Recensione di Alessandro Bruzzone - 24/04/2015
In un fortunato pamphlet, L’arte di ottenere ragione, Arthur Schopenhauer definisce la dialettica (la dialettica eristica, precisamente) come l’arte di disputare ottenendo ragione con qualsiasi mezzo; compresi quelli che, programmaticamente, mirano a confondere la discussione o irridere l’interlocutore. Forse inconsapevolmente, di sicuro in barba a una tradizione ben più antica e consolidata (quella iniziata da Socrate, che intende la dialettica piuttosto come arte della chiarificazione concettuale), buona parte degli “esperti” nei dibattiti pubblici odierni (dalla politica ai media, e persino nelle università e nel
“mondo della cultura”) sono schopenhaueriani nel modo di argomentare: ciò che conta è solo vincere, non importa con quale mossa retorica. Né tantomeno dove stia effettivamente la verità.
Esemplari, in tal senso, sono le discussioni intorno all’omosessualità: veri e propri laboratori delle pseudo-argomentazioni, spesso recitate – notevole campanello d’allarme – con il mantra dello slogan. Ed è proprio contro tale tendenza che si pone il libro di Nicla Vassallo, che, come tutti i volumetti della collana Idòla di Laterza, ha quale obiettivo critico (dichiarato sin dal titolo) un’affermazione tanto diffusa quanto infondata: in questo caso, la caratterizzazione del matrimonio omosessuale come variante “contro natura” del matrimonio eterosessuale (nella sua versione civile e non religiosa: l’unica che interessa Vassallo).
L’obiettivo è importante e delicato, essendo il matrimonio un po’ la madre di tutte le rivendicazioni omosessuali. Da un lato perché, evidentemente, il suo riconoscimento legale (quando avviene: sinora non in Italia) rappresenta la consacrazione pubblica del rapporto same-sex. Dall’altro, perché al tema del matrimonio si ricollegano molte altre importanti questioni concernenti la comprensione della sfera omosessuale, e – come vedremo – non solo; con il rischio di fare parecchia confusione. Confusione ulteriormente alimentata da quanti “remano” in direzione opposta.
Consapevole della difficoltà e dei rischi che il tema trattato comporta, sin dalla premessa Vassallo dichiara l’intenzione di evitare il clamore della polemica, preferendogli l’efficacia del logos mirato ad alcune questioni chiave. L’autrice intende usare l’argomentazione filosofica per «scardinare i pregiudizi» (p. XIV), lasciando socraticamente spazio alla riflessione critica del lettore. Anzi, col precipuo scopo di favorirla.
Il primo capitolo (Il matrimonio same-sex minaccia il matrimonio sacro) è un approfondimento della già accennata distinzione tra matrimonio religioso e matrimonio civile. Il matrimonio religioso, il cui caso prevalentemente analizzato è quello cattolico (la religione “di maggioranza” nel nostro paese), si presenta nella storia e nella pratica ricco di contraddizioni – una su tutte, la finalizzazione alla procreazione, a cui ben raramente si limita. Vassallo si dilunga su tali contraddizioni; ciò potrebbe apparire superfluo: una volta stabilito che ciò che conta è il matrimonio civile e non quello religioso, quest’ultimo potrebbe persino non essere discusso. Tuttavia, l’autrice sceglie di farlo: una prima ragione – di per sé validissima – è la sensibilità verso la condizione di quegli omosessuali che sono anche credenti di una religione compresa tra i monoteismi abramitici. Situazione che rende la loro esistenza tutt’altro che semplice, e che in alcuni Stati islamici implica persino la pena capitale.
