Roma, Armando, 2015, pp. 79, euro 8, ISBN 978-88-6677-866-0.
Un’opera che conta oltre 40 capitoletti in meno di cento pagine rappresenta una sfida all’ideale classico del libro: più che spiegare pianamente, l’Autore vuole aprire connessioni che andranno, di volta in volta, approfondite e meditate. Come suggerisce lo stesso Pistone: questo è «un testo che fa dei salti» (p. 7). Il punto pregevole del volume, agile e fruibile, è appunto quello di non cedere al pericolo del frammentarismo: ogni paragrafo, per quanto breve si possa configurare (a volte anche solo poche righe), ha in sé il
pregio di essere sia esaustivo che aperto all’ulteriore ricerca. Il pubblico cui si rivolge, giovani e non addetti ai lavori, può trovare delle coordinate chiare in merito al dibattito tra scienza e filosofia, mentre i più esperti possono cimentarsi in questo “gioco” letterario magari cogliendo particolari di alcuni pensatori di cui non si era a conoscenza. Pistone dà prova di possedere a fondo il tema e di poterlo, quindi, sciogliere nelle forme della divulgazione che non cade mai nella banalità.
Einstein e Parmenide, oggetto del titolo, non sono i soli filosofi o scienziati citati nel testo, ma rappresentano la chiave per leggere il testo: la scienza e la filosofia utilizzano uno stesso registro di discorso. «Il paradigma, con cui noi osserviamo le proposizioni di questi due grandi pensatori, è lo sguardo che interroga il mondo attraverso il linguaggio e la logica, insomma usando la ragione, non altro, né esperienza, né verità rivelate. […] Parmenide e Einstein dicono la stessa cosa» (p. 11). La ragione, logica e deduttiva, è ciò che riesce ad accomunare i saperi scientifici e filosofici al di là delle apparenti differenze o delle semplici modalità specifiche.
In questo grande elogio della ragione si susseguono, in una linea volutamente diacronica e slegata, pensatori come Galileo e Cantor, Wittgenstein e Poicaré, Euclide e Heidegger, per citarne solo alcuni che, tra il mondo classico e la modernità, hanno contribuito, in vario modo, allo sviluppo del pensiero.
Tra i tanti temi affrontati nel volume, interessante è quello che riconosce alla filosofia occidentale la separazione, fin dalle sue origini, tra parola e cosa (pp. 20-22). La questione non è di facile soluzione perché non è possibile ricondurre la parola alla cosa come fossero sinonimi di una stessa realtà. È interessante notare come tale problema si sia affacciato nella storia del pensiero occidentale fin dai suoi albori, trovando diverse soluzioni che confluiscono nella posizione di Socrate: «non cerco le cose, ma le parole. Cerco le parole, le frasi, nel linguaggio e addirittura posso combinare le parole in modo diverso sempre secondo le regole del Logos» (p. 28). Dal V secolo in poi è proprio questo Logos, la ragione, a dominare la scena della riflessione filosofica e scientifica che supera la fattualità di ogni esperienza.
Il cammino della ragione deve dar conto del pericolo di incorrere in alcuni falsi miti come quello della storia o, meglio, dell’idea di storia come progresso senza fine secondo cui chi è venuto prima è inferiore a colui che lo segue. L’autore sfata questo mito ricorrendo ad alcuni accostamenti, tra cui il più interessante è sicuramente quello tra Popper e Crisippo.
Il testo poi si conclude con un’apertura, tanto inaspettata quanto piacevole, al mondo dell’estremo oriente che viene considerato da Pistone molto più vicino alle categorie della ragione occidentale di quanto si possa immaginare e, soprattutto, vicino alle moderne teorie della fisica quantistica (pp. 71-75).
Il libro esercita, a primo impatto, un enorme fascino per la quantità di stimoli che spesso accende nel lettore anche se una seconda e più pacata lettura può mettere in evidenza alcuni limiti di quei “salti” di cui parla l’autore, a tratti, davvero troppo grandi per essere coperti. È come se, in alcuni punti, le domande, che dovrebbero aprire la lettura del testo, restassero non ben tematizzate e definite lasciando così un senso di disorientamento. In altri e ben più numerosi luoghi, invece, il meccanismo funziona e la lettura apre lo scenario di una ricerca che non si vede l’ora di intraprendere.
