Stein, cui fa seguito un'introduzione al pensiero filosofico della stessa, tramite un excursus su tre opere nelle quali la riflessione sull'uomo è particolarmente presente. Si tratta della tesi di dottorato su Il problema dell'empatia, discussa nel 1916 e pubblicata l'anno seguente, della raccolta postuma su La struttura della persona umana, comprendente scritti del periodo 1932-33, e di Natura, persona, mistica, che raccoglie i tre saggi Natura e soprannatura nel Faust di Goethe, La struttura ontica della persona umana e Il castello interiore, tutti e tre risalenti ai primi anni Trenta.  Attraverso una carrellata su alcuni concetti principali delle rispettive opere, e il ricorso a varie citazioni dirette (che testimoniano la limpidezza e l'acume della prosa steiniana), l'autrice del saggio presenta una specie di compendio manualistico dell'antropologia filosofica di Edith Stein, che in alcuni punti ha anche il merito di accennare alle ricadute del pensiero steiniano negli ambiti della filosofia dell'educazione, della psicologia, dell'esistenzialismo heideggeriano, fino all'approdo all'esperienza religiosa e mistica.
Gli altri due capitoli sono invece un bel riassunto del capolavoro assoluto della Stein, ossia il poderoso Essere finito ed Essere eterno. Per una elevazione al senso dell'essere. Il secondo capitolo prende in esame i capitoli I-V dell'opera, mentre il terzo si occupa dei rimanenti tre.    
Ciò che purtroppo costituisce la vera originalità di questo libro è la concentrazione, davvero impressionante per uno scritto che raggiunge appena il centinaio di pagine, di un tale numero di refusi ed errori vari. Molti di essi rendono ostica la lettura del testo e più volte si è dovuto ricorrere ad una lettura ripetuta degli stessi periodi per poter comprendere alcuni concetti la cui validità veniva inficiata da sviste anche abbastanza grossolane. A p. 8 ad esempio, vi è una citazione senza nota, che rende pertanto difficile risalire al riferimento del brano riportato; a p. 10 si fa riferimento ad un episodio della vita della Stein risalente al secondo decennio del XX secolo, e contestualizzato nell'ambito della seconda guerra mondiale, anziché della prima. Nel primo capitolo è errata la numerazione dei paragrafi, che quindi non corrisponde a quella dell'indice. A p. 12 leggiamo “Fintelletto” invece di “l'intelletto”; nella stessa pagina, alla nota 8 l'autrice indica come “corsivo mio” una frase che all'interno del testo non compare affatto in corsivo, ed è quindi di difficile individuazione; ancora a p. 12 troviamo “la filosofa viene di fatto trovarsi” invece di “viene di fatto a trovarsi”. Alla p. seguente si legge “la scellerata esplosione di violenza... divenuto noto” anziché “divenuta nota”; p. 15, nota 11: “le testimonianze dell'esperienze spirituale” invece di “esperienza”; alla stessa pagina e stessa nota, invece di “altra”, c'è scritto “al1Ia”. Refusi simili pervadono quasi ogni pagina: “colpo” invece di “corpo” (p. 23, 31, 33); “molo” invece di “ruolo” (p. 31, 36, 46); “esaminata” invece di “esaminato” (p. 31 ); “riguardava diffusione” invece di “riguardava la diffusione” (p. 37); “al Stein”, invece di “la Stein” (p. 38); “giungere a lui attraverso altri mazzi” invece di “altri mezzi” (p. 42); “deve esprime” invece di “deve esprimere” (p. 46); “damati” invece di “dannati” (p. 49); “l'essere di prima e passato” invece di “è passato”, e “l'essere e continuamente in divenire” invece di “è continuamente in divenire” (p. 58); “uon1o” invece di “uomo” (p. 61);  “il su unico vantaggio” invece di “il suo unico” (p. 65); “fa parte all'essenza fa parte dell'essenza” invece di “fa parte dell'essenza” (p. 66); “in quante in esse vi è il fondamento” invece di “in quanto in esse” (p. 67); “si è concentrata prevalentemente sulla n'cerca dell'essere essenziale” invece di  “sulla ricerca dell'essere” (p. 73); “l'essere delle stato delle cose” invece di “dello stato” (p. 74);  “spinto” invece di “spirito” (p. 75); “dimostrare che se l'ente buono e vero” invece di “se l'ente buono è vero” (p. 77); “infn1ita” invece di “infinita” (p. 82); “l'Io persona deve intendere la sua vita e la deve intendere la sua vita e la deve poter importare” invece di “deve intendere la sua vita e la deve poter importare” (p. 86); “stL1dio” invece di “studio” (p. 90); “a causa della loro lontana da Dio” invece di “lontananza da Dio” (p. 91); “questo fu il caso dell'angelo Lucifero che avuto la pretesa” invece di “ha avuto la pretesa” (p. 92); “scambio di riflessioni e di idee con l'altro che pennette il maturare della propria personalità” invece di “che permette il maturare” (p. 99).
L'elenco, seppur tedioso, “non pretende di essere in alcun modo esaustivo, ma solo di gettare un piccolo barlume di luce” su un problema la cui responsabilità non è compito di questa recensione individuare, ma che sicuramente, per rispetto degli eventuali lettori del libro, va risolto al più presto.      

Indice

Premessa

Capitolo Primo. Vita, filosofia, mistica
1. Linee di vita
2. Ascesa verso la filosofia: il problema dell'empatia
3. Antropologia filosofica e filosofia dell'educazione
4. L'antropologia steiniana in Natura, Persona, Mistica
5. La dimensione mistica in Edith Stein

Capitolo Secondo. Viaggio nella dimensione dell'essere
1. Alla ricerca dell'essere
2. Essenza e realtà
3. Sostanza, forma e materia
4. I trascendentali

Capitolo Terzo. Edith Stein e il senso dell'essere
1. Approdo all'essere
2. L'immagine di Dio nell'uomo
3. Riflessioni sul senso dell'essere

Bibliografia

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