Ma c’è un’altra ragione, che attraversa questo capitolo e ne rende preziosa la lettura: soprattutto nelle società laiche, l’apertura delle grandi religioni agli omosessuali e alle loro unioni diventa una fondamentale cartina al tornasole per il pluralismo. La libertà religiosa è – osserva Vassallo – problema «che non va sottovalutato» (p. 7): la questione è quindi cosa si intende con “libertà religiosa”; espressione che non raramente copre rivendicazione esagerate, di fatto aggressive verso le libertà civili di tutti. Nel caso in esame, il matrimonio religioso non è minacciato (ammesso poi che vi sia minaccia) da quello same-sex, per il semplice fatto che l’apertura a quest’ultimo viene richiesta a quello civile – unico di cui si può pretendere una neutralità ideologica a favore dei diritti di tutti i cittadini. Qui il punto: si pretende, dandolo non di rado per scontato, che anche la regolamentazione della “versione” civile di un istituto giuridico debba prendere a modello la religione. Un errore certo non attribuibile – osserva l’autrice – solo ai rappresentanti delle chiese.
Nel secondo capitolo (La femmina/donna e il maschio/uomo: diversi e complementari), a partire dai principi basilari della critica all’identità di genere, un tema assai caro a Vassallo (autrice di varie pubblicazioni sull’argomento), viene mostrata l’infondatezza della supposta unicità del matrimonio eterosessuale. Questo, spiega Vassallo, è inteso tradizionalmente come una struttura gerarchica in cui la donna è assoggettata all’uomo, secondo caratterizzazioni socioculturali costruite arbitrariamente su differenze esclusivamente fisiologiche, eppure spacciate con successo per universali. Dal matrimonio eterosessuale così inteso, non può non derivare la concezione di quello omosessuale come anomalia: il problema, sintetizzando, è che tra due compagni dello stesso sesso è impossibile tracciare una gerarchia analoga. Un problema che si svela presto essere uno pseudo-problema: una volta compreso quanto fallace sia la dicotomia uomo/donna su cui si vorrebbe fondare l’irriducibilità del matrimonio etero, risulta come il matrimonio same-sex sia qualitativamente pari ad esso, e non presenti alcuna problematica strutturale particolare.
Il terzo capitolo, sintetico ma brillante, critica il luogo comune secondo cui Il matrimonio è finalizzato alla procreazione: da un lato, è una condizione assai raramente rispettata anche nei matrimoni eterosessuali, nei quali la sessualità non procreativa sembra farla comunque da padrone. Dall’altro, a partire dalla citazione di un passo di Chiara Saraceno, Vassallo spiega come l’idea stessa di “famiglia naturale”, composta da un uomo e una donna che «figliano» (termine appositamente scelto dall’autrice per evidenziare l’ossessione procreativa, p. 41), sia uno stereotipo che non regge alle analisi. Le coppie omosessuali possono dar vita a nuclei famigliari al pari di quelle etero: stabili, procreativi (esistendo diversi metodi di procreazione medicalmente assistita) e capaci di educare efficacemente i propri figli.
Nel mirino del quarto capitolo è l’espressione che, già nel titolo del libro, bolla come una condanna il matrimonio same-sex: cosa significa Contro natura? In una lunga, e un po’ frammentaria riflessione che va da certi classici del pensiero cristiano (San Paolo, Agostino, Tommaso) alla scienza, passando per molto altro ancora, Vassallo spiega come non esisti una concezione univoca di “natura”. Un termine spesso impugnato con finalità normative che hanno poco di naturale e tanto di (relativisticamente) culturale.
Il quinto e sesto capitolo potrebbero costituire quasi un dittico. In Nessun matrimonio per malati e promiscui vengono criticate le caratterizzazioni patologiche che, apertamente o in senso lato (la “perversione”), ancora oggi sono associate all’omosessualità. Posto che le principali autorità mediche mondiali hanno cessato di considerare l’omosessualità malattia da tempo (ad esempio, l’American Psychiatric Association nel 1973), mancando proprio i requisiti basilari per una caratterizzazione simile, è singolare – osserva Vassallo – come le malattie, anche gravi, negli eterosessuali non portino a nessuna limitazione legale nei riguardi del matrimonio. Ovviamente, lo scopo dell’autrice non è sostenere un’opzione del genere, bensì solo quello di mostrare come l’argomento della malattia sia infondato e capzioso all’origine.