Indice
Premessa
E = mc2
Ludwig Wittgenstein: si deve tacere
Poincaré, Socrate, Euclide: discreto e continuo
Galileo apre all’infinitesimo
Cantor: quanto è grande un infinito?
Un passo indietro
Logos e nòos
La vita dell’intelletto intuitivo
Parola e cosa
Il nostro pensiero
Una nascita: Elea
Talete o la servetta?
Una proibizione ambigua
Socrate intravede una via
Se dubitiamo, nascono scienza e filosofia
Una distinzione coriacea
Husserl
Un esempio fulgido
I miti
Popper è figlio di Crisippo
Zenone
Parliamo di parole
Uno sguardo sull’ovvio
Da dove inizio a pensare
Ipotetico e dogmatico
Facciamo pure
Hegel
Martin
Alfred Jarry
È la dialettica, bellezza
Una svolta che conduce indietro
Olismo, un esempio di confusione
Altro esempio: nuovi realismo e pensatori deboli
Realisti ed ermeneuti: il mito della storia
Filosofia, uno sguardo ironico sulla morte
Kierkegaard
Eraclito e la morte
Epicuro
Wittgenstein e la morte morta
Téchne e scienza
Un esempio recente
Capra del Tao
Oriente, le scuole di pensiero in Cina
Bibliografia
8 commenti:
Un grazie a Giuseppe Malafronte per l'attenzione al mio lavoro - Egli rileva come io abbia indagato l'origine della distinzione tra parole e cose, tra linguaggi e mondo - E qui credo sia uno dei due concetti fondanti il nostro pensiero occidentale, assieme alla consapevolezza, solo nostra, che il nostro pensiero è del tutto infondato - Ne sono orgoglioso, perché penso siano concetti, da questo punto di vista e con queste ipotesi finali,non trattati precedentemente da alcuno - Una sola notazione: se il linguaggio che uso è certamente e volutamente quotidiano, il fine divulgativo è fallito, almeno a giudicare dalle richieste numerose di spiegazione e chiarimenti, che ho ricevuto. Buon lavoro Massimo
Debbo complimentarmi con Malafronte par la chiarezza con cui ha recensito il lavoro di Pistone.
Tuttavia, altrettanto mi è doveroso dire la mia sui salti che Pistone avrebbe fatto nella disamina di concetti filosofici così complessi. Penso che ciascuno per affermare il proprio punto di vista, necessariamente seleziona alcuni argomenti invece che altri e così via. Applica di fatto ed in automatico la ricerca attraverso il LOGOS della propria ragione, che di necessità fa virtù. E' come dire che quantunque noi ci giriamo intorno a confrontarci democraticamente, che è pure una gran cosa, anzi la più grande che ci stimola ad allargare l'orizzonte della conoscenza, alla fin fine in ognuno prevalgono le convinzioni precostituite ed i comportamenti scaturiti dalle emozioni che hanno a che fare con il cosiddetto mondo dell'inconscio o di non so che.
Vale per la teoria di Pistone, a proposito dell'impossibilità di riferire la parola all'oggetto perché sono due cose diverse, ma anche per la mia che spesso mi trovo a magnificare il concetto del paradosso della vita, quale Caos ordinatissimo di cui possiamo intuirne solo il movimento.
La contemporanea ormai accademica disciplina della ontologia dispone di indicazione di Entità ovver quel cui filosoficamente-poeticamente non viceversa Parmenide inoltrò qual 'cosmico essendo' e Zenone qual 'essente cosmico', lo stesso che la Teoria scientifica della Relatività presenta per nesso spazio-temporale costituito da energia.
L'opera recensita può davvero esser solo un gioco, cui recensore in certo modo propende, farebbe propendere? A tutti gli effetti no! Infatti si tratta di rapporti-relazioni storicamente effettivi e di relazioni-rapporti storicamente ineffettivi; nulla di lieve e indifferente e cui titolo di opera non dà assunto forte, con quella "&", che in filosofia economica non consente disimpegni e determina extraeconomicamente riferendo super-economicamente prescindendo da ultraeconomia e precludendo ad iper-economicità. Ciò corrisponde senza dubbio a un valore ecologico-economico in quanto premessa ecosofica a ecologia-economia di discorso e per discorsi, filosofici.
(...)
(Nota: Per chi interessato a piene comprensioni e non solo di matrice ideologica di pubblicazione stessa, la copertina riesce o riuscirebbe solo e sempre inadeguata ed esteticamente immorale perché etnicamente non perspicua oltre che non pertinente.)
MAURO PASTORE
(...) Frammentarismo postmoderno, o post-moderno? Per astrattismo parallelo ad astrazioni greche ellene ed elleniche la Modernità è parzialmente esistente, tanto da esser fatta di singolo destino con esito postmoderno singolare ma azione postmodernista isolata oltre che unica. Il recensore descrive opera recensita secondo postmodernista isolamento dalla Antichità però ciò pone condizione favorevole ad individuare quanto è isolato non separato. Difatti autore di opera recensita pur agendo di fatto in prospettiva non statica ovvero post-moderna non postmoderna nondimeno definisce le non separatezze da prospettiva storica intellettuale più ridotta cioè postmoderna ma senza che l'isolamento sia anche barriera significativa per individuazione logica di una passata alterità
— come quando una porta a vetri fa vedere a chi dentro una stanza non scorgere un paesaggio senza dare impressione del non scorgere ed allora nessun desiderio di sapere fondato su impressioni potrebbe aiutare senza che il paesaggio stesso dinamicamente prevalga sulla monotonia impressa dal filtro del vetro alle politonie delle figure percepibili del mondo stesso...
Come un vetro diremmo, di fatto agisce ad intelletto la non profonda comprensione non solo intellettuale anche culturale del Medio Evo, appunto "Evo di Mezzo", a chi modernamente in non diretta comunione con l'Epoca Antica.
(...)
MAURO PASTORE
(...) Se neanche post-modernità può per ultimi sommarsi di eventi anche filosofici vincere la barriera che impedisce considerazione anche sincronica non diacronica per raffronti necessari intellettualmente oltre che culturalmente spontanei, ciò dipende da storia unica — ma non una — ovvero da storia non del progresso ma di un progresso, ridotto in parte distrutto da unilateralità, isolato senza che sue interne risorse filosofiche possano rimediarne; in fattispecie da storia degli idoli del pensiero parallelo alla cultura filoellenica — questa ultima in Germania corrente politica culturale dominante a discapito del filosionismo filoeurasiatico e nonostante il regime nazista e nonostante il compromesso comunista-nazista e poi il regime comunista orientale... ma di questa politica culturale filoellenica tanto importante anzi fondamentale per destini europei in parte occidentali (si pensi a suoi grandi esponenti quali Wagner e Nietzsche) niente più è rimasto oltre agli obiettivi da essa posti e raggiunti e superati e per giunta in Italia pur sempre non essenziali.
Eppure esiste il pragmatismo della filosofia, tutt'altro che particolarità, non ci sono soltanto gli eventi paralleli e non comunicanti ad originarietà ed originalità greche, ellene elleniche elleniste. Fuor da tali paralleli poteri e saperi — ciò significa pure indipendentemente e talvolta oppositivamente ad essi — si può codesto altro intender o reintender:
parmenidea emotività (... tematiche storiche filosofiche sequestrate nelle scuole italiane dalle neoinquisizioni vetero-cattoliciste con condizionamenti a veri insegnanti di filosofia e con invadenze ai veri insegnanti di religione e prevalendo del tutto fino a quando non fu sospesa per necessità giudiziaria "l'ora di religione cattolica");
socratica verbalità;
logica socratica, la quale fu per e con lingua dialettale;
vicende non di greci ma di grecizzati;
romanità colonizzata dalla cultura greca (ne diede nota storica attendibile perché descrittiva e riferita il poeta Orazio);
stoici della romanità non greci (grande esempio ne fu Seneca) che ripresentevano le filosofie della Stoa greca;
politici filosofi greco-romani (Marco Aurelio...);
mutamenti e perdite culturali oltre che civili, dai grecizzati poi agli ex grecizzati quindi agli slatinizzati, attraverso Medio Evo...
e dunque prosecuzioni scientifiche tecniche medioevali ignorate (... ottiche, fisiche statiche... sestanti arabi, arabo-amalfitani e bussole amalfitane di seconda concezione dopo quella prima amalfitana)...