Se non regge la patologizzazione dell’omosessualità, all’opposto non regge nemmeno l’apologetica dell’eterosessualità come “condizione migliore” (cap. 6, Solo l’eterosessualità è buona). A partire da una citazione di Roger Scruton, viene svolta un’articolata critica all’idea che il rapporto omosessuale sia esperienza limitata (e limitante), meno “completa” rispetto a quello eterosessuale, in quanto volto allo stesso sesso. Un’idea che sottende nuovamente la dicotomia uomo/donna, carica di pregiudizi e contraddizioni, incontrata nel secondo capitolo.
Il settimo capitolo (Matrimonio same-sex e matrimonio tradizionale) “chiude” in un certo senso il cerchio aperto con il primo capitolo. Se lì si parlava di matrimonio religioso, qui il matrimonio eterosessuale “tradizionale” considerato è quello astratto e semplicistico dei rotocalchi conservatori: la “famiglia naturale”, difesa dai cattolici ma non solo. Contro tale vulgata, sono esistiti molti modelli di matrimoni “tradizionali”, e nessuno esente da problemi. In questo capitolo tornano – opportunamente rivisitati – temi già incontrati nel libro, assieme ad alcune osservazioni originali. Merita un cenno la “monogamia seriale” (p. 91), espressione con cui Vassallo indica la condizione di chi divorzia e si risposa più volte, esperendo di fatto una sorta di fedeltà monogamica a tempo determinato.
L’ottavo capitolo (Ancora e sempre contro il matrimonio same-sex) chiude stavolta l’intero libro, trattando un’opposizione al matrimonio omosessuale assai particolare: quella – per così dire – “interna”, che proviene cioè dagli stessi omosessuali. Non sono pochi, infatti, gli omosessuali che preoccupati dal mantenimento di una loro identità specifica, vedono nel riconoscimento del matrimonio same-sex uno snaturamento della loro condizione, un conformarsi al “mondo” degli etero. Come osserva Vassallo, si sono rovesciate le posizioni, eppure l’essenzialismo all’opera è sostanzialmente lo stesso che ispira le critiche al matrimonio omosessuale viste nei precedenti capitoli. Il problema viene quindi nuovamente affrontato, secondo il nuovo contesto.
La seconda parte dell’ottavo capitolo presenta, infine, alcune conclusioni generali sul libro. Troppo spesso ci affidiamo, quindi, ad un essenzialismo inefficace e superato. Ad Aristotele, Vassallo preferisce Wittgenstein: come esistono (secondo il celebre esempio riportato nelle Ricerche Filosofiche) tanti tipi di giochi diversi (scacchi, carte, pallone, ecc…), non riconducibili ad un’unica definizione di “gioco”, bensì connessi da una rete di somiglianze di famiglia (per cui le proprietà di un gioco possono variare sensibilmente rispetto a quelle di un altro), anche nel caso del matrimonio ne esistono molti tipi differenti, che variano nella storia e nelle culture. Non esistendo un matrimonio “essenziale”, dunque, modelli diversi come quello eterosessuale e quello omosessuale possono “convivere” tranquillamente, senza dar luogo a una battaglia per l’autenticità.
Il libro di Vassallo è un agile e utile strumento per riflettere sul matrimonio omosessuale. Nonostante la brevità, è ricco di spunti, e l’autrice è stata molto efficace nello “scomporre” il tema generale nelle argomentazioni al centro di ogni capitolo, articolando così un percorso di lettura sufficientemente completo – eventualmente espandibile tramite i numerosi riferimenti dell’apparato bibliografico.
Il tema – si diceva – è complesso e delicato. Un aspetto sicuramente notevole, che emerge con forza dalla lettura del libro, è come la “questione” omosessuale non appartenga solo ai cittadini omosessuali, ma riguardi tutti i cittadini di una società libera e giusta. E non per una “semplice” questione di coscienza, bensì per una ragione più sostanziale: ogni volta che un diritto viene negato a qualcuno, ciò ferisce e limita inevitabilmente la libertà di tutti. Come dimostra l’ideologia autoritaria e sessista celata dietro il “matrimonio unico” eterosessuale.