Per ulteriori integrazioni altresì costruite, da diacronia a sincronie, nuovi nessi, ecosofici!, possono prospettare ecologicamente economicamente... filosoficamente e per più alti valori non solo di filosofia...
Altra possibile filosofica e saggia convivenza occidentale, occidentale-orientale e globale, non ve ne è a riguardo.
MAURO PASTORE
In messaggio precedente: 'ripresentevano' sta per: ripresentavano .
Ne reinvierò testo con correzione preceduto da segno di asterisco.
(Sono spiacente per inconveniente creatomi da altrui minacce neppure provvisorie ed altramente necessitanti chiunque coinvolto, dai pressi di dove scrivevo e scrivo. Basti ultimo sufficiente invio, anche perché internet non è libreria.)
MAURO PASTORE
[*]
(...) Se neanche post-modernità può per ultimi sommarsi di eventi anche filosofici vincere la barriera che impedisce considerazione anche sincronica non diacronica per raffronti necessari intellettualmente oltre che culturalmente spontanei, ciò dipende da storia unica — ma non una — ovvero da storia non del progresso ma di un progresso, ridotto in parte distrutto da unilateralità, isolato senza che sue interne risorse filosofiche possano rimediarne; in fattispecie da storia degli idoli del pensiero parallelo alla cultura filoellenica — questa ultima in Germania corrente politica culturale dominante a discapito del filosionismo filoeurasiatico e nonostante il regime nazista e nonostante il compromesso comunista-nazista e poi il regime comunista orientale... ma di questa politica culturale filoellenica tanto importante anzi fondamentale per destini europei in parte occidentali (si pensi a suoi grandi esponenti quali Wagner e Nietzsche) niente più è rimasto oltre agli obiettivi da essa posti e raggiunti e superati e per giunta in Italia pur sempre non essenziali.
Eppure esiste il pragmatismo della filosofia, tutt'altro che particolarità, non ci sono soltanto gli eventi paralleli e non comunicanti ad originarietà ed originalità greche, ellene elleniche elleniste. Fuor da tali paralleli poteri e saperi — ciò significa pure indipendentemente e talvolta oppositivamente ad essi — si può codesto altro intender o reintender:
parmenidea emotività (... tematiche storiche filosofiche sequestrate nelle scuole italiane dalle neoinquisizioni vetero-cattoliciste con condizionamenti a veri insegnanti di filosofia e con invadenze ai veri insegnanti di religione e prevalendo del tutto fino a quando non fu sospesa per necessità giudiziaria "l'ora di religione cattolica");
socratica verbalità;
logica socratica, la quale fu per e con lingua dialettale;
vicende non di greci ma di grecizzati;
romanità colonizzata dalla cultura greca (ne diede nota storica attendibile perché descrittiva e riferita il poeta Orazio);
stoici della romanità non greci (grande esempio ne fu Seneca) che ripresentavano le filosofie della Stoa greca;
politici filosofi greco-romani (Marco Aurelio...);
mutamenti e perdite culturali oltre che civili, dai grecizzati poi agli ex grecizzati quindi agli slatinizzati, attraverso Medio Evo...
e dunque prosecuzioni scientifiche tecniche medioevali ignorate (... ottiche, fisiche statiche... sestanti arabi, arabo-amalfitani e bussole amalfitane di seconda concezione dopo quella prima amalfitana)...
Per ulteriori integrazioni altresì costruite, da diacronia a sincronie, nuovi nessi, ecosofici!, possono prospettare ecologicamente economicamente... filosoficamente e per più alti valori non solo di filosofia...
Altra possibile filosofica e saggia convivenza occidentale, occidentale-orientale e globale, non ve ne è a riguardo.
MAURO PASTORE
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