Indice
Premessa
1. Il matrimonio same-sex minaccia il matrimonio sacro
2. La femmina/donna e il maschio/uomo: diversi e complementari
3. Il matrimonio è finalizzato alla procreazione
4. Contro natura
5. Nessun matrimonio per malati e promiscui
6. Solo l’eterosessualità è buona
7. Il matrimonio same-sex minaccia il matrimonio tradizionale
8. Ancora e sempre contro il matrimonio same-sex
Ringraziamenti
Riferimenti bibliografici
5 commenti:
Il libro pare un tentativo di mostrare implicitezza oltre ogni espressività particolare, come se si trattasse di recuperar purezza linguistica attraverso ovvietà; ma da copertina con sovrascritta appare verità diversa non contenuta in pubblicazione stessa, anzi questa costituendo di fatto vano tentativo di negarne: non è possibile forzare linguaggio filosofico ad esprimere contraddizioni antiessenziali, tanto che per tentarne autore (autrice)... (o altri, od anche altri?) ricorrono ad artificio, doppio piano linguistico ma in verità incorrendo in afasia.
Non c'è dubbio che entro comunicazioni giocose culturali non naturali esista possibilità di affermar cose in verità impossibili: infatti impossibile è un legame omosessuale stabile prevedibile, e chi gioca a dir diversamente sta solo giocando non mostrando il vero!
Ma la vera simbolizzazione cui qualunque cultura potrebbe ricorrere in analogia
on uguaglianza con affettività eterosessuale ovviamente non è scherzare con falsità ma celebrare entro transitorietà sessuale amicizia perenne; e le due cose van distinte — ovviamente! — perché altrimenti proprio lo stesso sentimento di amicizia ne sarebbe offeso se confinato entro solo connubio omosessuale. Solo senza esser duratura esiste relazione omosessuale e non rapporto soltanto, cioè esiste solamente coniugio omosessuale non duraturo e tale naturalità non impedisce amicizia durevole anche perché biologia di omosessualità non è esclusiva e nel terminare condizione omosessuale dunque non si compie una vicenda poiché tanta attenzione tra stessi sessi si evolve tramutandosi in attenzione eterosessuale.
Dunque (è anche ovvio...) non esisteva, non esiste, non esisterà, mai, alcuna possibilità di dare normative reali che assecondino stabilità non reali e di cui legami mai stabili non sono limitabili aprioristicamente a sole coppie ma aperti anche a possibilità di maggior numeri.
Di vera filosofia su questi argomenti ne esiste soltanto ma assai poca, in mezzo a cumuli di falsa psicologia e fasulle antropologie spesso spacciate per inesistenti etnologie che molti, troppi, tentano di spacciare per autentiche.
(...)
MAURO PASTORE
*
Nel mio precedente messaggio 'on uguaglianza' sta per:
non uguaglianza.
Ecco intero testo con correzione:
Il libro pare un tentativo di mostrare implicitezza oltre ogni espressività particolare, come se si trattasse di recuperar purezza linguistica attraverso ovvietà; ma da copertina con sovrascritta appare verità diversa non contenuta in pubblicazione stessa, anzi questa costituendo di fatto vano tentativo di negarne: non è possibile forzare linguaggio filosofico ad esprimere contraddizioni antiessenziali, tanto che per tentarne autore (autrice)... (o altri, od anche altri?) ricorrono ad artificio, doppio piano linguistico ma in verità incorrendo in afasia.
Non c'è dubbio che entro comunicazioni giocose culturali non naturali esista possibilità di affermar cose in verità impossibili: infatti impossibile è un legame omosessuale stabile prevedibile, e chi gioca a dir diversamente sta solo giocando non mostrando il vero!
Ma la vera simbolizzazione cui qualunque cultura potrebbe ricorrere in analogia
non uguaglianza con affettività eterosessuale ovviamente non è scherzare con falsità ma celebrare entro transitorietà sessuale amicizia perenne; e le due cose van distinte — ovviamente! — perché altrimenti proprio lo stesso sentimento di amicizia ne sarebbe offeso se confinato entro solo connubio omosessuale. Solo senza esser duratura esiste relazione omosessuale e non solo rapporto, cioè esiste soltanto coniugio omosessuale non duraturo e tale naturalità non impedisce amicizia durevole anche perché biologia di omosessualità non è esclusiva e nel terminare condizione omosessuale dunque non si compie una vicenda poiché tanta attenzione tra stessi sessi si evolve tramutandosi in attenzione eterosessuale. Dunque non esiste alcuna possibilità di dare normative che assecondino legami sempre inesistenti e peraltro non limitabili aprioristicamente a sole coppie ma aperti anche a possibilità di maggior numeri.
In politica molti hanno tentato di secondare giochi culturali di falsità o per non sapere serietà di leggi o per non volerne ed anche in certi casi per odio genocida; e tali secondatori non sono stati veri politici ed hanno tentato di agire occultamente poi di accusare al proprio posto chi voleva solo vincerne occultatezze; di fatto in Italia è stata specificata liceità di legami non esclusivamente matrimoniali né solamente monogami; ed altro di fatto non è accaduto a vera burocrazia ed del resto sembrando altrimenti perché si ha dovuto reagire ad illecito interessamento ed ingiuste accuse contro nostte legislazioni, che invece non hanno mai impedito che si potesse in due o più, anche amanti di stesso stesso, far padri se maschi o madri se femmine, o zii e zii od altri ruoli parentali; ma ovviamente non ha senso riferir leggi ad impossibilità e non è possibile né a maschi né a femmine scambiarsi ruoli naturali parentali, siano naturalmente adottivi o direttamente parentali. Femmina che deve sopperir a parente maschio assente o viceversa maschio con assente femmina, non ne assume ruolo, cerca di svolgerne in parte compiti; nonostanye accuse e nonostante colpevole vittimismo di alcuni in politicola e Stato, in Italia le leggi etan già adeguate e le norme sui 'legami di fatto' hanno valore solo se in reale rispondenza con fatti e hanno sola funzione informativa; d'altronde il matrimonio civile ha funzione limitata, non è vero che per porne fine bisogna ricorrere a divorzi, perché se un patto. vien meno nulla è documentazione relativa; ma molti in politica, intrusi, non han voluto pensarci tanto!
MAURO PASTORE
Sono spiacente per inconvenienti di scrittura ma stamattina ho dovuto, in parte anche scrivendo, combatter pure con ostili tossine intromessemi sotto scarpe e solo da poco ho potuto liberarne pavimento ove sto e scrivo; lo preciso per sicurezza del lettore.
Preciso che benché vi sia uguaglianza di situazione non condizione tra pura amicizia e legame eterosessuale, tuttavia essi non sono uguali.
Inoltre le ovvietà naturali sono le più grandi ovvietà e non c'è da sbagliarsi mai veramente nelle cose essenziali e naturali.
MAURO PASTORE
Per il resto della precisazione, reinvio nota ugualmente a prima, perché nulla ancora mutato purtroppo:
¤
Forse sarà utile a chi legge la seguente mia precisazione circa mio invio, sicuramente potrebbe essere adatta a contrastare intimidazioni e discrediti ai miei e non solo miei danni:
Sono dispiaciuto dell'inconveniente di scrittura occorso, sia pur minimo e che dipende da noie non solo a me arrecate delittuosamente da altri e durate tanto e tanto tempo (ancora!!) e necessitantimi altre urgenti attenzioni alternative e cui non ho voluto opporre maggior impegno, per mio filosofico senso del limite ed istintiva mia saggezza.
Poiché Internet non è una libreria, allora basti pure l'ultimo invio che ho fatto con correzione inclusa.
MAURO PASTORE
Nel primo messaggio ed anche in quello poi corretto, in seconda parte di esso, vi sono altri errori di scrittura per cui ne accludo qui testo ulteriormente corretto:
**
Il libro pare un tentativo di mostrare implicitezza oltre ogni espressività particolare, come se si trattasse di recuperar purezza linguistica attraverso ovvietà; ma da copertina con sovrascritta appare verità diversa non contenuta in pubblicazione stessa, anzi questa costituendo di fatto vano tentativo di negarne: non è possibile forzare linguaggio filosofico ad esprimere contraddizioni antiessenziali, tanto che per tentarne autore (autrice)... (o altri, od anche altri?) ricorrono ad artificio, doppio piano linguistico ma in verità incorrendo in afasia.
Non c'è dubbio che entro comunicazioni giocose culturali non naturali esista possibilità di affermar cose in verità impossibili: infatti impossibile è un legame omosessuale stabile prevedibile, e chi gioca a dir diversamente sta solo giocando non mostrando il vero!
Ma la vera simbolizzazione cui qualunque cultura potrebbe ricorrere in analogia
non uguaglianza con affettività eterosessuale ovviamente non è scherzare con falsità ma celebrare entro transitorietà sessuale amicizia perenne; e le due cose van distinte — ovviamente! — perché altrimenti proprio lo stesso sentimento di amicizia ne sarebbe offeso se confinato entro solo connubio omosessuale. Solo senza esser duratura esiste relazione omosessuale e non solo rapporto, cioè esiste soltanto coniugio omosessuale non duraturo e tale naturalità non impedisce amicizia durevole anche perché biologia di omosessualità non è esclusiva e nel terminare condizione omosessuale dunque non si compie una vicenda poiché tanta attenzione tra stessi sessi si evolve tramutandosi in attenzione eterosessuale. Dunque non esiste alcuna possibilità di dare normative che assecondino legami sempre inesistenti e peraltro non limitabili aprioristicamente a sole coppie ma aperti anche a possibilità di maggior numeri.
In politica molti hanno tentato di secondare giochi culturali di falsità o per non sapere serietà di leggi o per non volerne ed anche in certi casi per odio genocida; e tali secondatori non sono stati veri politici ed hanno tentato di agire occultamente poi di accusare al proprio posto chi voleva solo vincerne occultatezze; di fatto in Italia è stata specificata liceità di legami non esclusivamente matrimoniali né solamente monogami; ed altro di fatto non è accaduto a vera burocrazia e del resto sembrando altrimenti perché si ha dovuto reagire ad illecito interessamento ed ingiuste accuse contro nostre legislazioni, che invece non hanno mai impedito che si potesse in due o più, anche amanti di stesso stesso, far padri se maschi o madri se femmine, o zii e zii od altri ruoli parentali; ma ovviamente non ha senso riferir leggi ad impossibilità e non è possibile né a maschi né a femmine scambiarsi ruoli naturali parentali, siano naturalmente adottivi o direttamente parentali. Femmina che deve sopperir a parente maschio assente o viceversa maschio con assente femmina, non ne assume ruolo, cerca di svolgerne in parte compiti; nonostante accuse e nonostante colpevole vittimismo di alcuni in politica e Stato, in Italia le leggi eran già adeguate e le norme sui 'legami di fatto' hanno valore solo se in reale rispondenza con fatti e hanno sola funzione informativa; d'altronde il matrimonio civile ha funzione limitata, non è vero che per porne fine bisogna ricorrere a divorzi, perché se un patto vien meno nulla è documentazione relativa; ma molti in politica, intrusi, non han voluto pensarci tanto!
MAURO PASTORE
Nonostante per copertina del libro (recensito da Alessandro Bruzzone) e per ritrovato grafico di scrittura di essa valgano pure mezzi errori e nonostante scritture incomplete o scorrette non siano errori di messaggio, resto spiacente per inconvenienti di scrittura accaduti e ne ricuso chi che me ne ha causato con relative altre necessità più gravi.
Poiché Internet non è una libreria, basti l'ultimo invio che ho fatto con correzioni incluse.
MAURO PASTORE
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